PREMIO STREGA 2019

Carissimi amici ed amiche 
ieri sera si è svolta la premiazione del Premio Strega 2019, il vincitore è stato Antonio Scurati con il suo M.Il figlio del secolo edito da Bompiani. L'autore ha stravinto con 228 voti e si è confermato il pronostico della sua vittoria con una votazione che non lascia dubbi.

Antonio Scurati ha già venduto 120 mila copie del libro, ed è già una vittoria ben chiara da parte del pubblico.
È arrivata seconda Benedetta Cibrario con Il rumore del mondo (Mondadori)con 127 voti;Marco Missiroli con Fedeltà(Einaudi)ha conquistato il terzo posto, 91 voti; quarta Claudia Durastanti con La straniera (La nave di Teseo), 63 voti; e infine Nadia Terranova con Addio fantasmi (Einaudi Stile libero), 47 voti. La giuria dei 660 aventi diritto era presieduta da Helena Janeczek, vincitrice della scorsa edizione con La ragazza con la Leica (Guanda).

L'autore visibilmente emozionato non ha fatto nessun commento al momento della vittoria, come riferiscono diverse testate giornalistiche, successivamente ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«Dedico la vittoria ai nostri nonni e ai nostri padri, che furono prima sedotti e poi oppressi dal fascismo, soprattutto quelli che tra loro trovarono il coraggio di combatterlo armi alla mano. Vorrei dedicare il premio anche ai nostri figli, con l’auspicio che non debbano tornare a vivere quello che abbiamo vissuto cent’anni fa, in modo particolare a mia figlia Lucia».
Il romanzo storico narra in 800 pagine dell'ascesa al potere del fascismo da parte di Benito Mussolini, in una Italia stanca, povera e disillusa.

 Una realtà storica narrata come un romanzo e ti sbatte in faccia la realtà quella vera, documentata storica.

 Attraverso la narrazione ti mostra il lato subdolo di come si insinuano al potere le ideologie di odio, di discriminazioni e di privazione della libertà.
Un monito anche per l'attuale mondo politico.
SINOSSI
Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei "puri", i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come "intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale".

 Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l'uomo che più d'ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell'Italia. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo - e questo è il punto cruciale - in cui d'inventato non c'è nulla.

 Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti - D'Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano - né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l'autore attinge, ma soprattutto per l'effetto che produce.

 Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un'opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall'interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.

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