domenica 31 gennaio 2016

Omicidio in procura: seconda ed ultima parte


Il cancelliere terminò, riferendo che il tutto era avvenuto all’interno dell’ufficio della stessa, nelle ore pomeridiane. Sperai, dentro di me, che avesse sofferto il meno possibile.
Per quel giorno non riuscimmo a sapere altro, molti di noi furono interrogati durante la giornata, altri, come me, lo sarebbero state l’indomani.
Quella notte, ebbi inconsueti incubi. La mattina dopo arrivai puntuale. Prima di entrare aspettai le colleghe dell’ufficio. Avevo paura. Finalmente arrivarono, insieme entrammo in procura.
I titoli del giornale locale erano a caratteri cubitali: delitto in procura.

Di solito era la procura che indagava sugli omicidi altrui, adesso si erano invertite le parti, toccava alla procura indagare su se stessa. Il procuratore era fuori di testa, urlava e si agitava più del solito. Il viso paonazzo esprimeva tutta la rabbia per quello che era successo.

Se non avesse risolto il caso in brevissimo tempo, ci avrebbe rimesso la faccia e non solo quella. L’espressione paciosa e benevola era sparita, avevamo davanti un’altra persona che rompeva l’anima a tutti, non solo ai suoi stretti collaboratori. La procura era presa d’assalto da giornalisti locali e giunti anche dai vicini capoluoghi.
L’ufficio della vittima era sigillato. Fuori dalla porta, ognuno di noi, aveva portato un fiore. Personalmente portai un cero, l’accesi e recitai una preghiera per la sua anima. Nessuno di noi aveva il coraggio di parlare. Eravamo sconvolte dall’accaduto. Ci domandavamo chi era in realtà Selene, e perché l’avevano uccisa. Pensai al breve colloquio avvenuto il giorno prima. Era felice. Aveva confidato di aver conosciuto un uomo meraviglioso, presto sarebbero partiti insieme per una vacanza. Non l’avevo mai vista così esuberante, gesticolava in maniera appariscente, com’era suo solito fare, quando era allegra. Mi pentii di non aver chiesto qualcosa in più, avrei potuto essere più utile alle indagini. Passando per il corridoio udii il commento acido e cattivo di una collega:
“C’era da aspettarselo, faceva una vita troppa libertina, ecco cosa succede, quando ci si comporta da puttana.”
Era davvero troppo, nessun rispetto per una persona estinta. Anche se, anch’io, a volte, non ero stata troppo benevola nei suoi confronti, adesso, però, mi dispiaceva per lei.

Quando ritornai a casa, si risvegliò la mia anima di poliziotta, per la verità arrugginita da anni di lavoro d’ufficio, avevo anche smesso d’indossare la divisa, e mi ricordai che qualche giorno prima era venuto a cercarla un signore alto, distinto, l’avevo incrociato lungo il corridoio, solo dopo mi ricordai che era un mio vecchio compagno di scuola.

L’indomani avrei riferito il nome al procuratore: Alberto Motta, quell’antipatico compagno di classe con le orecchie a sventola, che però aveva fascino da vendere, tutti a scuola spasimavano per lui, tranne la sottoscritta. Forse era solo per non far vedere quanto mi piacesse, e quante poche speranze potessi avere, visto i chili in più, eterna persecuzione della mia vita, e i brufoli che avevano deciso di mettere le tende sul mio viso e, per fortuna, almeno quelli avevano sbaraccato.

Andai a letto, cercando di non pensare al delitto, mi addormentai subito, non avevo dubbi in proposito, le due cose che mi riuscivano meglio erano: mangiare e dormire.

Nel cuore della notte mi svegliai di soprassalto, mi venne in mente una grossa litigata con Selene, avevamo discusso per una sciocchezza, però lo scambio di battute era stato al veleno, e, mi ricordai di aver detto proprio:
“Te la farò pagare, prima o poi”.


Oddio, e, se qualcuno avesse riferito questa frase? Magari mi ritrovavo indagata. Giuro, l’avevo detto in un momento di rabbia, poi era inteso in ambito lavorativo. Non ho il coraggio di uccidere nemmeno uno scarafaggio, figurarsi una persona. Sicuramente, qualche serpe velenosa delle mie colleghe lo avrà riferito, chissà in che modo. Forse era meglio andare a cercare subito Alberto Motta, poi sarei andata ad informare il magistrato. Cercai subito sulla rubrica telefonica il suo indirizzo, per fortuna lo trovai, viveva ancora in città. La mattina successiva, via fax, feci richiesta di ferie, trovando la scusa che si era rotta la lavatrice e avevo la casa allagata.
Così alle sette del mattino mi accampai con l’auto sotto la casa d’Alberto. Lo vidi uscire, aveva una valigia che mise nel bagagliaio della macchina e partì a tutto razzo. Con vero intuito poliziesco, grazie ai tanti telefilm visti, capì primo che nascondeva qualcosa, secondo che stava scappando e terzo che era stato, sicuramente, lui a commettere l'omicidio. Senza pensarci un attimo, decisi di seguirlo. Dovevo scoprire dove era diretto. Per un attimo, mi balenò in testa il pensiero che solo un’idiota come me, poteva pensare di mettersi a fare la detective solitaria, indossare la divisa e lavorare in procura non significava che dovessi agire da sola, e, se mi succedeva qualcosa? Prevalse la curiosità, poi, dopo tutti i polizieschi visti in tv, sapevo come non farmi notare che lo stavo inseguendo, o almeno ci speravo.
Lo pedinai per almeno un’ora. Prese l’autostrada e qui fu dura, con la mia cinquecento vecchia era davvero un’impresa superare i cento chilometri, riuscì comunque a seguirlo, schivando autocarri e auto lanciate a velocità pazzesche, pensai:
 “Ma i limiti di velocità li rispetto solo io ?”

Alberto Motta si fermò ad un autogrill, dove l’aspettava un tipo strano, dalla corporatura robusta e con curiosi tatuaggi sulle braccia, dall'accento sembrava una persona dell’est, non capì bene quello che dicevano, ma intuì che era una richiesta di denaro. Se nel mio cervello avesse funzionato almeno un neurone, avrei telefonato subito ai colleghi della polizia locale. Invece niente. Usci dall’autogrill e capii che la mossa fatta era stata sbagliata, molto sbagliata. Il mio caro ex compagno di scuola mi aveva riconosciuto, con fare da perfetto killer mi aveva afferrato con forza e trascinata verso l’auto.

Buttò la mia borsa di “Dolce & Gabbana” nel bidone della spazzatura, con quello che l’avevo pagata stavo per piangere, poi mi ricordai che la mia vita era in pericolo più della borsa, mi legò le mani e strappò un pezzo di nastro adesivo con cui mi tappò la bocca. Il primo che fosse riuscito ad impedire alla mia bocca di parlare. I miei colleghi lo avrebbero ringraziato per questo, e, spero davvero solo per questo. Così, con le mani legate, chiusa nel bagagliaio potevo ascoltare i discorsi dei due. Ad ucciderla era stato proprio lui, Alberto. Al suo amico dell’est cominciò a spiattellare ciò che aveva commesso, “Non mi restava altro da fare. Ero andato da lei, doveva soltanto mettermi una firma e cedermi l'appartamento che poi avrei venduto per darti i soldi. Invece ha iniziato a fare storie, spiegandomi che era stanca di darmi sempre soldi per il mio maledetto vizio del gioco, non poteva vendere anche l'appartamento”. “Poi, aggiunse, che tanto ero solo un fratellastro, e quindi non aveva nessun obbligo nei miei riguardi”. “Così, accecato dalla rabbia, ho impugnato il coltello che avevo portato con me, volevo solo intimidirla, ma quella frase mi ha colpito al cuore, così le ho tagliato la gola, con un colpo solo, avevo tanta rabbia dentro di me. Si è accasciata al suolo, lentamente, mentre mi guardava con lo sguardo misto tra lo stupore ed il dolore, io proprio io, suo fratello, le ho tolto la vita.” “Adesso non mi resta altro da fare che scappare, arriveranno da me. Non ci vorrà molto. Dovrai aiutarmi a sbarazzarmi di questa zitellona impicciona.”.


