lunedì 8 aprile 2024

Elda Lanza

Elda Lanza

 Elda Lanza, nata il 5 ottobre 1924 ed è morta il 10 novembre del 2019.

Scrittrice, femminista, imprenditrice e giornalista, studiò alla Sorbona di Parigi ed ebbe come insegnante J. P. Sartre.

È stata la prima presentatrice della televisione italiana, ma era già famosa come scrittrice, infatti a vent'anni aveva pubblicato diversi romanzi rosa e gialli per due grandi case editrici: Mondadori e Garzanti. 

Nel dopoguerra collaborò con diverse testate giornalistiche di moda come Annabella, Grazia e Marie Claire. Scrisse anche per testate giornalistiche importanti come Il Corriere e Il Giorno.

Fu una grande esperta di moda e di bon ton o come si direbbe oggi di comunicazione.

Ma era la televisione che attraeva Elda Lanza,  e vi lavoro per vent'anni. Scrisse anche le sceneggiature per cartoni animati come Quik Quok e Quak. Ideò anche diversi programmi televisivi come Vetrine, Un due e tre e voce della sera, di cui fu anche presentatrice. 

Dal 1957 al 1965 condusse una fortunatissima trasmissione televisiva dedicata ai ragazzi,  e condusse la presentazione: Avventure in libreria.  Trasmissione che ebbe un forte impatto culturale e di promozione della lettura. 

Nel 1960 creò una propria agenzia di pubblicità  a cui si dedicò totalmente con il marito Vitaliano Damioli

Ritornò ad avere visibilità in alcuni programmi RAI, in alcuni programmi molto simili a quelli proposti da lei negli anni della nascente televisione,  come i Menù di Benedetta di Benedetta Parodi e Detto Fatto di Caterina Balivo

FLM



Ecco la lista dei suoi libri (da Wikipedia)

Libri serie Max Gilardi

Romanzi

  • Una stagione incerta (Marsilio, 2006)
  • Imparerò il tuo nome (Ponte alle Grazie, 2017)
  • Uomini. La stupidità in amore è una cosa seria (Salani, 2017)
  • Quasi un uomo (Salani 2018)

Altre opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Signori si diventa. Le nuove regole dello stile quotidiano (Mondadori, 2005)
  • Il tovagliolo va a sinistra (Vallardi, 2016)





martedì 2 aprile 2024

Viola Di Grado: Marabbecca

 

Viola Di Grado

 Marabbecca

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Clotilde è innamorata di Igor, ma quando subiscono un incidente d'auto, lei si rifiuta di vedere le condizioni del fidanzato entrato in coma. Anche lei ha riportato dei traumi nell'incidente attribuiscono a queste sofferenze il suo comportamento inaspettato. 

In ospedale riceve continue visite di Angelica, colei che ha provocato l'incidente, ne nasce una forte amicizia che continua quando viene dimessa. La ragazza studia ornitologia e vive in un appartamento pieno di gabbie e uccelli che svolazzano, le due ragazze si innamorano, ma quando Igor esce dal coma le loro vite vengono sconvolte. 

Lui non ha nessun familiare in vita, e lei si assume la responsabilità di assisterlo. Questa assistenza e i ricordi della sofferenza che lui le ha provocato minano il loro rapporto, come le vite degli uccelli chiuse nelle gabbie. Nessuno è più se stesso in quell'appartamento. tutti hanno subito un danno e non trovano la soluzione per risolverlo.

In quelle stanze c'è solo la sofferenza e la mancanza di capacità di volare ognuno con le proprie ali, ognuno chiuso nella propria gabbia. Clotilde  subisce ancora la violenza di quell'uomo, fatica ad allontanarlo per vivere la propria vita, fatta di errori e mancanze, le manca il padre morto e la madre assente, le mancherà Angelica quando si ritroverà da sola. Sola e maledetta, incatenata dalla spirale d'ombra e buio della figura mitologica della Marabbecca.

Un romanzo feroce, dove la scrittura fredda e pungente dell'autrice Viola Di Grado  entra ed esce dai personaggi come un coltello che infierisce sul corpo della vittima prescelta. 

Una scrittura chirurgica che entra nei personaggi e attraverso loro destabilizza il lettore. Ciò che abbiamo letto e realtà di vita vissuta da Clotilde o sono le sue proiezioni nere e sibilline come la coltre di terra vulcanica che ricopre  Catania?

Posso dirvi che non è un romanzo facile, come gli altri di questa nuova e dirompente autrice , è una storia che scava nei sentimenti fino in fondo, senza scuse o pentimenti. 

Un romanzo crudo che ti coinvolge nell'ansia e nella paura della protagonista, una storia densa di metafore che ti entra nel cuore e non ti abbandona per giorni dopo che ha terminato la lettura.

Valutazione:💛💛💛💛💛💓

Scheda libro

Titolo: Marabbecca

Autore: Viola Di Grado

Casa Editrice: La nave di Teseo

Pagine: 208

Trama

Un pomeriggio di fine estate Clotilde e Igor, dopo essersi lasciati, hanno un incidente d’auto. Lei rimane ferita, lui finisce in coma. Mentre veglia sul suo sonno impenetrabile, Clotilde inizia a ricevere visite della ragazza responsabile dello schianto, una fragile studentessa di ornitologia di nome Angelica, e tra loro nasce un rapporto indecifrabile e intenso. 

Quando Igor sì sveglierà dal coma – radicalmente trasformato eppure immutato nella sua indole violenta – la sua presenza logorerà l’equilibrio precario delle due donne: nello spazio magico e claustrofobico di una stanza piena di uccelli, i tre personaggi precipiteranno in un dedalo tortuoso dove i sentimenti muteranno forma a ogni curva.

 Ambientato in una Sicilia asfittica e mitologica, solcata da cieli accecanti e ceneri nere, Marabbecca è un romanzo visionario che pone domande cruciali sull’identità: su cosa significa dire “io” e sulle collisioni con l’altro che in qualche modo raccontano chi siamo davvero. Come la "Marabbecca", personificazione nel folklore siciliano dell’oscurità e delle insidie dell’inconscio, leggendo ci si muove in un buio sfavillante, illuminati solo dalla luce lunare della scrittura, fino al vertiginoso finale.

mercoledì 27 marzo 2024

Seconda Edizione del “Premio letterario Emily- I mille volti della violenza”.

 PREMIO LETTERARIO EMILY

 “I mille volti della violenza”

 Organizzato dall’Associazione Emily Abruzzo con il patrocinio di Unione Nazionale Vittime e del Comune di Vasto (Ch)

 BANDO ANNO 2024

 È bandita la seconda Edizione del “Premio letterario Emily- I mille volti della violenza”. 

