venerdì 20 maggio 2016

Il posto di Annie Ernaux

Il posto di Annie Ernaux
L'Orma editore
pag. 107

E' una biografia molto dura sulla famiglia dell'autrice, come dirà lei stessa: "forse scrivo perché non avevamo più niente da dirci"
Il padre era un contadino che ha dovuto smettere di studiare in quanto bisognava lavorare, diventa quindi operaio ed infine apre un bar drogheria. Una storia semplice, nulla di particolare, ma ugualmente drammatica per la capacità dell'autrice di raccontare questa difficoltà di comunicazione, di amore tra le due generazioni.
L'autrice non ha bisogno di identificare il luogo degli eventi, il posto può essere in qualsiasi paese, dove due generazioni si sono incontrate per poi dividersi. Non c'è apertura tra questi due mondi e anche se non piace ammetterlo è così. Annie Ernaux ci sbatte in faccia questa realtà con parole semplici, ma dure, taglienti come è stata la sua vita, in cui ha dovuto fare questo salto suo malgrado, è passata dall'altra parte, ha realizzato il sogno di una vita del padre, ma ha pagato caro questo salto.
"Soltanto una memoria umiliata ha potuto far si che ne serbassi delle tracce. Mi sono piegata al volere del mondo in cui vivo, un mondo che si sforza di far dimenticare i ricordi di quello che sta più in basso, come se fosse qualcosa di cattivo gusto."
La penalità è la distanza, la lontananza dal mondo del padre, non può tornare indietro, può solo rendere onore alle sue origini, al padre attraverso questa biografia e con i ricordi della sua infanzia prima, adolescenza poi. Tuttavia le resta la consapevolezza che anche il padre, povero suo malgrado, è riuscito in parte a riscattare la sua vita, certo non ha fatto il salto completo, ma da contadino è riuscito ad aprire un attività sua e risparmiando ha potuto investire sulla figlia permettendo a lei di realizzare la vita che aveva sognato per se e la famiglia. Alla fine il sogno è stato realizzato, anche se il padre non l'ha mai detto. mai si è mostrato in vita felice per lei, Annie stessa lo scoprirà, ritrovando nel portafoglio del padre un pezzetto di giornale, con l'articolo che la figlia è diventata insegnante; quel pezzetto di carta sgualcito le accarezza il viso e la ripaga delle parole mancate del padre.






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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.