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venerdì 27 settembre 2024

KITCHEN DI BANANA YOSHIMOTO

 KITCHEN 

DI

 BANANA YOSHIMOTO

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Il libro è composto da due storie, il secondo è un brevissimo racconto. È la prima prova letteraria dell'autrice ed ancora non ha ancora acquisto la delicatezza che la contraddistingue nelle storie scritte successivamente.

Entrambe le storie affrontano il tema della perdita dei propria cari e il vuoto che si crea per la loro mancanza. 

Mikage e Yuichi sono due sopravvissuti, sono soli e devono affrontare il mondo con il peso del dolore e della solitudine, in città luccicanti ma ognuno di loro è  chiuso nella propria vita.

I due ragazzi hanno un filo comune che li lega: il cibo, lei lo cucina e lui ne apprezza il gusto.

Il loro è un percorso lento, devono approfondire, capire se è amore o solo dolore ciò che li lega e tra realtà e visioni oniriche camminano insieme.

Loro sono vivi e hanno il diritto di ricostruire la loro vita anche per loro che sono in un'altra dimensione.

La scrittura magistrale dell'autrice è ancora acerba ma ha già dentro di sé la delicatezza con la quale riesce ad affrontare la leggerezza del tema che affronta.

Quello che ho apprezzato di più è la dolcezza della scrittura, l'eleganza e la pacatezza con la quale l'autrice riesce sempre a entrare nei nostri cuori.

Valutazione

💛💛💛💛💛

SCHEDA LIBRO

Autore: Banana Yoshimoto

Titolo: Kitchen

Casa Editrice: Feltrinelli

Pagine: 160

TRAMA

"Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina...". Così comincia il romanzo di Banana Yoshimoto, "Kitchen". Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, e rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la famiglia si può non solo scegliere, ma anche inventare. 

Così il padre del giovane amico Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all'attenzione del pubblico italiano mostrando un'immagine insolita del Giappone , con un linguaggio fresco e originale, quasi una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.

BIOGRAFIA


Banana Yoshimoto è un'autrice giapponese. Suo padre Ryumey Yoshimoto è un celebre poeta scrittore e critico di formazione marxista, autore, tra l’altro, di un saggio sulla figlia. 

Scrive sin da piccola, e nei primi anni delle elementari è decisa a diventare scrittrice. In alcune interviste ha dichiarato che a spingerla in questa direzione potrebbe essere stato, più che l'esempio del padre, quello della sorella Sawako, di sette anni più grande, che eccelleva nel disegno. 

Sarebbe stata la creatività di Sawako (in seguito diventata disegnatrice di manga con lo pseudonimo di Ha-runo Yoiko) a stimolarla a cercare una propria strada.Negli anni dell'infanzia legge molti manga. Ama in particolare quelli di Fujiko Fujio, Doraemon ("il mio primo amore")...

lunedì 1 luglio 2024

L'invenzione di noi due di Matteo Bussola

L'invenzione di noi due
 di 
Matteo Bussola

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi


 Milo e Nadia si sono conosciuti al liceo tramite tanti messaggi senza mai arrivare alla conoscenza fisica, si sono amati in questo modo con le proiezioni delle parole che hanno messo a nudo le loro anime.

Poi dopo la maturità si sono persi di vista, hanno avuto le loro storie, si ritrovano dopo dieci anni ad una festa e tra loro scatta l'amore, quello sognato e accarezzato per tanto tempo. Sono diversi ma l'amore sana le mancanze.

Passano 15 anni e del loro amore puro non rimane più nulla se non l'ostinazione di Milo che continua a amare Nadia con lo stesso sentimento e desiderio di quando si sono conosciuto e osserva smarrito la fine di quel sogno che vorrebbe fare rinascere a qualunque costo.

Un romanzo scritto bene con toni sempre pacati, ritmo scorrevole e dialoghi ben costruito.

Un analisi della fine di un amore maniacale ne osserva e riporta in luce tutte le pieghe positive e no . analizza passo dopo passo le manie e nevrosi del rapporto. Scruta ogni anfratto, osserva ogni movimento. Non tralascia nulla dei comportamenti sbagliati. I rimpianti rincorrono i ricordi, cerca nella memoria, con la foga di un investigatore,  quando il rapporto ha avuto i primi cedimenti.

Sbagli, mancanze, noncuranze...si sommano...

Come in  un vaso di fiori la mancanza dell'acqua ha fatto appassire il fiore, anche il loro amore si è indebolito, mancanza dopo mancanza ha perso vigore, dopo tante parole non dette l'amore si è sciupato, dopo tanti silenzi l'amore si è sbrindellato.

Una piacevole lettura👩

VALUTAZIONE 💛💛💛💛

Scheda Libro

Autore: Matteo bussola

Titolo: L'invenzione di noi due 

Casa editrice: Einaudi

Pagine: 216

Trama

Cominciai a scrivere a mia moglie dopo che aveva del tutto smesso di amarmi». Così si apre questo romanzo, in cui Milo, sposato con Nadia da quindici anni, si è accorto che lei non lo desidera più: non lo guarda, non lo ascolta, non condivide quasi nulla di sé. Sembra essersi spenta. Come a volte capita nelle coppie, resta con lui per inerzia, per dipendenza, o per paura. Quanti si arrendono all'idea che il matrimonio non possa diventare che questo? Milo no, non si arrende. Continua ad amare perdutamente sua moglie, e non sopporta di non ritrovare più nei suoi occhi la ragazza che aveva conosciuto. Vorrebbe che fosse ancora innamorata, curiosa, vitale, semplicemente perché lei se lo merita. Ecco perché un giorno le scrive fingendosi un altro. Inaspettatamente, lei gli risponde, dando inizio a una corrispondenza segreta. In quelle lettere, sempre più fitte e intense, entrambi si rivelano come mai prima. Pian piano Milo vede Nadia riaccendersi, ed è felice, ma anche geloso. Capisce di essere in trappola. Come può salvarsi, se si è trasformato nel suo stesso avversario? Matteo Bussola racconta un amore. Forte, sciupato, ambiguo, indispensabile. Come ogni relazione capace di cambiarci la vita.