Il concorso letterario è indetto dall'Associazione Emily Abruzzo con il patrocinio di Unione Nazionale Vittime e del Comune di Vasto (CH) allo scopo di sensibilizzare la popolazione contro la violenza. 

La partecipazione è riservata a scrittori in possesso dei requisiti previsti ai successivi punti delle Norme di partecipazione. Il romanzo non deve avere una precedente edizione digitalizzata o cartacea antecedente al 01/01/2021. 

Non è previsto il versamento di alcun contributo per la partecipazione. 

Per partecipare è d’obbligo la compilazione della Scheda di partecipazione allegata al bando.

 Il Comitato Direttivo del “Premio Letterario Emily– i mille volti della violenza” è composto da: Teresa Maria Di Santo (Presidente); Paola Radaelli (Vice Presidente); Concetta Di Pietro (Segretaria); Virginio Di Pierro (Direttore Artistico); Marianna Forgione (Addetto stampa); Giovanna Palladino (Tesoriere); Valentina Jannacone (Responsabile della Comunicazione); Francesca Giarmoleo (Consigliere); Alessandro Continiello (Consigliere) 

Modalità di svolgimento. Il Premio si articola in due Sezioni. 

Sezione 1 La partecipazione alla sezione 1 del Premio Letterario Emily è aperta a tutti gli autori residenti sia in Italia che all’estero, a condizione che si tratti di opera edita in forma cartacea ed in lingua italiana dotata di codice ISBN. 2

 I partecipanti potranno presentare un elaborato di loro produzione che dovrà avere come argomento principale la violenza in tutte le sue forme e potrà essere basato su una storia vera, autobiografica o anche inventata, edita nel periodo 01.01.2021 – 15.04.2024 Saranno premiati: 

• Il primo classificato riceverà un assegno di € 1.000,00 e una targa ricordo.

 • Il secondo classificato riceverà un assegno di € 500,00 e una targa ricordo. • Il terzo classificato riceverà un assegno di € 250,00 e una targa ricordo 

Sezione 2 - Scuole La partecipazione alla sezione 2 “scuole” del Premio Letterario Emily è riservata a tutti gli alunni residenti sia in Italia che all’estero o alle scolaresche che potranno presentare un elaborato di loro produzione che dovrà avere come argomento principale la violenza in tutte le sue forme e potrà essere basato su una storia vera, autobiografica o anche inventata, in lingua italiana, edita nel periodo 01.01.2021 – 15.04.2024, a condizione che si tratti di opera edita in forma cartacea ed in lingua italiana. Gli elaborati dovranno essere presentati dagli alunni o scolaresche iscritti a scuole superiori di secondo grado, entro e non oltre il giorno 15/04/2024 e dovrà essere indicato il titolo del Concorso: “Premio letterario Emily: i mille volti della violenza 

“-Sezione 2- Scuole. L’interno della busta dovrà contenere, oltre all’elaborato scritto, un foglio a parte contenente le generalità dell’autore o degli autori con la classe e scuola di appartenenza. La giuria formulerà il proprio giudizio sulla base dell’aderenza delle proposte agli obiettivi indicati dal bando e dell’impatto emotivo, originalità, valore del messaggio trasmesso ed efficacia comunicativa. Le opere pervenute saranno valutate da una Giuria Tecnica e da una Giuria di Qualità. Saranno premiati: • Il primo classificato riceverà un assegno di € 1.000,00 e una targa ricordo. Il Direttivo si riserva di assegnare ulteriori premi e/o menzioni d’onore, a suo insindacabile giudizio. 

La cerimonia di premiazione delle due sezioni si terrà sabato 7 settembre 2024.

 3 DISPOSIZIONI GENERALI Ogni opera dovrà pervenire in 8 (otto) copie entro il 15 aprile 2024 al seguente indirizzo: Polo Bibliotecario Comunale “Raffaele Mattioli”, via Aragona n.26, 66050- Vasto (CH) Per i limiti di accettazione farà fede la data risultante dal timbro dell’Ufficio Postale o altra agenzia di partenza. Il modulo per la richiesta di partecipazione al Premio può essere: - scaricato dal sito www.premioletterarioemily.it – (clicca qui per scaricare il modulo); - scaricato dalla pagina Facebook del Premio Letterario Emily - ritirato presso il Polo Bibliotecario Comunale “Raffaele Mattioli”, via Aragona n.26, 66050- Vasto (CH)

 Il modulo, debitamente compilato e sottoscritto, dovrà essere inviato/presentato insieme o separatamente alla spedizione/consegna delle otto copie dell’opera in concorso. Il costo di spedizione e ogni altra eventuale spesa per la partecipazione saranno a carico dell’autore. 

La partecipazione comporta l’integrale accettazione delle norme del Regolamento. Con l’autorizzazione implicita al trattamento dei dati personali si garantisce che questi saranno utilizzati per i soli fini del Concorso e nell’ambito delle iniziative culturali connesse alla diffusione del Bando, secondo quanto previsto dalla legislazione in vigore e in particolare a quanto normato dalla Legge 675 del 31/12/96 e D.L. 196/03 e successive modifiche. Le opere presentate non saranno restituite. In particolare i volumi in concorso saranno donati ad alcune biblioteche del territorio per iniziative culturali. Il giudizio della Giuria è insindacabile e inappellabile. I premi in denaro saranno assegnati solo se i vincitori si presenteranno personalmente a ritirarli nell’ambito della manifestazione finale cui sarà dato ampio risalto sui mezzi di comunicazione.

 La Giuria può non assegnare uno o più premi ovvero assegnare menzioni d’onore. La cerimonia di premiazione si terrà il giorno 07.09.2024. 4 I vincitori saranno avvisati dalla Segreteria almeno 15 giorni prima. Qualora provenissero da sedi distanti oltre 200 chilometri da Vasto, usufruiranno di un pernottamento gratuito (per massimo due persone). È auspicabile, e cosa gradita, che i vincitori appongano sull’opera premiata una striscia cartacea o bollo adesivo in cui si comunica che l’opera ha ricevuto il 1° Premio nel concorso “Premio letterario Emily”. Per tutte le controversie sono valide le deliberazioni del Comitato Direttivo, il cui verdetto è inappellabile “salvis iuribus”. 

