venerdì 26 luglio 2024

Una scrittrice dimenticata: Giovanna Zangrandi

 Giovanna Zangrandi

Nacque il 13 giugno a Gallierae morì il20 gennaio del 1988 a Pieve di Cadore.

Il vero nome era Alma Bevilacqua, ma nella sua vita letteraria preferì usare sempre pseudonimi diversi, alla fine scelse Giovanna Zangrandi.

Nel 1921 la famiglia si trasferì a Desenzano del Garda per la salute precaria del padre. Nel 1923 il padre si suicidò e insieme con la madre si trasferirono a Bologna; nel 1929 conseguì la maturità classica e  nel 1933 conseguì la laurea in Chimica. Nello stesse anno fece una vacanza a Cortina e s'innamorò della montagna, delle lunghe camminate, delle scalate, anche pericolose. Quando la madre nel 1937 morì si stabilì definitivamente in montagna. 

Prese la tessera fascista per essere autonoma e poter insegnare a Cortina in un Liceo.  Iniziò anche a collaborare con diversi giornali locali parlando delle sue montagne.

Per lei il mondo della montagna è magico, attratta dalla sua rudezza e dalla tenacia degli abitanti, un luogo che mette a dura prova chi è estraneo ad esso, ne ama il silenzio, i segreti e la chiusura, e si sente fiera di essere stata accolta da questa gente che l'ha amata e accolta dopo un cambiamento radicale della sua vita.

I suoi romanzi  testimoniano la vita rude dei monti alla quale fonde con equilibrio e maturità stilistica le storie inventate e la fantasia letteraria.

 I suoi primi libri sono: Leggende delle dolomiti nel 1951, I Brusaz, 1954, Orsola nelle stagioni, 1957.

       

La sua partecipazione alla resistenza, come staffetta, con il nome in codice Anna, la consegnò a un libro molti anni dopo, nel 1963: I giorni veri, una raccolta di eventi precisi vissuti da lei in un momento di forte tensione nel paese. Le sue parole mostrano la capacità di essere stati attivi  senza mai perdere di vista l'umanità. 

Nel 1966 pubblicò Anni con Attila, altro romanzo frutto della sua attività di partigiana dove la scrittura mette ancora in mostra la capacità di delineare i personaggi soprattutto femminili..

Come dice Antonia Arslan  nel suo libro sulla scrittura femminile italiana fra '800 e '900, l'autrice  affida alle figure femminili dei suoi libri   "il messaggio morale della continuità atemporale, la custodia delle tradizioni e dei valori umani fondamentali nel contesto di un ambiente del tutto particolare, l'onestà di fronte alla morte, di cui la vita di montagna educa a non avere paura: ed è proprio nella dimensione di una narrazione epica "al femminile" che la sua scrittura da i risultati migliori..."

Le donne che descrive nei suoi libri sanno curare, amare ma anche lottare, e senza tanti problemi sostituirsi all'uomo nei lavori manuali. sono donne forti, vere, foggiate dalla natura rude della montagna che lei ha sempre amato.

L'unico amore della sua vita che si conosce è stato per  un partigiano Severino Rizzardi comandante di una brigata il cui nome da partigiano era Tigre, morì pochi giorni prima della liberazione.

Vale la pena sottolineare che il suo ruolo da partigiana fu ad altro rischio, al pari degli uomini e mai si tirò indietro consapevole di ciò che faceva, come trasportare armi o diffondere messaggi clandestini, eseguì anche una mappa della montagna per minare i passaggi dei tedeschi e questo le valse la taglia di cinquanta mila lire!

Per suo volere, quando morì volle essere seppellita nel suo paese natale, Galliera. 

Per gli amanti della montagna suggerisco il rifugio da lei creato a Le Marmarole si trova a 1.796 metri, sulla selletta di Pradonego, tra la parete argentata dell’Antelao e gli Spalti di Toro. 




I suoi libri

  • Leggende delle Dolomiti, Milano: L’Eroica, 1951
  • I Brusaz, Milano: Mondadori «La Medusa degli Italiani», 1954
  • Orsola nelle stagioni, Milano: Mondadori, 1957
  • Il campo rosso (Cronaca di un’estate 1946), Milano: Ceschina, 1959
  • I giorni veri, 1943-1945, Milano: Mondadori, 1963
  • Anni con Attila, Milano: Mondadori, 1966
  • Borca di Cadore. Cenno storico e turistico, Belluno: Tipografia Piave, 1970
  • Il diario di Chiara, Milano: Mursia, 1972
  • Racconti partigiani, Belluno: Nuovi sentieri, 1975
  • Gente alla Palua. Racconti, Belluno: Nuovi sentieri, 1976
  • Racconti partigiani e no, Belluno: Tarantola libraio, 1981
  • Gli ingrassavo le scarpe, in Giovanni Falaschi (a cura di), La letteratura partigiana in Italia 1943-1945, prefazione di Natalia Ginzburg, Roma: Editori Riuniti, 1984
  • Racconti del Cadore, a cura di Myriam Trevisan, Milano: Officina Libraria, 2010
  • Silenzio sotto l’erba, a cura di Myriam Trevisan, Belluno: Nuovi sentieri, 2010

