25 novembre Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

 

25 novembre

Giornata Internazionale 

contro la violenza sulle donne

Come ogni anno nella settimana in cui ricorre la giornata della violenza sulle donne si aprono i sipari e tutti parlano a volte bene altre no, come il recente caso della giornalista Leosini che vuole proporre un'intervista a quell'essere, che nulla può avere di umano, che ha incaricato due sicari di distruggere il volto di Lucia Annibale.

 Ogni volta mi assale la voglia di stare zitta perché la violenza deve essere messa in luce tutti i giorni. Dovrebbe essere riconosciuta e messa in evidenza sempre

Tutti noi possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo. Come sempre dobbiamo accontentarci, almeno per qualche giorno il problema viene riconosciuto e messo in evidenza.

  • Denunciare se sentiamo delle urla e concitazioni nell'appartamento vicino a noi.
  • Credere alla versione delle donne senza dubbi e con la solita e patetica frase "se le cercata".
  • Ascoltare le donne che dicono di essere delle vittime.
  • Protestare nei casi in cui ci sono stati dei torti verso le donne maltrattate.
 I magistrati dovrebbero fare un tirocinio presso i centri antiviolenza, così come i giornalisti che con i loro linguaggio generano dubbi sulla credibilità della vittima.

Da parte mia posso consigliarvi dei libri che vi aiuteranno a comprendere meglio che queste vittime non avevano un marito "buono.. esemplare,...lavoratore.. innamorato..." 

Se fosse stato vero, non saremmo qui a piangere vittime ogni giorno.

Sinossi

A partire da una scritta su un muro di Lecce, “Dio è violent…! E mi molesta”, Luisa Muraro conduce un’analisi spietata sull’uso della violenza e sul senso che assume in una società in cui è venuta meno la narrazione salvifica del contratto sociale. In una prassi politica che tollera l’uso privatistico della cosa pubblica, il dilagare della corruzione, la logica del profitto, continuare a pensare che l’uso della violenza sia esclusiva dello Stato di diritto e che a esso ci debba sottomettere è un atto di resa e un indice di cecità intellettuale. Poiché la politica è ancora e sempre la ricerca di un’esistenza libera, i cittadini e in particolare le donne – che sono sottoposte anche a un contratto sessuale di soggezione e di abuso – devono affrontare chi detiene il potere dichiarando di non aver rinunciato all’esercizio della violenza, rivendicando una narrazione alternativa al contratto sociale. Bisogna essere in grado di non abdicare alla propria forza, di dosarla senza perderla, accettare che essa faccia parte dell’agire politico come un sapere necessario. Bisogna essere in grado di andare fino in fondo alla propria forza di resistenza e di opposizione, pienamente responsabili della loro funzione.Un pamphlet incendiario che ci spiega perché si deve usare la violenza per combattere senza odiare, per fare senza distruggere.


Sinossi

Nel mondo, ogni otto minuti viene assassinata una donna. In Italia ne viene uccisa una ogni due giorni. Sono prede facili, indifese, emarginate, spesso abbandonate da tutti.
Luciano Garofano con Rossella Diaz ci racconta storie vere di donne e ci conduce nei drammatici labirinti del male, tra paura, rassegnazione, umiliazioni e brutalità. Dallo stalking all’omicidio, i due autori, attraverso i racconti dei familiari delle vittime di femminicidio, portano alla luce le responsabilità delle istituzioni. I numeri sono drammatici: oltre 120 donne uccise in Italia nel 2012, 137 nel 2011, 127 nel 2010, 119 nel 2009… I dati dell’Istat sottolineano un incremento degli omicidi in ambito familiare e sentimentale: circa il 70% delle vittime cade infatti per mano del partner o dell’ex compagno.
Questo libro è un’approfondita indagine nell’universo della violenza contro le donne e un invito a denunciare, per reagire a questo scempio.
“Senza una grande alleanza sociale e collettiva le donne, tutte le donne, non ce la faranno. Le leggi, da sole, non bastano. La psichiatria, sganciata da un’analisi del contesto sociale, può soltanto dare un contributo. E i giornalisti, se non hanno il tatto e la pazienza indispensabili per entrare nel cuore delle persone nel corso delle indagini o dei processi, possono alterare la realtà in modo irreversibile. È un’emergenza che dobbiamo fronteggiare tutti insieme. Un saggio come questo propone una via d’uscita dai labirinti del male: ha un valore immenso, è una guida per sconfiggere un nemico spesso invisibile, a volte imprevisto, sempre ingiusto”. (Barbara Palombelli)
“Quella dello stalking è una storia dell’Occidente post-industriale e post-moderno. Non è una storia planetaria. Parliamo di una storia che è socio-culturalmente ben definita nella nostra società”. (Alessandro Merluzzi)


