
Matilde
era una donna di bassa statura, tozza e con una voce sguaiata, (da
napoletana veraca, anche se lei nacque in Grecia ed arrivò nella
città infante), ma all'interno delle redazioni giornalistiche si
muoveva con leggiadra sapienza e maestria. Dopo il diploma cominciò
subito a lavorare nella redazione del Corriere del Mattino a Napoli,
che lasciò dopo qualche anno per avventurarsi a Roma a scrivere, si
la sua vera natura era quella scrivere, e sentiva l'esigenza di
farlo in un luogo dove si producesse tanta cultura per poter
frequentare anche poeti e scrittori come lei. Dirà ai suoi colleghi
del giornale prima di andarsene:
"devo
lavorare per guadagnarmi il pane...Qui non è possibile. Troppa
bellezza. Troppo Vesuvio. Troppo amore..." aggiungerà che andrà
a Roma :
"A
scrivere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte."
E
sarà così morirà seduta sulla scrivania del suo studio mentre era
intenza a scrivere, il 25 luglio del 1927 nella sua Napoli.
La
vita romana pur avendo uno stile più mondano e letterario, non
l'entusiasma molto, anche se la grande città la mette in contatto
con celebrità come Carducci, Croce e D'annunzio che le dedica anche
un romanzo, ma Napoli è sempre nel suo cuore, "Mal di
Napoli" come lei stessa definisce il suo amore verso quella
città.

"tutti
i napoletani che non sanno leggere, vecchi, bimbi e donne, conoscono
la smorfia, ossia la chiave dei sogni...Avete sognato un morto?
Quarantasette, ma parlava? allora 48, e piangeva? allora 65.."
Il popolo napoletano giuoca per quanto ha più denaro....la sua
massima miseria non consiste nel dire che non ha mangiato , consiste
nel dire: Nun m'aggio potuto iucà manco nu viglietto."
"nessuna
donna che mangi, nella strada, vede fermarsi un bambino a guardare
senza dargli subito di quello che mangia... E i poveri che non
mangiano sono aiutati alla meglio, da quella gente povera: chi da un
pezzo di pane, chi due, tre pomodori , chi una cipolla..."
Della
sua amata città ne conosce pregi e difetti e li ama con uguale
forza, e con parole precise e attente li denuncia tutti nel bene e
nel male, è una vera giornalista, non fa scoop, si limita a
descrivere in modo reale la quotidianità del quartiere più
difficile della città, del ventre più vero, più difficile ma che
ti regala le emozioni più sincere.
Immagino
questa donna minuta, che si muove senza paura tra i vicoli più
degradati della città, in mano un quadernino ed una matita, per
appuntare diligentemente ciò che ai suoi occhi appare significativo.
I suoi occhi piccoli e vivaci, osservano, scrutano, indagano, la sua
bocca formula domande in napoletano per cercare di capire cos'è il
lotto, gli altarini con tutte le statuine dei santi, il miracolo di
San Gennaro, entra nei negozi del lotto, osserva. Si reca dalla
fioraia, domanda e guarda attentamente. Matilde Serao è una vera
giornalista, pacata nei modi, gentile e dal sorriso aperto, le sue
parole fotografano la realtà in modo inequivocabile, nel suo libro è
esaminata, discussa e compresa la vita quotidiana dei quartieri
poveri a cui nessuno ne ieri ne oggi da voce.
Vi
invito a leggere questo suo libro denuncia ancora oggi attuale.
Matilde
Serao si sposò con Edoardo Carfoglio da cui ebbe 4 figli, durate la
gravidanza non si fermò, continuò a scrivere novelle e articoli per
il giornali con cui collaborava.
Col
marito fondò a Napoli due testate giornalistiche: Il Mattino - Il
Corriere di Napoli. Tenne in vari giornali una rubrica di grande
successo: Api, mosconi e vespe, che inserì anche nel suo giornale.
Dopo a causa dei continui tradimenti del marito divorziò. Da sola,
senza paura consapevole della sua lunga esperienza giornalistica
fondò un giornale tutto suo: Il giorno di Napoli che diresse fino
alla morte.

FML
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