sabato 12 marzo 2016

Concorso letterario Shelley e Byron

Ecco per voi un concorso letterario dedicato a due grandi poeti inglesi: SHELLEY  e  BYRON


Premio Internazionale
di Poesia e Narrativa
Percorsi letterari … “Dal Golfo dei Poeti Shelley e Byron, alla Val di Vara”

SCADENZA: GIOVEDI’ 30 APRILE 2016

REGOLAMENTO

  1. Possono partecipare al Premio Internazionale di Poesia e Narrativa - Percorsi Letterari … “Dal Golfo dei Poeti Shelley e Byron, alla Val di Vara” -  autori italiani e stranieri con lavori in lingua italiana (od in lingua straniera con traduzione in italiano) ed età superiore ai 18 anni (per le Sezioni A, B, C, D) e tra i 14 ed i 18 non compiuti (per la Sez. E Unica). 

2.  Il Concorso è articolato in 5 sezioni:
Sez. A – Poesia inedita a tema libero.
Sez. B – Racconto breve inedito a tema libero.  
Sez. C – Libro di poesie edito in data successiva al 01.01. 2005. 
Sez. D -  Romanzo, o raccolta di racconti, di novelle o favole a tema libero, edito in
               data successiva al 01.01.2005.  
Sez. E -  Saggio, edito in data successiva al 01.01.2005.
Sez. F Unica – Poesia e/o racconto breve a tema libero.

Ciascun autore maggiorenne può partecipare alle 5 sezioni A, B, C, D, E versando il relativo contributo per ciascuna sezione mentre l’autore minorenne può inviare una poesia, un racconto od ambedue con un unico contributo di partecipazione.

3. Per poesia o racconto breve inediti s’intende qualsiasi opera che non abbia ottenuto regolare pubblicazione editoriale e/o compensi assoggettati o meno a ritenuta. L’inserimento su antologie, riviste e siti web di settore non implica, di conseguenza, l’automatica affermazione/attivazione dei diritti d’autore e/o di retribuzione anche minima. I diritti d’autore dei partecipanti al Premio rimangono comunque di proprietà dei singoli autori.

4. Alle Sez. A è ammesso un massimo di 3 poesie per autore, ciascuna di lunghezza non superiore ai 40 versi. Alla Sez. B è possibile concorrere con un massimo di tre racconti brevi ciascuno non superiore alle 4 cartelle (1 cartella = 30 righe di 60 battute). Alla Sez. F unica è accettata 1 poesia (massimo 30 versi) per autore e/o 1 racconto breve della lunghezza massima di 2 cartelle (1 cartella = 30 righe di 60 battute) per autore.

5. Ciascuna opera appartenenti alle sezioni A, B ed F, digitata al computer, deve essere inviata via mail in allegato formato word (Times New Roman, carattere 12) in copia unica (arianna.giovanni@libero.it) , nonché stampata e spedita in 5 copie anonime in una busta grande ed 1 con accompagnatoria, dati personali (nome, cognome, data di nascita, indirizzo, telefono fisso e/o cellulare, e-mail, eventuale sintetico curriculum poetico-letterario) ed autocertificazione firmata (tipo la seguente: Dichiaro che il mio materiale letterario inviato è di mia esclusiva proprietà ed originalità, inedito, non premiato e/o segnalato in altri concorsi. Autorizzo ai sensi della Legge 675/96 e successive modifiche il trattamento dei miei dati personali nell’ambito del Premio) in una busta più piccola da accludere in quella grande. All’esterno della busta piccola andrà (od andranno) indicato/e la/le sezione/i per cui si concorre.

6. Alle sezioni C, D ed E è ammesso un massimo di 2 opere per sezione. Ciascuna opera appartenente alle sezioni C, D ed E, deve essere spedite in 4 copie, delle quali una firmata nel frontespizio, completa di nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, indirizzo e-mail,nome del concorso a cui partecipano ed autorizzazione al trattamento dei dati personali.

7. Per la Sez. F unica è obbligatorio l’invio d’una fotocopia d’un documento d’identità ed il consenso scritto e firmato alla partecipazione al Premio da parte d’un genitore. In ogni caso, per i concorrenti minorenni vige la responsabilità a carico del/dei genitore/i o di chi ne fa le veci.

8. All’interno della busta piccola (per le sezioni A,B,F) e della busta unica (per le sezioni C,D,E), andrà inserito anche il contributo di partecipazione in contanti o ricevuta del bonifico bancario (vedi estremi al punto 8a), a parziale copertura delle spese d’organizzazione, di € 10,00 per la prima opera e 5,00 euro per ciascuna opera successiva  (in pratica  la quota di iscrizione è di 15 euro + 5 euro per ogni ulteriore elaborato trasmesso – ad esempio 3 poesie e 2 libri = 35 euro).

8a. ISCRIZIONI
Bonifico bancario:  
Titolare: ROSSI Giovanni
Banca: Monte dei Paschi di Siena
IBANIT 82 Q 01030 49840 00000 19892 60
SWIFT CODE (BIC): PASCITMMSRZ
Oppure contanti in euro (i versamenti con spese a carico del beneficiario non saranno presi in considerazione).

9. Il materiale ed il contributo di partecipazione devono essere indirizzati per:  posta prioritaria e/o piego di libri (non per raccomandata) a: ROSSI Giovanni, Via Valle di Polverara 111 – 19020  Riccò del Golfo (SP).

10. Il termine ultimo di spedizione è GIOVEDI’ 30 APRILE 2016 (farà comunque fede il timbro postale d’invio).

11. L’Associazione “Natura bio” declina ogni responsabilità per disguidi, smarrimenti, furti, danni d’ogni genere che si dovessero verificare durante gli inoltri delle opere concorrenti e delle documentazioni integrative (contributi di partecipazione compresi).

12. La Commissione giudicatrice (la cui composizione verrà resa nota nella comunicazione finale via e-mail sui risultati a tutti i partecipanti) stilerà una graduatoria di merito fino al 5° posto di ciascuna sezione. Ai vincitori e premiati delle Sez. A, B, C, D, E verranno attribuiti premi in denaro, soggiorni alle Cinque Terre comprensivi di trattamenti benessere, targhe personalizzate, diplomi d’onore in pergamena e prodotti tipici delle Cinque Terre. Monte premi 4.000,00 (quattromila) euro.

