mercoledì 25 novembre 2020

25 novembre Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

 

25 novembre

Giornata Internazionale 

contro la violenza sulle donne

Come ogni anno nella settimana in cui ricorre la giornata della violenza sulle donne si aprono i sipari e tutti parlano a volte bene altre no, come il recente caso della giornalista Leosini che vuole proporre un'intervista a quell'essere, che nulla può avere di umano, che ha incaricato due sicari di distruggere il volto di Lucia Annibale.

 Ogni volta mi assale la voglia di stare zitta perché la violenza deve essere messa in luce tutti i giorni. Dovrebbe essere riconosciuta e messa in evidenza sempre

Tutti noi possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo. Come sempre dobbiamo accontentarci, almeno per qualche giorno il problema viene riconosciuto e messo in evidenza.

  • Denunciare se sentiamo delle urla e concitazioni nell'appartamento vicino a noi.
  • Credere alla versione delle donne senza dubbi e con la solita e patetica frase "se le cercata".
  • Ascoltare le donne che dicono di essere delle vittime.
  • Protestare nei casi in cui ci sono stati dei torti verso le donne maltrattate.
 I magistrati dovrebbero fare un tirocinio presso i centri antiviolenza, così come i giornalisti che con i loro linguaggio generano dubbi sulla credibilità della vittima.

Da parte mia posso consigliarvi dei libri che vi aiuteranno a comprendere meglio che queste vittime non avevano un marito "buono.. esemplare,...lavoratore.. innamorato..." 

Se fosse stato vero, non saremmo qui a piangere vittime ogni giorno.

Sinossi

A partire da una scritta su un muro di Lecce, “Dio è violent…! E mi molesta”, Luisa Muraro conduce un’analisi spietata sull’uso della violenza e sul senso che assume in una società in cui è venuta meno la narrazione salvifica del contratto sociale. In una prassi politica che tollera l’uso privatistico della cosa pubblica, il dilagare della corruzione, la logica del profitto, continuare a pensare che l’uso della violenza sia esclusiva dello Stato di diritto e che a esso ci debba sottomettere è un atto di resa e un indice di cecità intellettuale. Poiché la politica è ancora e sempre la ricerca di un’esistenza libera, i cittadini e in particolare le donne – che sono sottoposte anche a un contratto sessuale di soggezione e di abuso – devono affrontare chi detiene il potere dichiarando di non aver rinunciato all’esercizio della violenza, rivendicando una narrazione alternativa al contratto sociale. Bisogna essere in grado di non abdicare alla propria forza, di dosarla senza perderla, accettare che essa faccia parte dell’agire politico come un sapere necessario. Bisogna essere in grado di andare fino in fondo alla propria forza di resistenza e di opposizione, pienamente responsabili della loro funzione.Un pamphlet incendiario che ci spiega perché si deve usare la violenza per combattere senza odiare, per fare senza distruggere.


Sinossi

Nel mondo, ogni otto minuti viene assassinata una donna. In Italia ne viene uccisa una ogni due giorni. Sono prede facili, indifese, emarginate, spesso abbandonate da tutti.
Luciano Garofano con Rossella Diaz ci racconta storie vere di donne e ci conduce nei drammatici labirinti del male, tra paura, rassegnazione, umiliazioni e brutalità. Dallo stalking all’omicidio, i due autori, attraverso i racconti dei familiari delle vittime di femminicidio, portano alla luce le responsabilità delle istituzioni. I numeri sono drammatici: oltre 120 donne uccise in Italia nel 2012, 137 nel 2011, 127 nel 2010, 119 nel 2009… I dati dell’Istat sottolineano un incremento degli omicidi in ambito familiare e sentimentale: circa il 70% delle vittime cade infatti per mano del partner o dell’ex compagno.
Questo libro è un’approfondita indagine nell’universo della violenza contro le donne e un invito a denunciare, per reagire a questo scempio.
“Senza una grande alleanza sociale e collettiva le donne, tutte le donne, non ce la faranno. Le leggi, da sole, non bastano. La psichiatria, sganciata da un’analisi del contesto sociale, può soltanto dare un contributo. E i giornalisti, se non hanno il tatto e la pazienza indispensabili per entrare nel cuore delle persone nel corso delle indagini o dei processi, possono alterare la realtà in modo irreversibile. È un’emergenza che dobbiamo fronteggiare tutti insieme. Un saggio come questo propone una via d’uscita dai labirinti del male: ha un valore immenso, è una guida per sconfiggere un nemico spesso invisibile, a volte imprevisto, sempre ingiusto”. (Barbara Palombelli)
“Quella dello stalking è una storia dell’Occidente post-industriale e post-moderno. Non è una storia planetaria. Parliamo di una storia che è socio-culturalmente ben definita nella nostra società”. (Alessandro Merluzzi)


Sinossi

Maria Grazia Cucinotta è sempre stata in prima linea nella lotta alla violenza di genere, fino a fondare nel 2019 la onlus Vite senza paura, in cui collaborano molte professioniste, tra cui psicologhe, avvocate e magistrate. Ma quello che molti non sanno è che, prima di diventare una paladina, Maria Grazia è stata anche una vittima.

