Appunti per
un naufragio
di
Davide
Enia
recensione di
Maria Lucia Ferlisi
In Sicilia i rapporti tra
padre e figlio non sono semplici, sono basati soprattutto sul
silenzio, un atteggiamento da maschio, il dialogo è cose da fimmina.
Davie Enia, vuole rompere questo tabù ed è per questo motivo che
invita suo padre a unirsi al suo viaggio a Lampedusa.
Il padre dell'autore è
un medico cardiologo in pensione, anche con il fratello, medico
anche lui, mantiene lo stesso tipo di rapporto: una parola è poca,
due sono assaie.
Questo silenzio perdura
anche quando suo fratello si ammala di cancro. Fatica non solo ad
andarlo a trovare, ma a sentirlo per telefono.
Eppure sono sempre stati
uniti, suo padre sa bene il motivo per cui non riesce ad
affrontare il fratello e presto lo scoprirà anche il figlio, che
invece sente lo zio quotidianamente.
Una storia intima sul
rapporto genitoriale, e sull'approccio con i familiari malati di
cancro.
Un dolore privato che
s'intreccia con il dolore collettivo dei migranti.
Lampedusa è un luogo
dimenticato da tutti, lontano dalla Sicilia e dal resto d'Italia.
Improvvisamente i suoi abitanti sono stati travolti dalla tragicità
degli eventi.
A Lampedusa, un pescatore mi aveva detto:
Sai che pesce è tornato? Le spigole
E sai perché le spigole sono tornate in mare? Sai di cosa si nutrono? Ecco
In una giornata con il mare azzurro e tranquillo, è diventato a chiazze, tante chiazze scure, tante sagome, piccole e grandi
galleggiavano nel mare, vicinissime alle rive.
Tanti corpi senza
vita. 368 corpi galleggiavano inanimate in quel limpido mare azzurro e cristallino.
Il silenzio dei morti ha invaso l'isola. Ma è stato solo un
attimo di giusto e dovuto smarrimento.
Poi il senso di umanità
è scattato in tutti gli abitanti, in pochi attimi la frenesia di
salvare vite ha preso il sopravvento, c'era chi formava catene umane
per aiutare i sopravvissuti, chi raccoglieva i morti e li allineava
nel molo, chi correva a prendere in casa coperte, acqua...
L'isola si è animata
senza alcuna conoscenza di soccorso, ma solo dettata da quel senso di
umanità che cerca di salvare vite umane. Quante più è possibile.
Il corpo è un diario in cui è possibile leggere cosa è accaduto negli ultimi giorni di vita. La rigidità di alcuni muscoli racconta una forzata privazione dell'acqua, La presenza di poca carne nella gabbia toracica testimonia la mancata alimentazione per lunghi periodi. Nelle lesioni riportate ci sono segni visibili di una violenza inaudita, patita o prima di salpare, nei carceri libici, o sul barcone stesso...
C'è anche il vecchio
custode del cimitero che da degna sepoltura ai morti, e cerca un
posto più intimo per le donne, piantando oleandri per dare ombra e
riservatezza, perché la pietas per i morti esiste ancora e
Lampedusa ne è la prova certa.
Un racconto straziante
quello di Davide Enia, a parlare sono gli operatori, gli abitanti, la
guardia costiera, i sanitari.. e tutti vivono come in uno stato di
guerra.
Un romanzo che vi farà
luce sulle verità non dette dei salvataggi, un libro che vi farà
piangere e riflettere.
Questo libro contiene
verità, non parla per sentito dire, sono parole vere di chi per
primo ha prestato soccorso, prima dell'avvento dei giornalisti e dei
riflettori che ha portato in primo piano la morte dei trecento
disperati che cercavano soltanto una possibilità di vita migliore.
Un resoconto dettagliato
e tristemente reale che ci mette di fronte alla morte di tante
persone.
Un'emorragia che non ha
fine. Che si ripete da prima che i media si accorgessero che i
migranti muoiono e che continua, nell'indifferenza, ma solo di chi
vive nei luoghi dove avvengono le morti.
Se soltanto si fermassero
ad ascoltare le testimonianze di chi vive lì, ed affronta giorno
dopo giorno la solidarietà, senza ricevere gloria, ma soltanto
perché è la cosa giusta da fare.
L'autore ci mette di
fronte a questa realtà senza pietismo, senza enfasi, senza polemiche, ma con un ritmo
da cronaca giornalistica.
Ci narra di un dolore,
difficile da dimostrare, perché è il dolore dei migranti, il nostro
lo è di riflesso, ma sono loro i protagonisti e finora nessuno di
loro è stato intervistato, nessuno di loro ha rielaborato il lutto.
Ognuno di loro nasconde la propria tragedia nel cuore. A noi spetta
il compito di ascoltare il loro dolore e comprenderlo.
Questa è la realtà
che vi piaccia o no, se volete vederla o no. I migranti morivano,
muoiono e moriranno ancora, finché ci saranno persone che alzano
muri e chiudono confini.
Scheda libro
Autor: Davide Enia
Titolo: Appunti per un
naufragio
Casa Editrice: Sellerio
Pagine: 211
Sinossi
Lampedusa,
da lepas,
lo scoglio eroso dalla furia degli elementi, che resiste nella
vastità del mare aperto. Oppure Lampedusa da lampas,
la fiaccola che risplende nel buio, che sconfigge l’oscurità. Su
questa isola protesa a sud, tra Africa e Europa, Davide Enia guarda
in faccia chi arriva e chi attende, e narra la storia di un naufragio
individuale e collettivo.
Da un lato una moltitudine in movimento, che attraversa intere nazioni e poi il Mar Mediterraneo, in condizioni al di là di ogni immaginazione. Dall’altro, a cercare di accoglierla, un pugno di uomini e donne sul confine di un’epoca e di un continente. Nel mezzo si è posto l’autore stesso, per raccontare la scoperta di ciò che accade davvero in mare e in terra, e il fallimento delle parole che si inabissano nel tentativo di comprendere i paradossi del presente.
A partire da una forte esperienza, dal toccare con mano la disumana tragedia degli sbarchi, Enia dà voce ai volontari, agli amici d’infanzia, alle testimonianze dei ragazzi che approdano miracolosamente sull’isola. E mette a nudo le conseguenze emotive di questa realtà toccante e sconcertante, soprattutto nel rapporto con il padre, medico da poco in pensione, che accetta di recarsi con lui a Lampedusa.
Ritrovarsi
assieme a testimoniare il dolore pubblico di quelli che approdano e
di coloro che li salvano dalla morte, accanto a quello privato della
malattia dello zio, li spinge a reinventare un rapporto, a forgiare
un nuovo e inedito dialogo che si sostituisce ai silenzi del passato.
«Ho frequentato Lampedusa per anni. Ho visto sbarcarvi qualche migliaio di persone, ho incontrato il personale medico e gli uomini della Guardia Costiera, ho mangiato a casa dei residenti, sono uscito in barca con i pescatori, ho ascoltato ragazzi sopravvissuti alla traversata e ho dialogato con i testimoni diretti».
In Appunti
per un naufragio emerge
la vera storia di persone accomunate dall’esperienza della
fragilità della vita, che come una rivelazione spinge ognuno verso
un nuovo approdo, verso l’ascolto e la scoperta dell’altro.
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