Quella parola mi seccò alquanto, sferrai un calcio contro la parete dell'auto, non urlai dal dolore, perché avevo la bocca tappata, sicuramente mi ero rotta qualche dito del piede nell’assestare quel calcio. Pensai con orrore a quale tipo di soppressione andavo incontro. Un colpo di pistola? Strangolata? Accoltellata? Oddio tutte le ipotesi, mi facevano rabbrividire. Non sopportavo il dolore, potevano darmi un valium? Già l’ultima richiesta del condannato a morte:
“ Scusi, signor killer, mi da una pasticca di sonnifero? Non vorrei soffrire troppo.” Stupida, stupida, stupida, perché mi ero ficcata in quel casino? Non avevo altro da fare questa mattina. Accidenti, mi tocca dare ragione a Brunetta: sono una fannullona. Una fannullona stupida e pettegola che non si fa i cavoli suoi. Fra un po’ sarei stata un’ex fannullona deceduta.
Sperando che qualcuno sarebbe venuto a salvarmi dal pasticcio in cui mi ero ritrovata, mi appellai a tutti i santi conosciuti, promisi di fare il cammino a piedi fino a Santiago di Compostela, e soprattutto di smettere di mangiare dolci per tutta la vita. Per favore, però, non lasciatemi morire.
Vero, sono una zitellona, quasi quarantenne, che mangia come un elefante e parla ininterrottamente perforando le orecchie dei miseri colleghi che sventuratamente dividono l’ufficio con me, ma non mi sembrano peccati tanto gravi. Gesù aiutami. Poi avevo già programmato la crociera, la prima della mia vita con un’amica, masochista, che aveva deciso di avventurarsi con me.
Avevo già cominciato a dire le prime preghiere, quando udii in lontananza un suono melodico, panacea alle mie orecchie: le sirene della polizia. In breve fummo raggiunti e bloccati. Alberto ed il suo usuraio arrestati. Sembrava di essere stata proiettata all’interno di un telefilm, Miami Vice, o simili. Schiere di volanti della polizia e dei carabinieri, avevano circondato l’auto d’Alberto Motta nell’autogrill. Mi liberarono, e, dopo aver fatto solo in tempo a vedere decine di lampeggianti, svenni tra le braccia di uno splendido poliziotto brizzolato. Giuro, non ho fatto apposta! Così finì, sotto choc, al pronto soccorso. Adesso non ricordo più se per il terrore dell’avventura trascorsa, o, per l’infinito verde degli occhi del poliziotto. So solo che la camera dell’ospedale, in cui ero ricoverata, traboccava di colleghi, giornalisti, il procuratore in persona e…Lui: occhi verdi.
Naturalmente, devo ringraziare quella serpe di Simona, che ha riferito, prontamente, della mia litigata in versione “a-momenti-le-tagliava-la-gola”. Il procuratore aveva predisposto, quindi, di farmi pedinare, visto anche l’inconsueta ed improvvisa richiesta di ferie, ed era stato un bene, altrimenti, adesso non sarei qui a raccontare la mia avventura.

Dimenticavo: domani sera esco con lui, Giuseppe, il poliziotto dagli occhi verdi.


sabato 30 gennaio 2016

Araki

Il libro di Soledad mi ha incuriosita, quindi sono andata a sbirciare le foto del fotografo che l'ha ispirata: Araki. Che dire splendide foto. Volete sbirciare anche voi e dirmi cosa ne pensate??

Ne inserisco qualcuna, naturalmente ho scelto le più caste.


Per approfondire la sua conoscenza:
Da Wikipedia la sua biografia:
Dopo aver studiato fotografia, cominciò a lavorare per l'agenzia pubblicitaria Dentsu, dove conobbe la sua futura moglie Yoko. Dopo il matrimonio, Araki pubblicò una raccolta di fotografie (Sentimental journey, 1971) scattate alla moglie durante il loro viaggio di nozze. Yoko morì nel 1990 di cancro alle ovaie. Le foto dei suoi ultimi giorni vennero pubblicate da Araki in un libro dal titolo Winter journey.
Araki è noto per i suoi reportage sull'industria del sesso giapponese. Negli anni ottanta focalizzò la sua attenzione su Kabukichō, storica zona a luci rosse di Shinjuku, un quartiere di Tokyo. Le relative foto, raccolte in Tokyo lucky hole, risalgono al biennio 1983-1985.
Ha pubblicato più di 350[1] libri ed è considerato uno degli artisti più prolifici di sempre. Ha lavorato anche per riviste come Playboy, Déjà-Vued Erotic Housewives. È stato più volte arrestato in Giappone, anche se non è mai finito in carcere, con l'accusa di oscenità; anche il direttore di un museo venne arrestato per aver esposto delle sue foto.
La musicista Björk è una sua grande ammiratrice: è di Araki la copertina dell'album di remix Telegram, ha inoltre posato per un intero set di fotografie, alcune contenute all'interno del libretto dell'album. Più di recente ha fotgrafato la cantante pop Lady Gaga.
Nel 2005 il regista Travis Klose ha realizzato un documentario sulla sua arte dal titolo Arakimentari.
I suoi lavori sono conservati in numerosi musei, fra cui la Tate[2] e il San Francisco Museum of Modern Art.[3]

Dal sito "Fondazione Fotografia Moderna, http://www.fondazionefotografia.org/artista/nobuyoshi-araki/, 

"La macchina fotografica è per Araki un’estensione del corpo, un organo vitale attraverso il quale egli entra in contatto con il mondo e stabilisce relazioni con le persone, attraverso cui sente ed esprime emozioni, vive i momenti di gioia e metabolizza i dolori della vita. Tokyo e le sue notti a luci rosse, il viaggio di nozze con la moglie Yoko Aoki e la sua prematura scomparsa, gli incontri con amici, colleghi, musicisti, registi, i viaggi per il mondo o semplicemente i pomeriggi trascorsi a casa, sulla terrazza in compagnia del gatto e sempre, immancabilmente, le donne, l’eros, l’amore: tutto questo vive nelle immagini di Araki in modo tanto intenso e diretto da cancellare ogni sospetto di ipocrisia o di sensazionalismo. Anche nelle immagini più estreme dei “Bondages”, la serie di nudi che, riprendendo una tradizione molto radicata in  Giappone, ritraggono donne legate, appese, imbavagliate, non vi è voyeurismo morboso, ma l’intenzione di condurre un gioco, cui partecipano consapevolmente anche le
modelle, che esplori i confini tra bene e male, tra piacere e dolore, tra fragilità e forza. Lo stretto legame tra vita e morte, l’eterna battaglia tra Eros e Thanatos ricorrono nel ciclo di opere “Flowers”. Dalie, camelie, orchidee e fiori di ogni specie sono colti nel momento di massimo splendore, un attimo prima di appassire, come a ricordare che dolore e sofferenza sono parte integrante della vita, quanto la bellezza, l’eros e l’amore.

Diario Segreto di Soledad C.