lunedì 15 aprile 2024

Il giorno in cui ho imparato a volermi bene di Serge Marquis

 Il giorno in cui ho imparato a volermi bene                        

di

 Serge Marquis


Scheda Libro

Titolo: Il giorno in cui ho imparato a volermi bene

Autore: Serge Marquis

Casa Editrice: Sperling&Kupfer

Pagine: 264


Riflessioni di Maria Lucia Ferlisi

La protagonista è immersa nel suo ego fino al midollo, tanto da nemmeno accorgersi di ferire le persone che le stanno accanto. questo suo bisogno di essere la più brava in tutto la allontana anche dal figlio.

Charlot ha solo nove anni ha ha già compreso che la madre ha un grande problema con il suo ego, ed è attraverso una semplice domanda posta dal figlio che la madre imparerà a guardarsi dentro nella ricerca di dare una risposta adeguata al bambino. Cos'è l'ego?

Il romanzo procede con la ricerca e la comprensione di questo ego che tutti noi abbiamo, alcuni in modo sproporzionato. 

Il ragazzino cresce  diventa un "egoman" una sorta di eroe atto a mettere dei confini su questo problema che affligge non solo la madre ma anche l'umanità. 

Nel romanzo viene anche affrontato il problema del bullismo e dei suicidi  che ne possono derivare.

La storia in alcuni punti risulta ripetitiva, avrei tolto qualche pagina, tuttavia il racconto fila liscio e commuove per l'ingenuità di Charlot e per alcuni episodi tragici nel corso della narrazione. 

Un romanzo che attraverso l'ingenuità di Charlot punta il dito dritto sull'ego e ti aiuta a comprenderlo, ma ti sussurra che la vita va vissuta nel presente e non va sprecata. Il romanzo ti sprona ad amare sempre senza limiti, ad mare te stesso prima di tutto e poi le piccole cose che hai attorno...il tuo mondo.

 La perfezione non esiste e la sua ricerca per dimostrare di essere al centro dell'universo è sbagliata, perchè ci sarà sempre qualcuno più bravo di te.

L'ego si può distruggere? Si e in maniera semplice, il segreto è banale...L'ego muore davanti all'amore per se stessi!

Un romanzo profondo e riflessivo che ti aiuterà a comprendere il tuo io interiore.

Valutazione: 💛💛💛💛

Buona lettura


Trama

Maryse, illustre neuropediatra, è una donna bella e intelligente, ma terribilmente narcisista e ossessionata dal bisogno di essere sempre la più brava, la più ammirata - la numero uno. È anche madre di Charlot, un bambino singolare, che sa meravigliarla ed esasperarla al tempo stesso. Come una sorta di Piccolo Principe, fin dalla più tenera età Charlot la disarma con domande sulle verità più essenziali e meno afferrabili: la felicità, il senso della vita e dell'amore. Grazie a Charlot e ai suoi quesiti filosofici che la mettono in difficoltà, Maryse inizia pian piano a spogliarsi delle sue certezze inossidabili. 

Grazie a Charlot e alle sue lacrime, Maryse capisce che certe ferite inflitte dalla vita non hanno un motivo né una spiegazione, e riscopre il valore dell'umanità nel ruolo di medico. Con il suo candore acuto e il suo coraggio ostinato anche di fronte alle prove più dure, un ragazzino come Charlot sarà in grado di dimostrare agli adulti che l'essenziale nella vita sta nell'assaporare ogni istante del presente, nel riscoprire quella tenerezza che ci permette di entrare in connessione con gli altri, nello spogliarsi del proprio ego e di tutte le maschere che ci impone. 

Solo così è possibile imparare a volersi bene e lasciarsi andare alla vera gioia, quella che si raggiunge solo con l'intelligenza del cuore. Perché «diventare intelligenti è aver trovato il significato reale della parola amare».

mercoledì 6 settembre 2023

In the Islands of the Boughs: Nelle Isole dei Rami di MARINA AGOSTINACCHIO

 

In the Islands of the Boughs

 Nelle Isole dei Rami

di
MARINA AGOSTINACCHIO

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Oggi vi presento un libro speciale per due motivi:

  1. è stato scritto da una lettrice del blog che senza vederci è nata una stima reciproca che mi porta ad ospitarla sempre volentieri nel gruppo di Facebook sempre con il nome di lettrice di carta. Marina è un vulcano di idee e riesce sempre a coinvolgerti, date un'occhiata al suo blog LA GALLINA PADOVANA, già il titolo vi da degli spunti sulla sua personalità.
  2. l'altro motivo speciale è che questo è un libro di poesie preziose con versi e immagini delicate e suggestive.
Questa raccolta di poesie è scritta in inglese con a fianco la traduzione e l'immagine che ne rivela l'essenzialità. 

Sono intersezioni di vita che si sovrappongo alle immagini degli alberi e noi siamo tronco, ramo, filigrana, vento, aria, vento...

