Omaggio a Vasco Corradelli
a cura di Gianfranco Ferlisi
inaugurazione
sabato 14 settembre 2019, alle ore 18:00
Casa del Mantegna via Acerbi 47, Mantova
Ingresso Libero
Orari:
da mercoledì a domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19
La Casa del Mantegna propone dal 14 settembre al 13 ottobre 2019 un importante e completo percorso attraverso le opere di Vasco Corradelli, artista di San Benedetto Po, "pittore fra i più veri e fertili del secondo dopoguerra mantovano", come lo definisce il curatore in un ricco saggio critico che accompagna il catalogo. L'itinerario della mostra si snoda nelle Quattro stagioni dell'opera creativa di Corradelli, in una felice e inaspettata incursione nelle vicende e nell'evoluzione artistica di questo pittore mantovano, di cui si scopriranno non solo "la ricerca di forme e tematiche legate all'universo dell'arte, ma anche le scelte umili e antiche della tradizione e del rinnovamento, i sogni e la forza della poesia e della letteratura."
Le quattro stagioni di Vasco Corradelli partono da Roma, dove il giovanissimo artista studia all'Accademia di Belle Arti, frequentando "la meglio gioventù" e sperimentando, in una sorta di iniziale realismo del quotidiano, una materia pittorica densa e tormentata. Le sue esperienze giovanili sono interrotte dalla chiamata alle armi e da dodici lunghi anni di trasferte militari finché, nel tardo 1944, si ritrova, finalmente libero, ancora a Roma, a riprendere l'attività pittorica. È il periodo in cui, nelle opere di Corradelli, la semplicità e l'armonia della tradizione classica appaiono reinventate, come in una risposta alle difficoltà dei tempi: luce, colori, penetrazione psicologica, paesaggio prendono vita, la dimensione estetica si associa a quella dell'interiorità e dell'originalità.
Poi, nel 1946, Corradelli torna da Roma alla sua casa di San Benedetto Po, dove ritrova una grande famiglia artistica, una sorta di cenacolo padano, fervido dei dibattiti dei suoi protagonisti, da Antonio Ruggero Giorgi a Umberto Bellintani, da Giovanni Bernardelli a Ermanno Pittigliani, da Giuseppe Gorni a Lanfranco. Ora per Corradelli la vita e la pittura cambiano: l' immagine tende ad illudere e alludere, andando oltre il margine che intercorre tra la realtà e la rappresentazione e la sua pittura sembra volersi sottrarre alle categorie di più facile comprensibilità, procurando uno smarrimento interpretativo da parte dello spettatore. La sua declinazione artistica resta comunque lontana da ogni tentativo di neo impressionismo: si dedica all'interpretazione della natura e del paesaggio come un'espressione culturale, in cui si trasferisce visivamente una intera comunità, esaltazione della bellezza e della fatica del vivere. Tra pittura e pensiero i soggetti dell'artista cominciano a parlare anche il linguaggio delle inquietudini e del dolore, e Corradelli scopre la possibilità di esprimersi attraverso la dimensione fantastico - onirica, intesse un dialogo con i grandi personaggi della poesia, da Leopardi a Garcia Lorca. Il nuovo linguaggio che emerge è carico di visionarietà, capace di dare forma a uno sconcertante disagio emotivo, mutano, rapidamente, forme e colori. È ben testimoniata in mostra la grazia sospesa e manierata e l'angoscia espressiva di quella intensa stagione.
Negli anni '70 l'opera di Vasco, tecnicamente sempre più maturo, oltrepassava provincialismo e le secche strapaesane della cultura locale. Colature liquide, semplificazione delle forme, inediti usi del colore, espressionistici stupori: tutti strumenti, legati ad interrogativi sull'inutilità del bipolarismo figurazione/astrazione, che gli fanno scoprire ricerche importanti. È in questo speciale sentire che affonda l'iconografia dei suoi Cristi e delle sue Madonne(del 1970 è la Madonna Vergine Maria), con cui Corradelli riesce a varcare le consuetudini del ritratto, come bene si osserva in mostra.
Ed è ormai tempo di un nuovo ciclo di opere, quelle della festa della mietitura di cui, in mostra, si trova una significativa selezione. È un tema antico in cui il pittore può coniugare la dorata materia del frumento, il profilo del paesaggio all'orizzonte e il dialogo dei contadini con la fertilità della terra, come se cercasse di calarsi nella concretezza di una ritualità contadina
Nell'ultima sezione la materia appare più che mai una pittura intrisa di luce. L'artista sembra ora incantarsi ad ogni colpo di spatola, cercando costantemente di carpire il disegno delle forme, i toni e le trasparenze della luce attraverso gli impasti che raggruma sulla tela: qui non c'è posto per un linguaggio che non sia quello legato alle solide fondamenta figurative. Lo sguardo dell'artista si lascia sedurre, tra cielo, terra, acqua e vita, dall'affiorare dei ricordi.
Tutte le opere in mostra disegnano dunque, finalmente con completezza, il mondo espressivo di un artista a cui la critica ha dedicato finora scarse occasioni espositive: la Casa del Mantegna, coadiuvata da un impegno encomiabile del Comune di San Benedetto, colma ora con questo "Omaggio a Corradelli" un deplorevole quasi - silenzio.
Nota: Il contenuto riportato è un invito ricevuto per la diffusione di questa interessante mostra.