13. I vincitori della Sez. F Unica, riceveranno targhe personalizzate, diplomi d’onore in pergamena e prodotti tipici delle Cinque Terre. Un numero massimo di altri 5 premi straordinari potranno essere attribuiti all’interno ed all’esterno delle graduatorie di merito.

15.  La cerimonia di premiazione avverrà presso la Sala Consiliare del Palazzo Civico di Sesta Godano (SP), probabilmente il 23.07.2016, o data immediatamente prossima, alla presenza delle Autorità. Nessun rimborso spese (di viaggio, di soggiorno o quant’altro) sarà dovuto ai concorrenti premiati e/o ai partecipanti alla cerimonia conclusiva. L’Associazione “Naturabio”, a graduatoria stilata e prima dell’invio della relativa comunicazione a tutti i partecipanti, valuterà l’ipotesi di non organizzare una specifica cerimonia di premiazione e d’inviare i premi per posta ai destinatari nelle graduatorie di merito, con spese di spedizione a carico della stessa Associazione. Questo nell’intenzione di non creare disagi (viaggio, vitto, alloggio e quant’altro) nella persistente attualità di crisi economica generalizzata. La decisione eventualmente presa verrà riferita nella comunicazione ufficiale conclusiva.

16. In caso di cerimonia allestita, tutti i premi dovranno essere ritirati dai diretti interessati. Se impossibilitati a presenziare all’evento di premiazione, potranno essere rappresentati da persona di fiducia precedentemente comunicata all’Organizzazione del Premio e munita di delega scritta. Solo in casi eccezionali sarà garantita la spedizione postale dei premi, previo pagamento delle relative spese. I premi non ritirati senza alcuna giustificazione nel corso della manifestazione conclusiva saranno trattenuti ed incamerati dall’Associazione organizzatrice del Premio, per essere messi a disposizione di ulteriori iniziative simili.

17. L’operato della Commissione giudicatrice è insindacabile ed inappellabile. Gli elaborati inviati non saranno restituiti e, conclusa la premiazione, verranno archiviati come “documentazione viva” del Premio.

18. La partecipazione al Premio Internazionale di Poesia e Narrativa - Percorsi Letterari … “Dal Golfo dei Poeti Shelley e Byron, alla Val di Vara” - comporta l’accettazione incondizionata di tutte le norme inserite in questo Regolamento. Il mancato adempimento ad una delle norme indicate costringerà all’esclusione dal Premio di eventuali autori.

19. Tutti i dati sensibili pervenuti da quanti partecipano al Premio Internazionale di Poesia e Narrativa - Percorsi Letterari … “Dal Golfo dei Poeti Shelley e Byron, alla Val di Vara” -  verranno trattati nel rispetto del Decreto legislativo 30/06/2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali, noto anche come “Testo unico sulla privacy”) ed utilizzati ESCLUSIVAMENTE per i fini del Premio stesso. 

venerdì 11 marzo 2016

Mary Shelley



               L'11 marzo del 1818 uscì nelle librerie londinesi il libro horror Frankenstein il cui autore rimase sconosciuto per molto tempo.

L'autrice del libro era una donna MARY SHELLEY, figlia di una grande donna della storia del femminismo europeo Mary Wollstonecraft, autrice del sempre attuale libro: La rivendicazione dei diritti della donna nel 1792. Mary Shelley non conobbe sua madre che morì di parto dopo qualche giorno dalla sua nascita.
Mary Shelley non ha mai avuto un'esistenza felice, ne durante l'infanzia maltrattata dalla matrigna che non volle farla proseguire negli studi scolastici, permettendolo soltanto alla figlia naturale. Non ebbe fortuna nemmeno nella vita da adulta. Si innamorò del poeta Percy Bysshe Shelley, sposato, fuggì con lui, ed ebbero una vita piena di sacrifici e privazioni e due figli che morirono in tenerissima età, Riuscì a sposare il poeta soltanto dopo qualche anno.
Nonostante non abbia avuto un'educazione scolastica, riuscì a farsi una notevole cultura grazie alla vasta biblioteca del padre lo scrittore e filosofo: William Godwin, inoltre poté leggere tutte le lettere e gli scritti della madre. Cominciò a scrivere poesie e qualche breve testo, ma il suo romanzo più famoso e conosciuto in tutto il mondo rimane Frankstein.
Con il marito peregrinò in tutta _Europa compresa l'Italia, ebbe modo di conoscere grandi personaggi illustri tra cui Lord Byron, in Svizzera, si racconta che durante una giornata di pioggia si sia intrattenuto a parlare di fantasmi con un gruppo di amici tra cui Mary e disse che "ognuno dovrebbe provare a scrivere un racconto horror di propria mano", Mary ne rimase colpita e fu così che diede vita al suo personaggio.
Tuttavia la sua vita, non facile, fu segnata ancora una volta da un evento luttuoso, il marito morì annegato durante una battuta di pesca lasciandola vedova all'età di 24 anni.

La scrittrice morì di cancro al cervello all'età di 54 anni:

giovedì 10 marzo 2016

Recensione: le mie parole per te


Le mie parole per te di Chiara Marchelli

Claudia la protagonista del libro conduce una vita tranquilla a New York, sposata, due figli, un lavoro ed un marito che ama, almeno apparentemente. Questa sua tranquillità viene scossa da un incontro con un'altra persona che mette in discussione tutte le sue certezze e la sua stabilità coniugale che cominciano a vacillare. L'incontro è con una donna, ne rimane affascinata e turbata, ma nulla la ferma nel continuare a vedere Alessandra, nemmeno l'amore per i figli, di cui Giulia con problemi di integrazione in quella città che sente estranea.
Claudia si lascia travolgere da questo amore del tutto nuovo per lei e lo vive alternandolo a qualche senso di colpa fino al giorno in cui sua figlia scopre la relazione.
Alessandra scompare dalla vita di Claudia.
Claudia si separa dal marito e cerca di ricucire il rapporto con la figlia molto faticosamente. Claudia cambia città e lavoro, ritorna in Liguria, anche per cercare di stare silenziosamente vicina alla figlia. Un giorno per caso Claudia ad un convegno, in cui è relatrice, incontra Alessandra e.....Il finale non posso raccontarlo.

