venerdì 26 luglio 2024

Una scrittrice dimenticata: Giovanna Zangrandi

 Giovanna Zangrandi

Nacque il 13 giugno a Gallierae morì il20 gennaio del 1988 a Pieve di Cadore.

Il vero nome era Alma Bevilacqua, ma nella sua vita letteraria preferì usare sempre pseudonimi diversi, alla fine scelse Giovanna Zangrandi.

Nel 1921 la famiglia si trasferì a Desenzano del Garda per la salute precaria del padre. Nel 1923 il padre si suicidò e insieme con la madre si trasferirono a Bologna; nel 1929 conseguì la maturità classica e  nel 1933 conseguì la laurea in Chimica. Nello stesse anno fece una vacanza a Cortina e s'innamorò della montagna, delle lunghe camminate, delle scalate, anche pericolose. Quando la madre nel 1937 morì si stabilì definitivamente in montagna. 

Prese la tessera fascista per essere autonoma e poter insegnare a Cortina in un Liceo.  Iniziò anche a collaborare con diversi giornali locali parlando delle sue montagne.

Per lei il mondo della montagna è magico, attratta dalla sua rudezza e dalla tenacia degli abitanti, un luogo che mette a dura prova chi è estraneo ad esso, ne ama il silenzio, i segreti e la chiusura, e si sente fiera di essere stata accolta da questa gente che l'ha amata e accolta dopo un cambiamento radicale della sua vita.

I suoi romanzi  testimoniano la vita rude dei monti alla quale fonde con equilibrio e maturità stilistica le storie inventate e la fantasia letteraria.

 I suoi primi libri sono: Leggende delle dolomiti nel 1951, I Brusaz, 1954, Orsola nelle stagioni, 1957.

       

La sua partecipazione alla resistenza, come staffetta, con il nome in codice Anna, la consegnò a un libro molti anni dopo, nel 1963: I giorni veri, una raccolta di eventi precisi vissuti da lei in un momento di forte tensione nel paese. Le sue parole mostrano la capacità di essere stati attivi  senza mai perdere di vista l'umanità. 

Nel 1966 pubblicò Anni con Attila, altro romanzo frutto della sua attività di partigiana dove la scrittura mette ancora in mostra la capacità di delineare i personaggi soprattutto femminili..

Come dice Antonia Arslan  nel suo libro sulla scrittura femminile italiana fra '800 e '900, l'autrice  affida alle figure femminili dei suoi libri   "il messaggio morale della continuità atemporale, la custodia delle tradizioni e dei valori umani fondamentali nel contesto di un ambiente del tutto particolare, l'onestà di fronte alla morte, di cui la vita di montagna educa a non avere paura: ed è proprio nella dimensione di una narrazione epica "al femminile" che la sua scrittura da i risultati migliori..."

Le donne che descrive nei suoi libri sanno curare, amare ma anche lottare, e senza tanti problemi sostituirsi all'uomo nei lavori manuali. sono donne forti, vere, foggiate dalla natura rude della montagna che lei ha sempre amato.

L'unico amore della sua vita che si conosce è stato per  un partigiano Severino Rizzardi comandante di una brigata il cui nome da partigiano era Tigre, morì pochi giorni prima della liberazione.

Vale la pena sottolineare che il suo ruolo da partigiana fu ad altro rischio, al pari degli uomini e mai si tirò indietro consapevole di ciò che faceva, come trasportare armi o diffondere messaggi clandestini, eseguì anche una mappa della montagna per minare i passaggi dei tedeschi e questo le valse la taglia di cinquanta mila lire!

Per suo volere, quando morì volle essere seppellita nel suo paese natale, Galliera. 

Per gli amanti della montagna suggerisco il rifugio da lei creato a Le Marmarole si trova a 1.796 metri, sulla selletta di Pradonego, tra la parete argentata dell’Antelao e gli Spalti di Toro. 




I suoi libri

  • Leggende delle Dolomiti, Milano: L’Eroica, 1951
  • I Brusaz, Milano: Mondadori «La Medusa degli Italiani», 1954
  • Orsola nelle stagioni, Milano: Mondadori, 1957
  • Il campo rosso (Cronaca di un’estate 1946), Milano: Ceschina, 1959
  • I giorni veri, 1943-1945, Milano: Mondadori, 1963
  • Anni con Attila, Milano: Mondadori, 1966
  • Borca di Cadore. Cenno storico e turistico, Belluno: Tipografia Piave, 1970
  • Il diario di Chiara, Milano: Mursia, 1972
  • Racconti partigiani, Belluno: Nuovi sentieri, 1975
  • Gente alla Palua. Racconti, Belluno: Nuovi sentieri, 1976
  • Racconti partigiani e no, Belluno: Tarantola libraio, 1981
  • Gli ingrassavo le scarpe, in Giovanni Falaschi (a cura di), La letteratura partigiana in Italia 1943-1945, prefazione di Natalia Ginzburg, Roma: Editori Riuniti, 1984
  • Racconti del Cadore, a cura di Myriam Trevisan, Milano: Officina Libraria, 2010
  • Silenzio sotto l’erba, a cura di Myriam Trevisan, Belluno: Nuovi sentieri, 2010

Fonte: Wikipedia - Antonia Arslan Dame, Galline e Regine

martedì 23 luglio 2024

Le farfalle di Sarajevo di Priscilla Morris

 Le farfalle di Sarajevo 

di 

Priscilla Morris
Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Sarajevo era la città simbolo della multietnicità, la capitale della multiculturalità dove persone di etnie diverse convivono "felici e contenti" come si direbbe in una favola. Musulmani, croati e bosniaci religioni diverse e cultura diverse convivevano tranquille.