Soledad è una donna di cui ignoriamo il volto, sappiamo che ha dei lunghi capelli neri lisci e degli occhi verdi molto belli, anzi uno, nella foto ne mostra solo uno!
L'autrice si definisce esagerata, timida e buona, io aggiungerei Misteriosa ed Enigmatica. Una donna che si lascia sfiorare da un mondo segreto,il BDSM, dove la sessualità è esplorata, senza pregiudizi ed in modo totale, non può che essere misteriosa. Qui non si parla di amplessi, ma del piacere massimo che può scaturire in un uomo o donna attraverso la dominazione. Chi di noi non ha mai sognato di avere un uomo da usare, abusare, trattare come un oggetto? Non siamo ipocrite un pensiero l'abbiamo fatto. La nostra autrice ha fatto di più, ha cercato di capire questo mondo e di raccontarcelo.
Tutto ebbe inizio da una foto di Araki, fotografo giapponese, le cui donne sono spesso legate con la pratica del Kinbaku, la nostra scrittrice ne è rimasta sconcertata, ma al tempo stesso incuriosita a tal punto che ha sentito l'esigenza di approfondire il tema delle legature. Si perché non è facile, non si tratta di fare un semplice nodo di marinaio.
E' una tecnica.
E' un'arte.
Così Soledad ha partecipato ad un corso di Kinbaku, avrebbe potuto scegliere un corso di fotografia, come dice nel suo libro, invece no, lei ama esplorare il corpo e le mille emozioni che ci può donare al di la dell'amplesso.
In questo corso Soledad ha conosciuto persone di questo mondo segreto: il BDSM, da cui ha imparato molto e a cui si è ispirata nel suo libro: Diario Segreto.
Dopo l'uscita del libro "50 sfumature di grigio" ha sentito maggiormente il bisogno di scrivere un altro aspetto di questo mondo: la dominazione femminile e lei l'ha raccontata molto bene nel suo romanzo. Il racconto è scritto in forma di diario, ed è l'inizializzazione di una donna a diventare una Mistress, ci parla di pratiche ben precise, di schiavi, delle varie tipologie di persone che si sottopongo a queste pratiche, ma non solo, parla anche di sentimenti e di stati d'animo.

"Cosa è una perversione? Una stortura credo. il riflesso di un evento che ci ha colpito, segnato in modo indelebile o qualcosa che appartiene al nostro patrimonio genetico?Che cosa mi ha spinto ad esplorare i lati oscuri miei e delle persone?"

Attualmente la nostra autrice sta scrivendo un thriller, magari con sfondo erotico, questo non ha voluto anticiparlo!
Speriamo, perché certamente i meandri dell'eros li conosce bene e li san ben scrivere.
Consigliato a chi ama il genere erotico, ma anche a chi è curioso!

FLM



Soledad C.
UN DIARIO SEGRETO
DAMSTER EDIZIONI

venerdì 29 gennaio 2016

Rohani a Parigi


Ecco come hanno protestato a Parigi: il gruppo attivista Le Femen si sono "impiccate" per far sentire a proprio agio Hassan Rohani.


Foto e notizia prese dal sito: Globalist.it

Omicidio in Procura: prima parte


Omicidio in procura


Come al solito, ero in ritardo. Ormai l’orario era diventato un incubo, mai che riuscissi ad arrivare puntuale. Non sarebbe stato male se almeno quella mattina mi fossi sforzata di alzarmi al suono della sveglia. Arrivai trafelata all’ufficio, notai davanti alla procura uno stuolo d’auto: carabinieri, polizia, vigili, mancava l’esercito e poi eravamo a posto. Pensai: “ Forse avranno arrestato qualche boss mafioso.”.
Stavo per varcare la soglia della procura, quando un carabiniere, alto almeno 1,90, mi sbarrò la strada, dicendomi: “Guardi che lei non può passare!”
“Starà scherzando spero, io lavoro qui, poi sono una vigilessa, demandata per servizio a svolgere la mia attività in Procura”
Risposi con aria pomposa, neanche fossi stata il comandante dei vigili…
“Qui è stato commesso un delitto, nessuno può varcare la scena del crimine”.
Disse il carabiniere, con un eloquente sguardo che esprimeva un: “Ma chi se ne frega di chi sei”.
Lo fissai con un’aria sbalordita, quasi urlai:
“Cosa? Un delitto in Procura, com’è possibile?”
Il carramba smise di darmi delle risposte.
Mi guardai attorno, scorsi le facce delle mie colleghe, anche loro, con un’aria tra lo sbalordito e addolorato. Mi avvicinai a Maria Stella e le chiesi: “Sai qualcosa di più di questo delitto?”
“So solo che hanno ucciso una di noi”, rispose.
“Noooo? Chi? Come?” ripetei in successione. Orianna rispose: "sembra che sia stata assassinata Selene”.

Rimasi impassibile.

Ripensai alla collega con cui avevo parlato e riso, fino al giorno prima. Era addetta alla posta, rossa, con gli occhi verdi ed un sorriso aperto, dal carattere esuberante ed infantile. Separata da alcuni anni, sapevamo solo che viveva da sola, le più maligne spettegolavano, riferendo che mieteva conquiste, in quanto si concedeva facilmente.
Dopo un po’, si avvicinò un cancelliere, il quale c’informò che Selene era stata pugnalata, con un coltello da cucina, quelli che di solito si usano per tagliare la carne, lungo almeno venti centimetri; le era stato inferto un colpo netto, preciso, che le aveva reciso la giugulare, il corpo era stato trovato in un lago di sangue, interruppi la descrizione dell’uccisione, perché cominciai a sentire un rimescolio nella pancia, ed un conato di vomito che, per fortuna, si bloccò nella gola.
FLM

mercoledì 27 gennaio 2016

Auschwitz : per non dimenticare

Alcuni anni fa sono andata a visitare il campo di concentramento di Auschwitz. Quando varchi i cancelli senti i brividi che ti percorrono la schiena, con quella scritta: "Il lavoro rende liberi".... liberi di morire. Ho percorso le strade che portano ai campi, ai forni crematori, in completo silenzio, come un silente omaggio a tutte le vittime che hanno perso la vita in questo luogo macabro. In alcuni angoli si erano formati gruppi di preghiera autonomi, mi sono aggregata ed ho pregato con loro, non ho capito la loro lingua, ma sentivo il bisogno di farlo. Ciò che mi ha sconvolto di più in questa visita di memoria, non sono stati i forni crematori ne le migliaia di foto appese lungo i corridoi, ma le enormi vetrine dove erano esposti gli oggetti personali di tutte le persone che sono state trucidate all'interno del campo.
La teca delle valigie, di tutte le dimensioni grandi e piccole, con i loro nomi scritti su un pezzo di cartone e incollati sopra, la grande vetrina con tutti gli oggetti da barba, quella con gli occhiali, un'altra con le scarpe, quella con tutti i pettini e infine quella con tutti i capelli tagliati ai detenuti del campo. Sono rimasta in quella enorme stanza per molto tempo, ho cercato di leggere tutti i nomi incollati nelle valigie di cartone, ho guardato infine tutti i capelli, trecce lunghe che erano appartenute a donne, ma vi erano anche piccole treccine di bambine. Tutta la quotidinità dei prionieri che erano passati per quei campi era racchiusa in quelle vetrine, la loro vita, parte di se stessi di cui venivano spogliati.
Quanta tristezza, quanto dolore.
La banalità del male, come ha scritto sapientemente Anna Arendt nel suo saggio filosofico, è racchiusa tutta in quei campi e noi abbiamo il triste compito di ricordarlo sempre affinchè la storia non si ripeta.
Qualche giorno dopo a casa ho scritto queste brevi righe. Non ho scattato foto mi sembrava di violare quelle anime.
(Le foto le ho prese dal web)










Auschwitz

Una piccola valigia di cartone marrone, logora, incollato, in fondo sul lato destro, un pezzo di carta ingiallito, con scritto a mano, in bella grafia, con inchiostro nero, nome, cognome ed anno di nascita: Helen Berger 1937.

Cerco di immaginarti Helen, bambina dalle trecce scure, dagli occhi castani e le efelidi sul naso. Giochi nel cortile della tua casa con la corda. Dalla finestra la tua mamma ti guarda e ti saluta con un cenno di mano. Ricambi il saluto con un sorriso e continui a saltellare felice.
Spensierata nella tua ignara infanzia.
Indossi una gonna grigia a pieghe che svolazza ad ogni saltello, una camicia bianca ed una giacca di lana cotta grigia bordata di nero. Sul petto la tua mamma ti ha cucito una stella a cinque punte, ne sei orgogliosa, ti fa sentire grande , tutti la indossano, anche te.

Qualcuno ha rubato la tua fanciullezza. Non diventerai una bella signorina che si affaccia sorridente alla finestra per salutare il fidanzato. Non indosserai il velo da sposa. Non urlerai dal dolore partorendo tuo figlio.