L'omosessualità viene raccontata con naturalezza senza giudizi o pregiudizi, tuttavia la trama risulta a tratti banale e scontata. Nella prima parte del libro l'incontro tra le due donne e la scoperta dell'amore non è bene delineata, anche la scrittura, troppo veloce e con periodi brevi, non crea la giusta attenzione a quest'incontro. 
 La storia fatica all'inizio, poi nella seconda parte del racconto migliora notevolmente. L'utilizzo dei loro dialoghi con sms e mail rallenta molto e non vi si ritrova l'approfondimento desiderato, con dei sms non si approfondisce nulla. La lettura degli sms come anche tutta la spiegazione della pesca risulta noiosa. 
E' un libro in cui si alternano capitoli piacevoli a capitoli faticosi. Ha voluto mettere nel libro troppi temi delicati come l'omosessualità, la crisi del rapporto coniugale, il rapporto difficile con i figli, tutti affrontati con superficialità senza approfondimenti, avrebbe dovuto sceglierne uno solo, ma delinearlo meglio. Il titolo riprende molto quelli usati da Nicholas Spark. Penso che vi possano essere esordienti migliori dell'autrice del libro.

mercoledì 9 marzo 2016

Umberto Saba

Il 9 marzo del 1883 nasceva a Trieste Umberto Poli che assumerà il nome d'arte SABA, grande poeta del novecento. Ebbe una vita travagliata, cresciuto senza padre, in quanto abbandonò la madre ancor prima della nascita, fu allevato da una balia, da cui assumerà il cognome d'arte. Ebbe problemi di nevrastenia e costretto a rivolgersi ad un psichiatra allievo di Freud. Attorno al 1910 comincia la sua produzione poetica e la collaborazione con la rivista LA VOCE. Nel 1918 apre una libreria antiquaria che diventa anche un luogo d'incontro tra poeti e letterati. Nel 1921 pubblica IL CANZONIERE che raccoglie tutte le sue poesie. Nel 1946 riceve il premio VIAREGGIO. Dopo un periodo di grave malattia in cui perde l'uso delle gambe scrive un romanzo: ERNESTO, che sarà pubblicato postumo alla sua morte avvenuta nel 1957.
Le sue poesie trattano gli aspetti giornalieri della vita, usa parole semplici come anche la metrica, non ama usare parole roboanti, tipiche dell'epoca in cui cominciò a scrivere,  ma usa parole "senza storia" come le definisce lui stesso. Nelle sue poesie ritroviamo la sua Trieste, la donna amata, i ricordi dell'infanzia, aspetti della sua quotidianità con parole "domestiche", tutte le sue produzioni poetiche sono pervase da un senso di affetto come un padre verso le sue creature.






Una delle sue poesie che amo di più: C'era

C’era, un po’ in ombra, il focolaio; aveva
arnesi, intorno, di rame. Su quello
si chinava la madre col soffietto,
e uscivano faville.

C’era nel mezzo una tavola dove
versava antica donna le provviste.
Il mattarello vi allungava a tondo
la pasta molle.

C’era, dipinta in verde, una stia, 
e la gallina in libertà raspava.
Due mastelli, là sopra, riflettevano,
colmi, gli oggetti.

C’era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
Le sue speranze assieme alle faville
del focolaio si alzavano. Alcuna
guarda! è rimasta.






martedì 8 marzo 2016

l'otto marzo, un falso storico

L'incendio della fabbrica tessile a NY dove morirono più di cento operaie donne è un falso storico, ci viene spiegato bene in un libro del 1987: Storie, miti e riti della giornata internazionale della donna per la casa editrice di nicchia Utopia. 
Un incendio c'è stato, ma nessuno sa riferire dove e quando, vi sono diverse date, ma tutte discordanti. Sembra invece che sia stata scelta questa data nel secondo convegno internzazionale delle donne, tenutosi a Mosca, perchè nel 1917 a San Pietroburgo le donne erano scese in piazza per protestare per il pane, che scarseggiava a causa della guerra.  In Italia si cominciò ad introdurre la giornata dedicata alle donne soltanto nel 1922, poi durante il fascimo scomparve, per essere reintrodotta dalla nascente Repubblica, con la scelta della MIMOSA come fiore simbolo.
Da parte mia credo ormai che questa festa si è svuotata del vero significato, l'otto marzo dovrebbe essere una giornata dedicata alla riflessione sui diritti acquisiti e sulle lotte  delle donne per arrivare alla conquista, di quello che noi oggi godiamo senza sapere che dietro vi sono stati  anni di lotte e sudore da parte di molte donne. Oggi si pensa solo a regalare la mimosa, o andare a festeggiare in qualche pizzeria dove magari possono assistere a qualche squallido spogliarello maschile, ma non è con la mercificazione del corpo maschile che ci rendiamo uguali!

Donne, l'emacipazione femminile è ALTRO!


Per chi ha voglia di approfondire la nascita dell'otto marzo ed il suo significato vi propongo due estratti da due diversi siti:


Il libro, già uscito nel 1987 con il titolo: Storie, miti e riti della giornata internazionale della donna per la casa editrice di nicchia Utopia e presto andato esaurito, esce ora per Jacobelli con una nuova edizione impreziosita dal Dvd originale, (anche questo introvabile fin dal 1988), che intreccia rare immagini storiche con le interviste e le testimonianze di alcune protagoniste della politica italiana degli ultimi cinquant'anni. Un documento molto utile per comprendere il vero significato dell'8 marzo e, dunque, per incentivare l'indispensabile passaggio di memoria tra le generazioni.


E' ricco di notizie e di ricostruzioni storiche il lavoro di Capomazza e Ombra. E, già all'epoca, fece scalpore soprattutto una scoperta: il fatto che non fosse in realtà basata su alcun dato certo la convinzione comune che Clara Zetkin, nel 1910, avesse scelto l'8 marzo per ricordare le operaie americane morte due anni prima durante un incendio avvenuto nel corso di uno sciopero. E come, invece, fosse provato da una ricca documentazione che, a fissare il giorno delle donne all'8 marzo, fosse stata la Conferenza internazionale delle donne comuniste nel 1921 "per ricordare una manifestazione di donne con cui si era avviatala prima fase della rivoluzione russa".