Fonte: Wikipedia - Antonia Arslan Dame, Galline e Regine

martedì 23 luglio 2024

Le farfalle di Sarajevo di Priscilla Morris

 Le farfalle di Sarajevo 

di 

Priscilla Morris
Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Sarajevo era la città simbolo della multietnicità, la capitale della multiculturalità dove persone di etnie diverse convivono "felici e contenti" come si direbbe in una favola. Musulmani, croati e bosniaci religioni diverse e cultura diverse convivevano tranquille.

Eppure improvvisamente qualcosa si rompe e se prima la convivenza era normale senza attriti qualcosa cambia e il vortice del cambiamento porta con se le radici dell'odio e del male. Ecco che la razza, parola che odio, prevale e distacca , allontana un popolo mentre il germe della violenza e della guerra prende sempre più spazio. 

Sarajevo non è più la stessa. 

Non è facile accettare questo cambiamento e Zora, protagonista della storia, fatica a comprendere il male che serpeggia nella città, parenti e amici divisi da una barriera che il giorno prima non esisteva.

Zora si muove nella città incredula, vede persone coperte da un passamontagna nero che portano via mobili, saccheggiano le case e lei si aggira per la città e il suo studio, non comprende come può una città trasformarsi. 

Perché? Parola a cui non riesce a dare una risposta. 

Chi può si allontana, come il marito e la madre malata che raggiungono la  figlia che vive In Inghilterra.

Lei no, lei rimane, non vuole abbandonare la casa che potrebbe essere occupata, non può lasciare le sue lezioni di pittura all'università, non può abbandonare il suo studio nel palazzo che ospita il municipio e la biblioteca. 

Lei è la pittrice dei ponti, deve restare, essere esempio per i ragazzi e continuare a dipingere e intrattenere i ragazzi, dare loro una speranza. 

Rimane nel palazzo in cui vive da quando si è sposata, ormai vuoto, ma alcuni sono rimasti e si sostengono e nutrono nel paese ormai invaso da soldati che perquisiscono ogni abitazione in cerca di armi.

Zora resiste, insieme con il libraio Misrad. Tutto durerà qualche settimana..passano mesi.. Tutto finirà presto...

Poi iniziano a sparare e i corpi rimangono a marcire nelle strade per paura dei cecchini. Poi iniziano le bombe e il cielo di Sarajevo si colore di fumo e di rosso. Poi la città rimane senza telefono, senza acqua, senza luce, senza cibo.

Infine colpiscono il cuore della città, la biblioteca e lunghe farfalle nere cadono su una Sarajevo spezzata.


L'autrice ci descrive l'assedio di Sarajevo attraverso le emozioni della pittrice Zora, che come tutti gli abitanti della città assiste incredula allo scempio che giorno dopo giorno si verifica.

 Lo stile è asciutto, le parole scorrono misurate, il ritmo della storia è pacato, sereno quasi come una carezza verso questa città che lentamente cade e le case e gli alberi spariscono, rimangono solo corpi e edifici crivellati dai colpi di mitragliatrice. 

La città può ospitare solo serbi, tutti gli amici e parenti di prima adesso sono nemici, da uccidere, per dare a Sarajevo una nuova vita senza "stranieri".

Un romanzo toccante  raccontato senza odio o recriminazioni. L'incredulità della protagonista è anche quella di tutto il resto del mondo che assiste a questa guerra. fratricida. Ma l'umanità delle persone non si recide con una taglio alla storia. L'umanità rimane  e con la solidarietà mostra che non tutto è perduto. le guerre distruggono case, uccidono persone, incendiano il passato di un popolo, ma i sentimenti delle persone non vengono estirpati. La speranza non può essere distrutta. 

Una storia che non deve mancare nelle vostre letture.