Evanescenti spazi della natura ci coinvolgono e ci abbracciano e le nostre vite diventano anime perse nel bosco. 

Noi siamo natura, noi siano il bosco e in lui ci perdiamo per poi rinascere, purificati e pronti per affrontare nuove sfide.

11 poesie corredate da 11 bellissimi acquarelli nati dalla mano artistica di Paola Munari, delicati ed eleganti affiancano i delicati versi, in un binomio artistico perfetto per questo raffinato e pregevole testo.

https://www.amazon.it/Islands-Boughs-Nelle-Isole-Rami/dp/1948651475/ref=sr_1_1?qid=1693992181&refinements=p_27%3AMarina+Agostinacchio&s=books&sr=1-1

Che dire non vi resta che leggerlo! 

Buona lettura 💛💛💛💛💛


Scheda libro

Titolo : In the Islands of the Boughs: Nelle Isole dei Rami

Autore: Marina Agostinacchio

Casa editrice: Self-publishing

Pagine: 56



Trama

I versi di questo libro nascono da una folgorazione ottica suscitata dai dipinti sugli alberi di Paola Munari. L’artista li ritrae con uno sguardo attento al particolare e al contempo capace di trasfigurarne la materia e lo spirito, secondo una prospettiva contemplativa ed onirica.
La parola vive nelle forme e nelle sfumature cromatiche degli acquerelli, diviene linea, screpolatura, intimo dissidio, interrogativo, ricordo…

giovedì 31 agosto 2023

La cacciatrice di storie perdute di Sejal Badani

 La cacciatrice di storie perdute

                                                                                   di 

                                                                           Sejal Badani



Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Sono stata attratta, lo confesso, dal titolo così intrigante, lo so bisogna leggere la trama per evitare brutte soprese, ma, a volte, mi piace lasciarmi guidare dall'istinto. Devo dire che non sono rimasta per nulla delusa da questo romanzo, è stata una piacevolissima lettura e ho divorato le pagine una dopo l'altra. 

La protagonista del romanzo Jaya  è distrutta, ha perso anche il terzo bambino, è chiusa nel suo dolore e non si accorge che il marito si allontana sempre di più e la lascia. Lei ha messo un muro, nessuno riesce a condividere il dolore con lei, nemmeno i genitori con i quali ha un rapporto conflittuale.

Chiusa nel suo mutismo, decide di allontanarsi da New York da quel mondo perfetto che si è confezionata, per ricercare le proprie origini e la storia di quella nonna, Amisha,  di origine indiana di cui la madre non ha mai voluto parlarle.

Quando arriva in India viene travolta da quel luogo che gli regala un mondo nuovo a lei sconosciuto, fatto di emozioni e si accorge di esserne priva, di non aver mai ascoltato le sue radici e adesso sono tutte lì e lei deve comprenderle e accettarle tutte, farle diventare un suo patrimonio culturale e genetico.

Non riesce a conoscere la nonna, ma attraverso il suo amico più fidato, scoprirà chi era la sua ava, i suoi amori segreti, le sue difficoltà...  entrerà in un cosmo cos' diverso e lontano da ciò che è lei e forse può aiutarla ad affrontare il dolore della sua perdita.

Non voglio raccontarvi oltre per non togliervi il gusto di assaporare a tutto tondo questo bel romanzo "confort" che vi aiuterà a tirarvi su il morale se siete in un momento di tristezza, ma vi farà semplicemente bene perché le storie ben scritte e scorrevoli  piacciono sempre. 

L'autrice Badani Seyan affronta con delicatezza il dolore emotivo della protagonista e fa scorrere la trama su due binari paralleli, presente e passato si intersecano e mettono in  evidenzia la forza delle due donne ma l'una non può escludere l'altra, noi siamo il nostro passato e abbiamo il dovere di conoscerlo e interiorizzarlo.

Buona lettura cari lettori e lettrici.

💛💛💛💛💛

SCHEDA

Titolo: La cacciatrice di storie perdute

Autore: Sejan Badani

Casa editrice: New compton Editori

Pagine: 444

TRAMA

Jaya ha il cuore spezzato. Ha tentato a lungo di avere un bambino, ma dopo la terza gravidanza interrotta le speranze vacillano.

 Anche il suo matrimonio comincia a sfaldarsi e così, nel disperato tentativo di ritrovare se stessa, decide di allontanarsi da New York per riscoprire le sue origini indiane. 

Non appena arriva in India, Jaya viene immediatamente sopraffatta dai colori, dai profumi e dai suoni di quel Paese. 

Ogni cosa ha un fascino esotico, per lei, e ben presto il desiderio di riavvicinarsi alla cultura della sua famiglia prende il sopravvento. Ma ci sono eventi del passato, a lungo taciuti, che hanno il potere di influire sulle generazioni a venire. 

E così Jaya viene a conoscenza della storia di sua nonna e di un amore segreto che è destinato a cambiare per sempre la sua vita. Solo dopo aver conosciuto il coraggio e l'indomabile spirito combattivo che ha caratterizzato le donne della sua famiglia, infatti, Jaya scoprirà di avere dentro di sé una forza che non avrebbe mai immaginato di possedere.

mercoledì 29 marzo 2023

Tana libera tutte di Sara Vicari

 

TANA LIBERA TUTTE

DI

SARA VICARI

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Giada ha una relazione che le fa male, mangia e beve a dismisura, è grassa, non si piace,  non sa prendere decisioni, cerca solo di compiacere al suo compagno, e affonda se stessa in questa quotidianità tossica, giorno dopo giorno.