IL VIDEO

Tilde Capomazza, il vostro libro ha sfatato la leggenda che l'8 marzo sia nato per ricordare la morte delle operaie americane nell'incendio del 1908. Come lo avete accertato?
"Potrei dire 'per puro caso', ma in realtà fu la tappa felice di una ricerca che cominciata nel 1985 durò due anni: Marisa Ombra passava giornate in vari archivi, io sfogliavo libri, le poche riviste storiche esistenti; Internet allora per noi ancora non esisteva. Un giorno alla storica libreria delle donne 'Al tempo ritrovato' a piazza Farnese, a Roma, chiesi a Maria Luisa Moretti se per caso le fosse mai passato tra le mani qualche libro o rivista che parlasse della Giornata della donna, anche in lingua straniera, magari. Lei si mise a pensare, poi, rivolta a Simone, sua partner nella gestione della libreria, disse: 'Guarda un po' su quello scaffale ... ti ricordi quando venne una ragazza francese e ci lasciò un libro?' Simone non ricordava, ma cercò e trovò quel libro. Mancò poco che non svenissi. Titolo 'La journée internationale des femmes. La clef des énigmes, la verité historique'. Autrice Renée Coté , canadese del Quebèc, quindi di lingua francese. Era un libro farraginoso, ma ricco di riproduzioni, di citazioni, di appunti relativi alla confusa storia della Giornata, tutta interna al Movimento socialista internazionale e successivamente alla Internazionale comunista. Fu lì che scoprimmo che di incendio non si parlava affatto, ma decisiva fu la lettura degli atti della Conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenaghen 1910 dove di Gdd si parlò ma non di incendi... La giornata, dopo vari tentativi fatti da Clara Zetkin fu poi approvata a Mosca nel 1921 , definita giornata dell'operaia, e ispirata alla rivolta delle donne di Pietrogrado contro lo zarismo avvenuta il 23 febbraio 1917( corrispondente nel nostro calendario gregoriano all'8 marzo)".

Il libro e il dvd raccontano i 50 anni di questa ricorrenza. Qual è, oggi, il significato dell'8 marzo?
"Il libro per la verità, uscito nel 1987 cioè 21 anni fa, non aveva alcun intento celebrativo di una ricorrenza. Ci eravamo buttate in questa impresa Marisa ed io, non storiche, ma militanti del Movimento con percorsi diversi, perché avvertivamo che le manifestazioni dell'8 marzo stavano perdendo di forza, di efficacia, al limite, di senso. E pensammo di ripercorrerne la storia per capire cosa aveva spinto le donne che ci avevano precedute a costruire questo appuntamento annuale di lunga durata che aveva certamente prodotto importanti esiti. Era il caso di mollarlo o era bene rifletterci? Scegliemmo la seconda via scoprendo eventi impensati. Ma di tutto questo l'unica cosa che colpì la stampa fu la cancellazione dell'incendio e pareva che, con quella scoperta, avessimo voluto cancellare addirittura la giornata".

http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/spettacoli_e_cultura/passaparola-3/otto-marzo/otto-marzo.html

8 marzo: il mito delle origini (e del centenario)

