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martedì 18 marzo 2025

GUALBERTA ALAIDE BECCARI: UNA DONNA DIMENTICATA

 GUALBERTA ALAIDE BECCARI


Gualberta Alaide Beccari nasce a Padova nel 1842, i suoi genitori sono di fede Mazziniana e lei respira l'attività politica risorgimentale fin dalla più tenera età, soprattutto la madre cerca di darle un'educazione più aperta come donna.

Dimostrò ben presto una predisposizione alla scrittura,  nonostante non abbia avuto un percorso letterario scolastico, ma il suo approccio da autodidatta, le tante letture solitarie, l'eredità paterna dell'amore per i teatro e il francese, erano stati un buon terreno adatto alla cultura e formazione educativa che ne ricavò.

Nel 1873 curò insieme a Francesca Zambusi dal Lago un albo commemorativo in onore di Adelaide Cairoli  e dei suoi figli: Ad Adelaide Cairoli le donne italiane (Padova, Tipografia alla Minerva, 1873).

Scrisse anche opere teatrali, tra le tante Un caso di divorzio, la cui causa sull'autodeterminazione della donna è presente più che mai.

Scrisse anche novelle e racconti ma preferì usare uno pseudonimo Flaviana Flaviani, quasi si vergognasse di questa attività meno importante rispetto ai saggi  e scritti giornalistici cui collaborava.

La sua lotta per le donne ebbe una significativa impronta quando nel 1868 fondò un periodico, a Padova, LA DONNA, in sui si prefiggeva l'ampio sogno di "educare" le donne agli aspetti della vita nelle quali abitualmente venivano escluse come l'ambito politico, scientifico, letterario e artistico in generale.

Le sue idee di emancipazioni femminile si scontravano con il clero e la parte moderata dei cittadini padovani, ma a nulla valsero, lei portò sempre avanti le sue idee.

gno fu ancora più importante e iniziò la sua attività politica accanto alla classe operaia, non abbandonando mai le sua fede mazziniana.

Nell'ambiente bolognese le sue idee si allargarono maggiormente e ebbe una fitta rete di relazioni politico e intellettuali. La produzione del giornale dedicato alla donna proseguì a Bologna, ricordiamo che ebbe notevoli firme nel suo giornale come Maria Mozzoni.
Vale la pena ricordare che fondò anche un giornalino intitolato  MAMMA, nel 1866, dedicato alle generazioni future, sostenendo come l'educazione, fin dalla più tenera età, alle idee di libertà ed emancipazione potessero formare una persona più aperta alle idde di modernità che l'avvicinarsi al nuovo secolo richiedessero.
Fondò anche una biblioteca per ragazzi del popolo, intitolata a Clotilde Tambroni.
Negli ultimi anni di vita la malattia di cui era affetta da anni prese il sopravvento e morì a Bologna nel settembre del 1906.


Bibliografia

  • G. Biadene, Solidarietà e amicizia: il gruppo de La donna (1870-1880), «Nuova DWF», 1979, n. 10-11
  • B. Pisa, Venticinque anni di emancipazionismo femminile in Italia: Gualberta Alaide Beccari e la rivista La donna 1868-1898, Roma, FIAP, 1982
  • M. Schwegman, Gualberta Alaide Beccari emancipazionista e scrittrice, Pisa, Domus mazziniana (Edizioni offset grafica), 1996
  • M.P. Casalena, Scritti storici di donne italiane. Bibliografia 1800-1945, Firenze, Olschki, 2003
  • Maria Teresa Mori, Gualberta Beccari, in Italiane vol. 1, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità, 2004, p. 11-12.
  • Roberto Martorelli (a cura di), La Certosa di Bologna. Un libro aperto sulla storia, catalogo della mostra a Bologna al Museo civico del Risorgimento dal 23 maggio al 15 luglio 2009, Bologna, Tipografia Moderna, 2009
  • Oscar Greco, Bibliobiografia femminile italiana del XIX secolo, 1875, pp. 117-127
  • Liviana Gazzetta, Orizzonti nuovi. Storia del primo femminismo in Italia 1865-1925, Roma 2018
  • Jadranka Bentini (a cura di), La voce delle donne. Guida al Risorgimento dell'Emilia Romagna, Torino, Umberto Allemandi & C., 2011, pp. 37-38, ISBN 9788842220312.
FERLISI MARIA LUCIA
FONTI:

