Crash di Barbara Poscolieri

Barbara Poscolieri ritorna nelle librerie con la sua ultima fatica:  "Crash" (Dunwich Edizione), vincitore del concorso letterario Dunwichlife e liberamente ispirato all'incidente di cui è rimasto vittima Alex Zanardi durante un gara automobilistica.
Eccovi una breve sinossi del romanzo.

 Alessandro Alari è un giovane pilota romano della scuderia Speed-Y, in corsa per il titolo perde entrambe le gambe. Il mondo dei motori è sconvolto, così come tutte le persone vicine al pilota. Solo Alessandro crede che un ritorno alle gare sia ancora possibile, con o senza gambe.

 Inizia quindi un percorso di accettazione e di riabilitazione, supportato dalla fidanzata Federica, dai genitori e dagli amici, con l’obiettivo di riguadagnarsi il posto che  merita nella vita e in pista. Ma nel frattempo la Speed-Y ha trovato un nuovo pilota e sembra non credere nel suo recupero. 

La fiducia di Alessandro vacilla e anche il rapporto con Federica ne risente. Si rifugia quindi nel suo piccolo paese d’origine, dove ritrova la serenità in una vita semplice. Ma il Grand Race invoca il suo nome e, per quanto Alessandro cerchi di ignorarne il richiamo, le corse restano parte di lui

Ha accettato volentieri di rispondere a qualche domanda e devo dire che si è dimostra da subito una ragazza davvero simpatica.


      1)Dimmi chi è Barbara Poscolieri, presentati ai lettori del blog . 
  Prima di presentarmi li saluto! Ciao a tutti, sono felice di fare la vostra conoscenza! Sono una… si dice “ragazza” dopo aver passato i trenta? Io sono per il sì, quindi diciamo pure che sono una ragazza che tiene un piede nella realtà e uno nel fantastico. Lo faccio nella scrittura, scrivendo storie sia di genere fantastico sia di narrativa generale, ma lo faccio anche nella vita: unisco infatti una visione del mondo estremamente pragmatica e realistica all’abitudine, comune tra gli inventori di storie, di stare con la testa tra le nuvole e cercare sempre qualcosa oltre il visibile. Non credo sia un caso che abbia un lavoro molto “concreto” (sono un medico), ma tutte le mie passioni mi portino “altrove”: la scrittura, la lettura, i viaggi, lo sport… sono tutti mondi dentro al mondo.

2) Perché e quando hai cominciato a scrivere. 
     Credo ci sia da fare una distinzione tra quando ho iniziato a inventare storie e quando ho effettivamente preso a scriverle. Alla prima non so rispondere: non ho ricordi del momento esatto in cui mi sono detta “ora faccio fare questo e quello al tal personaggio”, ma immagino che occorra risalire all’infanzia. In fondo, tutti i bambini inventano storie con i loro pupazzi. Voi non lo facevate? Quanto allo scriverle, quello è stato un passo che ho compiuto molto più tardi. Se per “scrivere” intendiamo l’atto volontario di mettere in forma di prosa decente le storie ideate, dando loro un inizio, uno svolgimento e una fine, allora dobbiamo escludere un bel po’ di tentativi abortiti e arrivare agli ultimi anni del liceo. È stata allora che la passione è esplosa.
Del perché non ne ho idea, e in tutta onestà non mi interessa averne: scrivere fa talmente parte di me, della mia quotidianità, che sarebbe come chiedermi perché esco a fare una passeggiata o perché bevo il caffè dopo pranzo. Piacere, abitudine, necessità, desiderio, penso sia tutto questo e molto altro.

3) Quando scrivi un libro hai già tutto chiaro nella mente?
Una visione generale. Ho in mente di cosa voglio parlare, ossia la tematica, e l’ossatura grossolana della trama. Spesso ho piuttosto definiti anche i protagonisti, ma tutto il resto si aggiunge in un secondo momento: gli altri personaggi, i rapporti tra loro, l’ambientazione e tutti i dettagli che rendono tale un romanzo. Molti di questi si possono chiarire anche a scrittura già avanzata, per questo un romanzo non è “pronto” quando scrivi l’ultima parola e va visto e rivisto per dare la forma definitiva alla storia.