Eppure improvvisamente qualcosa si rompe e se prima la convivenza era normale senza attriti qualcosa cambia e il vortice del cambiamento porta con se le radici dell'odio e del male. Ecco che la razza, parola che odio, prevale e distacca , allontana un popolo mentre il germe della violenza e della guerra prende sempre più spazio. 

Sarajevo non è più la stessa. 

Non è facile accettare questo cambiamento e Zora, protagonista della storia, fatica a comprendere il male che serpeggia nella città, parenti e amici divisi da una barriera che il giorno prima non esisteva.

Zora si muove nella città incredula, vede persone coperte da un passamontagna nero che portano via mobili, saccheggiano le case e lei si aggira per la città e il suo studio, non comprende come può una città trasformarsi. 

Perché? Parola a cui non riesce a dare una risposta. 

Chi può si allontana, come il marito e la madre malata che raggiungono la  figlia che vive In Inghilterra.

Lei no, lei rimane, non vuole abbandonare la casa che potrebbe essere occupata, non può lasciare le sue lezioni di pittura all'università, non può abbandonare il suo studio nel palazzo che ospita il municipio e la biblioteca. 

Lei è la pittrice dei ponti, deve restare, essere esempio per i ragazzi e continuare a dipingere e intrattenere i ragazzi, dare loro una speranza. 

Rimane nel palazzo in cui vive da quando si è sposata, ormai vuoto, ma alcuni sono rimasti e si sostengono e nutrono nel paese ormai invaso da soldati che perquisiscono ogni abitazione in cerca di armi.

Zora resiste, insieme con il libraio Misrad. Tutto durerà qualche settimana..passano mesi.. Tutto finirà presto...

Poi iniziano a sparare e i corpi rimangono a marcire nelle strade per paura dei cecchini. Poi iniziano le bombe e il cielo di Sarajevo si colore di fumo e di rosso. Poi la città rimane senza telefono, senza acqua, senza luce, senza cibo.

Infine colpiscono il cuore della città, la biblioteca e lunghe farfalle nere cadono su una Sarajevo spezzata.


L'autrice ci descrive l'assedio di Sarajevo attraverso le emozioni della pittrice Zora, che come tutti gli abitanti della città assiste incredula allo scempio che giorno dopo giorno si verifica.

 Lo stile è asciutto, le parole scorrono misurate, il ritmo della storia è pacato, sereno quasi come una carezza verso questa città che lentamente cade e le case e gli alberi spariscono, rimangono solo corpi e edifici crivellati dai colpi di mitragliatrice. 

La città può ospitare solo serbi, tutti gli amici e parenti di prima adesso sono nemici, da uccidere, per dare a Sarajevo una nuova vita senza "stranieri".

Un romanzo toccante  raccontato senza odio o recriminazioni. L'incredulità della protagonista è anche quella di tutto il resto del mondo che assiste a questa guerra. fratricida. Ma l'umanità delle persone non si recide con una taglio alla storia. L'umanità rimane  e con la solidarietà mostra che non tutto è perduto. le guerre distruggono case, uccidono persone, incendiano il passato di un popolo, ma i sentimenti delle persone non vengono estirpati. La speranza non può essere distrutta. 

Una storia che non deve mancare nelle vostre letture.

Valutazione: 💛💛💛💛💛+++

Scheda Libro

Autore:

Titolo:

Casa Editrice:

Pagine:

Trama

Sarajevo, 1992. Ogni notte bande di ultranazionalisti con la faccia coperta da calze nere trascinano in strada i mobili presi dalle case abbandonate ed erigono barricate che tagliano la città in enclave etniche. Ogni mattina, gli abitanti – musulmani, croati, serbi – rimuovono quelle barriere e affrontano la giornata fingendo di non vedere ciò che si addensa all’orizzonte. Tuttavia, inevitabilmente, arriva il giorno in cui la tragedia che incombe sulla città non può più essere ignorata, e Zora Kočović, pittrice e insegnante, decide che è giunto il momento di mandare suo marito e l’anziana madre fuori dal paese, al sicuro. Lei, invece, non lascerà Sarajevo, il suo studio sotto i tetti della Vijećnica, i ragazzi che si aggrappano ai suoi corsi di arte come all’ultimo brandello di normalità, i suoi quadri che raffigurano i tanti ponti, simbolo della città della convivenza. Le ostilità non potranno durare più di qualche settimana, la tempesta passerà. Ma la tempesta non passa e l’assedio chiude Sarajevo in una morsa. I suoi abitanti rimangono senza comunicazioni, senza luce, senz’acqua, senza medicine: dalle colline attorno la città viene bombardata, spazzata dai cecchini, martoriata. Muoiono a migliaia; le lapidi, bianche, sottili, riempiono ogni angolo, prato, cortile. Spariscono giorno dopo giorno gli alberi e gli uccelli. Nel palazzo squarciato dalle esplosioni in cui Zora vive ormai sola, si è formata una vera e propria comunità di fratelli e sorelle d’anima che si appoggiano gli uni agli altri, affrontano insieme il loro mondo che si sta disintegrando, si reinventano di nuovo e poi ancora, nel tentativo di non perdere la propria umanità. Tutto ciò che Zora e i suoi amici hanno di più caro viene distrutto, esposto allo scempio dalla crescente violenza degli assalitori: al posto delle rondini nel cielo di Sarajevo volteggia la cenere, uno sciame di farfalle nere. Eppure, dopo che si è perso tutto, lì, può esserci ancora straordinaria bellezza.

sabato 20 luglio 2024

La vita altrove di Guadalupe Nettel

 La vita Altrove di Guadalupe Nettel

Impressioni di Maria Lucia

Nel libro di Guadalupe Nettel sono racchiusi otto racconti. Otto storie il cui filo comune è la ricerca del perché le relazioni affettive e emotive nascono e/o finiscono. l'autrice messicana si muove come una vagabonda in questa ricerca e spera che in qualche storia possa ritrovare quell'altrove che cerca, la speranza di trovare una spiegazione e un'alternativa possibile.

Sono storie tutte diverse che ci conducono a segreti familiari e emozioni tenute nascoste e represse, inutilmente, perché alla fine tutto viene a galla e la verità può essere devastante, come nel primo racconto che introduce il libro.

La scrittura della Nettel è precisa, asciutta,  attenta e non sbaglia, cerca di  mostrare, senza edulcorazioni, le dinamiche famigliari, senza sconti a nessuno.

Le sue storie ordinarie, attraverso la sua fine ed elegante penna, diventano straordinarie e ci regalano momenti di lettura entusiasmante.

Magia e realtà si mescolano nella narrazione e i racconti assurgono a piccoli gioielli di lettura tesi alla ricerca di mondi possibili come un albatros che sorvola il cielo e dall'alto osserva nei dettagli le emozioni buone e cattive di chi vive nella terra.

Una bella lettura anche se il suo romanzo La figlia unica è sicuramente una prova letteraria di maggior riguardo.

Scheda Libro

Autore: Guadalupe Nettel

Titolo: La vita altrove

Casa editrice: Nuova Frontiera

Pagine: 192

Trama

All’improvviso, quando meno se lo aspettano, i protagonisti di questo libro si ritrovano scacciati dalle loro vite. A volte è per ragioni di cuore, altre di lavoro o familiari, spesso semplicemente per caso: la realtà viene drasticamente sovvertita e sono costretti ad adattarsi a circostanze inaspettate, a navigare senza bussola in acque sconosciute.

 Una ragazza incontra in ospedale un parente misteriosamente bandito dalla famiglia; un attore, in piena crisi professionale, si insinua nella vita di un rinomato collega; una donna vive in un mondo in agonia, dove l’unica consolazione è rifugiarsi nel sonno; un uomo crede di scoprire la soluzione al suo logoro matrimonio in una stradina solitaria.

 Anche la famiglia, con le sue logiche spesso sfuggenti, i suoi piccoli e grandi tradimenti, i suoi segreti e le aspettative è una costante di questi otto racconti. Come pure il mondo animale e il mondo vegetale che, in un continuo dialogo, fanno da contraltare a quello degli umani. Con la precisione e l’estro di un funambolo, 

Nettel si muove tra reale e fantastico, riuscendo ancora una volta a rivelare la natura strana e inquietante della realtà che ci circonda.


mercoledì 17 luglio 2024

SCRITTRICI DIMENTICATE: BONTA' WANDA

 BONTA', WANDA (1902 - 1986)

NACQUE A MILANO IL 25 GIUGNO DEL 1902, RIMASE ORFANA DA RAGAZZINA E FU AFFIDATA A DIVERSI ISTITUTI RELIGIOSI E SI DIPLOMO' MAESTRA. 

CONSEGUITO IL DIPLOMA ESEGUì  MOLTEPLICI LAVORI, MA LA SCRITTURA ERA IL SUO OBIETTIVO E E IL SUO SOGNO  INIZIO SUBITò A SRIVERE E IL SUO PRIMO ROMANZO EBBE UN NOTEVOLE SUCCESSO, FU PUBBLICATO NEL1928: LA FATICA DI VIVERE.

FINO AL DOPOGUERRA LA SUA SCRITTURA FU PROLIFICA E SCRISSE MOLTI ROMANZI. 