Gualberta Alaide Beccari - Wikipedia

lunedì 24 febbraio 2025

Caterina Bonvicini

Caterina Bonvicini, una scrittrice poco conosciuta da valorizzare


Testo copiato da Wikipedia 


 Vive e lavora fra Roma e Milano; è cresciuta a Bologna dove si è laureata in Lettere Moderne all'Università di Bologna. Dal 1999 al 2006 ha vissuto a Torino, dove ha lavorato per la casa editrice Einaudi.[1]

Dal 2012 al 2016 ha collaborato con Il Fatto Quotidiano. E per alcuni anni con Robinson, La Repubblica. Dal 2016 collabora con L’Espresso.

Ha pubblicato con Einaudi i romanzi Penelope per gioco (2000) (Premio Letterario Edoardo Kihlgrenpremio Città di Pennepremio Rapallo-Carige opera prima), Di corsa (2003) Premio Fiesole Narrativa Under 40.[2] e la raccolta di racconti I figli degli altri (2006).

Con il romanzo L'equilibrio degli squali, pubblicato da Garzanti nel 2008 e ripubblicato con Oscar Mondadori nel 2018, vince nello stesso anno il Premio Rapallo Carige per la donna scrittrice, il Premio Fregene per la narrativa[3] e il Premio letterario Frignano,[4]. Il romanzo viene tradotto in Spagna (Alfaguara, 2009), in Germania ( Fischer Verlag., 2010), in Olanda ( De Geus., 2010), in Turchia ( Renzi Kitabevi., 2010), in Francia ( Gallimard., 2010), dove vince nel 2010 il premio internazionale Grand prix de l'héroïne Madame Figaro, e in Serbia (Vulkan, 2018).

Nel 2010 esce Il sorriso lento ( GarzantiURL consultato il 24 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 16 novembre 2016).) che nel 2011 è finalista al Premio Bottari Lattes Grinzane e viene tradotto in Francia (Gallimard, 2011) e in Olanda ( De Geus., 2012).

Nel 2014 esce Correva l'anno del nostro amore (Garzanti), tradotto in Francia ( Gallimard., 2016 e nei Folio nel 2018), in Germania ( Fischer Verlage., 2016), negli Stati Uniti (Other Press, 2021) e in Bulgaria (Lemur, 2022).

Nel 2016 pubblica Tutte le donne di (Garzanti), tradotto in Francia ( Galllimard., 2020 e nel Folio 2022) e in Repubblica Ceca (Grada, 2021).

Nel 2018 pubblica per Mondadori un noir, Fancy Red (Premio Letterario Basilicata) tradotto in Germania (btb Verlag , 2020).

Dal 2018 si occupa del Mediterraneo, imbarcandosi sulle navi ONG: a bordo della Mare Jonio di Mediterranea nel 2018 e 2019, della Ocean Viking di Sos Méditerranée e Medici Senza Frontiere nel 2020 e della Geo Barents di Medici Senza Frontiere nel 2022. Nel 2022 pubblica per Einaudi Mediterraneo. A bordo delle navi umanitarie. ( con un saggio e le fotografie di Valerio Nicolosi ).

Nel 2024 pubblica Molto molto tanto bene (Einaudi).

Ha scritto anche due romanzi per ragazzi, Uno due tre liberi tutti!, illustrato da Allegra Agliardi, pubblicato da Feltrinelli nel 2006 e In bocca al bruco, pubblicato da Salani nel 2011. Insieme a Alberto Garlini nel 2015 ha pubblicato il saggio L'arte di raccontare ( Nottetempo.). Nel 2021 ha curato l'antologia Le ferite (Einaudi), per i 50 anni di Medici Senza Frontiere i cui proventi sono interamente devoluti a MSF.