Poi un litigo la mette di fronte alla realtà e senza pensarci un attimo scappa. 

Scappa dal suo passato, da questa unione simile a una gabbia e cerca di rimettere in piedi i pezzi rimasti della sua vita. Non è facile, ma deve provarci, lo deve a ciò che sognava e che ha tradito.

Le viene in aiuto sua sorella che le rimette in sesto il corpo, ma manca il riequilibrio della sua persona, dei sogni e ideali che ha dimenticato.

Riprende in mano la fotocamera e parte per Londra per incontrare Iris. e con lei le donne che hanno costruito, frequentano e rendono attiva LA TANA, un'associazione che riunisce donne affrante, disperate, perse come lei, che aiutano le altre donne a ritrovarsi, a recuperare energia e forza per ricostruire se stesse.

Giada incontra le altre donne, le ascolta, le registra e ascoltandole riesce a ricomporre le sue ferite, un processo interiore che fa riemergere la Giada che sognava, che progettava, che vedeva il futuro in ascesa.

Le donne che Giada ascolta parlano di violenza, di soprusi, di offese, di mancanze...ma la loro "pancia" espone anche temi comuni che non vengono ascoltati fino in fondo, e  il racconto "femminile" si fa largo in modo incisivo e penetrante, si parla di maternità, di infertilità, di endometriosi, temi di un  corpo che urla senza ricevere risposte.

Anche Giada, come Iris, Isabel, Eva, Sandy, Sarah, Frida e tante altre,  in questa Tana ricevono la solidarietà femminile, la ricambia e la tiene nella sua anima per i progetti futuri, questo lungo processo di ascolto ha un nome: SORELLANZA!

Una storia che fa bene all'anima, da leggere e far conoscere alle amiche che fanno parte di questo cerchio magico che è l'unione femminile.

L'autrice Sara Vicari ha ricamato con chiarezza limpida e netta la voce delle donne che conoscono e attuano questo grande valore della sorellanza che contraddistingue alcune donne,  ancora poche per raggiungere tutte quante questo grande talento tutto femminile.

Questo è un romanzo che aiuta molto.

VOTO:💛💛💛💛💛

SCHEDA LIBRO

Autore: Sara Vicari

Titolo: Tana libera tutte

Casa Editrice: Do It Human

Pagine:  228

TRAMA

Giada Beltrami ha un solo desiderio: riprendere la sua passione di documentarista e raccontare, attraverso la sua videocamera, storie di donne audaci, di quelle con il sacro fuoco che brucia dentro, dalla vita degna di essere raccontata. 

L’occasione si presenta nell’agosto del 2007, quando Giada parte per Londra per incontrare Iris Valdéz, e attraverso di lei, tutte le donne della Tana, un’associazione di donne per le donne creata proprio da Iris e dalla sua amica Isabel, quale luogo per vivere l’accoglienza, la sorellanza e il potere trasformatore dell’empatia. 

Inizia così un dialogo tutto al femminile, che grazie al potere del racconto accompagna le donne attraverso intensi e coraggiosi momenti di evoluzione interiore, dal meraviglioso sapore liberatorio. Ma il vero protagonista è il caldo abbraccio della solidarietà femminile, che nella sua saggezza e potenza, sa accogliere ferite che vanno dalla sterilità alle difficoltà della maternità, dalla malattia dell’anima a quella del corpo, dal dolore dell’abbandono a quello della dipendenza, per poi offrire occasioni di continua rinascita, celebrando i mille modi in cui la vita sa stupire.

QUARTA DI COPERTINA

«Cos’è la tana? Beh, la tana, la nostra tana, è davvero un luogo speciale. Qualsiasi donna persa, provata dalla vita, sa che nella tana, grazie al caldo abbraccio della sorellanza, può trovare il proprio rifugio, un nido accogliente dove riposarsi, leccarsi le ferite, recuperare le forze, e riscoprire il proprio fuoco interiore, per poi ritornare al mondo e riprendere il proprio cammino con ritrovata e rinnovata energia… tra di noi la chiamiamo la tana – the lair, actually – the lair of lost souls.» 

BIOGRAFIA

Sara Vicari è una ricercatrice socio-economica che usa metodi partecipativi, appassionata di cooperative e del loro ruolo nella riduzione della povertà e nella promozione dello sviluppo umano sostenibile. Ha costruito questa conoscenza lavorando con organizzazioni cooperative, istituzioni internazionali e università, svolgendo ricerca sul campo in diversi paesi del mondo. Insieme al marito, videomaker, ha fondato il progetto aroundtheworld.coop che li vede impegnati per tutto il 2019 in un viaggio intorno al mondo raccontando come l’azione collettiva può trasformare la vita delle persone e delle comunità. Come è evidente, Sara ama viaggiare, ma anche cucinare e passare il tempo con le persone. È anche appassionata di scrittura. Tra le sue pubblicazioni ci sono diversi articoli scientifici. Tana libera tutte! è il suo primo romanzo. 

lunedì 27 dicembre 2021

Su un letto di fiori di Banana Yoshimoto

 

Su un letto di fiori

 di 

Banana Yoshimoto

recensione di 

Maria Lucia Ferlisi

Miki è una neonata che la madre ha deciso di abbandonare, prima di farlo la dispone su un letto soffice fatto di alghe morbide...Il profumo del mare e delle alghe accompagnerà MIki in tutti i suoi gesti futuri e le regaleranno sicurezza e tenerezza ogni volta che che la melanconia attraverserà le sue giornate.