LE PROTAGONISTE DEI SUOI ROMANZI SI DISCOSTAVANO DAL MODELLO FEMMINILE DI DONNA DEL REGIME FASCISTA.

LE SUE "SIGNORINETTE" ERANO IN CERCA DI LIBERTà E INDIPENDIENZA, CERCAVANO DI ESPRIMERSì NEL LAVORO E NELLA VITA SENZA IL SUPPORTO DI UNA FAMIGLIA CON MARITO E FIGLI COME IMPONEVA L'IDEALE MUSSOLINIANO.


NEL 1937 SI ISCRISSE ALL'ORDINE DEI GIORNALISTI E INIZIò LA COLLABORAZIONE  CON DIVERSI GIORNALI, TRA CUI GRAND HOTEL E INTIMITA'.

IL SUO ROMANZO PIù FAMOSO FU "SIGNORINETTE" CHE RIUSCì A VNDERE BEN CINQUANTAMILA COPIE IN UN SOLOANNO! 

UN ROMANZO CHE FECE SOGNARE MOLTE RAGAZZE E RAGAZZINE DEL TEMPO.

MORì IL 5 MARZO DEL 1986 A MILANO.


ELENCO DEI LIBRI SCRITTI DALL'AUTRICE


Signorinette (Edizioni Mani di Fata, 1938, ill. Carlo Alberto Michelini)
Signorinette nella vita, Edizioni Mani di Fata,1942, ill. E. Marisaldi)

La fatica di vivere (Milano, Libr. Edit. Milanese, 1928)
Una corsa in paradiso (Milano, Vallardi, 1934)
Paura di amare (Milano, Sonzogno, 1941)
Vivere in due (primo diario di Clementina) (Milano, Sonzogno, 1941)
L'ombra sul fiore (Milano, Sonzogno, 1942)
L'ora dell'amore (Milano, Rizzoli, 1942)
I cagnolini di Perlarosa: racconto allegro per i piccoli (Milano, Genio, 1944, ill. di Baldo)
Lontano da te (Milano, Sonzogno, 1944)
Viaggio nell'azzurro (Milano, Cremona, E. L. I., 1944)
Lucciola (Milano, A. Tarantola, 1945)
Una moglie sola (secondo diario di Clementina) (Milano, Sonzogno, 1945)
Temporale sull'orto (Milano, Mani di fata, 1945)
Sei mesi d'amore (Milano, Mani di Fata, 1946)
Una notte d'agosto (Milano, Rizzoli, 1946)
Lo strano cuore di Nelly (Milano, Sonzogno, 1947)
Via degli oleandri (Milano, Sonzogno, 1949)
Occhi d'ombra (Milano, G. Valsecchi, 1950)
Il segreto di Marta Bergen (Milano, Sonzogno, 1950)
Amore nemico (Milano, G. Valsecchi, 1951)
Amanti (Milano, G. Valsecchi, 1953)

SE VOLETE SAPERNE DI PIù

  • M. Gastaldi, Donne luce d'Italia, Milano, 1936
  • M. Bandini Buti, Poetesse e scrittrici, Roma, 1941-42
  • G. Carcano, Panorama biografico degli Italiani, Roma, 1956
  • M. Gastaldi e C. Scano, Dizionario delle scrittrici italiane contemporanee, Milano, 1957
  • Rachele Farina, Dizionario biografico delle donne lombarde: 568-1968, Baldini Castoldi Dalai, 1995

TRATTO DA

lunedì 15 luglio 2024

BANDO DI CONCORSO NAZIONALE sezione POESIA INEDITA 2024 - XLVIII EDIZIONE -

Un concorso poetico senza pagamento di quota, tema Marco Polo!

Scade il 31 agosto...affrettatevi a inviare le vs poesie!!!!

BANDO DI CONCORSO NAZIONALE  sezione POESIA INEDITA 2024 -  XLVIII EDIZIONE -



L Assessorato Cultura indicono la XLVII edizione del Premio Letterario Nazionale INSULA ROMANA 2024. In occasione del centenario della morte di Marco Polo, il motivo di ispirazione e riflessione poetica per gli autori sarà: XLVII Edizione BANDO DI CONCORSO NAZIONALE sezione POESIA INEDITA 2024 Italo Calvino, Le città invisibili, II [1972]


“Tutto perché Marco Polo potesse spiegare […] che quello che lui cercava era sempre qualcosa davanti a sé, e anche se si trattava del passato era un passato che cambiava man mano egli avanzava nel suo viaggio, perché il passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto, non diciamo il passato prossimo cui ogni giorno che passa aggiunge un giorno, ma il passato più remoto”

Oispirati al tema indicato nel Bando su supporto cartaceo in sei copie ciascuno a mezzo raccomandata. Le sei copie di ogni elaborato dovranno essere spedite in un unico plico, nel quale dovrà essere altresì inclusa una nota in busta chiusa contenente le generalità dell'autore (nome e cognome, luogo e data di nascita), l'indirizzo completo, il numero di telefono, l'eventuale e-mail. Non è richiesta alcuna quota di partecipazione. Gli elaborati lirici dovranno essere spediti entro e non oltre il 31/08/2024 (farà fede la data del timbro postale) al seguente indirizzo: Ass. Pro Loco Bastia Umbra - Piazza Mazzini 71 - 06083 Bastia Umbra PG.

