Inclini all'amore
di Tijana M. Djerkovic
Milovan che
dal Montenegro andrà in giro per il mondo,Trieste, Vienna, Germania
ed infine l'America, per poi fare ritorno nella sua terra natia, diventando un grande poeta.
Arianna,
nipote di Milovan che ama i libri della biblioteca del padre ancor
prima di aver di aver imparato a leggere e scrivere.
E infine
Vladimir, padre dell'autrice, che ha vissuto gli anni difficili del
comunismo di Tito e pur avendo combattuto nelle file partigiane e
perso un braccio nella lotta, si ritroverà in carcere senza motivo,
un carcere duro da cui riesce a sopravvivere, ma completamente
lacerato dentro.
La storia,
ambientata nell'ex Jugoslavia, è ben raccontata, senza eccessivi
sentimentalisti, ma con uno sguardo chiaro e realistico, in alcune
parti crudo come può essere la detenzione in un carcere di massima
sicurezza comunista.
E' un libro, forte, potente, suggestivo e duro come la sua terra.
Non è un
libro di accuse, ma un libro che cerca di esplorare gli animi di
questi personaggi attraverso i luoghi in cui vivono, Montenegro un
paese, arido, aspro, che tutto prende ma non regala nulla. L'autrice
narra il difficile rapporto di odio e amore con questo paese che non
è benevolo verso le donne, anzi sono considerate quasi una nullità,
ci racconta che quando nasce una femmina nelle famiglie vige il
silenzio, se nasce un maschio il padre spara un colpo di fucile
contro il cielo. Il padre di Arianna, ha sempre sparato ad ogni
nascita, senza nessuna distinzione.
L'amore
verso il proprio paese trapela in ogni riga, la nostalgia fa da
padrone, sempre velata dalla dolcezza, nei momenti più belli ma
anche in quelli più difficili. Vi è amore verso il padre,
ammirazione, ma è soltanto quando viene svelato quel lato misterioso
della detenzione, che i due finalmente si comprenderanno fin dentro
l'anima. Bellissime le pagine dedicate al padre morente.
L'autrice ha
scritto il testo in italiano, rinunciando alla sua lingua madre, come
per dare un taglio definitivo al legame con la sua terra, ed in
questa restituzione autobiografica vuole chiudere quasi il conto con
il passato, ma le parole così calde e intense presenti nel testo ci fanno capire che il passato non si
può tagliare quando vogliamo, ma rimane sempre presente nella
memoria e questo racconto ci mostra, invece, come l'autrice ha
voluto ricordare e far ricordare questo passato del suo paese anche a
chi verrà dopo di lei.
Tuttavia
non mi è piaciuto come l'autrice sembra mettersi un pò al di sopra
di tutti, sembra l'unica a detenere la cultura, ad essere la persona
migliore di tutte le figure presenti nel testo, l'unica a possedere
la verità dei fatti, l'unica ad essere incline all'amore. Inoltre l'autrice non parla di altre figure
femminili, se non con brevi cenni, come se fossero assenti dalla
storia della sua famiglia, gli unici che valeva la pena raccontare
sono stati soltanto il padre e il nonno.
FML
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