  • Penelope per gioco, Einaudi, 2000.
  • Di corsa, Einaudi, 2003.
  • I figli degli altri, Einaudi, 2006.
  • Uno due tre liberi tutti!, Feltrinelli, 2006.
  • L'equilibrio degli squali, Garzanti, 2008; Mondadori, 2018.
  • Il sorriso lento, Garzanti, 2010; Einaudi, 2024.
  • In bocca al bruco, Salani, 2011.
  • Correva l'anno del nostro amore, Garzanti, 2014.
  • L'arte di raccontare, Nottetempo, 2015.
  • Tutte le donne di, Garzanti, 2016.
  • Fancy red, Mondadori, 2018. Premio Letterario Basilicata[5]
  • Mediterraneo. A bordo delle navi umanitarie (con un saggio e le fotografie di Valerio Nicolosi), Einaudi, 2022.
  • Molto molto tanto bene, Einaudi, 2024.
  1. ^ Piero Pieri, Chiara Cretella, Atlante dei movimenti culturali dell'Emilia-Romagna: 1968-2007, CLUEB, 2007.
  2. ^ Premio Fiesole. Selezionato il vincitore.Prima Pagina, Regione Toscana, 21 novembre 2003.
  3. ^ In programma il tributo a Dino Risi e un assaggio di alta moda.il Giornale, 9 luglio 2008.
  4. ^ Caterina Bonvicini e Paolo Giordano vincono il premio letterario Frignano (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2008).il Resto del Carlino, 7 agosto 2008.
  5. ^ Albo d'oro premio Basilicata, su premioletterariobasilicata.itURL consultato il 27 marzo 2019.

lunedì 3 febbraio 2025

Una poetessa dimenticata: CHIARA MATRAINI

 



CHIARA MATRAINI


Dalla vita della poetessa è stato tratto un romanzo, scritto da Laura Bosio e Bruno Nacci e intitolato Per seguire la mia stella (Milano, Guanda, 2017).
Opere
  • Rime e prose, Lucca, Busdraghi, 1555.
  • Orazione d'Isocrate a Demonico figliuolo d'Ipponico, circa a l'essortazione de' costumi, che si convengono a tutti i nobilissimi giovani: di latino in volgare tradotta, Firenze, Torrentino, 1556.
  • Meditazioni spirituali, Lucca, Busdraghi, 1581.
  • Considerazioni sopra i sette salmi penitenziali del gran re e profeta David, Lucca, Busdraghi, 1586.
  • Breve discorso sopra la vita e laude della Beatissima Vergine e Madre del Figliuol di Dio, Lucca, Busdraghi, 1590.
  • Le lettere della signora Chiara Matraini e la prima e seconda parte delle sue rime, Lucca, Busdraghi, 1595.
  • Dialoghi spirituali con una notabile narrazione alla grande Academia de' Curiosi e alcune sue rime e sermoni, Venezia, Fioravanti Prati, 1602.

Edizioni moderne

  • Chiara Matraini, Rime e lettere, edizione critica a cura di G. Rabitti, Bologna, Commissione per i testi di lingua 1989.
  • Chiara Matraini, Le opere in prosa e altre poesie, Aguaplano, 2017.
  • Chiara Matraini, Rime e lettere, introduzione e commento a cura di C. Acucella, FUP, 2018.


FLM


















Si ringrazia Wikipedia!!!

martedì 14 gennaio 2025

Armanda Guiducci la studiosa che diede voce alle donne

 Armanda Guiducci

la studiosa che diede voce alle donne

Diventare donna è un nascere per strappi
reiterati, per lacerazioni
là, ai margini,
dove l’erba dirada.

Armanda Giambrocono in  Guiducci nacque a Napoli il 12 ottobre del 1923 e morì a Milano l'8 dicembre del 1992.

La famiglia di Armanda dopo qualche anno dalla sua nascita si trasferisce a Milano. Nella grande città di Milano, Armanda  si laurea in filosofia con il celebre professore Antonio Banfi, filosofo dal grande carisma  che raduna intorno a sé diversi ragazzi aspiranti poeti e scrittori, si ricorda tra tutti Antonia Pozzi.