Una certa confusione regna da decenni intorno alle origini dell'8 marzo: se in Francia la data “simbolo” è l'8 marzo 1857 (in ricordo dello sciopero di centinaia operaie tessili a New York duramente represso dalla polizia) in Italia il mito ruota intorno al 1908 quando, ci viene raccontato, un incendio divampò in un opificio degli Stati Uniti causando la morte di un centinaio di operaie. Queste date (e gli avvenimenti ai quali si riferiscono) si sono rivelati però ad un attento studio delle fonti drammaticamente false e l'unica certezza sembra essere il fatto che questa confusione è stata da sempre adoperata sia in termini “strumentali” che per delegittimare il movimento femminista e la sua storia.
Emblematico mi sembra lo scambio di lettere pubblicate lo scorso anno (precisamente il 17 e il 31 marzo 2007) su Tuttolibri, supplemento de La Stampa, nella rubrica La posta di Carlo Fruttero, scambio che vede coinvolti alcuni lettori, lo stesso Fruttero ed infine Tilde Capomazza, co-autrice con Marisa Ombra del libro “8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna” (1987, ristampa ed. Utopia, 1991).
Il 17 marzo sotto il titolo di “L'8 marzo un falso storico?”, viene pubblicata la lettera di un lettore di Genova che chiede a Fruttero conferma del tragico incendio avvenuto in un opificio di Chicago nel 1908 e in cui morirono 127 operaie, evento considerato da molt*, (almeno in Italia) all' origine della “festa delle donne” e messo in dubbio, durante una cena, da un amico. Fruttero risponde “ ... Ho anch'io un vago ricordo di aver letto su una rivista o in un libro qualcosa di 'negazionistico' in merito a quell'incendio, ma non saprei rimandarla a una fonte sicura. Ho addirittura il sospetto che della cosa, cioé del falso storico, siano ben coscienti i circoli femministi più spregiudicati, cui poco importa della verità, immagino: se l'incendio e le 127 torce umane 'funzionano' per la causa, lasciamole tranquillamente bruciare nella leggenda ...”.
Il sabato successivo la discussione continua. Sotto il titolo generale di “Fiction femminista” quattro lettere, ognuna con un titoletto. Nella prima “L'allibito (un lettore di Brescia) rimprovera a Fruttero “ ... la noia e fastidio con cui lei risponde (anzi, non risponde) alla richiesta del lettore [...] Un minimo di umiltà e di rispetto (e perché no, anche di professionalità) le avrebbe consentito di leggere in Wikipedia i documenti che le allego, nei quali c'è la fotografia dell'edificio bruciato a New York il 25 marzo 1911, che causò la morte di 146 persone, per la maggior parte giovani operaie ...[2].
Il buon samaritano” (un lettore di Brescia) segnala il libro di Vittorio Messori (Pensare la storia. Una lettura cattolica dell'avventura umana, ed. Paoline, 1992) che al paragrafo Una 'festa' inventata (p. 55) afferma che “la storia, pur commovente, è falsa[3].
La terza lettera con il titoletto di “La storica inviperita” è quella di Tilde Capomazza che ricordando il volume da lei scritto con Marisa Ombra scrive che “ ... E' un libro di ben 167 pagine ... che scatenò “scandalo” sulla stampa di tutte le correnti per aver corretto la versione accreditata delle origini la quale recitava: 'Nel 1910 Clara Zetkin istituì la giornata internazionale della donna per ricordare la morte di 129 persone in un incendio a Chicago nel 1908 '...Il libro è da tempo esaurito altrimenti lo manderei al suo lettore (Palumbo), il quale da uomo sensibile si pone almeno delle domande ... Non lo manderei a lei perché sono certa che non lo leggerebbe. Peccato però che un uomo di cultura e di successo come lei abbia dato quella risposta”.
Nell'ultima lettera L'Insensibile (lo stesso Fruttero) conclude: “...sarò anche insensibile ma resto comunque confuso. Ci fu davvero l'incendio? E dove? A New York o a Chicago? Nel 1908 o nel 1911? E quante furono le vittime, 129 o 146?”.
A differenza dell'insensibile (e paternalista) Fruttero, la CGIL sembra non avere dubbi. Nella pagina dedicata alla Festa internazionale della donna del loro sito possiamo leggere testualmente: “L'8 marzo ha radici lontane. Nasce dal movimento internazionale socialista delle donne. Era il 1907: Clara Zetkin [...] organizza con Rosa Luxemburg [...] la prima conferenza internazionale della donna. Ma la data simbolo è legata all'incendio divampato in un opificio (Cottons) di Chicago nel 1908, occupato nel corso di uno sciopero da 129 operai tessili che morirono bruciate vive. Nel 1910 a Copenaghen, in occasione di un nuovo incontro internazionale della donna si propone l'istituzione di una Giornata internazionale della donna, anche in ricordo dei fatti di Chicago”, affermazione che accredita in pieno la falsa versione dell'evento contestata da Capomazza ed Ombra nel loro già citato “8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna”.
Ed è sulla scorta di questo libro e di quello di Mirco Volpedo “8 marzo” (ed. Erga, 2006) che Donne e Rivoluzione fornisce - in Viva l'8 marzo di lotta femminile, proletaria e rivoluzionaria! -, una ricostruzione delle origini dell'8 marzo dove si afferma che la “vera e propria ricorrenza dell’8 marzo nasce ufficialmente per ricordare la prima manifestazione delle operaie di Vyborg (Pietrogrado) dell’8 marzo 1917 [23 febbraio del calendario russo, NdC] che diede l’avvio alla rivoluzione di febbraio: nel giugno del 1921 la Seconda Conferenza Internazionale delle donne comuniste, che si tenne a Mosca nell’ambito della Terza Internazionale, adottò formalmente quella data come “Giornata Internazionale dell’Operaia”.
Viva l'8 marzo” tenta però anche di tenere insieme le varie date “simbolo”: lo sciopero duramente represso dalla polizia delle operaie tessili nel 1857 a New York; la prima Giornata nazionale delle donnecelebrata negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909 [4]; il lungo sciopero portato avanti nello stesso anno a New York dalle operaie tessili della Triangle Shirtwaist Company; la proposta delle delegate tedesche (Zetkin in testa) in occasione della Seconda conferenza delle donne dell'Internazionale (tenutasi a Copenaghen il 29 agosto del 1910) di istituire una Giornata Internazionale della donna che fu di fatto celebrata per la prima volta in Europa l'anno successivo, il 19 marzo 1911; la decisione delle americane, a partire dal 1913, di far coincidere la loro Giornata nazionale delle donne con quella europea.
In questa ricostruzione vi è anche spazio per il famoso incendio a New York, che viene posticipato di qualche anno (troppo tardi quindi per essere all'origine della “Festa della donna” sia negli Stati Uniti che in Europa). Nell'incendio ( scoppiato, pare, nella stessa Triangle Shirtwaist Company, teatro dello sciopero del 1909) “più di 100 operaie (a seconda delle fonti 129 0 146) [...] (di cui molte italiane), rimangono uccise [...]. I proprietari della fabbrica, che al momento dell’incendio si trovavano al decimo piano e che tenevano chiuse a chiave le operaie per paura che rubassero o facessero troppe pause, si misero in salvo e lasciarono morire le donne [...]. Quell’incendio segna una data importante, anche se non è da esso, come erroneamente riportato da alcune fonti, che trae origine la Giornata della donna. Migliaia di persone presero parte ai funerali delle operaie uccise dal fuoco. Fu quel fatto tragico comunque che portò alla riforma della legislazione del lavoro negli Stati Uniti e che rafforzò nel tempo la Giornata della Donna istituita l’anno prima.(Narra la leggenda che sulla tomba delle operaie morte fossero fiorite poco dopo la loro sepoltura delle mimose)”.