Sei  una valigia con un nome.
Sei una treccia tagliata in mezzo a tante.
Sei un vestito raccolto e buttato nel mucchio.

Sei  cenere al vento.



FLM

martedì 26 gennaio 2016

Autrice esordiente: Brunella Giovannini

La scorsa settimana ho postato sulla pagina di FB del gruppo Letteratura al Femminile una richiesta di suggerimenti per avere qualche titolo di autori esordienti, risultato: centinaia di titoli. Intanto ne ho scelto alcuni e ieri ho cominciato al leggere il primo, "Un volo di Farfalle", edito dalla casa editrice Leucotea, una sorta di tributo visto che in primavera uscirà il mio romanzo edito proprio da questa casa editrice..

L'autrice è BRUNELLA GIOVANNINI una simpatica donna bionda con un bel sorriso che scrive poesie. Anche lei come penso tantissimi di noi è rimasta turbata dal naufragio di un'imbarcazione di migranti avvenuta a Lampedusa il 3 ottobre del 2013, morirono quasi 400 migranti, molte vittime erano bambini.
Una strage.
Sull'onda della commozione per quell'evento la nostra scrittrice ha scritto una poesia, che ritroviamo anche nel libro: Un fiore per Nadir
Ma nel cuore di Brunella era rimasta ancora la commozione per quelle vittime, soprattutto per tutti quei bambini che erano stati inghiottiti dalle onde del mare gelido del mediterraneo.
E' così che è nata la stesura del suo libro: Un volo di farfalle.
Ho chiesto a Brunella se avesse conosciuto davvero una famiglia siriana perché descrive così bene le loro emozioni e aspettative per quel viaggio di speranza verso un paese che li liberi dalle violenze quotidiane e dalle sparatorie che il racconto sembra il frutto di una narrazione con persone reali. Invece no, sono le sue emozioni che emergono durante tutto il racconto immergendoci nel clima familiare di paura e di speranza di questa famiglia che il mare purtroppo dividerà. Il libro parla di un incontro casuale nell'ospedale di Agrigento tra tre bambine: Aisha siriana, Anna Paola siciliana e Grace figlia di un militare americano. Si forma un trio affiato anche tra rispettivi genitori. Nella trama si aggiunge un pizzico di mistero e di cabala, tutto era scritto nel loro destino, loro dovevano incontrarsi perché i loro antenati si erano conosciuti e adesso avevano la possibilità di ricongiungersi il tutto attraverso la ricerca un manoscritto di un loro antenato comune...
Non aggiungo altro, non voglio togliervi il piacere di leggere questo libro dandovi troppe informazioni.
Il libro è scritto in modo scorrevole e da un inizio tragico via via si alleggerisce per regalarci la speranza che anche nelle situazioni più tragiche ci può essere un raggio di sole. Quel che più mi è piaciuto in questo libro è il messaggio di Solidarietà Femminile, due mamme ed una zia che si aiutano in un momento di disperazione, dove tutto sembra possa trasformarsi in una tragedia personale ancora più grande....
E' un libro che dovete per forza leggere!
Brunella è già all'opera con altre idee per il suo prossimo libro, non posso che augurarle un grande in bocca al lupo.
FLM

lunedì 25 gennaio 2016

Sono solo pensieri e parole


Questa mattina avevo per la mente soltanto Radio 105 e l'inno di Mameli, pertanto ho dimenticato di guardare il sito di "Accade Oggi", dove ricapitola tutti gli avvenimenti importanti e chi è nato/morto nel passato di oggi. Male si, perché proprio oggi nasceva una grande scrittrice tanto amata: Virginia Woolf il 25 gennaio del 1891 a Londra, morì all'età di 59 anni. Fu scrittrice,ma anche saggista, milito' nei gruppi delle Suffragette; con i suoi romanzi e saggi scardinò i limiti del pensiero prettamente maschile della letteratura vittoriana.
Il primo libro che ho letto di questa grande donna, è stato parecchio tempo fa, "Una stanza tutta per se'" un saggio, testo ancora attuale sulla discriminazione della donna, se lo rileggiamo la verità contenuta non è poi molto distante dalla situazione attuale, i muri di cristallo sono sempre difficili da abbattere, anche dopo tante lotte per ottenere i diritti. Cito una frase ormai famosa che troverete sul web nelle pagine dedicate agli aforismi:
«Una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi.»
Soprattutto nel campo della letteratura dove le donne non erano ritenute all'altezza dell'uomo nella stesura dei testi, essere autonome era vitale.
Provate a riflettere se una donna vuole la sua autonomia ha bisogno di soldi, di una stanza e del cibo null'altro, senza questi importantissimi e basilari elementi non le è concesso di essere libera, di vivere come piace a lei, ma deve essere sempre assoggettata al potere o paterno o maritale. Ieri come oggi. Questo ti rende prigioniera e soffoca la tua libertà di essere te stessa.

Questa estate in libreria in compagnia della mia amica Ivana ho comprato un libro di V. Woolf : Diari 1925-1930 (nella quarta di copertina riporta un'abitudine della scrittrice, al mattino scriveva i saggi o i romanzi, al pomeriggio dopo il tè il Diario). Purtroppo ho la pessima abitudine di comprare più libri di quanto riesca a leggerne per cui non l'ho ancora iniziato. Male, ma chi è affetta come me di acquisti-compulsivi-di-libri, mi capisce, un pò come lo shopping per la protagonista del libro di Sophie Kinsella.
Ho divagato, ne sono consapevole. Quando ho aperto questo blog, non volevo certo annoiarvi con lunghi saggi sui vari autori, ma darvi soltanto un input per provare a leggere a riflettere.

Sono solo pensieri e parole.
FLM

Ascoltando radio 105



Salve mondo
questa mattina la mia sveglia ha suonato molto presto, in piedi alle 5.00 pronta per recarmi presso l'H per visita dallo specialista per la mia gamba dx che in questo momento è KO. Visita velocissima e poi subito rientro a casa.
Come sempre quando vado in auto, tranquilli guidava mio marito, ascolto sempre la radio, in particolare Radio 105 e il programma "Tutto Esaurito", piuttosto demenziale con Marco Galli in prima fila. Mi piace il loro programma, le battute, le risate, le barzellette, il Capitano.... Non sempre però riesco ad ascoltarla dall'inizio, perchè durante il tragitto per recarmi al lavoro il programma è già iniziato.
Ebbene questa mattina alle ore 07.00 ho potuto ascoltare il programma sin dall'inizio compreso il brano d'apertura: L'Inno d'Italia. Mi ha rallegrato il cuore, si sono demode' mi emoziono al canto dell'inno nazionale, ma ogni volta che l'ascolto mi viene la pelle d'oca. Patriottica? Non direi, semplicemente amo il mio paese dal nord al sud.
Ho cominciato a cantarla, stonatissima, con mio marito che rideva come un matto, tentato dal riportarmi indietro all'ospedale per un ricovero coatto.
Non so forse un pò matta lo sono, ma mi è passato il dolore per l'infiltrazione, e a casa è continuata l'allegria, anche adesso che scrivo, rido da sola.
Dimenticavo...ho messo il volume al massimo, era quasi come essere in teatro con tutta l'orchestra che stava suonando solo per me.