Regolamento Su iniziativa dell’associazione Emily Abruzzo è istituito, il giorno 21 del mese di novembre dell’anno 2022, il Premio letterario denominato “Premio Letterario Emily – I mille volti della violenza”. -Il Premio ha sede presso l’Associazione Emily Abruzzo”, via Luigi Cardone107/N, 66050- Vasto (CH) -Il Premio ha cadenza annuale ed è assegnato ad un’opera letteraria di autore che, al di là della residenza, sia in Italia che all’estero, scrive in lingua italiana. -L’organizzazione del Premio è affidata a un Comitato Direttivo i cui membri sono indicati dall’associazione Emily Abruzzo. -La loro nomina ha durata annuale. -Il comitato direttivo elegge il Presidente. -Il Presidente propone al Comitato Direttivo la nomina di uno o più Vice Presidenti, del Segretario, del Tesoriere, del Direttore Artistico, dell’Addetto Stampa e di ogni altra figura che si rendesse utile nella gestione organizzativa del Premio. -Il Comitato Direttivo delibera a maggioranza dei presenti; nel caso di parità dei voti prevale il voto espresso dal Presidente. -Entro 30 giorni dal ricevimento dell’incarico il Presidente ed il Direttore Artistico propongono al Direttivo la nomina dei componenti della Giuria tecnica e della Giuria dei ragazzi, redige un piano programmatico con gli obiettivi per l’edizione in corso e imposta un piano finanziario per la copertura dei suoi costi. -Il Presidente è titolare della direzione ed organizzazione del Premio, delle relazioni esterne e svolge funzioni di vigilanza e garanzia riguardo al corretto svolgimento di ciascuna delle fasi della sua realizzazione. 5 Il Segretario redige i verbali delle riunioni e si occupa delle relazioni/comunicazioni con le Case Editrici; I Responsabili della Comunicazione gestiscono il sito web del Premio https://premioletterarioemily.it/ e la pagina Facebook del Premio letterario Emily e collaborano nell’attività di relazioni esterne con il Presidente il Direttore Artistico ed il Segretario; il Tesoriere cura gli aspetti economici e finanziari per la gestione del Premio. -Tutti gli incarichi all’interno del Comitato Direttivo sono annuali e rinnovabili di anno in anno. Il Presidente rimane in carica per due anni con possibilità di estensione dell’incarico al terzo anno al fine di garantire la continuità del lavoro ed il raggiungimento degli obiettivi programmati. 

-La Giuria tecnica esaminerà le opere in concorso con correttezza e imparzialità, avendo la facoltà di stabilire i relativi criteri di valutazione, attenendosi alle indicazioni del Regolamento etico stabilite dal Direttivo decretando i finalisti. La giuria di qualità, formata da componenti con profili professionali altamente qualificati in ambito letterario e culturale esaminerà le opere finalista scelte dalla prima selezione della giuria tecnica decretando i vincitori. -La nomina dei componenti delle giurie è rinnovabile di anno in anno. In caso di ripetizione di assenza dalle riunioni (per tre volte di seguito senza giustificato motivo) è prevista la decadenza dall’incarico. Bando 1. Le norme inerenti i termini e le modalità di partecipazione e svolgimento di ciascuna edizione del Premio sono indicate nel relativo bando, annualmente emanato e pubblicato sul sito istituzionale https://premioletterarioemily.it/ e sulla pagina Facebook del Premio Letterario Emily. 2. Il bando è redatto dal Comitato Direttivo del Premio. 3. Il bando deve recare inequivocabili indicazioni relativamente all’edizione cui si riferisce. Norme finali È di esclusiva competenza del Comitato Direttivo ogni eventuale modifica del presente Regolamento. Il Premio, su proposta del Presidente, può stipulare convenzioni e collaborazioni con Fondazioni, Associazioni culturali, Case editrici e altri soggetti pubblici e privati interessati alla sua crescita e promozione. 3. Per tutte le controversie sono valide le deliberazioni del Comitato, il cui verdetto è inappellabile “salvis iuribus”

mercoledì 20 marzo 2024

Nascita e morte della massaia di Paola Masino

PAOLA MASINO

Paola Masino è una delle poche letterate che non è stata dimenticata, dopo la pubblicazione del suo unico romanzo: Nascita e morte di una massaia, ha deciso di ritirarsi del mondo della letteratura perché:

"Le sembrava che non esistessero più lettori o lettrici a cui rivolgersi e dai quali essere compresa."

Probabilmente sarebbe stata dimenticata ugualmente, come è successo a tutte le altre voci del mondo della scrittura delle donne. 

Paola Masino nasce nel 1908, è la figlia di Luisa Sforza, nobile aristocratica, e di Enrico Masino, vive a Roma, i suoi genitori sono appassionati di letteratura e musica e la sua vita è circondata dalla magia delle parole e delle note. A soli 18 anni scrive una novella, Le tre Marie, e riceve gli elogi di Pirandello..

Nel 1927 s'innamora di Massimo bontembelli, letterato, separato di 30 anni più vecchio di lei. Insieme formano un duo letterario , scrivono diversi articoli e frequentano i miglio salotti letterari del tempo.

Il suo romanzo Nascita e morte della massaia esce a puntante sul giornale Il tempo, ma il regime fascista ne impedisce la pubblicazione . Vivranno da esiliati a Venezia. Il suo romanzo sarà pubblicato solo nel 1945. Decide di non pubblicare più romanzi e si dedica solo a scrivere articoli su settimanali.

Muore nel 1989, dimenticata.

 Vengono pubblicati postumi i volumi "Colloquio di notte" nel 1994, che raccoglie i racconti pubblicati su riviste negli anni '30 e '40, oltre a tre racconti inediti, "Io, Massimo e gli altri-autobiografia di una figlia del secolo" nel 1995, "Cinquale ritrovato" nel 2004, che raccoglie tre racconti pubblicati in precedenza e nel 2015 il volume "Album di vestiti". Nel 2001 la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori ha edito un importante catalogo biografico, in occasione di una grande Mostra e di un Convegno su Paola, inaugurati dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nella sede della Casa delle Letterature in Roma. Il 16 luglio 2010 il Comune di Roma appone una targa commemorativa sulla casa di Viale Liegi 6, Roma, ove Paola Masino è vissuta fino alla sua morte. È sepolta a Roma nel Cimitero Flaminio.

Notizie tratte da Wikipedia

Nascita e morte della massaia 

di

 Paola Masino


Scheda Libro

Autore: Paola Masino

Titolo: Nascita e morte della massaia

Casa editrice: Feltrinelli

Pagine: 236

Trama

La “personaggia” protagonista è una bambina che vive dentro un baule, in polemica contro le norme sociali della borghesia dell’epoca, e in particolare contro la madre che gliele vuole imporre. Dopo molte preghiere, cede al volere dei genitori ed esce dal baule, accettando di comportarsi da ragazza “normale” e di rendersi desiderabile all’universo maschile. 

Con un gran ballo che ne celebra l’ingresso in società – descritto e raccontato con accenti comici e surreali e una forte dose di polemica sociale – inizia la sua nuova vita, mirata al matrimonio e agli obblighi domestici che esso impone: “La casa è la famiglia: un’istituzione sacra che va rispettata e difesa: più si accresce, più si accresce il bene del Paese.

