Suonetti
di
Mechi Cena e Francesco Michi
brevi racconti del sonoro
recensione di Ferlisi Maria Lucia
Questo libro è nato da un'idea radiofonica come dicono gli stessi autori:
I “Suonetti” sono testi scritti per la radio, e sono stati trasmessi dal 2011 al 2012 nel palinsesto notturno delle trasmissioni della Rete 2 della Radio Svizzera in lingua italiana, esattamente alle 23:58 (dopo il radiogiornale). Il nome “Suonetti” dato al programma e dunque anche genericamente ai testi che venivano letti, non dipende dall’adozione di una particolare forma poetica, ma semplicemente dal fatto che i nostri racconti, brevissimi, sul suono avrebbero sostituito, nel palinsesto, la lettura giornaliera dei “Sonetti” di Shakespeare.Per nove mesi abbiamo dato la buonanotte agli ascoltatori
Il sonoro, il suono
appartiene al mondo della musica, un pensiero che divide quasi in due
il mondo, da una parte la musica, dall'altra tutto il resto, quasi
una sorta di guerra tra il suono e il silenzio. Questo pensiero si
genera perché non siamo più abituati ad ascoltare. Preferiamo
leggere o ascoltare musica attraverso impianti magari anche
sofisticati, perché così cogliamo meglio l'essenza del suono.
Sbagliate. Non è questo
il modo per accedere alla musicalità del mondo, alla perfezione tra
mondo musicale ed anima. Non c'è bisogno di strumenti. Non abbiamo
bisogno di CD, ne di vecchi giradischi. La musica quella che si
accomuna con noi è dettata dalla natura che ci circonda.
Bisogna
soltanto essere pronti per ascoltarla e recepirla.
Non discuto in
termini accademici del significato di questo romanzo sonoro. Vi
trasmetto ciò che è arrivato a me, al termine della lettura. Ha
risvegliato ricordi, suoni del passato e del presente che si
mescolano, regalandomi sorrisi e ricordi dimenticati.
Il lavoro di questo romanzo di trame sonore sono piccole gocce di
emozioni musicali che spaziano nel tempo e fluttuano nei nostri
cuori.
Anche suo padre ne aveva uno e un giorno ce l’aveva portato. Era l’eredita. L’unica rimasta. ≪Mettiti qui e non ti muovere≫, gli aveva detto.
Poi si era allontanato ed aveva cominciato a urlare. Gli urli gli arrivavano prima da destra, poi da sinistra, poi da tutte e due le direzioni, poi da dentro il bosco, senza che lui simuovesse.La voce, come una pallina da flipper, rimbalzava sugli alberi.≪E bellissimo≫, grido. ≪Domani li abbattiamo≫, rispose il padre dall’altra parte,≪che ci paghiamo l’universita per tua sorella.≫
Suoni
onomatopeici che distrattamente stiamo dimenticando, in questa società
che va di fretta, e non ha tempo per fermarsi ed ascoltare.
A-scol-
ta-re.
Rallentare il ritmo, e sentire, percepire, sentire, prestare attenzione:
I bassi roboanti del
cinema all'aperto,
il rumore dei
sacchetti delle patatine,
il click dello
sportello della lavatrice,
il ding del forno
il sibilo del
bollitore,
il cicaleccio delle
comari nei cortili,
la goccia del
lavandino, indisturbata e presuntuosa,
il suono del
logorroico,
il suono dei
cingoli dei carri armati,
il suono degli aerei e
delle esplosioni,
le
“esse” disegnate nel lago tronche e mozze come ruggine sulla
lingua.
il contrasto tra il
rumore e il silenzio.
...
Potrei
continuare, ma vi toglierei la voglia di leggere voi stessi questo
romanzo che vi farà oscillare nel tempo, nella natura, nello spazio per
cogliere anche il suono del sasso lanciato sulla sulla luna.
Questo libro di sonetti sonori o di piccole trame sonore, vi porta
indietro nel tempo, quando avevamo tempo per ascoltare. Non abbiamo
bisogno di un'orchestra, limitiamoci a sentire, percepire i suoni che
la natura ci offre.
Gli
autori hanno scelto questo approccio perché la radio è il mezzo che
più si presta all'ascolto, soprattutto la sera, quando abbandoniamo
il ritmo della frenesia e stanchi e assonnati, leggiamo un libro
o ascoltiamo la radio, quella che trasmette piccole pillole di
emozioni.