Una prima selezione sarà effettuata da una Giuria di esperti di stimata e nota professionalità che sceglieranno i migliori elaborati da presentare alla Giuria Popolare composta da circa 100 membri di varie categorie sociali che nomineranno il vincitore nella serata programmata per il giorno giovedì 17 ottobre 2024 alle ore 21,00 presso la Sala Espositiva delle Monache benedettine di Bastia Umbra. La scelta della giuria è insindacabile. I testi poetici potranno essere scritti in qualunque lingua o dialetto, purché abbiano a fianco il testo italiano.

La cerimonia di premiazione avrà luogo domenica 17 novembre 2024, alle ore 17.00 presso la Sala Congressi del Centro Fieristico L. Maschiella a Bastia Umbra. Ai soli premiati e segnalati sarà inviata comunicazione entro il giorno 31 ottobre 2024. I risultati saranno resi noti tramite mezzi di comunicazione dopo la cerimonia di premiazione. Gli elaborati non saranno restituiti. Si ricorda che chi presenta delle opere partecipanti al concorso non può contemporaneamente far parte della Giuria Popolare. La partecipazione al Premio INSULA ROMANA presuppone l'accettazione del presente regolamento. I dati anagrafici trasmessi verranno trattati, ai sensi del D.Lgs. 196/2003 in materia di privacy e del Regolamento europeo 679/2016 – GDPR, esclusivamente per attività inerenti al concorso di poesia in parola e non verranno trasferiti a soggetti terzi. L'autore 1° classificato riceverà un premio consistente in € 600,00; il secondo € 300,00 e il terzo € 200,00. I premiati riceveranno una pregevole ceramica umbra. La Giuria tecnica si riserva, inoltre, la facoltà di assegnare un premio speciale intitolato alla memoria della professoressa Oretta Guidi (ex presidente giuria tecnica) al poeta ritenuto meritevole di menzione .

 Gli autori vincitori dovranno personalmente presiedere alla cerimonia di premiazione al fine di ritirare il Premio assegnato, altrimenti il premio rimarrà a disposizione dell’Ente organizzatore. È previsto che gli autori vincitori invitati alla cerimonia di premiazione siano ospiti in struttura alberghiera a carico dell'Ente organizzatore. Una prima selezione sarà effettuata da una Giuria di esperti di stimata e nota professionalità che sceglieranno i migliori elaborati da presentare alla Giuria Popolare composta da circa 100 membri di varie categorie sociali che nomineranno il vincitore nella serata programmata per il giorno giovedì 17 ottobre 2024 alle ore 21,00 presso la Sala Espositiva delle Monache benedettine di Bastia Umbra. La scelta della giuria è insindacabile. 

I testi poetici potranno essere scritti in qualunque lingua o dialetto, purché abbiano a fianco il testo italiano. gni concorrente potrà inviare fino a tre componimenti anonimi Oispirati al tema indicato nel Bando su supporto cartaceo in sei copie ciascuno a mezzo raccomandata. 

Le sei copie di ogni elaborato dovranno essere spedite in un unico plico, nel quale dovrà essere altresì inclusa una nota in busta chiusa contenente le generalità dell'autore (nome e cognome, luogo e data di nascita), l'indirizzo completo, il numero di telefono, l'eventuale e-mail. 

Non è richiesta alcuna quota di partecipazione. 

Gli elaborati lirici dovranno essere spediti entro e non oltre il 31/08/2024 (farà fede la data del timbro postale) al seguente indirizzo:

Ass. Pro Loco Bastia Umbra - Piazza Mazzini 71 - 06083 Bastia Umbra PG. 


 LA GIURIAÈ FORMATADA: Jacopo Manna (Coordinatore della Sezione Poesia Inedita); Jane Rebecca Oliensis (Presidente Humanities Spring); Valter Papa (Medico); Marinella Amico (Insegnante in pensione); Aurora Panzolini (Universitaria)

venerdì 5 luglio 2024

Scrittrici dimenticate: FAUSTA CIALENTE

Fausta Cialente

Fausta Cialente è stata una grande voce delle letteratura italiana, essendo donna è stata dimenticata e trascurata dalle antologie degli scrittori, eppure ha vinto anche l'ambitissimo Premio Strega nel 1976. 

Fausta nasce a Cagliari, il padre è un ufficiale di fanteria e per questo motivo continua a cambiare luoghi dove vivere. Nutre fin da piccola l'amore per la scrittura che coltiva e continua anche dopo il matrimonio con Enrico Terni, compositore ebreo, dal quale avrà una figlia.

Dall'anno del matrimonio 1921 fino al 1947 vivrà a Alessandria d'Egitto e al Cairo dopo. Nelle terre d'Egitto avvierà le sue prime opere che come ambientazione avranno proprio l'Egitto, come: Cortile a Cleopatra, Pamela e la bella estate, Natalia, Marianna.