Le storie dell'autrice sono semplici, senza particolari intrecci se non quelli delle emozioni e in questo romanzo ne troverete molte.

Miki saprà trasmettere la gioia di vivere, la gratitudine alla vita giorno dopo giorno, la semplicità e la genuinità dei gesti.

Un romanzo che è un inno all'amore, alla gioia di vivere anche nei momenti tristi che attraversano le giornata. Basta guardare il mare o inspirare il profumo delle alghe o ascoltare le parole di una persona amica o sorseggiare una bevanda guardando i sassi della vita ma alla fine tutti riusciamo a trovare la nostra serenità.. su un letto di fiori.

 Amare i piccoli gesti banali che nessuno apprezza più, vivere con le piccole quotidianità e amarle come la vita ama noi e ci regala senza chiedere nulla in cambio: il sole, la luce, le stelle il mare...

Un romanzo da leggere quando si è tristi o emotivamente provati, vi regalerà dolcezza e tenerezza e vi farà comprendere quanto la vita, nella sua semplicità, sappia essere meravigliosa, basta saperla intravedere nei piccoli gesti quotidiani che la vita, giorno dopo giorno, ci regala, un atto d'amore che deve essere ricambiato amando la natura, le persone con slancio e tenerezza.

Biografia


Banana Yoshimoto (Tokyo, 1964) ha conquistato un grandissimo numero di lettori in Italia a partire da Kitchen, pubblicato da Feltrinelli nel 1991, e si è presentata come un autentico caso letterario. Dei suoi altri libri, tutti pubblicati da Feltrinelli, ricordiamo: N.P. (1992), Sonno profondo (1994), Tsugumi (1994), Lucertola (1995), Amrita (1997), Sly (1998), L’ultima amante di Hachiko (1999), Honeymoon (2000), H/H (2001), La piccola ombra(2002), Presagio triste (2003), Arcobaleno (2003), Il corpo sa tutto (2004), L’abito di piume (2005), Ricordi di un vicolo cieco (2006), Il coperchio del mare (2007), Chie-Chan e io (2008), Delfini (2010), Un viaggio chiamato vita (2010), High & Dry. Primo amore (2011), Moshi moshi (2012), A proposito di lei (2013), La serie Il Regno, Le sorelle Donguri (2018) Il dolce domani (2020), Su un letto di fiori (2021). Banana Yoshimoto ha vinto il premio Scanno nel 1993, il premio Maschera d’Argento nel 1999 e il premio Capri

Scheda libro

Titolo: Su un letto di fiori

Autore: Banana Yoshimoto

Casa editrice: Feltrinelli

Pagine: 128

Sinossi

mercoledì 20 ottobre 2021

Come comprendere un'amicizia con il romanzo "La Porta" di Magda Szabò


La Porta

di

Magda Szabò

recensione di 

Maria Lucia Ferlisi

                           La scrittrice non riesce a scrivere e occuparsi della gestione della casa, la mente deve essere libera e sgombra per elaborare un nuovo romanzo, così decide di affidare le incombenze della vita quotidiana a un'anziana donna, una portinaia, conosciuta in paese, strampalata ma affidabile e precisa nei suoi lavori. Nasce tra le due un rapporto strano entrambe non comprendono il lavoro dell'altro, Emerec non capisce il lavoro della narratrice, quei sguardi persi nel vuoto, il fissare per ore la finestra e quel ticchettio inutile della macchina da scrivere. L'autrice non comprende quella rigidità nei lavori di casa, quella misteriosa esistenza di una donna inflessibile e rigorosa in ogni suo gesto e con una sua morale fatta di duro lavoro, l'unico che può dare merito a una persona.

Nasce tra le due un'amicizia fatta di piccole confessioni da parte di Emerec, che nasconde un passato di dolore, di fatica fisica  e mistero, non ama rivelare nulla dei suoi ricordi, ma piano piano apre la porta del suo cuore a quella donna che ammira, anche se non comprende la sua vita. 

Due destini differenti eppure si fondono e si uniscono e le diffidenze reciproche si attenuano, due storie diverse che si cercano come a completarsi e a quel punto "la porta " si apre e lascia entrare Magda, il carattere bizzarro e burbero della donna si abbandona al contatto di un essere umano, per la prima volta. Magda è in grado di comprendere quel gesto di grande amicizia offerto da quella donna che ha passato la vita con il peso della morte di due fratellini gemelli, con un partigiano, il cui cuore è stato rapito dalla causa comunista. 

Capire a fondo un'amicizia non è facile. a volte il gesto che per noi è naturale non viene colto e allora il vero senso crolla, tutto perde significato, rimane solo quel senso d'inadeguatezza per non aver compreso l'altro.

L'autrice affronta il tema dell'amicizia con delicatezza, intelligenza e compostezza unica. 

Affronti la lettura titubante nelle prime pagine, attratta dalla figura allampanata di questa anziana donna che sceglie lei dove eseguire le faccende domestiche, una figura stramba,  misteriosa ma con una grande dignità. 

Lo stile intimistico e colto ti porta nei meandri segreti della sua vecchia memoria e ne rimani affascinata come la scrittrice,  vorresti entrare in quel mondo duro, faticoso, impenetrabile per sentirti sua amica. Ma il suo mondo gira attorno a ricordi segreti, e ai gatti che nasconde amorevolmente nella sua casa e soltanto a chi aprirà la porta potrà carpirne le fragilità. 