PS: Mameli quando ha scritto il testo aveva solo vent'anni, ed è morto a soli 22 dopo essere stato ferito ad una gamba, durante uno scontro a Roma tra Garibaldi ed i Francesi; la gamba fu amputata, ma morì ugualmente di cancrena.
FLM
Fratelli d'Italia

L'Italia s'è desta
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma [1]
Ché schiava di Roma
Iddio la creò

Stringiamoci a coorte [2]
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi
Perché non siam Popolo
Perché siam divisi
Raccolgaci un'Unica
Bandiera una Speme
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò

Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò

domenica 24 gennaio 2016

Il poeta delle buone cose di pessimo gusto

Quando ero ragazza, molti anni fa, amavo la poesia più che la narrativa. Nel mio diario segreto, dove la scrittura era minuscola, tanto che a volte nemmeno io,a distanza di tempo, riuscivo a capire cosa avessi scritto, vi inserivo tante poesie, queste scritte in modo leggibile, tanto se qualcuno le avesse lette mi sentivo tranquilla, ma le emozioni no, anche se avevo un lucchetto, la paura che uno dei miei fratelli potesse leggere qualche stralcio mi faceva escogitare mille trucchi, compreso anche la scrittura al contrario.(breve divagazione) Adesso si sono invertite le parti, amo più la narrativa e leggo sempre meno poesia. Certo cambiano gli stati d'animo, forse sono rimasta ancorata a certi generi e fatico ad accettare le successive evoluzioni poetiche come i "Poeti Novi". Ho amato la poesia ermetica tanto che ho letto le poesie di quasi tutti gli autori. A chi di noi non è rimasto nel cuore Montale, Ungaretti, Saba, Quasimodo, per citarne solo qualcuno. La parole che racchiudevano molti significati che potevano essere compresi solo da chi comprendeva la vera poesia, quasi come una casta elevata, frasi che racchiudevano pensieri potenti: " si sta come d'autunno sull'albero le foglie", per citarne a memoria una, ma quante altre.... Forse molti di voi che leggeranno questo post sorrideranno pensando all'incubo della scuola e degli esami di maturità dove un poeta ermetico è segnato sempre come probabile. Tuttavia nonostante l'amore per i poeti ermetici, c'è un poeta che è rimasto sempre nel mio cuore, anche se sono passati quasi 40 anni, non ho mai cambiato opinione su ciò che scriveva, ed ancora adesso mi rispecchia. Sto parlando di Guido Gozzano, si, il poeta di "Signorina Felicità", qui il vostro sorriso si è trasformato in rigorosa risata, ne sono consapevole. Siamo davvero in pochi ad amarlo sia durante il percorso scolastico che dopo, viene archiviato e dimenticato. Ebbene io no, amo le parole che scriveva, queste poesie cantilenanti, con le facile rime, ma ciò che mi piace di più è che lui rappresenta il poeta "delle piccole cose di pessimo gusto". Le sue rime "dimesse" che si contrapponevano a quelle aulicanti e al mondo borghese del sommo poeta D'Annunzio. Il poeta della quotidinaità che parla di ciò che la poesia non è abituata a fare, parla del farmacista, del gatto, del pappagallo, di donne senza cipria e belletto, di efelidi, di caffè tostato.... Addirittura ne avevo imparato a memoria diverse, altri tempi! Non continuo, non voglio certo fare un saggio su Gozzano, vi lascio invece qualche riga di una delle poesie più famosa, spero che possiate apprezzarla rileggendola con occhi diversi. FLM. ******************************************************************************************************************************************* L'AMICA DI NONNA SPERANZA************************* Loreto impagliato ed il busto d'Alfieri, di Napoleone i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto), il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti, i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro, un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve, gli oggetti col monito, salve, ricordo, le noci di cocco, Venezia ritratta a musaici, gli acquarelli un po' scialbi, le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici, le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature, i dagherottìpi: figure sognanti in perplessità, il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto, il cùcu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco chèrmisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta! II. I fratellini alla sala quest'oggi non possono accedere che cauti (hanno tolte le fodere ai mobili. È giorno di gala). Ma quelli v'irrompono in frotta. È giunta, è giunta in vacanza la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta. Ha diciassett'anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso: da poco hanno avuto il permesso d'aggiungere un cerchio alla gonna, il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine. Più snella da la crinoline emerge la vita di vespa. Entrambe hanno uno scialle ad arancie a fiori a uccelli a ghirlande; divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guance. Han fatto l'esame più egregio di tutta la classe. Che affanno passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio. Silenzio, bambini! Le amiche - bambini, fate pian piano! - le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche. Motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto di Arcangelo del Leùto e d'Alessandro Scarlatti. Innamorati dispersi, gementi il core e l'augello, languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi: ... ...caro mio ben credimi almen! senza di te languisce il cor! Il tuo fedel sospira ognor, cessa crudel tanto rigor! ... Carlotta canta. Speranza suona. Dolce e fiorita si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita. O musica. Lieve sussurro! E già nell'animo ascoso d'ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro, lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!

sabato 23 gennaio 2016

Amsterdam: le femministe bruciano i reggiseni in piazza

Il 23 gennaio 1970 ad Amsterdam le femministe bruciano i reggiseni in piazza davanti alla statua di Wilhelmina Drucker per richiedere la parità dei diritti uomo- donna. Vi propongo questa sintesi sul movimento femminista olandese preso dal sito: "Uno sguardo al femminile". (http://www.unosguardoalfemminile.it/wordpress/?p=4482) First wave o la prima onda L’impegno delle donne olandesi nella lotta per la parità dei diritti risale agli ultimi quaranta anni dell’Ottocento, con l’apertura nel 1867 della prima scuola per sole ragazze nella città di Haarlem. Nel 1884 nacque la prima associazione per il suffragio femminile, De Vereniging voor Vrouwenkiesrecht, cui seguì  De Vrije Frouwenbeweging, l’associazione delle donne libere di ispirazione socialista, fondata nel 1889 da Mina Drucker. In quegli anni anche Aletta Jacobs, la prima donna medico dei Paesi Bassi, si batté tenacemente per i diritti delle donne, istituendo ad Amsterdam una clinica gratuita per le donne povere. Second wave o la seconda onda Ma fu negli anni Sessanta del Novecento che il movimento femminista si rafforzò, diventando un modello per gli altri Paesi europei. Rispetto al resto d’Europa, il movimento femminista olandese fu preceduto da un esteso dibattito pubblico sui temi della sessualità, omosessualità, amore e matrimonio. Questo dibattito creò un’atmosfera di apertura che favorì la nascita di gruppi ed associazioni gay e lesbiche. Nel 1967 Jok Kool-Smit pubblicò un articolo intitolato “Il discontento tra le donne”, ritenuto il punto di partenza della new feminist wave. Fu così che in quegli anni sorsero diversi gruppi di donne come Work Group 2000, MVM (Man-Vrouw-Maatschappij), Dolla Mina (in memoria di Mina Ducker), Purperen Mien, Paarse September, 7152 e molti. Il gruppo Dolla Mina si distinse per la radicalità delle proteste e delle campagne formative messe in atto; tra gli slogan più noti si ricorda: “Via dal mio corpo” contro la violenza sulle donne. ************************************************************************************
Questa mattina ho letto un post su una pagina di FB che diceva "...andava di moda il femminismo..." . Il femminismo non è stata una moda, ma un vero è proprio movimento che ha toccato tutto il mondo, dando un notevole contributo non solo al raggiungimento della parità di diritti tra uomo e donna, ma scardinando i rapporti patriarcali, vincendo gli stereotipi che vogliono la donna imbellettata, madre, donna delle pulizie. In Italia sono state vinte tante battaglie grazie a questo movimento come il divorzio, l'aborto, il nuovo diritto di famiglia e tante altre cause ancora. E' stato l'unico movimento pacifista ed ha sempre ottenuto tutto soltanto occupando le piazze, con gli slogan e battendosi per il raggiungimento dei diritti! Poi come tutti i movimenti è cambiato, le donne hanno smesso di andare in piazza forse anche a causa della morte di Giorgiana Masi nel maggio del 1977, uccisa da una pallottola della polizia. Purtroppo il femminismo non ha saputo trasformarsi in movimento politico. FLM

venerdì 22 gennaio 2016

Concorso letterario: COLLINE DI TORINO

Scade il 31 gennaio la XV edizione del concorso letterario: PREMIO INEDITO COLLINE DI TORINO. Affrettatevi ad inviare il vostro racconto se volete provare a trasformarlo in libro edito, fra i giurati anche Morgan!!! Questo il link per avere maggiori informazioni: http://www.premioinedito.it/letterale/eva-taylor. (Logo preso dal sito del concorso)

Libro: "Attimi di noi"

