Carlo è uscito da solo di Enzo Gianmaria Napolillo Recensione di Maria Lucia Ferlisi Carlo esce sempre con suo padre e come tutti i giorni si recano al bar a fare colazione, nello stesso bar, nello stesso tavolino e bevono sempre caffè e brioches, Carlo ha 33 anni ma il mondo gli fa paura e preferisce rifugiarsi nella sua solitudine fatta di numeri, musica e abitudini . Eppure quel giorno una variante ha destato il suo interesse per la vita sepolto da anni, al bar c'è una nuova barista, Leda, giovane e carina, che gli porta un caffè con il sorriso, un piccolo gesto che risveglia la sua apatia. Saluta, si avvicina al bar e riesce a parlare, poche parole, sguardi sospesi che fanno rinasce nel padre Anselmo la speranza che qualcosa nella vita di Carlo possa ancora cambiare. Ne parla con la moglie che ha ormai perso ogni speranza per quel figlio che non è riuscito a superare il trauma adolescenziale e si è chiuso dentro una gabbia mentale la cui porta è rimasta chiusa agli altri. Ca