 È dovere della sposa farla prosperare”. Attraverso le vicende della massaia, attraverso quella che nella sua introduzione la scrittrice e studiosa Nadia Fusini definisce “una ribellione radicale”, le pagine vibrano di un continuo interrogarsi sulla maternità, la femminilità, il pensiero, la vanità dell’umano operare, e sulle ragioni profonde della schiavitù femminile, sempre con accenti umoristici e amari al tempo stesso.

giovedì 14 marzo 2024

Grande meraviglia di Viola Ardone

 Grande meraviglia 

di 

Viola Ardone
Scheda libro

Autore: Viola Ardone

Titolo: Grande meraviglia

Casa Editrice: Einaudi

Pagine: 304

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Viola Ardone ancora una volta ci regala una storia sulla fragilità, con Grande Meraviglia affronta il tema delle malattie mentali nel difficile passaggio dal vecchio manicomio alla Legge Basaglia del 1980.

Elba, nome di un fiume del nord, è nata nel manicomio, sua madre era stata internata perché incinta da una relazione extra coniugale. 

Lei nasce lì nel "mezzomondo" e rimane con la madre fino al momento n cui deve andare a scuola dalle suore. Al termine scegli di rientrare al manicomio per ritrovare la madre e perché non conosce l'altra metà  del mondo , si finge pazza per essere internata, ma al rientro la madre non c'è più. Le dicono che è morta ma lei , dentro al suo cuore sa che non è vero, sua madre non l'avrebbe mai abbandonata.

La sua vita cambia quando entra in servizio un nuovo dottore: Fausto Meraviglia, un Don Chisciotte in camice, che vuole salvarla.....

Un romanzo straordinario che mette in prima linea i disturbi mentali e gli affetti familiari. Il libro sembra diviso in due parti, nella prima affronta il dolore e la ferocia con i quali venivano trattati i malati mentali, non avevano dignità, non erano considerati persone. Affronta i metodi usati per calmarli ed è doloroso pensare che ciò accadeva in tempi non tanto lontani.

Nella seconda parte c'è il percorso difficile dei rapporti tra genitori e figli, il dottor Meraviglia si ritrova a interrogare se stesso, attraverso la nuova paternità con Elba, un rapporto in cui mette i discussione tutta la sua vita.

La scrittura lineare, precisa, raffinata e coinvolgente dell'autrice Viola Ardone rendono questo romanzo di una bellezza sorprendente che vi invito a leggere.

Valutazione: 💛💛💛💛💛💓

Trama

«L’amore è incomprensibile, una forma di pazzia». Nel candore dello sguardo di Elba il manicomio diventa un luogo buffo e terribile, come la vita, che Viola Ardone sa narrare nella sua ferocia e bellezza.

 Dopo “Il treno dei bambini” e “Oliva Denaro”, “Grande meraviglia” completa un’ideale trilogia del Novecento. In questo romanzo di formazione, il legame di una ragazzina con l’uomo che decide di liberarla rivela il bisogno tutto umano di essere riconosciuti dall’altro, per sentire di esistere. 

Elba ha il nome di un fiume del Nord: è stata sua madre a sceglierlo. Prima vivevano insieme, in un posto che lei chiama il mezzomondo e che in realtà è un manicomio. Poi la madre è scomparsa e a lei non è rimasto che crescere, compilando il suo “Diario dei malanni di mente”, e raccontando alle nuove arrivate in reparto dei medici Colavolpe e Lampadina, dell’infermiera Gillette e di Nana la cana. Del suo universo, insomma, il solo che conosce

 Almeno finché un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, non si ficca in testa di tirarla fuori dal manicomio, anzi di eliminarli proprio, i manicomi; del resto, è quel che prevede la legge Basaglia, approvata pochi anni prima. Il dottor Meraviglia porta Elba ad abitare in casa sua, come una figlia: l’unica che ha scelto, e grazie alla quale lui, che mai è stato un buon padre, impara il peso e la forza della paternità.

 Con la sua scrittura intensa, originale, piena di musica, Viola Ardone racconta che l’amore degli altri non dipende mai solo da noi. È questo il suo mistero, ma anche il suo prodigio.

venerdì 8 marzo 2024

Otto marzo 2024 giornata Internazionale sui diritti delle donne

 Otto marzo 2024

 Giornata Internazionale sui diritti delle donne


Storia dell'otto marzo, come è nato e si è sviluppato.

 La mimosa


La tradizione di regalare la mimosa come fiore per la festa della donna accade solo in Italia.
Questo fiore è stato scelto nel 1946, dalle attiviste dell’U.D.I. (Unione Donne Italiane) Teresa Mattei e Rita Montagnana.
All'inizio avevano pensato alla violetta, ma era costosa ed introvabile, pensarono anche al garofano rosso, ma era già utilizzato per il primo maggio, per cui la scelta cadde sulla mimosa, una delle poche piante che fiorisce all’inizio di marzo, inoltre aveva il vantaggio di essere poco costosa (allora).
In seguito la stessa Mattei confesserà che la scelta era caduta sulla mimosa perchè era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette durante la guerra di liberazione.

Fino agli anni 70 la festa non era molto seguita perchè ritenuta troppo di sinistra. Oggi si è trasformata in uno squallido commercio floreale.

BUON 8 MARZO A TUTTE LE DONNE FORTI CHE SAPPIAMO DI ESSERE SEMPRE GIORNO DOPO GIORNO!!

La scelta della motivazione

L'incendio della fabbrica tessile a NY dove morirono più di cento operaie donne è un falso storico, ci viene spiegato bene in un libro del 1987: Storie, miti e riti della giornata internazionale della donna per la casa editrice di nicchia Utopia. 

Un incendio c'è stato, ma nessuno sa riferire dove e quando, vi sono diverse date, ma tutte discordanti. Sembra invece che sia stata scelta questa data nel secondo convegno internzazionale delle donne, tenutosi a Mosca, perchè nel 1917 a San Pietroburgo le donne erano scese in piazza per protestare per il pane, che scarseggiava a causa della guerra.  In Italia si cominciò ad introdurre la giornata dedicata alle donne soltanto nel 1922, poi durante il fascimo scomparve, per essere reintrodotta dalla nascente Repubblica, con la scelta della MIMOSA come fiore simbolo.
Da parte mia credo ormai che questa festa si è svuotata del vero significato, l'otto marzo dovrebbe essere una giornata dedicata alla riflessione sui diritti acquisiti e sulle lotte  delle donne per arrivare alla conquista, di quello che noi oggi godiamo senza sapere che dietro vi sono stati  anni di lotte e sudore da parte di molte donne. Oggi si pensa solo a regalare la mimosa, o andare a festeggiare in qualche pizzeria dove magari possono assistere a qualche squallido spogliarello maschile, ma non è con la mercificazione del corpo maschile che ci rendiamo uguali!