Condivido con voi questa bellissima iniziativa di sensibilizzazione che propone 19 storie di ragazzi che hanno affrontato il tumore:
Il primo febbraio 2016 sarà reperibile on line ( http://www.adolescentiecancro.org/raccolta-storie.htm ), e scaricabile gratuitamente “perché sia accessibile a chiunque”, la raccolta “Attimi di noi – Storie di adolescenti e cancro”. L’opera autobiografica collettiva, che sarà autopubblicata, proporrà, in 78 pagine, 19 storie di vita di coraggiosissimi adolescenti e giovani adulti che hanno vissuto o stanno affrontando il tumore. I protagonisti (e autori) delle storie di vita sono stati supportati dall’Associazione di volontariato “Adolescenti e cancro”. In precedenza, ho avuto l’onore di intervistare la Presidente di questa preziosa Associazione (http://www.italiaccessibile.it/intervista-a-maricla-pannocchia-fondatrice-e-presidente-dellassociazione-adolescenti-e-cancro/ ) a cui Vi rimando per conoscere meglio questa realtà. Vi segnalo pure un’altra intervista a Maricla Pannocchia, realizzata da Emma Fenu per “Cultura al Femminile” (https://letteraturalfemminile.wordpress.com/2016/01/13/intervista-a-maricla-pannocchia-presidente-dellassociazione-adolescenti-e-cancro-a-cura-di-emma-fenu/ ). Ogni “guerriero/a”, però, ha scritto di sé con il proprio personale stile; “con coraggio, semplicità e sincerità”; i ragazzi “hanno aperto le porte delle loro anime […]” anche per “dar voce a tanti ragazzi e ragazze che, in tutta Italia ma non solo, combattono ogni giorno per la vita” Malgrado l’aver dovuto o il dover affrontare un’esperienza tanto traumatica, ogni protagonista e autore di questa raccolta ha saputo cogliere “le sfumature dell’azzurro del cielo” ed è riuscito a maturare “ uno sguardo nuovo con occhi che adesso riescono a vedere una vita che sa d’istanti unici, profuma di ricordi, di momenti, di persone, di consapevolezza di quanto siamo piccoli e fragili, dei miracoli che ci circondano ogni singolo giorno, e di quanto sia prezioso tutto quello che abbiamo”. L’opera in uscita è stata “realizzata per dare voce a una categoria – quella degli adolescenti e dei giovani adulti – cui non pensiamo spesso quando parliamo di oncologia, per sensibilizzare le persone sul cancro nell’adolescenza e per dare forza e speranza a tutti coloro che, per qualunque motivo, stanno affrontando un periodo difficile”. Ho avuto l’opportunità di leggere in anteprima questo lavoro “in gruppo” e, dopo la sua pubblicazione, pubblicherò una mia recensione. L’ho già scritta, ma non voglio anticiparvi nulla della trama di quest’opera. Per dirvi perché l’ho apprezzata, dovrei farlo. Vi anticipo solo che, secondo me, gli intenti che si vogliono raggiungere con questa pubblicazione sono stati raggiunti, e mi auguro che con questo pensiero sarà d’accordo ogni prossimo lettore. (Copertina Attimi di Noi – Associazione Adolescenti e Cancro)
Un tocco di rosso... (foto presa dal web)

giovedì 21 gennaio 2016

Autori esordienti

Salve a tutt* ieri sul gruppo di FB: "LETTERATURA AL FEMMINILE" ho chiesto di suggerirmi alcuni titoli di autori esordienti. Ho ricevuto tantissimi titoli di autori ed autrici esordienti, non basterebbero anni per leggerli tutti. Ovviamente dovrò fare una scelta, non è facile, ma non posso fare altrimenti. Ho già qualche titolo come "vita di Madri" di Emma Fenu, "Davanti alla Tenda" di Barbara Guglielmana, Cristina Caboni: La custode dEL miele e delle api", Brunella Giovannini "un volo di farfalle", Lorena Lusetti, Pensieri e Parole, Lisa Molaro "un secondo lungo una vita"... Per ora mi accontento di questi, oggi chiamerò la libreria per prenotarli. Intanto ho iniziato un libro inviatomi, gratuitamente, da Giovanna Anghinoni: "Vorrei camminare", ne approfitto per ringraziarla. Perchè sto leggendo esordienti? Un pò perchè sono curiosa leggere come scrivono, cosa li diversifica dagli autori tradizionali. Si può pensare soltanto ad una mancanza di circuiti adeguati, oppure è la solita diffidenza degli editori ad investire in nomi sconosciuti con il richio di perderci economicamente? Certo se il nome non è famoso, influisce tantissimo basti pensare che anche Schettino ha scritto un libro. (Non so voi ma due parole le scambierei volentieri con l'editore!!!) Oppure semplicemente il libro che viene proposto alle case editrici è talmente scritto male e con una storia banale da non meritare di essere inserita nel ciruito letterario?
Voglio leggere esordienti perchè sono stanca dei soliti autori noti, sperando di trovare nei loro testi maggior freschezza, originalità, storie forti... Voi leggete autori esordienti? Se si quali, volete anche voi suggerirmi qualche titolo? Ciaoooooo FLM

mercoledì 20 gennaio 2016

Fellini Federico il regista onirico

Federico Fellini è nato a Rimini il 20 gennaio del 1920. Fu regista, sceneggiatore e anche caricaturista. La sua arte comincia a Roma quando vi si reca per lo studio, ma dove invece cominciò a frequentare gli ambienti dell'avanspettacolo e conobbe attori come Aldo Fabrizi e Macario; e dove conobbe anche Giulitta Masina, moglie e sempre interprete principale dei suoi film. Possiamo sicuramente affermare che Fellini è stato il più grande regista conosciuto ed apprezzato anche fuori dall'Italia, ricevendo numerosi riconoscimenti.
I suoi film hanno una chiara connotazione dove la dimensione onirica prevale sempre mescolandosi con la realtà, la sua infanzia e la sua Rimini sono elementi sempre presenti nei film. Vi riporto la filmografia tratta dalla Fondazione Federico Fellini del comune di Rimini: "Il successo arriva con I vitelloni (1953), Leone d’argento a Venezia e lancio definitivo di Alberto Sordi. Segue La strada (1954), interpretato da Giulietta e premiato con l’Oscar, soltanto la prima di una serie di pellicole che collocheranno Fellini fra i grandi del cinema. Tra i titoli più noti si ricordano Le notti di Cabiria (’57, altro Oscar), La dolce vita (’60, Palma d’oro a Cannes), 8½ (’63, Oscar) Fellini Satyricon (’69), Roma (’72), Amarcord (’73, Oscar), Il Casanova (’76), Prova d’orchestra (’79), Ginger e Fred (’85), Intervista (’87, premio del Quarantennale a Cannes, Gran premio a Mosca), La voce della luna (’90). L’iter felliniano è costellato di omaggi e riconoscimenti, inclusi la Legion d’onore (’84) e il Praemium dell’Imperatore del Giappone (’90). Fellini è uno dei registi che ha vinto più Oscar, cinque, di cui l’ultimo, alla carriera, nel ’93 pochi mesi prima della morte che avviene a Roma il 31 ottobre provocando un immenso cordoglio in tutto il mondo.
Trovo bellissima questa citazione del regista trovata sul web: "il cinema è come una vecchia puttana, come il circo e il varietà, e sa come dare molte forme di Piacere" Questa sua frase rispecchia i suoi film e ci ha regalato una dimensione di sogni che ogni volta che riguardiamo i suoi film c'incanta e veniamo travolti nei suoi sogni.