Armanda ha già le idee chiare, vuole essere accanto alle donne, parlare di loro nei suoi scritti, portare alla luce la loro voce inespressa e silenziosa; infatti fu molto attiva sulle questioni femminili e  nel nascente femminismo degli anni settanta apportando il suo contributo, a volte anche molto critico definendolo troppo elitario.

Nel 1974 pubblica La mela e il serpente, interessante saggio sul femminismo



Partecipò attivamente alla vita politica nelle file del partito comunista, ne fu anche critica, soprattutto in merito alla questione femminile che il marxismo inglobava nella lotta  di classe, lei  pensava che  avrebbe dovuto avere uno spazio autonomo e maggiore rilevanza.

Armanda  è  stata una letterata a largo spettro, poetessa, scrittrice, critica, saggista, sceneggiatrice e traduttrice, amava gli studi di antropologia culturale, etnologia e psicoanalisi. Amava il sapere e la cultura, e condivideva questa sua passione con il marito Roberto Guiducci, noto saggista, sociologo e architetto, entrambi hanno ricevuto Premi  con i loro saggi.

Fu la traduttrice dei testi di John Donne e di Katherine Mansfield.

Fu una studiosa appassionata dei romanzi e degli scritti  di Virginia Woolf, ne fu anche la traduttrice, e ne  traduce il testo più famoso: Una stanza tutta per sé , in seguito tradurrà anche Notte e Giorno e Orlando. Pubblicò un  saggio su Virginia Woolf un anno prima della sua morte. 

Morì nel 1992.

Opere

  • La domenica della rivoluzione, 1961
  • Poesie per un uomo, 1965; Asterios, Trieste, 2018
  • Dallo zdanovismo allo strutturalismo, 1967
  • Il mito Pavese, 1967
  • Invito alla lettura di Pavese, 1972
  • La mela e il serpente, 1974
  • Due donne da buttare, 1976
  • La donna non è gente, 1977
  • All'ombra di Kali, 1979
  • Letteratura della nuova Africa (in collaborazione con Lina Angioletti)
  • A colpi di silenzio, 1982
  • Donna e serva, 1983
  • A testa in giù, 1984
  • Perdute nella storia, storia delle donne dal I al VII sec., 1989
  • Medioevo inquieto, storia delle donne dal VII al XV sec., 1990
  • Virginia e l'angelo, 1991




















Maria Lucia Ferlisi

Grazie a 

https://it.wikipedia.org/wiki/Armanda_Guiducci

Armanda Guiducci, una femminista visionaria da riscoprire

.




venerdì 27 dicembre 2024

FUA' FUSINATO, ERMINIA (1834 - 1876) Ancora una poetessa dimenticata

FUA' FUSINATO, ERMINIA (1834 - 1876)

Ancora una poetessa dimenticata

Erminia Fuà nacque a Rovigo il 5 ottobre 1834 da Marco, medico, e Geltrude Bianchi, entrambi di religione ebraica. Ben presto la famiglia si trasferisce a Padova e la sua educazione e cultura viene affidata allo zio Benedetto che la conduce all’amore per i versi. Ama leggere e studiare ma tutto si svolge a casa, non conseguì mai un titolo di studio, il destino delle donne non prevedeva il loro inserimento in ambito scolastico, inoltre la madre e una sorella erano ammalate di tubercolosi e lei doveva prendersi cura di loro.

Relegata in casa, come tutte le donne coetanee del tempo, inizia a scrivere i primi versi.

Nella sua famiglia si seguono le idee liberali e si intrattengono diversi poeti e patrioti italiani, durante uno di questi incontri, in cui anche lei delizia gli ospiti con i suoi scritti, conosce Arnaldo Fusinato, poeta e patriota italiano che lotta per l’indipendenza dell’Italia dalla dominazione austriaca.

Lei non ha ancora diciotto anni e si innamora di questo uomo, più anziano di lei, vedovo e cattolico.