Donne, l'emacipazione femminile è ALTRO!


Approfondimento

Per chi ha voglia di approfondire la nascita dell'otto marzo ed il suo significato vi propongo due estratti da due diversi siti:

Il libro, già uscito nel 1987 con il titolo: Storie, miti e riti della giornata internazionale della donna per la casa editrice di nicchia Utopia e presto andato esaurito, esce ora per Jacobelli con una nuova edizione impreziosita dal Dvd originale, (anche questo introvabile fin dal 1988), che intreccia rare immagini storiche con le interviste e le testimonianze di alcune protagoniste della politica italiana degli ultimi cinquant'anni. Un documento molto utile per comprendere il vero significato dell'8 marzo e, dunque, per incentivare l'indispensabile passaggio di memoria tra le generazioni.


E' ricco di notizie e di ricostruzioni storiche il lavoro di Capomazza e Ombra. E, già all'epoca, fece scalpore soprattutto una scoperta: il fatto che non fosse in realtà basata su alcun dato certo la convinzione comune che Clara Zetkin, nel 1910, avesse scelto l'8 marzo per ricordare le operaie americane morte due anni prima durante un incendio avvenuto nel corso di uno sciopero. E come, invece, fosse provato da una ricca documentazione che, a fissare il giorno delle donne all'8 marzo, fosse stata la Conferenza internazionale delle donne comuniste nel 1921 "per ricordare una manifestazione di donne con cui si era avviatala prima fase della rivoluzione russa".

IL VIDEO

Tilde Capomazza, il vostro libro ha sfatato la leggenda che l'8 marzo sia nato per ricordare la morte delle operaie americane nell'incendio del 1908. Come lo avete accertato?
"Potrei dire 'per puro caso', ma in realtà fu la tappa felice di una ricerca che cominciata nel 1985 durò due anni: Marisa Ombra passava giornate in vari archivi, io sfogliavo libri, le poche riviste storiche esistenti; Internet allora per noi ancora non esisteva. Un giorno alla storica libreria delle donne 'Al tempo ritrovato' a piazza Farnese, a Roma, chiesi a Maria Luisa Moretti se per caso le fosse mai passato tra le mani qualche libro o rivista che parlasse della Giornata della donna, anche in lingua straniera, magari. Lei si mise a pensare, poi, rivolta a Simone, sua partner nella gestione della libreria, disse: 'Guarda un po' su quello scaffale ... ti ricordi quando venne una ragazza francese e ci lasciò un libro?' Simone non ricordava, ma cercò e trovò quel libro. Mancò poco che non svenissi. Titolo 'La journée internationale des femmes. La clef des énigmes, la verité historique'. Autrice Renée Coté , canadese del Quebèc, quindi di lingua francese. Era un libro farraginoso, ma ricco di riproduzioni, di citazioni, di appunti relativi alla confusa storia della Giornata, tutta interna al Movimento socialista internazionale e successivamente alla Internazionale comunista. Fu lì che scoprimmo che di incendio non si parlava affatto, ma decisiva fu la lettura degli atti della Conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenaghen 1910 dove di Gdd si parlò ma non di incendi... La giornata, dopo vari tentativi fatti da Clara Zetkin fu poi approvata a Mosca nel 1921 , definita giornata dell'operaia, e ispirata alla rivolta delle donne di Pietrogrado contro lo zarismo avvenuta il 23 febbraio 1917( corrispondente nel nostro calendario gregoriano all'8 marzo)".

Il libro e il dvd raccontano i 50 anni di questa ricorrenza. Qual è, oggi, il significato dell'8 marzo?
"Il libro per la verità, uscito nel 1987 cioè 21 anni fa, non aveva alcun intento celebrativo di una ricorrenza. Ci eravamo buttate in questa impresa Marisa ed io, non storiche, ma militanti del Movimento con percorsi diversi, perché avvertivamo che le manifestazioni dell'8 marzo stavano perdendo di forza, di efficacia, al limite, di senso. E pensammo di ripercorrerne la storia per capire cosa aveva spinto le donne che ci avevano precedute a costruire questo appuntamento annuale di lunga durata che aveva certamente prodotto importanti esiti. Era il caso di mollarlo o era bene rifletterci? Scegliemmo la seconda via scoprendo eventi impensati. Ma di tutto questo l'unica cosa che colpì la stampa fu la cancellazione dell'incendio e pareva che, con quella scoperta, avessimo voluto cancellare addirittura la giornata".


http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/spettacoli_e_cultura/passaparola-3/otto-marzo/otto-marzo.html

8 marzo: il mito delle origini (e del centenario)

