Quando Borg poso' lo sguardo su Eve di Annarita Stella Petrino

 

Quando Borg poso' lo sguardo su Eve 

Sinossi:

Nella Sedicesima Primavera gli esseri umani non sono l'unica specie dominante. Dopo il cataclisma che ha quasi ucciso il pianeta, vivono sottomessi ai borg che loro stessi hanno creato quando il mondo devastato da guerre e pestilenze aveva bisogno di tornare a essere popolato. Un Governo borg e leggi borg regolamentano la nuova società, i cui ideali sembrano discostarsi di poco da quelli che avevano fatto precipitare quella vecchia. Di quei giorni è rimasto un Partito, ora l'unico tentativo organizzato degli esseri umani per riaffermare la propria autonomia. La lotta per la libertà è un cammino lungo e costellato di vittime, ed è in questo scenario che si muove Lilandra Nassir, una giovane borg erede di una potente famiglia. Nella lunga e faticosa ricerca delle proprie origini e della sua sfaccettata identità, Lilandra attraverserà il nuovo mondo borg per scoprire che la diversità fra le razze è solo dettata dall'errata convinzione di un'inesistente superiorità di una sull'altra.

Scheda libro

Autore: Annarita Stella Petrino

Titolo: Quando Borg poso' lo sguardo su Eve

Pagine: 205

Casa Editrice: Fati Bellati

 Estratto

Lilandra si sporse cauta dall’angolo del muro di siepi. Si guardò intorno e fece qualche passo. Non appena sentì un fruscio alle sue spalle, scoppiò a ridere e riprese a correre. Luka, che un momento prima era stato sul punto di afferrarla, si ritrovò ad annaspare nel vuoto.

«Prendimi, se ci riesci!» urlò la ragazza già lontana.

I capelli biondi e ricci ondeggiavano al vento e gli occhi verdi risplendevano nella luce del tardo pomeriggio. Corse lungo il viale che portava al Cancello Ovest, mentre ai suoi lati scorrevano le alte piante di valanchi bianchi in fiore. I grandi fusti si incurvavano nella parte finale, andando a incontrare quelli del lato opposto in un inestricabile abbraccio. I suoi stivaletti in cuoio nero bollito con il tacco rinforzato assunsero un curioso colorito bronzeo a causa della terra del viale che era di un rosso acceso. Il Cancello chiuso si stagliava imponente davanti a lei, un insieme di sbarre di iridio dritte e slanciate che gettavano lampi azzurri tutt’intorno. Poco prima di arrivargli vicino, Lilandra svoltò bruscamente a destra e si tuffò all’interno di un piccolo sentiero che si apriva tra le grandi siepi della zona vicino all’alto muro di cinta e sbucava nel cortile lastricato di pietre rosa antistante l’ingresso della villa. Alle sue spalle c’era il Cancello Principale, un complicato intreccio di ferro e rame che riproduceva l’immagine stilizzata di due grandi draghi che si fronteggiavano. Il riflesso della luce del sole creava l’effetto di scaglie dorate sui loro corpi e di fiamme dalla loro bocca.

Poco prima di raggiungere l’ingresso, Lilandra fu costretta a fermarsi davanti a un anziano uomo di colore che indossava una livrea blu da maggiordomo, i cui legacci in corda color argento erano perfettamente simmetrici.

«Quante volte devo ripetervi di non correre a questo modo, signorina Lilandra?»

            «Sempre a brontolare, Samoshi!» rispose lei, ridendo.

            «Sapete bene che vostro padre non vuole che trascorriate troppo tempo con la servitù fuori dalla villa,» continuò il vecchio, lanciando un’occhiataccia a Luka, che arrivava in quel momento.

            «Giuro che questa volta l’idea è stata sua!» si giustificò il giovane, ansimando.

            «Non importa!» tuonò il vecchio. «Sai bene quali sono gli ordini del padrone. Ora vai nelle scuderie a finire il tuo lavoro!»

            Il giovane si allontanò a malincuore, dopo aver salutato Lilandra con un gesto della mano.

            «Perché devi sempre rimproverarlo, Samoshi? È vero, l’idea è stata mia, e me ne assumo tutta la responsabilità.»

            Sul volto rugoso del vecchio apparve un sorriso.  «Molto bene, perché vostro padre vi sta aspettando nel suo studio.»

            Lilandra prese a tormentarsi uno dei riccioli mentre lo scrutava, cercando di capire se stesse dicendo la verità o meno.

            «A dopo, allora,» disse infine.

Raggiunse la grande scalinata di granito che portava all’ingresso della villa. L’ampio atrio interno era decisamente più fresco rispetto a fuori: si era all’inizio della Sedicesima Primavera e le giornate erano molto calde e a tratti afose.

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