Attorno al racconto girano anche altre figure come il marito della autrice che osserva silenzioso questo strano rapporto che lega le due donne, poi c'è Viola , la cagnolina di Magda che decide e dona il suo affetto a Emerec e ubbidisce solo a lei.

Il romanzo nasconde tra le pieghe delle sue pagine il segreto dell'amicizia, quella vera, composta da affetto, gioia, affinità, stima a tanto altro ancora, ma un elemento solo prevale su tutti e Magda lo scopre. Succede, a volte, forse troppo spesso, che comprendiamo il segreto quando ha perso il giusto valore. 

Riflettiamo, a voi il compito die cercare l'elemento segreto nelle pagine di questo splendido romanzo.



SCHEDA LIBRO

Autore: Szabò Magda

Titolo: La porta

Casa Editrice: Einaudi

Pagine: 252

SINOSSI

È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredàs, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche. 

La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell'alone di mistero che ne circonda l'esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare.

 In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell'anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.

domenica 12 settembre 2021

Come affrontare la nostalgia con un romanzo: Il figlio del figlio di Marco Balzano

 Il figlio del figlio

 di 

Marco Balzano


Rcensione di Maria Lucia Ferlisi

Leggere il romanzo di Marco Balzano è come fare un tuffo nella nostalgia e nel rimpianto di tutti gli emigranti italiani  di chi lascia il proprio paese, già adulto, per dare un futuro migliore ai figli. Le valigie si riempiono, si portano poche cose con sè, si chiude a chiave la porta di casa con la promessa che presto tornerà. 

Ma il tempo decide diversamente e quella porta dopo alcune estati passate in compagnia, non si riapre più.

La casa al mare a Barletta di nonno Leonardo diventa il simbolo dell'estraneità. Prima per il figlio di Leonardo e poi per il figlio del figlio.

Leonardo, analfabeta ma grande lavoratore, con la moglie Anna, sono emigrati a Milano si costruiscono una vita di sacrifici continui  e ripongono  tutte le spera nze nel primo nipote laureato. Il nipote non ha ancora un lavoro fisso e continua a studiare. Partono insieme i tre uomini per decidere di cosa fare di quella casa, ormai in disuso e ammalorata, venderla o tenerla per aggrapparsi a dei ricordi che ormai svaniscono lentamente?

Un romanzo di ricordi e nostalgia per momenti dolci passati insieme a tutta la famiglia, una casa che si riempiva di nipoti e fratelli che il Nord ha rapito in cerca di un futuro migliore, ma è davvero così?

Barletta vecchia è un luogo magico di facce conosciute di accoglienza, di sorrisi e strette di mani, l'estraneo non esiste , tu fai parte di quella comunità, non sei un anonimo cittadino. 

Allora hai fatto bene ad allontanarti?

Domande impregnate di nostalgia che aiutano a comprendere meglio questo dolore che ti rapisce e ti immalinconisce,  non facendoti vivere il presente. Un romanzo consigliato a chi si tuffa crogiolandosi nel apatia della nostalgia. Nulla può spostare le lancette del tempo. 

Questo romanzo di Marco  Balzano è delicato e appassionante, con una scrittura garbata e leggera che quasi ti culla per farti assaporare le bellezze del sud. 

I ricordi s'intrecciano con i sapori e i profumi di Barletta vecchia e gioisci con nonno Leonardo per ogini singolo momento di una vita di felicità per le piccole quotidianità che la vita ci offre e che a volte non assaporiamo in tutta la loro pienezza.

Buona lettura


Scheda lettura

Autire: Marco Balzano

Itolo: IL figlio del figlio

Casa editrice: Sellerio.


giovedì 5 agosto 2021

BREVE DIARIO DI FRONTIERA DI GAZMEND KAPLLANI

BREVE DIARIO DI FRONTIERA
DI 
GAZMEND KAPLLANI

Recensione di Maria Lucia Ferlisi

Una storia breve e amara in cui ogni parola è pervasa dalla sofferenza dell'autore che si è rifugiato in Grecia per allontanarsi da un regime sempre più restrittivo, sognando la libertà di movimento e di parola. Ma la libertà sognata non corrisponde alla realtà, adesso sei in terra straniera e tutti ti guardano, ti osservano, sanno che sei straniero ancor prima che tu apra bocca, il detto tipico, stessa faccia  stessa razza, scompare, per lasciare posto ai pregiudizi, alla chiusura, al razzismo, si perché bisogna usare le parole chiare e corrette. 

Tutto il libro è pervaso da questo mostro che divora le persone: il razzismo, il non riconoscere che l'altro è una persona. Tutti noi non sappiamo la nostra origine, nessuno di noi ha il sangue di un solo colore, siamo il frutto dei nostri avi, delle migrazioni di milleni fa, siamo il risultato di lente trasformazioni, quando ancora non si leggeva negli occhi il disprezzo per l'altro. 

Adesso ogni nazione ha degli aggettivi e ogni persona lo rappresenta, gli albanesi sono ladri e assassini, questo pensano i greci per ogni albanese che arriva, ma non sono solo loro ad avere una visone chiusa del mondo. Ed ecco che il migrante soffre due volte, una per l'abbandono della terra natia, del taglio doloroso delle proprie radici, la seconda volta soffre nella nuova terra, ha perso la propria identità, è solo in una terra nuova che non conosce.