Una certa confusione regna da decenni intorno alle origini dell'8 marzo: se in Francia la data “simbolo” è l'8 marzo 1857 (in ricordo dello sciopero di centinaia operaie tessili a New York duramente represso dalla polizia) in Italia il mito ruota intorno al 1908 quando, ci viene raccontato, un incendio divampò in un opificio degli Stati Uniti causando la morte di un centinaio di operaie. Queste date (e gli avvenimenti ai quali si riferiscono) si sono rivelati però ad un attento studio delle fonti drammaticamente false e l'unica certezza sembra essere il fatto che questa confusione è stata da sempre adoperata sia in termini “strumentali” che per delegittimare il movimento femminista e la sua storia.
Emblematico mi sembra lo scambio di lettere pubblicate lo scorso anno (precisamente il 17 e il 31 marzo 2007) su Tuttolibri, supplemento de La Stampa, nella rubrica La posta di Carlo Fruttero, scambio che vede coinvolti alcuni lettori, lo stesso Fruttero ed infine Tilde Capomazza, co-autrice con Marisa Ombra del libro “8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna” (1987, ristampa ed. Utopia, 1991).
Il 17 marzo sotto il titolo di “L'8 marzo un falso storico?”, viene pubblicata la lettera di un lettore di Genova che chiede a Fruttero conferma del tragico incendio avvenuto in un opificio di Chicago nel 1908 e in cui morirono 127 operaie, evento considerato da molt*, (almeno in Italia) all' origine della “festa delle donne” e messo in dubbio, durante una cena, da un amico. Fruttero risponde “ ... Ho anch'io un vago ricordo di aver letto su una rivista o in un libro qualcosa di 'negazionistico' in merito a quell'incendio, ma non saprei rimandarla a una fonte sicura. Ho addirittura il sospetto che della cosa, cioé del falso storico, siano ben coscienti i circoli femministi più spregiudicati, cui poco importa della verità, immagino: se l'incendio e le 127 torce umane 'funzionano' per la causa, lasciamole tranquillamente bruciare nella leggenda ...”.
Il sabato successivo la discussione continua. Sotto il titolo generale di “Fiction femminista” quattro lettere, ognuna con un titoletto. Nella prima “L'allibito (un lettore di Brescia) rimprovera a Fruttero “ ... la noia e fastidio con cui lei risponde (anzi, non risponde) alla richiesta del lettore [...] Un minimo di umiltà e di rispetto (e perché no, anche di professionalità) le avrebbe consentito di leggere in Wikipedia i documenti che le allego, nei quali c'è la fotografia dell'edificio bruciato a New York il 25 marzo 1911, che causò la morte di 146 persone, per la maggior parte giovani operaie ...[2].
Il buon samaritano” (un lettore di Brescia) segnala il libro di Vittorio Messori (Pensare la storia. Una lettura cattolica dell'avventura umana, ed. Paoline, 1992) che al paragrafo Una 'festa' inventata (p. 55) afferma che “la storia, pur commovente, è falsa[3].
La terza lettera con il titoletto di “La storica inviperita” è quella di Tilde Capomazza che ricordando il volume da lei scritto con Marisa Ombra scrive che “ ... E' un libro di ben 167 pagine ... che scatenò “scandalo” sulla stampa di tutte le correnti per aver corretto la versione accreditata delle origini la quale recitava: 'Nel 1910 Clara Zetkin istituì la giornata internazionale della donna per ricordare la morte di 129 persone in un incendio a Chicago nel 1908 '...Il libro è da tempo esaurito altrimenti lo manderei al suo lettore (Palumbo), il quale da uomo sensibile si pone almeno delle domande ... Non lo manderei a lei perché sono certa che non lo leggerebbe. Peccato però che un uomo di cultura e di successo come lei abbia dato quella risposta”.
Nell'ultima lettera L'Insensibile (lo stesso Fruttero) conclude: “...sarò anche insensibile ma resto comunque confuso. Ci fu davvero l'incendio? E dove? A New York o a Chicago? Nel 1908 o nel 1911? E quante furono le vittime, 129 o 146?”.
A differenza dell'insensibile (e paternalista) Fruttero, la CGIL sembra non avere dubbi. Nella pagina dedicata alla Festa internazionale della donna del loro sito possiamo leggere testualmente: “L'8 marzo ha radici lontane. Nasce dal movimento internazionale socialista delle donne. Era il 1907: Clara Zetkin [...] organizza con Rosa Luxemburg [...] la prima conferenza internazionale della donna. Ma la data simbolo è legata all'incendio divampato in un opificio (Cottons) di Chicago nel 1908, occupato nel corso di uno sciopero da 129 operai tessili che morirono bruciate vive. Nel 1910 a Copenaghen, in occasione di un nuovo incontro internazionale della donna si propone l'istituzione di una Giornata internazionale della donna, anche in ricordo dei fatti di Chicago”, affermazione che accredita in pieno la falsa versione dell'evento contestata da Capomazza ed Ombra nel loro già citato “8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna”.
Ed è sulla scorta di questo libro e di quello di Mirco Volpedo “8 marzo” (ed. Erga, 2006) che Donne e Rivoluzione fornisce - in Viva l'8 marzo di lotta femminile, proletaria e rivoluzionaria! -, una ricostruzione delle origini dell'8 marzo dove si afferma che la “vera e propria ricorrenza dell’8 marzo nasce ufficialmente per ricordare la prima manifestazione delle operaie di Vyborg (Pietrogrado) dell’8 marzo 1917 [23 febbraio del calendario russo, NdC] che diede l’avvio alla rivoluzione di febbraio: nel giugno del 1921 la Seconda Conferenza Internazionale delle donne comuniste, che si tenne a Mosca nell’ambito della Terza Internazionale, adottò formalmente quella data come “Giornata Internazionale dell’Operaia”.
Viva l'8 marzo” tenta però anche di tenere insieme le varie date “simbolo”: lo sciopero duramente represso dalla polizia delle operaie tessili nel 1857 a New York; la prima Giornata nazionale delle donnecelebrata negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909 [4]; il lungo sciopero portato avanti nello stesso anno a New York dalle operaie tessili della Triangle Shirtwaist Company; la proposta delle delegate tedesche (Zetkin in testa) in occasione della Seconda conferenza delle donne dell'Internazionale (tenutasi a Copenaghen il 29 agosto del 1910) di istituire una Giornata Internazionale della donna che fu di fatto celebrata per la prima volta in Europa l'anno successivo, il 19 marzo 1911; la decisione delle americane, a partire dal 1913, di far coincidere la loro Giornata nazionale delle donne con quella europea.
In questa ricostruzione vi è anche spazio per il famoso incendio a New York, che viene posticipato di qualche anno (troppo tardi quindi per essere all'origine della “Festa della donna” sia negli Stati Uniti che in Europa). Nell'incendio ( scoppiato, pare, nella stessa Triangle Shirtwaist Company, teatro dello sciopero del 1909) “più di 100 operaie (a seconda delle fonti 129 0 146) [...] (di cui molte italiane), rimangono uccise [...]. I proprietari della fabbrica, che al momento dell’incendio si trovavano al decimo piano e che tenevano chiuse a chiave le operaie per paura che rubassero o facessero troppe pause, si misero in salvo e lasciarono morire le donne [...]. Quell’incendio segna una data importante, anche se non è da esso, come erroneamente riportato da alcune fonti, che trae origine la Giornata della donna. Migliaia di persone presero parte ai funerali delle operaie uccise dal fuoco. Fu quel fatto tragico comunque che portò alla riforma della legislazione del lavoro negli Stati Uniti e che rafforzò nel tempo la Giornata della Donna istituita l’anno prima.(Narra la leggenda che sulla tomba delle operaie morte fossero fiorite poco dopo la loro sepoltura delle mimose)”.