Ma credo sia importante chiedersi il perché della “confusione” fiorita intorno all'8 marzo (confusione fatta di tante parziali “certezze” oltre di date e cifre diverse), per capire le ragioni di questa “confusione” e gettare nuova luce sulle “strumentalizzazioni” che sempre hanno accompagnato (e accompagnano) questa giornata.
Lo scorso anno avevo pubblicato qui in Marginalia in occasione dell'8 marzo la (parziale) traduzione di un articolo del 1982 di Liliane Kandel e Françoise Picq, Le mythe des origines. À propos de la journée internationale des femmes. Qui veniva dimostrata (consultando fonti primarie quali la stampa americana dell'epoca e fonti secondarie quali pubblicazioni sulla storia del movimento operaio e femminista del periodo) l'invenzione bella e buona del famoso sciopero del 1857, che diviene la data simbolo nel contesto francese a partire dagli anni 50 (negli stessi anni cioè in cui in Italia, come vedremo, fa la sua comparsa il mito delle povere operaie bruciate nel rogo della loro fabbrica.
Kandel e Picq ripercorrono le tappe dell'istituzione della Giornata internazionale delle donne: la proposta di Zetkin – che riprendeva l'iniziativa delle donne socialiste americane che dal 1909 celebravano una giornata nazionale per l'uguaglianza dei diritti civili – alla Seconda conferenza internazionale delle donne socialiste nel 1910; la data del 19 marzo 1911 come prima Giornata internazionale della donna svoltasi in Europa e precisamente in Germania e in Austria; la prima manifestazione francese nel 1914, a Parigi; l'interruzione delle celebrazioni in Europa non solo a causa della guerra ma per i contrasti e le divisioni interne al campo socialista internazionale; il rilancio della giornata internazionale delle donna grazie al nuovo impulso dato dalla grande manifestazione delle operaie di Pietrogrado il 23 febbraio – 8 marzo del nostro calendario – 1917. E quindi sotto questa nuova data (e sotto l'auspicio del partito bolscevico e della Terza Internazionale) che viene a collocarsi la cosiddetta festa della donna. Scrive Alexandra Kollontai: “La giornata delle operaie è divenuta memorabile nella storia. Quel giorno, le donne russe hanno innalzato la fiaccola della Rivoluzione proletaria e messo a fuoco il mondo; la Rivoluzione di febbraio ha fissato il suo inizio quel giorno [5].
La Giornata internazionale delle donne diviene tra le due guerre oggetto di aspre dispute tra la Seconda e la Terza Internazionale, tra il Partito comunista francese e la Sfio (la sezione francese dell'internazionale operaia) che, come ricordano Kandel e Picq non la celebrano nella stessa data. A partire dalla seconda guerra mondiale è celebrata in tutti i paesi socialisti e altrove. Se, tra le due guerre, era raro il riferimento a un qualsiasi avvenimento originario (talvolta lo sciopero delle operaie russe del 1917, talvolta la proposta di Zetkin del 1910) a partire dal dopoguerra comincia ad essere elaborato il mito. L'origine “sovietica” della giornata della donna sparisce: in Francia ci si riferisce inizialmente ad una decisione presa dal Partito socialista americano nel 1908 per giungere, a partire dal 1955, alla collocazione dell'origine dell'8 marzo nello sciopero newyorkese del 1857.
Anche in Italia (dove a partire dal dopoguerra l'8 marzo acquista nuovo impulso a partire dalla manifestazione indetta dall'Udi - che almeno a quanto scrive la CGIL nel suo sito sceglie come simbolo la mimosa -, nel 1946) inizialmente l'avvenimento originario (per lo meno nella tradizione socialista) sembra essere quello dello sciopero del 1857 ma, a partire dagli anni 50, (e dunque in piena guerra fredda) si afferma la versione delle operaie bruciate nel rogo della loro fabbrica: il 7 marzo 1952 il settimanale bolognese La lotta, scrive che la data della Giornata della Donna vuole commemorare l’incendio scoppiato in una fabbrica tessile di New York l’8 marzo del 1929, in cui sarebbero morte (rinchiuse all’interno dello stabilimento dal padrone perché minacciavano di scioperare) 129 giovani operaie in gran parte di origine italiana ed ebraica. In seguito, il tema dell’incendio e delle operaie arse vive nel rogo del loro posto di lavoro viene ripreso, ma con diverse varianti. Nel 1978, il Secolo XIXdi Genova colloca l’episodio a Chicago, in una filanda. Nel 1980, La Repubblica parla di un incendio a Boston, datato 1898. Nel 1981Stampa sera situa l’incendio ai primi del ‘900, in un luogo imprecisato degli Stati Uniti, le operaie vittime sarebbero state 146. Lo stesso anno, L’Avvenire parla di 19 operaie morte. Nel 1982, Noi Donne , afferma che l’incendio sarebbe avvenuto a Boston nel 1908 e le operaie morte sarebbero state 19 [6]. Nonostante l'infondatezza della notizia (non risulta nessun incendio nè nel già citato volume di Capomazza e Ombra nè nel libro di Renée Còté, Verità storica della misteriosa origine dell'8 marzo) la leggenda delle operaie bruciate vive continua ad imperversare anche in tempi recenti: tralasciando le varie occorrenze reperibili in diversi volantini e documenti (tra i quali innumerevoli siti e blog), veramente troppi per essere elencati, ricordo qui il quotidiano Liberazione che il 7 marzo dello scorso anno ha pubblicato una lettera/appello di Elisabetta Piccolotti (portavoce nazionale Giovani Comunisti/e), indirizzata a Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera, nonché presidente di Azione Giovani. Nella lettera (“sul volgare machismo” della sezione di Biella di Azione giovani che aveva organizzato un “eteropride” con spettacolo di lap-dance publicizzato da un manifesto con lo slogan “Questione di pelo”), Piccoletti scrive: “L'8 marzo in tutto il mondo - come ogni anno dal 1908 quando 129 donne persero la vita durante un incendio in una industria tessile di New York - ricorre la festa delle donne”.
Ma il testo di Kandel e Picq non ci aiuta soltanto a fare chiarezza intorno all'origine dell'8 marzo, ma mostra anche i conflitti e le strumentalizzazioni che hanno contrassegnato questo evento fin dalla nascita. L'8 marzo, nato per decisione "delle donne socialiste di tutti i paesi" riunite a Copenaghen "in accordo con le organizzazioni politiche e sindacali del proletariato" (Kandel e Picq, p. 74), viene anche adoperata per marcare la differenza tra le donne socialiste e le femministe "borghesi", situandosi in una tradizione che nega "il diritto delle donne ad organizzarsi in maniera autonoma, al di fuori di organizzazioni e partiti politici"(p. 75).
Questa giornata benché ripresa dal movimento femminista negli anni 70 - che spesso però ne ignorava la storia - è stata spesso adoperata da partiti e sindacati (in Italia in primis la CGIL) per riscuotere consenso presso le "masse femminili" subendo, tra l'altro, uno svuotamento progressivo: la festa della donna (mimose, cene, serate danzanti ...).