martedì 19 gennaio 2016

Racconto: Bagliori e Scintille di fuoco

Buongiorno mondo oggi vi posto un racconto con cui nel 2011 sono arrivata terza al concorso Internazionale: "Amico Rom".
Bagliori e scintille di fuoco. 
 Voi che adesso siete qui stretti nel vostro cappottino firmato “monclear”, sapete cosa si prova a dormire in una baracca nei mesi gelidi d’inverno, ve lo spiego io cosa si prova: un freddo cane. Il freddo e l’umidità d’inverno ti penetrano nelle ossa, e anche se a volte qualche raggio di tiepido sole invernale, mitiga il lungo inverno, nella mia casa fatta di lamiere, compensato e plastica, vi assicuro che il freddo rimane, passa come uno stiletto fra le lamiere, s’insinua nelle stanze e penetra nelle braccia, nelle gambe, nella testa. Sorridete se in casa indossiamo il cappello, il cappotto o due paia di calze ai piedi, a volte non bastano neanche quelli a darti calore. La sera ci scaldiamo con il braciere, una grande ciotola di terracotta con il carbone accesso che emana bagliori e scintille di fuoco; insieme con i bambini, per terra, a cerchio, ridiamo e scherziamo, mentre un grande televisore trasmette “Il grande fratello”. C’insultate perché non possediamo nulla, ma il televisore al plasma regna sovrano nelle nostre baracche. Voi che, con al polso un rolex d’oro, per elemosina ci date due centesimi e vi incazzate se sputo sui vostri centesimi e li butto sul cofano del vostro luccicante Suv. Fanculo! Leggo sui vostri volti il disprezzo, e un supponente pregiudizio: “Che madre indegna…lascia i figli da soli, con il fuoco dentro la baracca. Non dovrebbero mettere al mondo dei figli questa gentaglia”. Ho sempre detto ai ragazzi di non lasciare acceso il braciere durante la notte, ma i ragazzi non ti ascoltano. Erano piccoli, non conoscevano il pericolo, volevano solo scaldarsi. “Se mi avessero ascoltato, adesso non sarei qui a piangere questo scempio”. Rivoli di fumo, nonostante gli ettolitri d’acqua buttate dai pompieri, fuoriescono da quell’ammasso di cenere e lamiere. Non è rimasto nulla del poco che c’era. Le fiamme hanno lambito velocemente tutto, portando con sé anche quattro piccole vite. Rimangono quattro piccoli scheletri inceneriti, tra le contorte lamiere. Il campo è pieno di persone in divise con alamari dorati, pompieri, medici e personaggi emeriti, perfino il sindaco. Sono ammutoliti. “… sono state queste burocrazie maledette a rallentare la realizzazione di un campo nomadi con case in mattone e cemento…ed ecco cosa è successo..” Parole vuote accompagnate da visi fintamente affranti, ma fanno effetto durante il telegiornale. Come un copione già scritto decine di volte viene messa una tendopoli, nell’attesa di una sistemazione più dignitosa. “… perché avete gli stessi diritti degli altri…” Degli altri … allora per te sono diversa. Non capisco. Non mi vedo diversa da te. Ho due occhi un naso, una bocca proprio come te. La mia vita può sembrare diversa dalla tua perché vivo con poco, senza stereotipi, libera, priva del tuo perbenismo, e senza il tuo falso dolore. Sì, sto piangendo, mi strappo i capelli, mi rotolo in mezzo al fango urlando la mia disperazione. Mi fissate come se fossi un extraterrestre, per voi il dolore è composto, non si mostra al pubblico, e comunque non in modo così plateale. Oggi ho perso quattro figli e devo urlare il mio dolore, non posso piangere in silenzio o portare il dolore dentro il cuore. Lasciatemi strappare i capelli è colpa mia se sono rimasti intrappolati nelle lamiere e bruciati vivi. “… Se fossi rimasta con loro, se non fossi andata a vendere le rose, se non avessi lasciato acceso il braciere…se…” Sono corpi inceneriti a disposizione delle autorità. Quali pratiche dovete assolvere, non lo capite con i vostri occhi che non ritorneranno in vita. Sono morti, scheletriti, stecchiti. Sono cenere. Scoprire le cause non serve per noi emarginati dalla vostra società. Mi tappo le orecchie e chiudo gli occhi con forza. Non voglio sentire. Non voglio vedere. Andate via, lasciatemi sola con il mio dolore. Ho freddo, portatemi un braciere.

lunedì 18 gennaio 2016

Renato Guttuso

Renato Guttuso, espressione del neorealismo italiano, ci lasciava il 18 gennaio del 1987, nato nel 1911 a Bagheria, in Sicilia, i suoi quadri ne riflettono i paesaggi, il più noto è la Vucciria. Viene ricordato anche per la lunga e tormentata amicizia con Marta Mazzotto. Vi riporto una sua citazione che mi piace molto:  «l'arte del dipingere consiste nella imitazione delle cose del mondo. Niente di più e niente di meno, ma è molto. Poichè per imitazione va intesa una fatica complessa che implica la tensione di molte facoltà, la riflessione, la partecipazione al mondo delle cose. Il risultato è semplice e libero come per tutte le opere complesse».

Buoni propositi

Ogni fine anno ognuno di noi fa buoni propositi per l'anno che verrà. Come voi ne ho pensate tanti di cose da fare, dieta, banale vero. Lo so, ci provo tutti gli anni magari quest'anno è la volta buona. Mi iscrivo in palestra per scolpirmi, un pò gli addominali e i glutei, è un lavoro molto lungo, con tutti i chili in più che mi ritrovo avrei bisogno di almeno due personal trainer! Non so se li porterò avanti, anzi so bene che a metà li lascerò come sempre. Tuttavia sono certa che vi sono due buoni propositi che invece manterrò. Il primo voglio pensare a me stessa, finora ho sempre pensato agli altri in primis, compreso persone sconosciute come possono essere chi si rivolge alle associazioni di volontariato. Sono stanca di ascoltare i problemi degli altri, ne ho anch'io, chi ascolta i miei? Allora quest'anno lo dedico a Maria Lucia, la voglio coccolare, ascoltare, spronare. Le imporrò di andare in palestra non per scolpire i muscoli ma per mantenrli in forma, affinchè si senta più fluida nei movimenti. Dovrà mettersi veramente a dieta, non per essere più bella, ma per avere meno problemi alle articolazioni, visto anche i due recenti interventi! Maria lucia dovrà anche cercare di non fare troppe cose tutte in una volta, scegline una e portala avanti fino in fondo, non perderti in dieci attività. Rimetti a scrivere, finisci il secondo romanzo, visto che il primo presto sarà nelle librerie, su dai, riprendi la penna e riempi i fogli bianchi, le idee non ti mancano. Si Maria Lucia devi pensare a te e fare le cose che piacciono a Te!

domenica 17 gennaio 2016

(Vignetta di Cristina Gentile dal sito della rivista 'noidonne' )

"se l'è cercata"

L'altro giorno una mia amica ha postato questa immagine sulla sua pagina di Facebook, ebbene vi sono stati davvero tanti commenti, molti veramente inaccettabili. La frase "se l'è cercata" è molto difficile da togliere dal modo di pensare soprattutto degli italiani; possibile che è stato scardinato il rapporto patriarcale, mentre continuiamo ancora a giudicare? E' così difficile parlare senza giudizi e pregiudizi? Lo so, alla fine siamo tutti figli di questa mentalità, ma fare lo sforzo di non giudicare credo sia fattibile. Questa donna pensate anche voi che se l'è cercata, o semplicemente è stata sfortunata, ed ha fatto sesso con un uomo sbagliato. La donna ancora oggi non è ritenuta libera di avere rapporti sessuali occasionali, mentre per l'uomo è normale, anzi dimostra più virilita', la donna è giudicata una puttana. Personalmente credo che nel mondo attuale non debbano esistere barriere di alcun tipo, una donna deve sentirsi libera di essere se stessa, di fare o non fare ciò che le piace, senza che qualcuno (anche donne) sia pronto a giudicarla per la sua libertà di vivere la vita. La donna deve avere la stessa parità di diritti come l'uomo anche in tema sessuale. Abbattiamo il pregiudizio che se "scopi" la prima volta che incontri un uomo sei una poco di buono. Ditemi farlo al secondo o al terzo incontro cosa cambia? Forse lo conosco meglio? Non credo proprio, infatti ci sono donne che muoiono ammazzate dai loro mariti o fidanzati, quindi persone con cui hanno condiviso anni di vita insieme. Ashley, come altre donne assassinate in circostanze simili, non se l'è cercata, è stata soltanto sfortunata, purtroppo. FLM

sabato 16 gennaio 2016

donne che pensano

Lo pensate anche voi?Le donne che pensano sono davvero pericolose?