Sfida la sua famiglia ebrea per sposarlo, si rifugia a Venezia dallo zio Benedetto per sfuggire ai tentativi del padre a dissuaderla, dimostrando quanto fosse emancipata e determinata non solo per   la forza dell’amore, ma per la sua idea di donna libera da costrizioni e dall’accettare passivamente un diniego.

Per sposare il suo amato, si convertì al cattolicesimo e lo sposò nel 1856, durante il viaggio di nozze furono ospiti di Ippolito Nievo.

Inizia per lei una vita diversa, più attiva e impegnata politicamente, ne sposa la causa e sostiene il marito nelle battaglie risorgimentali, rivelando il suo spirito battagliero e patriottico non solo nei versi ma nelle battaglie. Prende parte in modo attivo ai comitati antiaustriaci, al movimento risorgimentale senza paura ma con coraggio, da spirito libero e si guadagna il soprannome di giardiniera o quarantotto.

Quando la situazione precipita e il marito deve scappare per nascondersi, per lei la vita diventa più difficile che inizialmente affronta da sola. Lo raggiunge e per sfuggire agli austriaci scappano a Firenze, nella città di Dante Erminia conosce altri patrioti e poeti di spicco, tra cui ricordiamo Tommaseo e Capponi.

Successivamente Erminia e Arnaldo si rifugiano a Roma.

Nel 1874 pubblica il suo primo libro di poesie.

La nascita di tre figli, Giovanni Guido e Teresita non le impedirono di occuparsi di politica accanto al marito, né di continuare scrivere versi. Non si stancò mai di approfondire la sua cultura ampliando le conoscenze in ambito letterario e storico e fino agli ultimi attimi di vita continuò a scrivere pensieri e poesie in cui spiccava in primo piano il suo amore per gli ideali della patria dell’Italia unita che sognava e che aveva lottato per raggiungere l’obiettivo risorgimentale di cui nel veneto fu l’anima ispiratrice. Non possiamo definirla una femminista, o pre-femminista. Erminia era uno spirito libero e indipendente che lottava per la Patria  e per l’istruzione a tutti, anche per le donne.

Morì a Roma il 30 settembre del 1876 a soli 41 anni ma da tempo il suo fisico era minato dalla tubercolosi.

Maria Lucia Ferlisi


 Fuà Fusinato 1873 poesia dedicata al fratello.

Al mio nascer, bambino io ti trovai

Sorridente alla mia culla d’appresso,

E al crescer nostro il nostro amor, lo sai,

Cresceva anch’esso.

Teco io vissi l’infanzia, e teco i primi

Giochi e studî ho divisi, e i nostri petti

Si aprîr concordemente ai più sublimi

E santi affetti [...]

Ma fanciul più non sei! ti chiama adesso

A nuove cure il tuo nuovo destino,

E ti dischiude a più severo incesso

Altro cammino.

CARMEN SARI nel suo elaborato definisce la poetessa  in modo superlativo:

Erminia Fuà, “poetessa di vocazione e non di elezione”

Erminia Fuà Fusinato, poetessa, divulgatrice delle nieviane Confessioni d’un Italiano, educatrice, socia corrispondente dell’Ateneo Veneto dal 1872 al 1876, anno della sua morte, nel volume intitolato Versi, che può definirsi un’autobiografia poetica, offre al lettore molteplici scenari, privati e pubblici, della società ottocentesca italiana. «Senza avere neppure appreso le leggi del metro» – come dichiara a Tabarrini nel 1873 – Erminia racconta, con forma schietta e semplice, il Risorgimento italiano, le disavventure familiari, le bellezze della natura, il ruolo e la condizione della donna, i dolori e le gioie di un’esistenza travagliata, condizionata, emancipata. Dio, patria, famiglia sono tre concetti fondanti la vita e la produzione poetica della scrittrice rodigina. L’animo di Fuà, che si espande nel celebrare la patria libera, gloriosa, unita, indipendente, si eleva ancora di più, se possibile, quando evoca immagini del suo ‘santuario domestico’. La poetessa ha dato prova della spontaneità, della grazia e della bellezza artistica. La forma stessa appare conforme a quell’estetica del bello che si cela nel vero e il pensiero fluisce così come nacque nella sua mente. Ciò conferisce alla poesia quel carattere di ingenuità, verità e purezza che si ammira nei rimatori antichi e che Leopardi ritrovò nell’imitazione dei Greci.

