
Le sue poesie trattano gli aspetti giornalieri della vita, usa parole semplici come anche la metrica, non ama usare parole roboanti, tipiche dell'epoca in cui cominciò a scrivere, ma usa parole "senza storia" come le definisce lui stesso. Nelle sue poesie ritroviamo la sua Trieste, la donna amata, i ricordi dell'infanzia, aspetti della sua quotidianità con parole "domestiche", tutte le sue produzioni poetiche sono pervase da un senso di affetto come un padre verso le sue creature.
Una delle sue poesie che amo di più: C'era
C’era, un po’ in ombra, il focolaio; aveva
arnesi, intorno, di rame. Su quello
si chinava la madre col soffietto,
e uscivano faville.
C’era nel mezzo una tavola dove
versava antica donna le provviste.
Il mattarello vi allungava a tondo
la pasta molle.
C’era, dipinta in verde, una stia,
e la gallina in libertà raspava.
Due mastelli, là sopra, riflettevano,
colmi, gli oggetti.
C’era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
Le sue speranze assieme alle faville
del focolaio si alzavano. Alcuna
guarda! è rimasta.
arnesi, intorno, di rame. Su quello
si chinava la madre col soffietto,
e uscivano faville.
C’era nel mezzo una tavola dove
versava antica donna le provviste.
Il mattarello vi allungava a tondo
la pasta molle.
C’era, dipinta in verde, una stia,
e la gallina in libertà raspava.
Due mastelli, là sopra, riflettevano,
colmi, gli oggetti.
C’era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
Le sue speranze assieme alle faville
del focolaio si alzavano. Alcuna
guarda! è rimasta.
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