http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.it/2008/02/8-marzo-il-mito-delle-origini-e-del.html

Mimosa





La tradizione di regalare la mimosa come fiore per la festa della donna accade solo in Italia. 
Questo fiore è stato scelto nel 1946, dalle attiviste dell’U.D.I. (Unione Donne Italiane) Teresa Mattei e Rita Montagnana.
All'inizio avevano pensato alla violetta, ma era costosa ed introvabile, pensarono anche al garofano rosso, ma era già utilizzato per il primo maggio, per cui la scelta cadde sulla mimosa, una delle poche piante che fiorisce all’inizio di marzo, inoltre aveva il vantaggio di essere poco costosa (allora).

In seguito la stessa Mattei confesserà che la scelta era caduta sulla mimosa perchè era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette durante la guerra di liberazione.

Fino agli anni 70 la festa non era molto seguita perchè ritenuta troppo di sinistra. Oggi si è trasformata in uno squallido commercio floreale.

BUON 8 MARZO A TUTTE LE DONNE FORTI CHE SAPPIAMO DI ESSERE SEMPRE GIORNO DOPO GIORNO!!

lunedì 7 marzo 2016

Matilde Serao

Il 7 marzo del 1856 nasceva Matilde Serao una delle più prolifiche narratrici italiane, eppure a molti risulta sconosciuta, e di certo non compare nelle antologie scolastiche. Vi scrivo qualche notizia su di lei affinché conosciate quanto grande è stata questa scrittrice, rimasta, purtroppo, nell'oblio della letteratura, e liquidata con qualche riga sull'enciclopedia Treccani.
Matilde era una donna di bassa statura, tozza e con una voce sguaiata, (da napoletana veraca, anche se lei nacque in Grecia ed arrivò nella città infante), ma all'interno delle redazioni giornalistiche si muoveva con leggiadra sapienza e maestria. Dopo il diploma cominciò subito a lavorare nella redazione del Corriere del Mattino a Napoli, che lasciò dopo qualche anno per avventurarsi a Roma a scrivere, si la sua vera natura era quella scrivere, e sentiva l'esigenza di farlo in un luogo dove si producesse tanta cultura per poter frequentare anche poeti e scrittori come lei. Dirà ai suoi colleghi del giornale prima di andarsene:
"devo lavorare per guadagnarmi il pane...Qui non è possibile. Troppa bellezza. Troppo Vesuvio. Troppo amore..." aggiungerà che andrà a Roma :
"A scrivere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte."
E sarà così morirà seduta sulla scrivania del suo studio mentre era intenza a scrivere, il 25 luglio del 1927 nella sua Napoli.
La vita romana pur avendo uno stile più mondano e letterario, non l'entusiasma molto, anche se la grande città la mette in contatto con celebrità come Carducci, Croce e D'annunzio che le dedica anche un romanzo, ma Napoli è sempre nel suo cuore, "Mal di Napoli" come lei stessa definisce il suo amore verso quella città.
In onore a questa città scriverà uno dei suoi primi saggi: Il ventre di Napoli, un'analisi attenta, vera, reale sui quartieri poveri napoletani, eseguita attraverso tanti articoli giornalistici che ha poi assemblato in un libro. Parlerà dei quartieri poveri, di quello che mangiano i napoletani, ma anche dei tanti poveri che non mangiano, del gioco del lotto, dell'usura e della pietà, ma vi sono descritti anche tanti personaggi caratteristi che si potevano incontrare lunghe le stradine napoletane, in mezzo ai tanti panni stesi nelle piccole vie. Ci parla della fattucchiera, dell'usuraia, del miracolo di San Gennaro, della fioraia e altri, sempre con un taglio verista che caratterizza anche tutti i suoi racconti. Vi riporto qualche riga tratta qua e la del libro Il ventre di Napoli.
"tutti i napoletani che non sanno leggere, vecchi, bimbi e donne, conoscono la smorfia, ossia la chiave dei sogni...Avete sognato un morto? Quarantasette, ma parlava? allora 48, e piangeva? allora 65.." Il popolo napoletano giuoca per quanto ha più denaro....la sua massima miseria non consiste nel dire che non ha mangiato , consiste nel dire: Nun m'aggio potuto iucà manco nu viglietto."
"nessuna donna che mangi, nella strada, vede fermarsi un bambino a guardare senza dargli subito di quello che mangia... E i poveri che non mangiano sono aiutati alla meglio, da quella gente povera: chi da un pezzo di pane, chi due, tre pomodori , chi una cipolla..."
Della sua amata città ne conosce pregi e difetti e li ama con uguale forza, e con parole precise e attente li denuncia tutti nel bene e nel male, è una vera giornalista, non fa scoop, si limita a descrivere in modo reale la quotidianità del quartiere più difficile della città, del ventre più vero, più difficile ma che ti regala le emozioni più sincere.
Immagino questa donna minuta, che si muove senza paura tra i vicoli più degradati della città, in mano un quadernino ed una matita, per appuntare diligentemente ciò che ai suoi occhi appare significativo. I suoi occhi piccoli e vivaci, osservano, scrutano, indagano, la sua bocca formula domande in napoletano per cercare di capire cos'è il lotto, gli altarini con tutte le statuine dei santi, il miracolo di San Gennaro, entra nei negozi del lotto, osserva. Si reca dalla fioraia, domanda e guarda attentamente. Matilde Serao è una vera giornalista, pacata nei modi, gentile e dal sorriso aperto, le sue parole fotografano la realtà in modo inequivocabile, nel suo libro è esaminata, discussa e compresa la vita quotidiana dei quartieri poveri a cui nessuno ne ieri ne oggi da voce.
Vi invito a leggere questo suo libro denuncia ancora oggi attuale.

Matilde Serao si sposò con Edoardo Carfoglio da cui ebbe 4 figli, durate la gravidanza non si fermò, continuò a scrivere novelle e articoli per il giornali con cui collaborava.
Col marito fondò a Napoli due testate giornalistiche: Il Mattino - Il Corriere di Napoli. Tenne in vari giornali una rubrica di grande successo: Api, mosconi e vespe, che inserì anche nel suo giornale. Dopo a causa dei continui tradimenti del marito divorziò. Da sola, senza paura consapevole della sua lunga esperienza giornalistica fondò un giornale tutto suo: Il giorno di Napoli che diresse fino alla morte.


Scrisse almeno una quarantina di libri e novelle i cui protagonisti sono personaggi reali, poveri del ventre di Napoli o della piccola borghesia romana con cui era venuta a contatto, vi cito qualche titolo: Il paese della cuccagna, Addio amore, La donna dall'abito nero, Tre donne, La ballerina, Castigo e molti altri ancora.
FML



donne Donne DONNE




 Buongiorno a tutte/i
oggi e domani i miei post saranno dedicati alle donne che hanno contribuito a lottare per la propria autodeterminazione!

domenica 6 marzo 2016

PAROLE E PENSIERI



Le  parole leggere sfiorano il mio corpo e s'imprimono
nell'anima avida di sapere

Valentina Tereshokova


Il 6/3/1937 nasceva Valentina Tereshkova, la prima donna austronauta!


"Il 16 giugno 1963 volò in orbita sulla navicella Vostok-6, una sfera uguale a quella usata da Juri Gagarin, il primo cosmonauta della storia, due anni prima. Aveva 26 anni, rimase in orbita tre giorni, fece 49 nove volte il giro della Terra e poi atterrò nelle vicinanze di Novosibirsk appesa al suo paracadute mentre la navicella, da sola, toccava terrà un po’ più lontano. La Vostok non consentiva, al contrario della Soyuz attuale, di arrivare a bordo e quindi il cosmonauta doveva lanciarsi col paracadute a un’altezza di 7 chilometri. A quella quota l’intero seggiolino con il cosmonauta veniva sparato fuori e poi iniziava la discesa."
 (tratto dal sito del corriere della sera)


http://video.corriere.it/50-anni-fa-prima-donna-spazio/1ac3d196-d4ec-11e2-afc2-77c7bab72214

Un bottino di libri!!