Il titolo del presente contributo, che riprende un'espressione utilizzata da Marco Tabarrini nella prefazione al volume Versi di Erminia Fuà, trova conferma nella poesia che la poetessa rodigina dedica al marito Arnaldo Fusinato, di cui riporto, qui, alcuni versi significativi:

Sì, non appena la mia giovin mente

Comprese il gaudio,

La speranza e il pianto,

Un affetto mi vinse alto e potente

Per questa ispiratrice arte del canto;

E una voce secreta:

Canta, mi disse, tua sarai poeta.

Nella testimonianza di Pompeo Gherardo Molmenti: la poesia era nata con lei; sarebbe diventata una grande improvvisatrice, ma fortunatamente non la tentò il plauso lusinghiero. La sua casa era il ritrovo di colte ed egregie persone, che ammiravano il suo ingegno precoce, e nel cui frequente conversare si sviluppò, forse inavvertitamente, quell'innato sentimento del bello e del buono, che fu l'ispiratore costante dei suoi scritti e delle sue azioni.

OPERE

Versi (1874)

Scritti educativi (1873)

Scritti letterari (1882, postumo)

Ricordi e lettere ai figli (1887, postumo)


Grazie a questi siti che ne conservano la memoria

https://www.iismarchesi.edu.it/pagine/erminia-fu-fusinato-la-dimenticata-patriota-italiana-e-poetessa-di-vocazione

https://it.wikipedia.org/wiki/Erminia_Fu%C3%A0_Fusinato

https://www.italianisti.it/pubblicazioni/atti-di-congresso/i-cantieri-dellitalianistica-ricerca-didattica-e-organizzazione-agli-inizi-del-xxi-secolo-2016/Sari.pdf

 

 

   





lunedì 9 dicembre 2024

Una scrittrice dimenticata: MARISE FERRO

MARISE FERRO

                                    Maria Luisa Ferro  nacque a Ventimiglia il  21 giugno 1905, morì a Sestri Levante, 2 ottobre 1991, il padre Giovanni Battista  era un colonello dell’esercito piemontese, mentre la madre Vilna Viale, era figlia di un armatore di origini francese. 

Come scrittrice scelse lo pseudonimo Marise Ferrò, francesizzando il suo,   è stata anche  giornalista, saggista e traduttrice di autori francesi come George Simenon, Honoré de Blazac, Vicotr Hugo e Colette  .

Si sposò due volte, il primo matrimonio nel 1934 fu con Guido Piovene, con lui iniziò la sua carriera giornalistica a Londra. Il secondo matrimonio fu con Carlo Bo, famoso storico della letteratura italiana.

Nella sua vita fu testimone delle due guerre mondiali, del periodo fascista e visse in prima persona le problematiche delle donne negli anni Sessanta.

I suoi scritti riflettevano il suo vissuto, riusciva ad entrare nelle tematiche con occhio attento, indagatore e oggettivo. Le tematiche dell’adolescenza hanno sempre attirato la sua attenzione e le aveva trasferite nei suoi romanzi.

Era in grado di entrare con delicatezze nelle sue eroine, sempre ribelli che cercavano di attirare le attenzioni su di sé, all’interno di famiglie piccolo borghese che non avevano tempo per fermarsi ad ascoltare i propri figli.

Fondò nel 1946 il settimanale Foemina, insieme con lei in questa audace pubblicazione due nomi forte della letteratura: alba de Cespedes e Sibilla Aleramo, un settimanale che oltre alla moda e alla cucina vuole parlare alle donne di attualità e emancipazione in modo qualificato e preciso, contrapponendosi al noto settimanale Noi Donne. Dopo due anni è costretta a chiudere l’uscita del settimanale, in quanto il suo impegno culturale non riscontra il favore del pubblico.