Le protagoniste delle sue opere sono all'avanguardia, lottano per affermarsi, cercano di essere fuori dagli stereotipi del tempo, affronterà anche il tema dell'amore tra due donne in Natalia, romanzo che sparì subito dalla circolazione editoriale in quanto era ancora un tema scabroso da affrontare.

Ebbe una bellissima amicizia con Sibilla Aleramo che l'aiuto introducendola in alcuni importanti salotti letterari che spinsero Fausta a intensificare la sua scrittura, della loro amicizia rimane uno splendido carteggio epistolare e si trova a Roma presso la fondazione A. Gramsci..

Lontana dall'Italia avvia anche un intensa attività antifascista e conduce programmi radiofonici da Radio Cairo. allaccia anche amicizia con Palmiro Togliatti e avvia un sodalizio con il partito comunista.

Ritornata in Italia nel 1947 continua  a scrivere per giornali e riveste, la sua produzione letteraria riprende nel  961 con Ballata Levantina  classificandosi seconda,  al Premio Strega. 

Nel 1966 pubblica Un inverno freddissimo dal quale la Rai produrrà uno splendido sceneggiato con la regia di Sandro Bolchi.

Nel 1972 pubblica Il vento sulla sabbia e nel 1976 riceve il Premio Strega on Le quattro ragazze Wieselberger.




Negli ultimi anni della sua vita si trasferisce in Gran Bretagna dove si occuperà solo di traduzioni e nelle terre britanniche morirà il 12 marzo 1994, aveva 96 anni.







grazie a Wikipedia:

Fausta Cialente - Wikipedia



 .




lunedì 1 luglio 2024

L'invenzione di noi due di Matteo Bussola

L'invenzione di noi due
 di 
Matteo Bussola

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi


 Milo e Nadia si sono conosciuti al liceo tramite tanti messaggi senza mai arrivare alla conoscenza fisica, si sono amati in questo modo con le proiezioni delle parole che hanno messo a nudo le loro anime.

Poi dopo la maturità si sono persi di vista, hanno avuto le loro storie, si ritrovano dopo dieci anni ad una festa e tra loro scatta l'amore, quello sognato e accarezzato per tanto tempo. Sono diversi ma l'amore sana le mancanze.

Passano 15 anni e del loro amore puro non rimane più nulla se non l'ostinazione di Milo che continua a amare Nadia con lo stesso sentimento e desiderio di quando si sono conosciuto e osserva smarrito la fine di quel sogno che vorrebbe fare rinascere a qualunque costo.

Un romanzo scritto bene con toni sempre pacati, ritmo scorrevole e dialoghi ben costruito.

Un analisi della fine di un amore maniacale ne osserva e riporta in luce tutte le pieghe positive e no . analizza passo dopo passo le manie e nevrosi del rapporto. Scruta ogni anfratto, osserva ogni movimento. Non tralascia nulla dei comportamenti sbagliati. I rimpianti rincorrono i ricordi, cerca nella memoria, con la foga di un investigatore,  quando il rapporto ha avuto i primi cedimenti.

Sbagli, mancanze, noncuranze...si sommano...

Come in  un vaso di fiori la mancanza dell'acqua ha fatto appassire il fiore, anche il loro amore si è indebolito, mancanza dopo mancanza ha perso vigore, dopo tante parole non dette l'amore si è sciupato, dopo tanti silenzi l'amore si è sbrindellato.

Una piacevole lettura👩

VALUTAZIONE 💛💛💛💛

Scheda Libro

Autore: Matteo bussola

Titolo: L'invenzione di noi due 

Casa editrice: Einaudi

Pagine: 216

Trama

Cominciai a scrivere a mia moglie dopo che aveva del tutto smesso di amarmi». Così si apre questo romanzo, in cui Milo, sposato con Nadia da quindici anni, si è accorto che lei non lo desidera più: non lo guarda, non lo ascolta, non condivide quasi nulla di sé. Sembra essersi spenta. Come a volte capita nelle coppie, resta con lui per inerzia, per dipendenza, o per paura. Quanti si arrendono all'idea che il matrimonio non possa diventare che questo? Milo no, non si arrende. Continua ad amare perdutamente sua moglie, e non sopporta di non ritrovare più nei suoi occhi la ragazza che aveva conosciuto. Vorrebbe che fosse ancora innamorata, curiosa, vitale, semplicemente perché lei se lo merita. Ecco perché un giorno le scrive fingendosi un altro. Inaspettatamente, lei gli risponde, dando inizio a una corrispondenza segreta. In quelle lettere, sempre più fitte e intense, entrambi si rivelano come mai prima. Pian piano Milo vede Nadia riaccendersi, ed è felice, ma anche geloso. Capisce di essere in trappola. Come può salvarsi, se si è trasformato nel suo stesso avversario? Matteo Bussola racconta un amore. Forte, sciupato, ambiguo, indispensabile. Come ogni relazione capace di cambiarci la vita.

lunedì 24 giugno 2024

Maria Maddalena Morelli


Maria Maddalena Morelli

La sua poetica fu premiata per : «facilità e naturalezza nell’improvvisare elegantemente».