Sinossi

Maria Grazia Cucinotta è sempre stata in prima linea nella lotta alla violenza di genere, fino a fondare nel 2019 la onlus Vite senza paura, in cui collaborano molte professioniste, tra cui psicologhe, avvocate e magistrate. Ma quello che molti non sanno è che, prima di diventare una paladina, Maria Grazia è stata anche una vittima.

Aveva vent'anni, si era trasferita a Parigi e un giorno, nell'androne del palazzo in cui abitava, ha subito l'aggressione di un uomo. Si è salvata, quasi per miracolo, scappando nel suo appartamento. Come se non fosse abbastanza, quando ha denunciato il fatto alla polizia, si è sentita dire che doveva aspettarselo: la sua bellezza mediterranea lo aveva sicuramente provocato.

Quell'episodio, quelle parole, l'hanno segnata profondamente. Ha promesso a se stessa che, qualsiasi lavoro avesse fatto, nulla l'avrebbe distolta dall'obiettivo di chiedere giustizia per le donne vittime di violenza. Poco dopo è stata scelta per Il postino. Grazie al film, ha compreso che la fortuna di essere diventata popolare doveva essere un mezzo per dare voce a chi non ce l'ha, a tutte le persone che soffrono nell'ombra.

Da quel giorno Maria Grazia non si è più fermata. La sua battaglia personale si è intrecciata a quella di molte altre donne, vittime o combattenti. Passo dopo passo, unendo le forze e le menti, è nata la squadra di Vite senza paura, formata da donne coraggiose che si ribellano alla violenza psicologica e fisica e ai pregiudizi di cui è ancora tristemente impregnata la nostra società. E lottano perché non si chieda più a una vittima «com'era vestita», non le si dica che «l'ha provocato lei» o che «basta lasciarlo» e non si attribuisca mai la violenza al «troppo amore».

Ogni storia che ha incontrato, ogni donna che ha aiutato, ha permesso a Maria Grazia non solo di crescere e rafforzarsi, ma anche di scoprire le mille sfaccettature dell'abuso. Dalla sua esperienza nasce questo libro di denuncia, che contiene un messaggio di speranza: alla violenza non bisogna arrendersi, bisogna rispondere. E rispondere tante volte significa prevenire, educare le nuove generazioni, insegnare che l'amore, quello vero, non lascia lividi sulla pelle.



Sinossi

Il libro mette al centro le donne che subiscono violenza e quelle che entrano in relazione con loro. Donne che stanno accanto ad altre donne… Perché dalla violenza si esce grazie alle relazioni. E le relazioni al femminile sono quelle più potenti. Dagli anni Novanta, la Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano, primo centro antiviolenza italiano, incontra, ascolta e ospita le donne vittime di violenza adottando la metodologia dell’accoglienza, una pratica politica fondata sulla relazione tra donne e sull’accompagnamento senza giudizio e nel rispetto del loro desiderio. L’obiettivo è descrivere la realtà delle donne maltrattate e i percorsi di rinascita di molte di loro, sfatando i tanti stereotipi legati al tema e mettendo in evidenza gli aspetti poco conosciuti e ignorati del maltrattamento in famiglia, un universo che nasconde le contraddizioni di una società ancorata ad aspetti patriarcali nella relazione tra uomini e donne.Un universo che può essere molto pericoloso e che può essere realmente raccontato solo dalle stesse donne che vivono quotidianamente il fenomeno.




È stato stimato che in Italia dal 2000 al 2014 ci sono stati 1.600 nuovi casi di orfani che hanno perso la madre perché uccisa dal padre, poi suicida o detenuto. Questo testo, in questa sua nuova edizione aggiornata in base ai cambiamenti apportati dalla legge del 11.01.2018, si pone come un aiuto fondamentale per gli operatori della giustizia, dei servizi sociali, gli insegnanti, gli studiosi, ma anche le nuove famiglie che si occupano di questi “orfani speciali”.

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