Ma credo sia importante chiedersi il perché della “confusione” fiorita intorno all'8 marzo (confusione fatta di tante parziali “certezze” oltre di date e cifre diverse), per capire le ragioni di questa “confusione” e gettare nuova luce sulle “strumentalizzazioni” che sempre hanno accompagnato (e accompagnano) questa giornata.
Lo scorso anno avevo pubblicato qui in Marginalia in occasione dell'8 marzo la (parziale) traduzione di un articolo del 1982 di Liliane Kandel e Françoise Picq, Le mythe des origines. À propos de la journée internationale des femmes. Qui veniva dimostrata (consultando fonti primarie quali la stampa americana dell'epoca e fonti secondarie quali pubblicazioni sulla storia del movimento operaio e femminista del periodo) l'invenzione bella e buona del famoso sciopero del 1857, che diviene la data simbolo nel contesto francese a partire dagli anni 50 (negli stessi anni cioè in cui in Italia, come vedremo, fa la sua comparsa il mito delle povere operaie bruciate nel rogo della loro fabbrica.
Kandel e Picq ripercorrono le tappe dell'istituzione della Giornata internazionale delle donne: la proposta di Zetkin – che riprendeva l'iniziativa delle donne socialiste americane che dal 1909 celebravano una giornata nazionale per l'uguaglianza dei diritti civili – alla Seconda conferenza internazionale delle donne socialiste nel 1910; la data del 19 marzo 1911 come prima Giornata internazionale della donna svoltasi in Europa e precisamente in Germania e in Austria; la prima manifestazione francese nel 1914, a Parigi; l'interruzione delle celebrazioni in Europa non solo a causa della guerra ma per i contrasti e le divisioni interne al campo socialista internazionale; il rilancio della giornata internazionale delle donna grazie al nuovo impulso dato dalla grande manifestazione delle operaie di Pietrogrado il 23 febbraio – 8 marzo del nostro calendario – 1917. E quindi sotto questa nuova data (e sotto l'auspicio del partito bolscevico e della Terza Internazionale) che viene a collocarsi la cosiddetta festa della donna. Scrive Alexandra Kollontai: “La giornata delle operaie è divenuta memorabile nella storia. Quel giorno, le donne russe hanno innalzato la fiaccola della Rivoluzione proletaria e messo a fuoco il mondo; la Rivoluzione di febbraio ha fissato il suo inizio quel giorno [5].
La Giornata internazionale delle donne diviene tra le due guerre oggetto di aspre dispute tra la Seconda e la Terza Internazionale, tra il Partito comunista francese e la Sfio (la sezione francese dell'internazionale operaia) che, come ricordano Kandel e Picq non la celebrano nella stessa data. A partire dalla seconda guerra mondiale è celebrata in tutti i paesi socialisti e altrove. Se, tra le due guerre, era raro il riferimento a un qualsiasi avvenimento originario (talvolta lo sciopero delle operaie russe del 1917, talvolta la proposta di Zetkin del 1910) a partire dal dopoguerra comincia ad essere elaborato il mito. L'origine “sovietica” della giornata della donna sparisce: in Francia ci si riferisce inizialmente ad una decisione presa dal Partito socialista americano nel 1908 per giungere, a partire dal 1955, alla collocazione dell'origine dell'8 marzo nello sciopero newyorkese del 1857.
Anche in Italia (dove a partire dal dopoguerra l'8 marzo acquista nuovo impulso a partire dalla manifestazione indetta dall'Udi - che almeno a quanto scrive la CGIL nel suo sito sceglie come simbolo la mimosa -, nel 1946) inizialmente l'avvenimento originario (per lo meno nella tradizione socialista) sembra essere quello dello sciopero del 1857 ma, a partire dagli anni 50, (e dunque in piena guerra fredda) si afferma la versione delle operaie bruciate nel rogo della loro fabbrica: il 7 marzo 1952 il settimanale bolognese La lotta, scrive che la data della Giornata della Donna vuole commemorare l’incendio scoppiato in una fabbrica tessile di New York l’8 marzo del 1929, in cui sarebbero morte (rinchiuse all’interno dello stabilimento dal padrone perché minacciavano di scioperare) 129 giovani operaie in gran parte di origine italiana ed ebraica. In seguito, il tema dell’incendio e delle operaie arse vive nel rogo del loro posto di lavoro viene ripreso, ma con diverse varianti. Nel 1978, il Secolo XIXdi Genova colloca l’episodio a Chicago, in una filanda. Nel 1980, La Repubblica parla di un incendio a Boston, datato 1898. Nel 1981Stampa sera situa l’incendio ai primi del ‘900, in un luogo imprecisato degli Stati Uniti, le operaie vittime sarebbero state 146. Lo stesso anno, L’Avvenire parla di 19 operaie morte. Nel 1982, Noi Donne , afferma che l’incendio sarebbe avvenuto a Boston nel 1908 e le operaie morte sarebbero state 19 [6]. Nonostante l'infondatezza della notizia (non risulta nessun incendio nè nel già citato volume di Capomazza e Ombra nè nel libro di Renée Còté, Verità storica della misteriosa origine dell'8 marzo) la leggenda delle operaie bruciate vive continua ad imperversare anche in tempi recenti: tralasciando le varie occorrenze reperibili in diversi volantini e documenti (tra i quali innumerevoli siti e blog), veramente troppi per essere elencati, ricordo qui il quotidiano Liberazione che il 7 marzo dello scorso anno ha pubblicato una lettera/appello di Elisabetta Piccolotti (portavoce nazionale Giovani Comunisti/e), indirizzata a Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera, nonché presidente di Azione Giovani. Nella lettera (“sul volgare machismo” della sezione di Biella di Azione giovani che aveva organizzato un “eteropride” con spettacolo di lap-dance publicizzato da un manifesto con lo slogan “Questione di pelo”), Piccoletti scrive: “L'8 marzo in tutto il mondo - come ogni anno dal 1908 quando 129 donne persero la vita durante un incendio in una industria tessile di New York - ricorre la festa delle donne”.
Ma il testo di Kandel e Picq non ci aiuta soltanto a fare chiarezza intorno all'origine dell'8 marzo, ma mostra anche i conflitti e le strumentalizzazioni che hanno contrassegnato questo evento fin dalla nascita. L'8 marzo, nato per decisione "delle donne socialiste di tutti i paesi" riunite a Copenaghen "in accordo con le organizzazioni politiche e sindacali del proletariato" (Kandel e Picq, p. 74), viene anche adoperata per marcare la differenza tra le donne socialiste e le femministe "borghesi", situandosi in una tradizione che nega "il diritto delle donne ad organizzarsi in maniera autonoma, al di fuori di organizzazioni e partiti politici"(p. 75).
Questa giornata benché ripresa dal movimento femminista negli anni 70 - che spesso però ne ignorava la storia - è stata spesso adoperata da partiti e sindacati (in Italia in primis la CGIL) per riscuotere consenso presso le "masse femminili" subendo, tra l'altro, uno svuotamento progressivo: la festa della donna (mimose, cene, serate danzanti ...).