Aveva vent'anni, si era trasferita a Parigi e un giorno, nell'androne del palazzo in cui abitava, ha subito l'aggressione di un uomo. Si è salvata, quasi per miracolo, scappando nel suo appartamento. Come se non fosse abbastanza, quando ha denunciato il fatto alla polizia, si è sentita dire che doveva aspettarselo: la sua bellezza mediterranea lo aveva sicuramente provocato.

Quell'episodio, quelle parole, l'hanno segnata profondamente. Ha promesso a se stessa che, qualsiasi lavoro avesse fatto, nulla l'avrebbe distolta dall'obiettivo di chiedere giustizia per le donne vittime di violenza. Poco dopo è stata scelta per Il postino. Grazie al film, ha compreso che la fortuna di essere diventata popolare doveva essere un mezzo per dare voce a chi non ce l'ha, a tutte le persone che soffrono nell'ombra.

Da quel giorno Maria Grazia non si è più fermata. La sua battaglia personale si è intrecciata a quella di molte altre donne, vittime o combattenti. Passo dopo passo, unendo le forze e le menti, è nata la squadra di Vite senza paura, formata da donne coraggiose che si ribellano alla violenza psicologica e fisica e ai pregiudizi di cui è ancora tristemente impregnata la nostra società. E lottano perché non si chieda più a una vittima «com'era vestita», non le si dica che «l'ha provocato lei» o che «basta lasciarlo» e non si attribuisca mai la violenza al «troppo amore».

Ogni storia che ha incontrato, ogni donna che ha aiutato, ha permesso a Maria Grazia non solo di crescere e rafforzarsi, ma anche di scoprire le mille sfaccettature dell'abuso. Dalla sua esperienza nasce questo libro di denuncia, che contiene un messaggio di speranza: alla violenza non bisogna arrendersi, bisogna rispondere. E rispondere tante volte significa prevenire, educare le nuove generazioni, insegnare che l'amore, quello vero, non lascia lividi sulla pelle.



Sinossi

Il libro mette al centro le donne che subiscono violenza e quelle che entrano in relazione con loro. Donne che stanno accanto ad altre donne… Perché dalla violenza si esce grazie alle relazioni. E le relazioni al femminile sono quelle più potenti. Dagli anni Novanta, la Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano, primo centro antiviolenza italiano, incontra, ascolta e ospita le donne vittime di violenza adottando la metodologia dell’accoglienza, una pratica politica fondata sulla relazione tra donne e sull’accompagnamento senza giudizio e nel rispetto del loro desiderio. L’obiettivo è descrivere la realtà delle donne maltrattate e i percorsi di rinascita di molte di loro, sfatando i tanti stereotipi legati al tema e mettendo in evidenza gli aspetti poco conosciuti e ignorati del maltrattamento in famiglia, un universo che nasconde le contraddizioni di una società ancorata ad aspetti patriarcali nella relazione tra uomini e donne.Un universo che può essere molto pericoloso e che può essere realmente raccontato solo dalle stesse donne che vivono quotidianamente il fenomeno.




È stato stimato che in Italia dal 2000 al 2014 ci sono stati 1.600 nuovi casi di orfani che hanno perso la madre perché uccisa dal padre, poi suicida o detenuto. Questo testo, in questa sua nuova edizione aggiornata in base ai cambiamenti apportati dalla legge del 11.01.2018, si pone come un aiuto fondamentale per gli operatori della giustizia, dei servizi sociali, gli insegnanti, gli studiosi, ma anche le nuove famiglie che si occupano di questi “orfani speciali”.