BIOGRAFIA
Vasco Corradelli nasce il 10/ 07/1912 a San Benedetto Po (MN). Sin da giovanissimo dimostra una passione precoce per la pittura e il disegno. Le sue prime opere che raffigurano i paesaggi del Po sono infatti testimonianza di un grande talento e vengono eseguite tra gli 8e i 13 anni. Nel 1929/30,viene mandato dai suoi genitori a Roma presso dei parenti dove frequenterà l’accademia di belle arti. In questo periodo approfondisce soprattutto lo studio della figura,oltre ad accostare in forma professionale la pittura. Dal 1932 parte militare,deve quindi abbandonare gli studi presso l’accademia. Terminato il militare si susseguono purtroppo periodi poco felici, poiché viene più volte richiamato, prima per la guerra in Iugoslavia, successivamente verrà mandato in Libia per la guerra d’Africa e alla fine dal 1940 sarà impegnato in Sicilia nella Seconda Guerra Mondiale. Vasco Corradelli viene fatto prigioniero dall’esercito Americano in Sicilia nel 1943;con gli alleati risale tutta l’Italia meridionale mentre i Tedeschi si ritirano. Durante questo periodo di prigionia allaccia rapporti di amicizia con diversi militari e graduati del battaglione, specialmente con gli italoamericani, che quando si rendono conto del suo talento nell’arte della pittura non gli fanno mai mancare: tele, pennelli, e tubetti di colore in buona quantità. Lo invitano persino ad andare in America con loro, ma lui aveva in mente la sua terra, la pianura del Po; non avrebbe mai accettato di starne lontano per sempre. Si fa stimare ed apprezzare tanto che viene lodato su un giornale degli Stati Uniti, per i numerosi ritratti fatti a militari americani e ai loro cari, che Corradelli ritraeva dalle fotografie che essi molto gentilmente sottoponevano alla sua attenzione. Quando Roma è liberata nel Giugno del 1944 egli viene rilasciato in città, dove si ferma ospite presso dei parenti per quasi due anni. In quel periodo trova lavoro in un laboratorio di restauro e frequenta una scuola d’arte privata. Partecipa alla mostra di pittura e restauro presso la sede dell’Ordine dei Cavalieri di Malta della città di Roma, dove riscuote lusinghieri consensi e risulta premiato per la sua opera. In questo periodo si sposa a Roma con Adriana Litta, quindi ritorna a San Benedetto Po nel Maggio del 1946. Le difficoltà che il destino gli ha riservato come i 13 anni di vita, proprio i migliori, quelli della gioventù, sacrificati a causa delle guerre, in seguito la necessità di dedicarsi ad un’occupazione che gli permettesse di mantenere la famiglia, ( non poteva certo farlo con la pittura) lo hanno costretto a lunghi periodi di inattività artistica, tuttavia la sua grande passione per la pittura non si è mai spenta, appena la situazione lo ha consentito egli ha sempre ripreso il filo di quel suo intimo discorso con la pittura e l’ arte e lo ha continuato a modo suo sino alla fine dei suoi giorni, con estrema coerenza e sincerità. Guardava con grande ammirazione ai grandi pittori di quel epoca e del passato, come Picasso, Dalì, Wan Gogh, Caravaggio, Michelangelo e altri ancora.
Amava molto il nostro grande fiume, con le sue golene, le sue lanche le sue spiagge, i boschi i campi di grano e gli animali che vi si trovano. Si recava spesso in questi luoghi dove vi praticava anche la caccia,tema che troviamo in alcuni dei suoi quadri, ma soprattutto vi si recava per il piacere che gli dava solo il contemplare tutto ciò che fa parte di questo ambiente. La caccia che praticava con lunghe camminate lungo le rive del Po, per lui diventava soprattutto un momento di piacevole contemplazione di tutto il paesaggio del grande fiume, tanto che molte volte in queste occasioni si soffermava a disegnare schizzi di paesaggi del Po, che hanno in seguito dato origine a diversi quadri. Vasco Corradelli conosceva e frequentava con amicizia vari artisti quali il maestro Antonio Ruggero Giorgi, il pittore Giovanni Bernardelli, il poeta Umberto Bellintani, il pittore Ermanno Pittigliani, il pittore e scultore Giuseppe Gorni, con i quali si erano creati rapporti di reciproca stima e apprezzamento. Hanno infatti parlato di lui con accenti critici positivi, il maestro Antonio Ruggero Giorgi, il poeta Umberto Bellintani e altri tra questi personaggi del mondo dell’ arte sanbenedettina mantovana e italiana. ( Le memorie ci riportano che in occasione di una mostra in paese,il poeta Bellintani aveva manifestato grande apprezzamento e ammirazione per il quadro ”Ritratto di ragazzo” del 1944, che gli piaceva particolarmente diceva lui; per l’espressività del soggetto , la bellezza dei toni usati e per la scioltezza della pennellata!).
Dal 1985 per ragioni di lavoro, Corradelli con la famiglia si trasferisce a Grazie di Curtatone. A San Benedetto è artista stimato tanto che,dal 23 Dicembre al 6 gennaio 1991 l’Assessorato alla Cultura del Comune di San Benedetto Po promuove una nuova mostra personale allestita nel Chiostro dei Secolari. Muore a Mantova il 13 Agosto 1993. Aveva ultimato solo da pochi mesi tre splendide nature morte con paesaggio, un soggetto che da tanti anni non era più presente nel suo repertorio.
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