Maria Maddalena Morelli, meglio conosciuta come Corilla Olimpica,  nacque a Pistoia il 17 marzo del 1727, il padre era primo violinista, molto famoso all'epoca. visse a §Firenze dove si esibiva suonando il violino o il clavicembalo, la sua musica era accompagnata sempre da eleganti declamazioni di poesie, per lo più improvvisate, per queste sue capacità era richiesta in molti salotti nobili.

La principessa Vittoria Pallavicini la iscrisse all'Arcadia con lo pseudonimo di Corilla Olimpica, aveva vent'anni. Nel 1750 si trasferì a Napoli dove rimase fino al 1760 e nel 1751 pubblicò Dalle felici  gloriose sponde, nello stesso anno conseguì il prestigioso riconoscimento di essere iscritta nell'Accademia degli Agiati di Rovereto.

Nel 1753 La poetessa si sposò con  un gentiluomo spagnolo, Ferdinando Fernandez, dal quale ebbe un figlio, ma la vita coniugale non durò a lungo e Maria Maddalena Morelli si rifugiò con il figlio a Roma.

Rimase poco a Roma, ospite della nobildonna Pallavicini, preferì spostarsi in continuazione, esibendosi nelle sue declamazioni poetiche improvvisate.

Fu una donna libera nelle scelte amorose, ebbe diverse relazioni, ma la poesia era il suo unico amore, accompagnata dalla libertà di muoversi in tutta Italia senza  vincoli amorosi oppressivi.

Non pubblicò mai le sue poesie, alcune furono inserite da altri, anche nei versi amava la libertà, sempre liberi e improvvisati. 

Fu la prima poetessa ad essere inserita nel Campidoglio come poeta di corte.

Morì a Firenze nel 1800.

Di lei diranno:
«La celebre improvvisatrice Corilla, violinista, allieva di Nardini; suona lo strumento tenendolo in grembo, assomigliando così alla decima Musa come è stata spesso definita. Oltre al suo straordinario talento nell’improvvisare versi su qualsiasi soggetto, è capace di suonare una parte di ripieno sul violino, e canta con grande espressione ed abilità: quasi ogni sera tiene una conversazione assai frequentata da stranieri e da letterati di passaggio a Firenze. Qualche volta, in serate più tranquille, ci trovammo a casa sua soltanto con Nardini ed insieme a lei suonammo dei trii: Nardini nella parte di violino principale, Corilla in quella di secondo violino, ed io li accompagnavo con la viola» (cfr. Ch. Burney, Viaggio musicale in Italia, Torino 1979, p. 224).

Una sua Poesia: 

 Cantai sul Tebro, di colà passando,

e Arcadia e ’l vecchio innamorato Alfeo
tacquer, l’orecchie ad ascoltar alzando.
Anzi fra ’ suoi mi scrisse il buon Mireo,
e mi chiamò Corilla, e un gentil dono
delle Campagne Olimpiche mi feo
(Ademollo, Corilla Olimpica, pp. 57-58).








Ringrazio Treccani

Morèlli, Maria Maddalena - Enciclopedia - Treccani

Maria Lucia Ferlisi

 

martedì 18 giugno 2024

La donna che odiava i corsetti DI ELEONORA D'ERRICO


La donna che odiava  i corsetti
                        di 
             Eleonora D'Errico
Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Rosa Genoni nasce in Valtellina il 16 giugno del 1867, la famiglia è poverissima e la madre è impegnata nelle continue gravidanze, pertanto all'etàdi 10 anni viene mandata a Milano, dalla zia sarta, a lavorare in una sartoria come "piscinina". Impara ben presto i rudimenti delle sarte e contemporaneamente si iscrive a una scuola serale per conseguire la licenza elementare.

Fin da ragazzina s'interessa ai problemi sociali delle lavoratrici, entra in contatto con Anna Maria Mozzoni e anna Kuliscioff e si unisce alle loro battaglie nella lega promotrice degli interessi femminili.
Nel frattempo la sua capacità sartoriale aumenta e riesce ad entrare in una delle più prestigiose sartorie di Milano Haradt e Fils.

Ma le sue idee socialiste e umanitarie la portano ad un congresso a Parigi, come traduttrice, visto il suo francese perfetto. Capisce che se vuole diventare una sarta rinomata deve restare a Parigi e inizia a lavorare per una delle case sartoriali più importanti della città parigina Charles Worth.
L'amore per Milano dopo qualche anno la riporta indietro, dove cercherà di imporre uno stile tutto suo, contro l'imperante uso dei "corsetti" e della moda francese.

Non manca anche l'amore nella sua vita, l'avvocato Podreider, da cui ha una figlia Fanny, ma che può sposare solo alla morte della madre di lui. 
Alla fine riuscirà a creare un fantastico abito, senza corsetti e......