Dopo anche lei finisce nell’oblio, insieme con tante altre validi scrittrici e donne della cultura italiana. Si limiterà a scrivere solo qualche romanzo.

Nel 1978 il suo ultimo romanzo, La sconosciuta, ha vinto il Premio Stresa di Narrativa.

Morì a Sestri Levante nel 1991.

 

Opere

Romanzi

    Disordine, 1932.

    Barbara, 1934.

    Trent'anni, 1940.

    Lume di luna, 1943.

    Memorie di Irene, 1944.

    Stagioni, 1946.

    La guerra è stupida, 1949.

    La violenza, 1967.

    Una lunga confessione, 1972.

    Irene muore, 1974.

    La ragazza in giardino, 1976.

    La sconosciuta, 1978.

 

Saggi

    Le romantiche, 1958.

    La donna dal sesso debole all'unisex, 1970.

 

Ferlisi Maria Lucia

Grazie a

Enciclopedia Treccani

Elle

 


lunedì 25 novembre 2024

Scrittrici dimenticate: Luisa Amalia Paladini

Luisa Amalia Paladini


 Luisa Amalia Paladini nacque a Milano il  24 febbraio 1810, il padre Francesco era un funzionario del Ministero della guerra del Regno Italico ,  morì a Lecce nel luglio del 1872.

In famiglia visse in un clima di patriottismo da parte del padre e di cultura generale da parte della madre  Caterina Petrocchi  che fu la sua insegnante di non solo di italiano ma di latino e greco.

Dopo la caduta di Napoleone da Milano si trasferì con la famiglia a Lucca, città d’origine dei genitori.

Si appassionò alla poesia fina da ragazzina e i cuoi componimenti erano impregnati di patriottismo, il clima familiare contribuiva notevolmente nella sua maturazione. Compose anche epitaffi, versi per le celebrazioni di matrimoni e anche canzoni.

Scrisse le parole del libretto “Rosmunda in Ravenna” , una tragedia lirica in due atti, con la musica del  compositore Giuseppe Lillo, opera che inaugurò, nel 1837,  il Teatro La Fenice e che era stato distrutto da un incendio appena un anno prima



La poesia non fu l’unico campo esplorato da Luisa Amalia Paladini, si distinse anche per i suoi romanzi e l’attività di educatrice.

A soli 24 anni fondò Il giornale dei fanciulli, dove pubblicò diversi racconti divertenti, più tardi nel 1863 fondò il periodico: L’educazione italiana, di ispirazione patriottica.

Fu soprintendente degli asili infantili di Lucca e direttrice della Scuola normale femminile di Firenze. Nel 1872 assunse la direzione dell'educandato femminile di Lecce "Vittorio Emanuele II".

Per gli scritti educativi riscosse notevoli riscontri e riconoscimenti ufficiali, ottenne una forma di pensione per tali meriti.

Dedicò la sua vita alla scrittura e all’educazione dei ragazzi, morì a Lucca nel 1872.

 







Opere pubblicate

Poesia

Saggi poetici, Lucca, Giusti, 1839

Nuovi canti, Lucca, coi tipi di Giacomo Rocchi e Figli, 1848

Prosa

Fior di memoria per le donne gentili. Prose e poesie, Firenze,  L. Melchiorri, 1855

La famiglia del soldato, Firenze, Le Monnier, 1859

Teatro Lirico

Rosmunda in Ravenna, Venezia, Tipografia Molinari, 1837

L’orfana di Lancisa, Milano, Stamperia Dova, 1838

Scritti educativi

Manuale per le giovinette italiane, Firenze, Le Monnier, 1851

Lettere di ottimi autori sopra  cose familiari. Ad uso specialmente delle giovinette italiane, Firenze, Le Monnier, 1861

Traduzione di Paul Janet, La famiglia. Lezioni di filosofia morale, Firenze, Le Monnier, 1858

 

Maria Lucia Ferlisi

 

Si ringrazia

Wikipedia

E

Treccani

 

 

 


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Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.