mercoledì 16 marzo 2016

Cio che inferno non è


CIO' CHE INFERNO NON E'
Alessandro D'Avenia
Mondadori
pagine 317

Federico 17 anni ha appena terminato l'anno scolastico e si accinge a partire per una corso d'inglese in Inghilterra, perché l'ha frequentato il fratello, e perché l'inglese è importante come dicono i genitori.
Prima di partire viene invitato dal suo professore di religione a dargli una mano, con i ragazzi nel piccolo centro parrocchiale che gestisce;. quel piccolo prete, magrissimo, gli piace perché è diverso dagli altri insegnanti, lui non sta nella sala professori, ma nei corridoi della scuola e parla con i ragazzi. Si tratta di Padre Pino Puglisi, detto TreP, affettuosamente dai suoi alunni.
Per Federico amante della letteratura e delle poesie di Petrarca, è un anno difficile, dove i perché della vita in fase adolescenziale aumentano, a volte non hanno risposta, ma creano mille domande e mille dubbi.
Con Don Pino Federico conoscerà l'altra parte di Palermo, il Brancaccio, una zona degradata, fatta di palazzoni mischiati col nulla, mancano le scuole e gli spazi verdi, un facile territorio di conquista per la mafia, zona dove detta legge attraverso i suoi scagnozzi, Madre Natura Nuccio, il Cacciatore e U' Turcu. Ma don Pino Puglisi cerca i ragazzi, parla con loro, gioca con loro, li ascolta, li porta anche al mare, per mostrar loro che oltre all'inferno esiste una vita normale che inferno non è.
Federico conosce la vera vita, quella reale, ritorna a casa con un labbro spaccato, la bicicletta rubata, ma nel cuore è felice. Nonostante l'inizio traumatico ritorna ancora ad aiutare il prete, lo accompagna nelle sue visite, dove ha una parola di conforto e speranza per tutti. Conosce Lucia una ragazza di 16 anni e si innamora, lei è una ragazza che vive la realtà in prima persona non gode della protezione e dei benefici di una famiglia benestante. Federico per lei non andrà ad Oxford, perché non può conoscere l'altra metà del mondo, se prima non conosce l'altra metà di Palermo.
Il ragazzo continuerà ad aiutare il suo insegnante nel centro parrocchiale per tutta l'estate, fino al giorno del compleanno di Don Pino, 56 anni, giorno in cui viene ucciso, morirà con un sorriso verso il suo aguzzino, ma sarà il sorriso di Don Pino a continuare a vivere anche dopo.

Pur avendo acquistato già un libro dell'autore: Bianca come il latte rossa come il sangue, non l'ho avevo ancora letto. Ho cominciato a conoscere questo autore pochi giorni fa con questo libro, di cui mi ha colpito il titolo, non avevo letto nemmeno la quarta di copertina, mi sono affidata al mio istinto, ed ho fatto bene. era da tempo che non leggevo un libro talmente bello da commuovermi, il finale l'ho dovuto rileggere in quanto nella prima lettura le lacrime hanno accompagnato la lettura delle ultime righe . E' un libro di denuncia ma al tempo stesso di speranza. E' un libro duro ma al tempo stesso vero. La forza di Don Pino traspare in tutte le righe attraverso non solo Federico, ma attraverso i tanti bambini che segue e cura come un padre, un buon padre. E' un libro che ti mette di fronte alla realtà quella che vuoi sfuggire, non vuoi guardare, ma è la vita vera e si combatte sul territorio, non serve a nulla scappare, andar via, bisogna capire che anche a Brancaccio si può vivere, si può vedere oltre il male e le brutture, se solo ci fosse una scuola o un parco giochi, dove i ragazzi possano imparare e vedere che esiste la bellezza oltre al degrado quotidiano. Questo libro è un pugno nello stomaco, ti apre gli occhi e ti fa capire che l'inferno esiste, anche se non l'hai mai voluto guardare, adesso è qui e devi fare i conti con le emozioni che ti provoca.
Ma Don Pino l'inferno lo conosce e sa che le alternative ci sono, ma ci voglio persone che le mostrino a tutti questi ragazzi che non sanno che un'altra vita è possibile, loro non sono il male, sono soltanto male-educati, tocca a noi il compito di educarli. Ed è questa l'eredità di don Puglisi, che lascia a Federico, qualche giorno prima, intuendo che potrebbe essere prossimo alla fine. Ma è l'eredità che lascia al suo quartiere, dove ha vissuto e dove morirà. Il suo amore per i diseredati, per i poveri, continuerà oltre perché attraverso il suo sorriso costringerà anche noi lettori a guardare con occhi diversi la realtà che non volgiamo guardare. L'autore che ha conosciuto Don Puglisi, è riuscito a trasmettere il pensiero del religioso perfettamente, senza troppi anatemi religiosi, filtrandoli attraverso gli occhi di un ragazzo laico diciassettenne che vuole capire, comprendere, vivere la vita.
Non aspettatevi un libro denuncia della mafia, non lo è, è un libro educativo.
Lo stile è perfetto, usa un linguaggio incalzante, con parole vere non edulcorate, i capitoli così brevi danno più ritmo alla storia e si fissano nel cuore del lettore in modo indelebile. La durezza della vita è qui tutta scritta, con sapienza, mi fa pensare ad un moderno romanzo verista, dove la narrazione non è affidata solo all'uso sapiente delle parole, ma alla realtà descritta. Non è un libro giornalistico gli avvenimenti sono sempre filtrati dallo sguardo ancora innocente di un adolescente che si apre a capire gli avvenimenti. Non vi è nessun paternalismo, disprezzo o rabbia nel racconto, ma traspare l'amore, la voglia di cambiare, di migliorare, vi è racchiusa tutta la speranza di un futuro migliore che può realizzarsi grazie al nostro sorriso e amore per i ragazzi e per la vita.
"....cerco di fare come il giardiniere. Provo a trattare tutti come grano. Solo se tratti il grano da grano diventa pane. L'elemosina non basta, ci vuole l'amore. Sui volti dei ragazzi si riconoscono i segni di tante sconfitte, le cicatrici, le umiliazioni. Il mio compito è stare in queste strade e amare tutti."
"Se nasci nell'inferno hai bisogno di vedere almeno un frammento di ciò che inferno non è per concepire che esista altro. Per questo bisogna cominciare dai bambini, bisogna prenderli prima che la strada se li mangi, prima che gli si formi la crosta nel cuore."


"Dove ho guardato finora?" si domanda Federico, ma è anche la nostra domanda. e come Federico da oggi guarderemo con altri occhi la realtà che ci circonda.

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.