Di seguito un piccolo suono, una piccola trama sonora tra le tante del libro dei due autori.
Lasagne di cose
Tutto nella mia casa si copre di polvere e si stratifica.Un foglio con qualche appunto, un filo di polvere, con sopraun libro, con sopra polvere, e poi una camicia, una foto, deinastri magnetici. E sopra ancora una tazzina sporca di caffè. Euna biro.Non ci bado nemmeno più. Aggiungo, appoggio altre cose.A volte estraggo qualcosa da sotto e lascio li la mia pasta alforno, la mia lasagna di cose, inframezzata dalla polvere comebesciamella. Pile, strati di cose, di oggetti. Uno sopra l’altro.Appoggiati.Trascurati.Sara per questo che amo i suoni.Sono concreti, pero durano solo quanto devono durare e poisvaniscono.Restano nella memoria, sono puliti e non si impolverano.
Scheda Libro
Autore: Mechi Cena e Francesco Michi
Titolo: Suonetti
Casa Editrice:Le mezzelane
Pagine: 224
Sinossi
Sappiamo ancora ascoltare, decifrare i segni del mondo?
Ascoltare, sentire, è una scelta, un atto creativo e questi 180 “brevi racconti del sonoro” ci ricordano come fare.
Ascoltare, sentire, è una scelta, un atto creativo e questi 180 “brevi racconti del sonoro” ci ricordano come fare.
L'essere umano si annuncia al mondo con un suono, non importa se è un colpo di clacson o il vagito di quando si nasce. Gli esseri umani dicono “sono qui” con un suono o un rumore.
La necessità di segnalare la propria presenza deriva dal fatto che l'essere umano è un animale sociale, e i suoni – anche quelli non emessi intenzionalmente – mantengono nel corso della sua esistenza un'importanza fondamentale. Ascoltare, dunque, è l'atto primitivo (nel senso di primo ed essenziale) del comprendere il mondo e dell'orizzontare le proprie azioni o reazioni in esso.
I suoni quotidiani raccontano di noi al mondo, segnalano la nostra esistenza in vita. Dicono se non proprio tutto, almeno tanto di noi.
Ma sappiamo ancora ascoltare? Decifrare i segnali del mondo?
Chi è stato al concerto di un coro, o di una orchestra sa che è possibile “sintonizzarsi” su una voce o su uno strumento e, in qualche modo, tirarlo “fuori” dall'insieme.
È proprio questo il concetto di ascolto espresso in questi 180 “brevi racconti del sonoro”: ascoltare, sentire, è una scelta, un atto creativo, volontario o meno, culturale o meno.
Ma se, come è dimostrato, perfino il battito cardiaco degli amanti si sincronizza; se come sostiene lo storico William McNeill “il movimento ritmico sincronizzato - e i sentimenti condivisi che evoca - è una forza potente nel tenere insieme i gruppi umani”, possiamo ancora dimenticarci di ascoltare?
Perché, talvolta, il silenzio o la sordità assomigliano troppo all'aria di un abbraccio vuoto.
La necessità di segnalare la propria presenza deriva dal fatto che l'essere umano è un animale sociale, e i suoni – anche quelli non emessi intenzionalmente – mantengono nel corso della sua esistenza un'importanza fondamentale. Ascoltare, dunque, è l'atto primitivo (nel senso di primo ed essenziale) del comprendere il mondo e dell'orizzontare le proprie azioni o reazioni in esso.
I suoni quotidiani raccontano di noi al mondo, segnalano la nostra esistenza in vita. Dicono se non proprio tutto, almeno tanto di noi.
Ma sappiamo ancora ascoltare? Decifrare i segnali del mondo?
Chi è stato al concerto di un coro, o di una orchestra sa che è possibile “sintonizzarsi” su una voce o su uno strumento e, in qualche modo, tirarlo “fuori” dall'insieme.
È proprio questo il concetto di ascolto espresso in questi 180 “brevi racconti del sonoro”: ascoltare, sentire, è una scelta, un atto creativo, volontario o meno, culturale o meno.
Ma se, come è dimostrato, perfino il battito cardiaco degli amanti si sincronizza; se come sostiene lo storico William McNeill “il movimento ritmico sincronizzato - e i sentimenti condivisi che evoca - è una forza potente nel tenere insieme i gruppi umani”, possiamo ancora dimenticarci di ascoltare?
Perché, talvolta, il silenzio o la sordità assomigliano troppo all'aria di un abbraccio vuoto.
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