Avevo già conosciuto la storia di Rosa Genoni in un incontro al Festivaleletteraura di Mantova, qualche anno fa. Eravamo in pochi, la saletta piccola ci aveva dato modo di sentire la voce della nipote che stava cercando di rivalutare questa granade donna che ha creato uno stile Made in Italy, ha fondato una scuola, in cui lei stessa insegnava, e cercava di offrire non solo le capacità di imparare un mestiere ma anche una cultura.

Una donna che ha lottato per le donne e per la moda italiana.

Il romanzo di Eleonora D'Errico narra in modo scorrevole e fluido la storia della sarta Rosa Genoni, le cinquecento pagine scivolano veloci  e il lettore si ritrova a terminare il romanzo in un batter d'occhio.

La scrittura corre veloce insieme con la trama di questa donna energica e battagliera e la sua vita v'incanterà. 
una  vita al suo lavoro, alla voglia di aiutare le altre donne, consapevole delle condizioni precarie in cui vivevano e che lei aveva provato, conosceva la povertà.

L'autrice è riuscita a confezionare un romanzo perfetto ed  equilibrato nella parte romanzata e in quella storica, rende la protagonista un'eroina, perché lo è stata anche se il mondo degli uomini l'ha soffocata.

Oggi Eleonora  D'Errico ci presenta Rosa Genoni nella potenza rivoluzionaria del  ruolo che ha avuto e il suo meraviglioso abito, riportato in copertina, è l'espressione della potenza della moda italiana.

Fa conoscere la storia di questa donna che possiamo definire senza ombra di dubbio una portavoce del femminismo italiano.

Averla portata fuori dall'oblio è stato un atto splendido della nipote di Rosa Genoni e dell'autrice, anche lei si è innamorata della forza travolgente di Rosa.

A noi non  resta che leggere il  romanzo e essere orgogliose di questa piccola "piscinina" che ha reso grande la sartoria italiana nei primi passi.

Buona lettura

Valutazione: 💛💛💛💛💛+++++


SCHEDA LIBRO

AUTORE: ELEONORA D'ERRICO
TITOLO: LA DONNA CHE ODIAVA I CORSETTI
CASA EDITRICE: RIZZOLI
PAGINE: 544

TRAMA
La storia di Rosa Genoni, la donna che rivoluzionò la moda e inventò il Made in Italy. Rosa ha solo dieci anni quando lascia la sua famiglia a Tirano, sulle montagne della Valtellina, e va a Milano, per lavorare come piscinina nella sartoria della zia Emilia. È il 1877, e la città la travolge con il fermento di una metropoli nascente, l’illuminazione a gas, i tram a vapore, i caffè, la Scala. La vita di un’apprendista sarta è dura, i turni estenuanti, ma la bambina è sveglia, e dimostra subito un talento speciale per la moda. Così assorbe tutto, comprese le nuove idee di giustizia sociale e libertà, e diventa una giovane donna coraggiosa, oltre che una sarta raffinata e dalle idee innovative. Da Milano a Parigi, dove nascono gli abiti che tutto il mondo ama, il passo è breve, ed è proprio lontano da casa, sulle rive della Senna, che Rosa concepisce l’idea di una moda che non sia solo un’eccellente copia di quella d’Oltralpe, ma che risplenda di un’originalità tutta italiana, ispirata ai dipinti del Rinascimento e ai fiori delle sue Alpi. È così che inventa il concetto di “made in Italy”. Tra broccati e toilettes di seta, l’impegno di insegnante all’Umanitaria e l’amore – scandaloso all’epoca – per l’avvocato Podreider, la voce vivida di Rosa ci racconta la sua vita anticonformista e luminosa, le sue battaglie per liberare le donne dai corsetti e dai pregiudizi. Eleonora D’Errico ci restituisce il ritratto appassionato e vibrante di una sarta geniale, un personaggio chiave per la storia della moda italiana – consacrato dalla creazione dall’abito Tanagra – ma anche quella dell’emancipazione femminile. Il racconto di una vita unica che ha saputo vestire di glamour la rivoluzione.

Da wikipedia


  • Per una moda italiana : relazione al 1. congresso nazionale delle donne italiane in Roma (sezione letteratura ed arte) della signora Rosa Genoni delegata della Societa Umanitaria di Milano, tip. Balzaretti, 1908.
  • Articoli su pacifismo e socialismo, Ferrara, Luciana Tufani, 2019.
  • La storia della moda attraverso i secoli: dalla preistoria ai tempi odierni, Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1925.
  • Cronache d'arte : Costume: la moda femminile dalle commemorazioni del 59 all'Esposizione d'arte di Venezia, in Vita d'arte : rivista mensile d'arte antica e moderna, n. 19, 1909, 351-358.

Riconoscimenti

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  • 1906 - Gran Premio della giuria per la sezione Arte Decorativa dell’Esposizione Internazionale di Milano[3]
  • Riposa in un'edicola del cimitero monumentale di Milano;[4] nel 2015 il comune di Milano ha deciso che il suo nome venga iscritto nel famedio dello stesso cimitero[5]



 

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.