http://marginaliavincenzaperilli.blogspot.it/2008/02/8-marzo-il-mito-delle-origini-e-del.html

venerdì 23 febbraio 2024

I graffi del malvagio di Gianmarco Dosselli

 I graffi del malvagio

di 

Gianmarco Dosselli

SCHEDA LIBRO

AUTORE: GIANMARCO DOSSELLI

TITOLO: I GRAFFI DEL MALVAGIO

CASA EDITRICE: ELISON PUBLISHING

PAGINE: 277

TRAMA

Nel cuore di questa storia mozzafiato si svela la travagliata vita di Dorel, giovane romeno dal passato enigmatico. Dopo tre anni in Francia, approda a Milano con il sogno di riunire la sua famiglia a Napoli. Tuttavia, il destino prende una piega drammatica: la compagna scompare, il figlio viene rispedito in Romania, e Dorel si ritrova in una spirale di violenza e vendetta.


Con il supporto di un corrotto commissario di polizia, Dorel fugge verso Napoli per trovare il fratello minore Eugène, scoprendo che è un sedicenne appassionato di skate e alle prime armi nel crimine. Determinato a proteggerlo, organizza una fuga spericolata, ma il destino gli riserva una tragedia.


Sconvolto dalla perdita del fratello, Dorel si rifugia in Sardegna, cambiando identità in Angelo. In clandestinità, si proclama sanctificetur ortodosso e organizza un attentato fallito in risposta all'ostilità subita. La polizia sarda, insieme a quella napoletana, lo identifica come Angelo, scatenando una caccia spietata per farlo pagare fino all'ultima goccia di sangue.


Un intreccio avvincente tra redenzione e vendetta, dove il destino segna indelebilmente l'anima di un uomo in cerca di giustizia.


ESTRATTO

Consumò un asciolvere in una paninoteca. A servire lui era uno splendore di ragazza che ricordava Iolanda: stessi occhi. Alcuni avventori scrutarono lo straniero. Angelo provò dentro di sé un sentimento mefistofelico, immaginando quei ficcanaso come se fossero già allertati da una descrizione fisica dell’attentatore dettata dai mass media. Prendere il largo, dunque? Idea buona, ma tardiva. Il fast-food , o qualcosa di simile, era un subbuglio paragonabile a uno stadio di tifosi incandescenti. Per un ficcanaso che gli chiese se fosse Angelo Dey, il ricercato, questi mandò il ficcanaso a terra, scaraventandogli lo sgabello tra le gambe; lo fece k.o con un calcio in piena faccia. Il gestore si faceva largo tra i clienti; passava fendendo la folla con la potenza e la decisione di un carro armato in un campo di mais. Dorel fuggì evitando il contatto con l’energumeno proprietario.

martedì 20 febbraio 2024

Grande Meraviglia di Viola Ardone

Grande Meraviglia 

di 

Viola Ardone

IMPRESSIONI DI MARIA LUCIA FERLISI

Elba è nata all'interno di un manicomio Mezzomondo, la madre era internata e lei ha vissuto in sua compagnia fino all'età di andare a scuola dalle suore "culone". Finite le medie rientra nel manicomio e non trova più la madre, le dicono che è morta, ma lei sa che non è vero e rimane in manicomio per aspettarla...

La vita all'interno del manicomio negli di mezzo tra la fine della vecchia metodologia fatta di elettroshock, botte, isolamento e soffocamento, e la legge Basaglia che cerca di ridare dignità a queste persone  che spesso sono vittime dell'autorità paterna o del marito che vogliono sbarazzarsene, 

Elba descrive tutto minuziosamente nel suo diario. Una scelta per sopravvivere da sana in quel luogo di persone vere con problematiche vere ma risolvibile con l'ascolto  e non  internando i malati nel manicomio  che li priva della libertà di essere diversi.

La seconda parte del romanzo tratta il rapporto difficile dei genitori e figli anche quando dall'altra parte il padre è un psichiatra. Ecco perché Fausto Meraviglia impegnato nella legge Basaglia accoglie Elba nella sua casa,  per dimostrare che si può essere un bravo genitore, comprendere gli errori commessi con i figli e la moglie e ricostruire un rapporto giusto con Elba.

Un romanzo splendido che affronta due tematiche difficili come la struttura del manicomio con i suoi metodi agghiaccianti che privava della memoria e del proprio passato le persone come la madre di Elba che non sa riconoscere la figlia. L'altra tematica non meno facile come il difficile rapporto con i figli, con gli scontri, le aspettative e i sogni che non combaciano.

Una storia scritta con un linguaggio scorrevole, vero, a volte spietato, perché così è stato per gli internati della struttura. 

Un romanzo che rimane nel cuore e ti destabilizza per la crudeltà di questi luoghi dove le persone entravano e perdevano la dignità. Una storia che  mostra la crudeltà dei "trattamenti" usati e lo fa attraverso gli occhi di Elba una ragazzina e le metafore che usa per descrivere lo strazio di quel luogo.

Consigliatissimo 💛💛💛💛💛💓

SCHEDA LIBRO

Autore: VIOLA ARDONE

Titolo:  GRANDE MERAVIGLIA

Casa Editrice:  EINAUDI

Pagine:  304

TRAMA

 «L’amore è incomprensibile, una forma di pazzia». Nel candore dello sguardo di Elba il manicomio diventa un luogo buffo e terribile, come la vita, che Viola Ardone sa narrare nella sua ferocia e bellezza. Dopo “Il treno dei bambini” e “Oliva Denaro”, “Grande meraviglia” completa un’ideale trilogia del Novecento. In questo romanzo di formazione, il legame di una ragazzina con l’uomo che decide di liberarla rivela il bisogno tutto umano di essere riconosciuti dall’altro, per sentire di esistere. 

Elba ha il nome di un fiume del Nord: è stata sua madre a sceglierlo. Prima vivevano insieme, in un posto che lei chiama il mezzomondo e che in realtà è un manicomio. Poi la madre è scomparsa e a lei non è rimasto che crescere, compilando il suo “Diario dei malanni di mente”, e raccontando alle nuove arrivate in reparto dei medici Colavolpe e Lampadina, dell’infermiera Gillette e di Nana la cana. Del suo universo, insomma, il solo che conosce. 

Almeno finché un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, non si ficca in testa di tirarla fuori dal manicomio, anzi di eliminarli proprio, i manicomi; del resto, è quel che prevede la legge Basaglia, approvata pochi anni prima. Il dottor Meraviglia porta Elba ad abitare in casa sua, come una figlia: l’unica che ha scelto, e grazie alla quale lui, che mai è stato un buon padre, impara il peso e la forza della paternità. Con la sua scrittura intensa, originale, piena di musica, Viola Ardone racconta che l’amore degli altri non dipende mai solo da noi. È questo il suo mistero, ma anche il suo prodigio.

Armanda Guiducci la studiosa che diede voce alle donne

  Armanda Guiducci la studiosa che diede voce alle donne Diventare donna è un nascere per strappi reiterati, per lacerazioni là, ai margini,...

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La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.