4) Scrivi a penna o utilizzi il computer? 
  Scrivo con qualunque cosa. Quando sono a casa uso più spesso il computer, ma mi capita anche di scrivere quando sono fuori (come vi dicevo, è un’attività quotidiana e non posso limitarla al poco tempo che passo seduta al tavolo del soggiorno) e allora va benissimo carta e penna, tablet, cellulare… Datemi qualcosa con cui scrivere e io scrivo, sicuro.

5) Un autore o libro che ami e quello che invece proprio non riesci a leggere
      Sono affettivamente legata a Tolkien e Brooks: il mio primo amore letterario è stato il fantasy e loro sono gli autori che me lo hanno fatto conoscere. Più di recente ho scoperto una vera e propria passione per King. Ma forse il libro che per me è stato più significativo è “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci: è uno di quei libri che un po’ ti cambiano.
Quelli che invece non riesco proprio ad apprezzare sono i gialli: è un genere ostico per me e finisco sempre per annoiarmi.

   6) Vuoi parlarci del tuo romanzo appena uscito nelle librerie?

    Certo! “Crash” (pubblicato da poco con Dunwich Edizioni) è una delle cose che ho scritto che mi è rimasta più nel cuore!
L’evento da cui ho tratto ispirazione è stato il tragico incidente che ha coinvolto Alex Zanardi nel 2001 al Lausitzring, durante una corsa automobilistica: quel giorno Zanardi ha rischiato la vita e ha perso entrambe le gambe. In molti si sarebbero arresi, ma lui non l’ha fatto ed è riuscito a dare non solo un nuovo corso alla sua vita, ma anche alla sua carriera di sportivo. È infatti prima tornato ai motori e poi è diventato campione olimpico di handbike.
In una risposta precedente ho detto che, quando scrivo, la tematica mi è chiara fin dall’inizio e in “Crash” volevo parlare di forza di volontà, di rivincita, della capacità di rialzarsi dopo che la vita ti ha messo a terra. Ma non avrei mai osato parlare della storia vera di Alex Zanardi, perché quella è la sua storia (raccontata, peraltro, in due interessanti autobiografie che consiglio a tutti). Così ho creato Alessandro Alari, il protagonista di “Crash”, giovane pilota romano che gareggia in un campionato automobilistico anch’esso di fantasia: il Grand Race. Proprio nella gara di Roma, la sua città, Alari ha un incidente simile a quello di Zanardi, purtroppo con le stesse conseguenze. Il ragazzo si ritrova allora a dover affrontare la vita senza le gambe e a dover capire se le corse possano ancora farne parte. Supportato dalla fidanzata Federica, dai genitori e dal gruppo di amici dentro e fuori il mondo dei motori, Alessandro inizia un percorso che lo vede mettersi in discussione prima come uomo e poi come pilota.
Ovviamente non vi dico qui dove lo porterà questo percorso e cosa scoprirà alla fine di esso, vi dico solo che le macchine e lo sport fanno solo da sfondo a una storia che vuole parlare più che altro di vita quotidiana.

7) Meglio una casa editrice piccola o il self-publishing?
      Non credo ci sia una risposta giusta in senso assoluto e per tutti. Sono due scelte ugualmente valide, che possono soddisfare sia i lettori sia gli autori, purché il lavoro sia ben svolto. In entrambi i casi questo vuol dire un editing accurato fatto da professionisti, attenzione per ogni dettaglio del libro, una distribuzione che non costringa i lettori a fare la caccia al tesoro per reperire il titolo e una buona promozione. Che di questo se ne occupi una casa editrice o direttamente l’autore, fa poca differenza se viene fatto bene.

8) Un consiglio che daresti agli esordienti?
 Veramente i consigli dovrei riceverli, non darli! Ricollegandomi alla domanda precedente, mi sento solo di consigliare di non scegliere mai e poi mai di pubblicare con case editrici a pagamento. Pubblicate con piccole realtà editoriali che fanno dignitosamente il loro lavoro, affidatevi al self publishing appoggiandovi a editor e grafici esperti, mandate i vostri manoscritti alle big sperando nel miracolo (vi auguro tanta fortuna!), ma non pagate una casa editrice per farvi pubblicare.

9) Fatti una domanda con relativa risposta
     Che farai dopo aver risposto a queste domande? Leggerò un buon libro, mi pare ovvio!

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