Allora ecco che cerca di avere successo, di diventare "qualcuno", così vedranno che sono una brava persona, come loro. Il migrante si sforza, e pensa:  forse se imparo bene la lingua mi accetteranno, forse se divento invisibile e non mi faccio notare divento uno di loro, forse, ma dentro al suo cuore sa che una volta che recidi il passato, non avrai altre radici in nessun altro posto, rimarrai sempre un migrante e ogni volta ti domanderanno "ma tu da dove vieni?", ma senza il desiderio di conoscerti, no, la domanda è posta solo per farti notare che tu non sei come loro.

Un romanzo amaro, questo scritto da Gazmend  Kapllani, in alcuni tratti ironico, ma attraverso la doppia scrittura dai due punti di vista di chi sogna e di chi lotta per avere una nuova vita, ci mostra quanto la visione di razza permane, il diverso non è accolto come risorsa, no, e non lo sarà mai. 

Siamo in un epoca in cui gli uomini pur essendo immersi nella multiculturalità, molti sembrano voler trattenere a tutti i costi la propria identità , dimenticando che il nostro dna è intriso di altre identità.

Una storia che definisco "specchio", perché mi rivedo in ogni frase, in ogni chiusura, in questa mancanza di radici...l'autore sarà sempre un albanese, ed io sarò sempre una meridionale.

Questa storia la consiglio a tutti coloro che soffrono per questa mancanza di radici. A me ha fatto bene, la condivisione di questa nostra sofferenza comune, ti fa sentire meno sola.

Buona lettura a tutti voi

Scheda Libro

Autore: Gazmend Kapllani

Titolo: Breve Diario di Frontiera

Pagine: 186

Casa Editrice: Del Vecchio Editore

Sinossi

In questo "diario minimo" Gazmend Kapllani ci restituisce tutta la sofferenza degli albanesi che hanno attraversato il confine con la Grecia negli anni Novanta. Con mano leggera lascia che ci scorra sotto gli occhi la surreale volontà di dare un senso all'abbandono della terra natia, che in questo specifico caso è la fuga, il passaggio attraverso la cortina di ferro. In ogni capitolo, il doppio punto di vista - di chi è in Albania e di chi, esule, se ne allontana - mette in evidenza con sarcasmo, e senza fare sconti, la kafkiana condizione dell'Albania sotto il regime comunista: spie che controllano i programmi televisivi dei vicini, statue monumentali di Enver Hoxha, un dittatore troppo dittatore anche per i dittatori, e i bunker sulla spiaggia pronti per resistere a nemici che però non si presentano mai. Accurate, asciutte, intrise di humour nero, le descrizioni dell'assurdità e della rivolta alla tirannia compongono un quadro ironico e partecipe della condizione dell'esule, in cui il particolare dialoga con l'insieme e si fa narrazione universale, come in un dipinto di Bruegel. La "sindrome delle frontiere" inizia con l'abbandono del Paese e si sviluppa nella "nevrosi del successo", un successo che conferisce il diritto a restare nella nuova terra, per giungere a un'amara riflessione sui migranti di seconda generazione, condannati ad amare e odiare contemporaneamente il loro Paese.
 

sabato 31 luglio 2021

Streghe e medichesse - Lavanda-

 

Streghe e medichesse

Alle donne è sempre stato assegnato un ruolo subalterno nella storia, sin dai tempi antichi. Mentre l'uomo cacciava lei raccoglieva erbe e frutti, accudiva ai figlia aiutava le altre donne nel parto, per citare alcuni esempi.

Tuttavia l'abilità delle donne ha fatto si che si appropriassero di alcune chiamiamole specialità nel mondo antico e si non specializzate in ciò che era loro consentito fare, molte sono diventate levatrici e curatrici. 

Quelle erbe che raccoglievano sono state usate per ricavarne principi attivi, decotti infusi per alleviare dolori, per stimolare l'eros sia femminile che maschile, per curare infezioni o da usare in cucina per esaltare i sapori. Le donne con le erbe erano in grado anche di guarire alcune malattie, era un sapere tramandato dalle madri, dalle nonne, da altre donne, era un sapere orale che si divulgava e tramandava nei secoli. 

La loro conoscenza  era sempre contrastata e ritenuta "ciarliera". Eppure quando le persone si rivolgevano a queste donne guaritrici, dopo stavano bene, i loro rimedi funzionavano, le loro erbe erano efficaci.

 Era un sapere che si tramandava sin dai primordi dell'essere umano, quando la natura era ritenuta una forza soprannaturale e si scopriva che le erbe avevano diverse proprietà potevano guarire ma anche uccidere, ecco perché si è associato alle erbe un potere magico. Dove ritroviamo tutte queste "ricette"  sin dai primi tempi in cui la parola si è trasformata in scrittura ed ecco la Mandragola che fa diventare fertile Rachele nella Bibbia, passiamo per Medea che intrise il vestito nuziale di un potente veleno a Glauce in sposa a Giasone, ma ancor prima aveva ucciso il padre con il vello d'oro, anche questo intriso nel veleno.

Come dimenticare Circe che riesce a trasformare gli uomini in proci come descritto da Omero nell'Odissea.

Ricordiamo anche Alcina, una delle tre fate dell'Orlando Furioso, in grado di trasformarsi da brutta e sdentata a una donna affascinante e maliziosa e ingannevole.

Le streghe le  ritroviamo nei dipinti delle case di Pompei, o nei geroglifici egiziani e in tanti altri libri. La conoscenza delle donne era per lo più orale anche se in alcune città diventò "una scuola" , mi riferiscono a Salerno che intorno all'anno mille divenne un luogo dove le Medichesse curavano, preparavano unguenti, profumi a prodotti di bellezza.