Valutazione: 💛💛💛💛💛+++

Scheda Libro

Autore:

Titolo:

Casa Editrice:

Pagine:

Trama

Sarajevo, 1992. Ogni notte bande di ultranazionalisti con la faccia coperta da calze nere trascinano in strada i mobili presi dalle case abbandonate ed erigono barricate che tagliano la città in enclave etniche. Ogni mattina, gli abitanti – musulmani, croati, serbi – rimuovono quelle barriere e affrontano la giornata fingendo di non vedere ciò che si addensa all’orizzonte. Tuttavia, inevitabilmente, arriva il giorno in cui la tragedia che incombe sulla città non può più essere ignorata, e Zora Kočović, pittrice e insegnante, decide che è giunto il momento di mandare suo marito e l’anziana madre fuori dal paese, al sicuro. Lei, invece, non lascerà Sarajevo, il suo studio sotto i tetti della Vijećnica, i ragazzi che si aggrappano ai suoi corsi di arte come all’ultimo brandello di normalità, i suoi quadri che raffigurano i tanti ponti, simbolo della città della convivenza. Le ostilità non potranno durare più di qualche settimana, la tempesta passerà. Ma la tempesta non passa e l’assedio chiude Sarajevo in una morsa. I suoi abitanti rimangono senza comunicazioni, senza luce, senz’acqua, senza medicine: dalle colline attorno la città viene bombardata, spazzata dai cecchini, martoriata. Muoiono a migliaia; le lapidi, bianche, sottili, riempiono ogni angolo, prato, cortile. Spariscono giorno dopo giorno gli alberi e gli uccelli. Nel palazzo squarciato dalle esplosioni in cui Zora vive ormai sola, si è formata una vera e propria comunità di fratelli e sorelle d’anima che si appoggiano gli uni agli altri, affrontano insieme il loro mondo che si sta disintegrando, si reinventano di nuovo e poi ancora, nel tentativo di non perdere la propria umanità. Tutto ciò che Zora e i suoi amici hanno di più caro viene distrutto, esposto allo scempio dalla crescente violenza degli assalitori: al posto delle rondini nel cielo di Sarajevo volteggia la cenere, uno sciame di farfalle nere. Eppure, dopo che si è perso tutto, lì, può esserci ancora straordinaria bellezza.

sabato 20 luglio 2024

La vita altrove di Guadalupe Nettel

 La vita Altrove di Guadalupe Nettel

Impressioni di Maria Lucia

Nel libro di Guadalupe Nettel sono racchiusi otto racconti. Otto storie il cui filo comune è la ricerca del perché le relazioni affettive e emotive nascono e/o finiscono. l'autrice messicana si muove come una vagabonda in questa ricerca e spera che in qualche storia possa ritrovare quell'altrove che cerca, la speranza di trovare una spiegazione e un'alternativa possibile.

Sono storie tutte diverse che ci conducono a segreti familiari e emozioni tenute nascoste e represse, inutilmente, perché alla fine tutto viene a galla e la verità può essere devastante, come nel primo racconto che introduce il libro.

La scrittura della Nettel è precisa, asciutta,  attenta e non sbaglia, cerca di  mostrare, senza edulcorazioni, le dinamiche famigliari, senza sconti a nessuno.

Le sue storie ordinarie, attraverso la sua fine ed elegante penna, diventano straordinarie e ci regalano momenti di lettura entusiasmante.

Magia e realtà si mescolano nella narrazione e i racconti assurgono a piccoli gioielli di lettura tesi alla ricerca di mondi possibili come un albatros che sorvola il cielo e dall'alto osserva nei dettagli le emozioni buone e cattive di chi vive nella terra.

Una bella lettura anche se il suo romanzo La figlia unica è sicuramente una prova letteraria di maggior riguardo.

Scheda Libro

Autore: Guadalupe Nettel

Titolo: La vita altrove

Casa editrice: Nuova Frontiera

Pagine: 192

Trama

All’improvviso, quando meno se lo aspettano, i protagonisti di questo libro si ritrovano scacciati dalle loro vite. A volte è per ragioni di cuore, altre di lavoro o familiari, spesso semplicemente per caso: la realtà viene drasticamente sovvertita e sono costretti ad adattarsi a circostanze inaspettate, a navigare senza bussola in acque sconosciute.

 Una ragazza incontra in ospedale un parente misteriosamente bandito dalla famiglia; un attore, in piena crisi professionale, si insinua nella vita di un rinomato collega; una donna vive in un mondo in agonia, dove l’unica consolazione è rifugiarsi nel sonno; un uomo crede di scoprire la soluzione al suo logoro matrimonio in una stradina solitaria.

 Anche la famiglia, con le sue logiche spesso sfuggenti, i suoi piccoli e grandi tradimenti, i suoi segreti e le aspettative è una costante di questi otto racconti. Come pure il mondo animale e il mondo vegetale che, in un continuo dialogo, fanno da contraltare a quello degli umani. Con la precisione e l’estro di un funambolo, 

Nettel si muove tra reale e fantastico, riuscendo ancora una volta a rivelare la natura strana e inquietante della realtà che ci circonda.


mercoledì 17 luglio 2024

SCRITTRICI DIMENTICATE: BONTA' WANDA

 BONTA', WANDA (1902 - 1986)

NACQUE A MILANO IL 25 GIUGNO DEL 1902, RIMASE ORFANA DA RAGAZZINA E FU AFFIDATA A DIVERSI ISTITUTI RELIGIOSI E SI DIPLOMO' MAESTRA. 