profumo di caffè

Oggi sono sola in casa non capita spesso, di solito mi sveglio col rumore dei passi mio marito che si alza sempre prima di me, o i sbadigli di mia figlia che come me si alza sempre mal volentieri, adoriamo entrambe poltrire a letto. Mi sono preparata il caffè una moka da tre, il profumo che sprigiona la moka deve inondare la cucina, prima di assaporarlo voglio sentire il suo profumo nelle narici. Ecco questo è il modo migliore per svegliarsi aspirarne il profumo, poi sorseggiarlo lentamente, la mente sgombra da ogni pensiero, in silenzio, senza scambiare parola con alcuno, solo io e la mia tazzina fumante. Adesso posso iniziare la mia lenta giornata, devo pensare solo a me stessa, posso terminare di leggere il libro che avevo iniziato: Via Ripetta 155 di Clara Sereni, senza che nessuno interrompa la mia lettura. Posso poltrire comodamente sul divano e guardarmi magari qualche film d'autore, tanto odiati da mio marito. Ne mia figlia ne mio marito mi guarderanno dicendo: "beh, oggi non fai niente?" Ebbene si oggi non voglio fare nulla, solo godere la mia lentezza, la mia oziosità, il mio dolce far niente. Devo ricaricarmi, ne approfitto senza di voi. Non vi è mai capitato di desiderare di stare sole? Di non aver accanto nessuno della propria famiglia? Io si, ed oggi ne approfitto in pieno. Non mi sento in colpa, anzi, dovrebbe essere sancito dal calendario: Festa della mamma/moglie/lavoratrice/donnadellepulizie/stiratrice/cuoca e chi più ne ha più ne metta. Quanto lavoro facciamo tutti i giorni noi donne all'interno della famiglia? Tanto vero? Allora riprendiamoci per un giorno la nostra vita. Ciao donne vado a poltrire!

venerdì 15 gennaio 2016

CONCORSO LETTERARIO: Premi biennali di narrativa italiana inedita Arcangela Todaro-Faranda 2016

Altro importante concorso letterario "TODARO-FARANDA" le modalità di iscrizione le potete reperire al seguente indirizzo: http://www.fondazionecarisbo.it/ La partecipazione è gratuita ed i premi consistenti:I premi consistono in: pubblicazione delle due opere vincitrici in un’apposita collana editoriale; assegnazione di € 1.000,00 al vincitore del concorso per la Sezione racconto e di € 2.000,00 al vincitore del concorso per la Sezione romanzo; riconoscimento dei diritti d’autore ai vincitori delle due opere premiate. Buona fortuna a chi parteciperà

concorso letterario città di Cattolica VIII edizione

Per chi di voi ama partecipare ai concorsi letterari ed ha un libro nel cassetto, ecco una buona opportunità da non lasciar perdere: www.premioletterariocattolica.it/

la camicetta di seta beige: ultima parte

Negli scaffali, vicino alla vetrina, erano disposti libri, nemmeno a dirlo, sulla produzione e la storia del lambrusco: dove è prodotto, come si produce, storie d'autori vari sempre sul lambrusco. Negli scaffali a destra, sempre rispetto alla vetrina, erano disposti vasetti di marmellate, mostarde e gelatine, sempre a base di lambrusco: mostarda di lambrusco, gelatina di lambrusco cipolle rosse al lambrusco, radicchio al lambrusco, marmellata di fragole e lambrusco, marmellata di mele e lambrusco, e tante altre combinazioni che destavano stupore per l'audacia degli abbinamenti culinari, ma nel contempo stimolavano il palato. Sulla parete, dietro al tavolo in vetro, su cui troneggiava un registratore di cassa ed uno splendido vaso d’anturium rossi, una serie di litografie mostravano disegni inerenti alla produzione sempre di tale vino. Per un attimo, Mariastella fu tentata dall'idea di andarsene e rinunciare alla possibilità di quel lavoro, tuttavia i piedi sembravano incollati al pavimento di mattonelle bianche e bordeaux, un turbinio di pensieri le affollò la mente, già abbastanza in disordine dopo la traumatizzante separazione dal marito. Pensò che lavorare in fondo fosse l'unico modo per non pensare all'ancora cocente delusione subita, poi, non era proprio necessario comunicare al proprietario che era astemia. Era in piedi sulla soglia del negozio, immersa nei suoi pensieri, nemmeno si era accorta di essere osservata da una persona da quando era entrata in negozio. Vide il proprietario avvicinarsi. Improvvisamente, il cuore di Mariastella cominciò a battere velocemente, il cervello smise di pensare, provò una sensazione di paura, non voleva fargli sentire il battito veloce del cuore; non voleva che vedesse il rossore del viso, come quello di una liceale al suo primo incontro amoroso, ma gli occhi la tradivano, non riusciva a staccarli da quelli dell'uomo. Mariastella non riusciva a nascondere il turbamento che stava provando. Lui si avvicinò. Lei n’aspirò il profumo mascolino. L'uomo, con eleganza, l'invitò nella saletta attigua, dove si degustava il lambrusco, comodamente seduti su sedie e tavoli di ferro battuto. Lui, dopo essersi presentato come il signor Edoardo, le versò del lambrusco bianco in un calice di cristallo. Mariastella non volle deludere il proprietario, avvicinò il calice alle labbra per degustare il sapore di quel vino che tanto doveva essere amato da quest'uomo affascinante. Bevve con bramosia, mentre ascoltava Edoardo decantare le virtù e la bontà del lambrusco, un vino che, secondo lui, doveva raggiungere la fama mondiale come lo champagne. Lo ascoltava rapita, mentre lui le decantava l'armonia con cui il lambrusco si sposa con i vari ingredienti della cucina italiana, le esaltava il colore del vino versatole nel calice, ma l'unico colore che Mariastella vedeva era solo il nocciola degli occhi d’Edoardo. Era stata stregata! Quel vino doveva possedere qualche elemento in grado di produrre sortilegi ed incantesimi, permettendo, a chi lo beveva, di innamorarsi della persona che le versava il dolce nettare; forse la spiegazione era semplice: non reggeva il vino; ma in questo momento non desiderava nessun chiarimento. I ricordi dolorosi, improvvisamente, erano spariti, svaniti nel nulla, il marito sepolto e il cuore adesso batteva come quello di una ragazzina al primo appuntamento. Sì quel vino era magico! Adesso vedeva frecce di cupido volare nella stanza e colpire il suo cuore, aveva bevuto una pozione magica, afrodisiaca. Sorrise. Con un gesto malizioso, aprì un altro bottone della camicetta di seta, lasciando intravedere i seni turgidi. Lo sguardo d’Edoardo fu catturato da quel gesto malizioso, adesso non parlava più, si distolse dal mondo del lambrusco per scivolare sulle labbra di Mariastella: morbide, rosse, profumate di un delizioso lambrusco bianco. Le loro labbra si unirono in un appassionato bacio, le loro mani si cercavano, si accarezzarono. I loro corpi erano avvinghiati desiderosi l'uno dell'altro. Nell'enfasi dell’incontro il calice era scivolato dalla mano di Mariastella, bagnando di lambrusco i seni, Edoardo n’assaporò il gusto esaltato dal profumo del corpo della ragazza. Consumarono l'amplesso in quella bottega liberty immersa nel profumo del lambrusco..... …..Edoardo si svegliò di soprassalto, madido di sudore, si guardò attorno.... Mariastella era sparita.... ….sorrise.. … peccato...era solo un sogno.... …...continuò a riporre le bottiglie di lambrusco bianco, con un sorriso ebete, ancora turbato da quel sogno, nella cantina “Mantegna”, dove lavorava da anni.....

Una scrittrice dimenticata: Giovanna Zangrandi

  Giovanna Zangrandi Nacque il 13 giugno a Gallierae morì il20 gennaio del 1988 a Pieve di Cadore. Il vero nome era Alma Bevilacqua, ma nell...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.