Anche se le loro attività non erano tenute in grande rilievo, loro proseguivano in silenzio, attente e imperterrite, non venivano citate nei libri, ma resistevano e si propagavano non solo nei campi contadini.

Nel medioevo tutto cambia, la Chiesa Cattolica, giudica negativamente la loro attività, perché si contrappone al potere di guarigione delle preghiere. Improvvisamente le medichesse assumono agli occhi del potere cattolico il volto del diavolo, vengono definite streghe con disprezzo e lo loro attività sono giudicate parte di un lavoro effettuato in combutta con il diavolo.

Il loro sapere in un attimo è distrutto e inizia la triste caccia alle streghe che nel periodo nefasto tra il 1450 e il 1750 si stima che siano state uccise in Europa circa quarantamila persone accusate di stregoneria, alcune fonti citano nove milioni di donne portate al rogo, ma non è attendibile. Donne bruciate vive, donne innocenti che, con le sevizie e le torture loro inflitte, hanno confessato crimini e pratiche dettate dai loro inquisitori per poi essere bruciate in piazza davanti al popolo che guardava smarrito. 


 Poi venne Firenze nel Rinascimento e con Caterina de Medici la sua corte divenne un luogo di profumi e mistero, di morte e d'amore.

Infine dall'ottocento le erbe diventano sempre meno magiche e si allarga l'uso, entrano nelle cucine  e utilizzate sempre maggiormente.

Con il finire dell'ottocento la medicina supera il potere delle erbe, Si laureano anche donne in Italia mi piace ricordare una medichessa, come amava farsi chiamare, Amalia Moretti Foggia, che usò per almeno 30 anni un pseudonimo maschile  sul Corriere della sera per avere maggior credibilità.

Nella letteratura le streghe ammaliatrici, in grado di raggirare gli uomini tornano con la saga Avalon, 1983, da Marion Zimmer Bradley, di cui è nata anche una saga televisiva, ma ancor prima Il maestro e Margherìta di M. Bulgakov che affascina ancora oggi con questo magico e satanico romanzo.

Le streghe sono belle o orrende, sono ammaliatrici o incutono paura e l'arte si è appropriate di entrambe  le due facce, ma rimane sempre il senso negativo, ammaliatrici o assassine, non godono di nessuna simpatia, devono nascondersi, non devono manifestare le loro capacità.

Le donne streghe, o sciamane, le considero figlie della Dea Madre, della Dea della Natura ed è grazie a loro che le donne continuano a a medicare, possiedono quel duende che dalla terra rinasce con loro, un fluido che parte dai piedi e si intreccia con il sangue  nelle donne, alcune lasciano spazio a loro essere e  sprigionano le loro arti, altre sono in grado di ascoltare e interpretarlo, altre ignorano le loro capacità. 

Tutte noi dovremmo fermarci e ascoltare il battito delle parole che sono dentro di noi per essere ciò che siamo state, siamo e saremo.

Donne, Dee madri, figlie di un ancestrale passato che ci regala echi e magie lontane.

Maria Lucia Ferlisi

Colgo l'occasione della data in cui pubblico questo mio pensiero per parlarvi della

LAVANDA

si dice che il periodo migliore per raccoglierla sia l'ultima settimana di luglio, e nel pomeriggio andrò nel mio piccolo giardino per tagliarla e farne dei mazzetti legati da nastrini verdi per regalarli alle amiche, altri li metterò nei sacchetti per profumare le maglie nei cassetti, altri ancora li userò per fare i biscotti.

Questo fiore profumatissimo e dal colore delicato non è mai mancato nel mio giardino, imprime serenità e infatti ho letto che è indicata per chi soffre di ansia e attacchi di panico, potrebbe essere una buona idea fare un piccolo cuscino con tanti semi di lavanda e metterlo nel letto sotto il nostro cuscino abituale, con il suo delicato profumo di certo ci sentiremo più rilassati.

La lavanda ha anche poteri di cicatrizzazione , anti settiche ed anti infiammatori, in farmacia o in erboristeria potete farvi consigliare l'olio essenziale delle marche migliori e i corretti  dosaggi.

Posso solo dirvi che l'olio essenziale della lavanda mi piace usarlo la sera prima di andare a dormire, mi verso due tre gocce nelle mani e mi passaggio le caviglie, una piccola coccola quotidiana che mi piace fare per rilassarmi.

Mi piace metterlo nei diffusori elettrici o nelle vaschette dei caloriferi, a volte lo uso nell'acqua calda per fare dei suffumigi per il mal di gola.

Ci sono tantissimi usi di questo splendido fiore, non ultimo in cucina ho mangiato un formaggio alla lavanda davvero squisito e personalmente l'utilizzo per fare dei biscotti con questo delicato profumo con un buon tè inglese diventa un momento di relax. 

Ho anche preparato un ottimo risotto con formaggio verde e lavanda.

Consigli da strega: 

  • tenete sempre un vaso di lavanda in casa, sul balcone o dove vi piace di più, l'armonia entrerà a profumare la vostra famiglia.
  • fate un bagno purificatore con la lavanda nella notte di luna piena, riempite la vasca, mettete una manciata di fiori nell'acqua e immergetevi con lentezza, restate una decina di minuti cercando di allontanare i pensieri negativi.
  • gli steli del fiore di lavanda possono essere utilizzati come l'incenso per purificare l'ambiente
  • tenete un rametto di fiori di lavanda fuori dalla porta fare entrare energie armoniche nella casa

Buona lettura
da Maria Lucia






 

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.