CONSEGUITO IL DIPLOMA ESEGUì  MOLTEPLICI LAVORI, MA LA SCRITTURA ERA IL SUO OBIETTIVO E E IL SUO SOGNO  INIZIO SUBITò A SRIVERE E IL SUO PRIMO ROMANZO EBBE UN NOTEVOLE SUCCESSO, FU PUBBLICATO NEL1928: LA FATICA DI VIVERE.

FINO AL DOPOGUERRA LA SUA SCRITTURA FU PROLIFICA E SCRISSE MOLTI ROMANZI. 

LE PROTAGONISTE DEI SUOI ROMANZI SI DISCOSTAVANO DAL MODELLO FEMMINILE DI DONNA DEL REGIME FASCISTA.

LE SUE "SIGNORINETTE" ERANO IN CERCA DI LIBERTà E INDIPENDIENZA, CERCAVANO DI ESPRIMERSì NEL LAVORO E NELLA VITA SENZA IL SUPPORTO DI UNA FAMIGLIA CON MARITO E FIGLI COME IMPONEVA L'IDEALE MUSSOLINIANO.


NEL 1937 SI ISCRISSE ALL'ORDINE DEI GIORNALISTI E INIZIò LA COLLABORAZIONE  CON DIVERSI GIORNALI, TRA CUI GRAND HOTEL E INTIMITA'.

IL SUO ROMANZO PIù FAMOSO FU "SIGNORINETTE" CHE RIUSCì A VNDERE BEN CINQUANTAMILA COPIE IN UN SOLOANNO! 

UN ROMANZO CHE FECE SOGNARE MOLTE RAGAZZE E RAGAZZINE DEL TEMPO.

MORì IL 5 MARZO DEL 1986 A MILANO.


ELENCO DEI LIBRI SCRITTI DALL'AUTRICE


Signorinette (Edizioni Mani di Fata, 1938, ill. Carlo Alberto Michelini)
Signorinette nella vita, Edizioni Mani di Fata,1942, ill. E. Marisaldi)

La fatica di vivere (Milano, Libr. Edit. Milanese, 1928)
Una corsa in paradiso (Milano, Vallardi, 1934)
Paura di amare (Milano, Sonzogno, 1941)
Vivere in due (primo diario di Clementina) (Milano, Sonzogno, 1941)
L'ombra sul fiore (Milano, Sonzogno, 1942)
L'ora dell'amore (Milano, Rizzoli, 1942)
I cagnolini di Perlarosa: racconto allegro per i piccoli (Milano, Genio, 1944, ill. di Baldo)
Lontano da te (Milano, Sonzogno, 1944)
Viaggio nell'azzurro (Milano, Cremona, E. L. I., 1944)
Lucciola (Milano, A. Tarantola, 1945)
Una moglie sola (secondo diario di Clementina) (Milano, Sonzogno, 1945)
Temporale sull'orto (Milano, Mani di fata, 1945)
Sei mesi d'amore (Milano, Mani di Fata, 1946)
Una notte d'agosto (Milano, Rizzoli, 1946)
Lo strano cuore di Nelly (Milano, Sonzogno, 1947)
Via degli oleandri (Milano, Sonzogno, 1949)
Occhi d'ombra (Milano, G. Valsecchi, 1950)
Il segreto di Marta Bergen (Milano, Sonzogno, 1950)
Amore nemico (Milano, G. Valsecchi, 1951)
Amanti (Milano, G. Valsecchi, 1953)

SE VOLETE SAPERNE DI PIù

  • M. Gastaldi, Donne luce d'Italia, Milano, 1936
  • M. Bandini Buti, Poetesse e scrittrici, Roma, 1941-42
  • G. Carcano, Panorama biografico degli Italiani, Roma, 1956
  • M. Gastaldi e C. Scano, Dizionario delle scrittrici italiane contemporanee, Milano, 1957
  • Rachele Farina, Dizionario biografico delle donne lombarde: 568-1968, Baldini Castoldi Dalai, 1995

TRATTO DA

Una scrittrice dimenticata: Giovanna Zangrandi

  Giovanna Zangrandi Nacque il 13 giugno a Gallierae morì il20 gennaio del 1988 a Pieve di Cadore. Il vero nome era Alma Bevilacqua, ma nell...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.