Oggi sono andata a fare un giretto al mercatino del libro usato ed antico di Castelgoffredo. Ebbene nonostante i tanti libri ancora non letti che sonnecchiano nella mi libreria, non ho resistito.
Come potevo d'altronte resistere ad un offerta 1 libro a 2 euro, 3 libri  a 5 euro? Non si può, allora ecco che sono riuscita a scovare in due banchi diversi, bene sei libri!


Poi visto che c'era anche la bancarella di un'editore mantovano Gilgamesh, ho pensato bene di acquistare altri due libri superscontati di autori mantovani, che già da tempo volevo comprare.
Adesso non mi resta che leggere, non subito prima ho due libri da leggere in qualità di giurata per un concorso e farne anche la recensione, ma vista la mia attuale inattività lavorativa, in quanto sono stata operata al ginocchio, scommettiamo che entro la fine settimana vi farò leggere la recensione dei due autori mantovani??
So già che non volete scommettere con me.
Alla prossima
Maria Lucia

sabato 5 marzo 2016

Concorso fotografico

Donne
ecco un bellissimo concorso fotografico a cui partecipare, chi di voi ha uno scatto pronto? forza avete tempo solo fino a LUNEDì 7 MARZO ALLE ORE 13!!

# FELICITA': LA BELLEZZA DI ESSERE DONNA 
Devono pervenire entro le ore 13 di lunedì 7 marzo le fotografie per partecipare al concorso “‪#‎felicità‬: la bellezza di essere donna”, indetto dal Comune di Cerreto Guidi in occasione della festa della donna.
Ogni concorrente può inviare una sola fotografia per categoria all’Ufficio Cultura e Turismo del Comune di Cerreto Guidi, all’indirizzo di posta elettronica: v.bonfanti@comune.cerreto-guidi.fi.it. oppure più comodamente attraverso l’apposito form opportunamente predisposto ed inserito sul sito web del Comune (www.comune.cerreto-guidi.fi.it) dove è inoltre pubblicato il regolamento per la partecipazione al concorso.
Sono già numerose le fotografie pervenute per prendere parte al concorso che si suddivide in due categorie:
1) la categoria selfie;
2) la categoria fotografia;
La cerimonia del Concorso Fotografico (i nomi dei vincitori saranno pubblicati sul sito web e sulla pagina facebook del Comune la mattina dell’8 marzo) si terrà presso il Museo della Memoria Locale, Martedì 8 marzo 2016 alle ore 18.

Dalla pagina di FB del comune di Cerreto.

Amore maledetto, un racconto in 200 parole

Buongiorno donne e uomini del web
vi posto un mio racconto breve, con il quale ho partecipato ad un concorso, c'era l'obbligo delle 200 parole e parlare d'amore. Vi assicuro che scrivere un racconto che abbia senso usando così poche parole non è facile, il risultato non è tra i miei migliori scritti, ma a me piace comunque. 

Amore maledetto

     Chi può morire per un amore contrastato al giorno  d’ oggi? Io!
Si, sono morto, stecchito! Con me c’è anche Asha, sembra addormentata, le labbra leggermente socchiuse, quasi un impercettibile sorriso. Mi sono innamorato del suo viso dolce, gli occhi neri vellutati, i lunghi capelli corvini raccolti in una treccia. Non avevo tenuto conto che lei era indiana.
Maledizione, sarebbe stato meglio, almeno sarei ancora vivo.
E’ colpa mia, se a Suzzara ci sono tante donne indiane? Sono così belle, affascinanti ed enigmatiche; le ho sempre immaginate simili a leggiadre farfalle con quelle vesti e veli dai colori sgargianti.
Poi, non potevo certo domandare al mio cuore: “Scusi, lei è indiana? Musulmana, magari? Allora, no, grazie, non posso innamorarmi”.
Invece ci siamo innamorati! Un amore pulito, tra ragazzi coetanei.
Il nostro amore non è stato accettato dalla sua famiglia, per la verità nemmeno dalla mia.
Il proverbio “Mogli e buoi dei paesi tuoi” mi è stato ripetuto all’infinito; certo non potevano diseredarmi…sono figlio d’operai.
Suo padre ha risolto la questione velocemente: ha impugnato il coltello sforacchiandoci per bene tutto il corpo.
Adesso siamo stesi per terra, ma non saremo sepolti insieme, lei in India, io a Suzzara, nemmeno nella morte uniti.





giovedì 3 marzo 2016

trippa piccante calabrese

Nel libro tra due mari di Carmine Abate, appena recensito nel blog, dopo qualche pagina, Giorgio Bellusci, uno dei personaggi del libro, incontra un fotografo tedesco Hans che lo aiuta in quanto è stato appena derubato della vespa, indumenti e soldi. Nascerà tra i due un'amicizia profonda proprio in quella terra così aspra, dura ma che ti ripaga nei paesaggi, nella luce, nel mare. Profumi di terra che si mescolano con l'odore del mare, profumi di frutti, di cibo... I due personaggi si fermano in una piccola trattoria dove mangiano pastasciutta e trippa piccante, innaffiata da buon vino. 
Già ne ho annusato il profumo che si spande non solo nel piatto fumante dei due personaggi, ma anche nelle mie narici, ecco allora che mi sono messa a ricercare la ricetta che vi riporto molto volentieri e che presto preparerò, magari un pò meno piccantina per non scontentare i familiari.


Trippa piccante calabrese


INGREDIENTI:

fegato, polmone, cuore e trippa di maiale
salsa di pomodoro
aglio
peperoncino rosso fresco
olio
sale

PREPARAZIONE

Tagliate tutta la carne a piccoli bocconcini, quindi versate dell'olio abbondante in una padella, aggiungete l'aglio e uno o due (se la volte molto piccante) peperoncini tagliato a fettine, quindi aggiungerete la carne e fatela rosolare bene.
Quando la carne è ben rosolata unite la salsa di pomodoro, aggiuntege anche un pò di estratto di pomodoro in tubetto, fate cuocere per almeno mezz'ora lentamente fino ad asciugare quasi tutta la salsa.
Servite nelle ciotole ed aggiungete qualche fogliolina di basilico fresco.
Servite con del pane di grano duro tagliato a fette o a dadolini come preferite.


Una scrittrice dimenticata: Elsa De Giorgi

  Una scrittrice dimenticata: Elsa De Giorgi Elsa Giorgi Alberti, in arte Elsa de’ Giorgi, nasce a Pesaro il 26 gennaio 1914, da una famigli...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.