All'inizio i miei racconti brevi erano incentrati sul genere horror, rileggendoli sorrido...
Buona lettura, ma solo per chi ha lo stomaco forte!!!
KETTY
Ketty amava
definirsi creatura della notte. Era vestita di stracci. Non aveva
paura. Viveva nelle fogne di una grande città come Londra.
Era
stata abbandonata da piccola da una famiglia povera, con troppe
bocche da sfamare.
Aveva
imparato a difendersi dai tanti derelitti come lei, e sputare addosso
a quanti la guardavano con una smorfia di disgusto per il suo aspetto
ripugnante.
Il
suo aspetto oltre che ripugnante era sinistro.
Viveva
in una baracca fatta di cartoni, dove i suoi migliori compagni erano
i topi e gli scarafaggi.
Campava
di elemosina, che gli veniva concessa facilmente, proprio per
allontanare dai negozi una simile creatura del diavolo.
Ben
presto capì che la vera natura del suo animo era di una ferocia
inaudita, l’aveva sperimentata con i topi che infestavano la sua
baracca.
Con
naturale sadismo infilzava gli occhi dei topi, dopo averli appesi
vivi ad un asse di legno, che faceva le funzioni di porta, quindi si
divertiva a piantare dei chiodi in parti non vitali per assistere
alla loro lenta agonia.
I
puzzolenti cadaveri dei topi tappezzavano la sua fatiscente porta.
La
sua sadica ferocia si estese a tutti gli animali.
Ma
ancora non era sazia del sangue che inutilmente versava dei poveri
animali. La sua sete assassi9na era appena sbocciata.
Fu
così che decise di provare con le persone, odiava con tutte le sue
forze il genere umano, soprattutto le donne; ne odiava la bellezza,
l’eleganza, i modi gentili.
Le
uniche persone che accettava erano i derelitti e i delinquenti come
lei.
Tutto
il resto del mondo per lei era solo spazzatura, indegna di esistere.
La
sua prima vittima fu una donna, la colpii l’eleganza dei lunghi
vestiti, i capelli lunghi raccolti con delle spille, ma soprattutto i
lineamenti dolci.
Complice
la nebbia della città con un coltello puntato sul fianco la trascinò
fino alla sua baracca. Le fece togliere gli eleganti vestiti, quindi
la legò ad un palo. Le infilò due lunghe asticelle negli occhi: a
nulla valsero le suppliche della povera donna, anzi la divertivano,
più la supplicava più rideva. Poi la ferì in più parti del corpo
e ammirò estasiata il sangue caldo e rosso sgorgare dalle ferite che
scivolava a terra formando un piccolo lago di sangue.
L’agonia
della donna durò ore, le urla di dolore diventarono sempre più
deboli fino ad esalare l’ultimo respiro.
Ne
uccise molte altre, sempre ammirando estasiata come la vita
lentamente abbandona il corpo.
Avrebbe
continuato ad uccidere senza pietà alcuna.
L’ultima
vittima, però, si era difesa.
Le
aveva dato un morso, nel tentativo di difendersi, che le aveva quasi
spolpato un braccio.
Riuscì
anche a raccogliere un pezzo di legno appuntito e con tutta la forza
della disperazione lo conficcò in un fianco della sua carnefice,
provocando uno squarcio da cui il sangue fluiva a fiotti.
Ketty
riuscì ugualmente a completare la sua opera.
Solo
che stavolta anche la sua vittima poteva godere nel vedere esalare
l’ultimo fiato alla sua seviziatrice.
MLF
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