martedì 24 novembre 2020

Dimensioni aurorali di Nicola Feruglio

Dimensioni aurorali
di
Nicola Feruglio

SINOSSI 

"C'è nelle parole del poeta, pervase di misticismo, la consapevolezza di una profonda missione a cui assolvere e l'invito a un nuovo umanesimo per l'uomo, chiamato a ricucire lo strappo con il creato. A questo proposito, molto suggestivo è anche il titolo scelto per la raccolta, 'Dimensioni aurorali', che rimanda al bisogno di scoprire quella luce che è dentro ognuno di noi e all'urgenza di rispondere al richiamo di un cambiamento interiore. Questa di Feruglio è, infatti, una di quelle letture che può aiutarci a chiarirci chi siamo." 
SCHEDA LIBRO
AUTORE: Nicola Feruglio
TITOLO: Dimensioni Aurorali
PAGINE:64
CASA EDITRICE: Aletti

https://www.amazon.it/gp/product/8859161886/ref=as_li_qf_asin_il_tl?ie=UTF8&tag=lalettridicar-21&creative=21718&linkCode=as2&creativeASIN=8859161886&linkId=8bdf1a27bc2679e665dce2dccee329cb
 

martedì 17 novembre 2020

Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh. - Il dolce domani di Banana Yoshimoto


Il dolce domani di Banana Yoshimoto 


Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh.



Affrontare la perdita delle persone e noi care e fra questi metto anche in nostri "figli" pelosi, non è facile, è un lutto che si intrufola nel nostro animo e ci fa soffrire e sembra non avere mai fine. 

lutto s. m. [lat. lūctus -us, der. del tema di lugere «piangere, essere in lutto»]. – 1. a. Sentimento di profondo dolore che si prova per la morte di persona cara, soprattutto di un parente, o in genere di persone la cui perdita è vivamente rimpianta. (Cit. Treccani )

Il dolore della perdita di una persona cara non si ripete nello stesso modo, ognuno di noi lo affronta nel modo legato al proprio stato emotivo, chi prova rabbia, chi piange, chi non esprime nessuna emozione come a negare ciò che è accaduto, chi si allontana, chi non riesce a superare la tristezza ...

Non importa come la reazione alla notizia della perdita, ma il risultato finale, l'accettazione della perdita subita. Non è facile, ci vuole tempo e ognuno di noi lo affronta con i suoi tempi e con i suoi modi

Non sono una terapeuta e non posso insegnarvi come dovete fare, posso nel mio piccolo consigliarvi due  romanzi letti questa settimana che affrontano il dolore e o gestiscono in modo diverso. 

Il dolce domani di Banana Yoshimoto 

Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh.

L'autrice Yoshimoto ci parla della storia d'amore bellissima e totale di Sayoko e Yòichi, storia interrotta da un grave incidente stradale che gli porta via il compagno di vita e tutti i sogni legati a lui come il poter avere un figlio da lui. La sua vita rimane sospesa.

L'autrice Moshfegh ci parla della protagonista, senza mai citare il nome, che decide di sfuggire alla realtà quotidiana "ibernandosi", si rifugia nel sonno e ha deciso di farlo per un anno, nella speranza di affrontare meglio la vita che fatica ad accettare dopo la perdita dei genitori a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro.

Due romanzi che affrontano la perdita in due modi completamente opposti, e in due realtà diverse per usi e costumi, Kyoto e New York.

Due donne diverse, una delicata e dolce in cerca del suo "mabui";  l'altra  indisponente, ha tutto dalla vita, soldi, bellezza, fascino eppure vuole autodistruggersi.

Non mi dilungo oltre, le emozioni devono arrivare al cuore di ognuno di noi che le registra nel suo modo, voglio regalarvi la speranza che trapela nelle due storie, soprattutto nel romanzo della Yoshimoto, per cercare dentro di noi il modo di accettare le proprie perdite.

Le due protagoniste cercano di rielaborare il lutto, per uscire da quello stato di inerzia che le ha avvolte nella spirale del dolore. Non è facile, ne sono consapevoli le due doone, ma dobbiamo attendere il nostro orologio interno delle emozioni, è lui a decidere quando arriva il momento per superare il lutto e riprendere possesso della vita.

La lettura scorre in modo piacevole per entrambe le scrittrici, la prima con la delicatezza tipica dell'oriente, l'altra con uno stile ironico e sorprendente.

Mi piacerebbe avere un riscontro vostro per conoscere  se questi due romanzi  vi hanno arricchito l'anima, come è successo a me.

Scheda libro

Autore: Banana Yoshimoto

Titolo: Il dolce domani

Editore: Feltrinelli

Pagg.: 104

Sinossi

Sayoko e Yoichi hanno avuto un incidente, lei è rimasta gravemente ferita, lui invece non c'è più. La loro era una storia bellissima, in cui la scarsa volontà di impegnarsi era compensata da un amore profondo e libero, e senza di lui Sayoko si sente vuota, o forse, come le dice l'amico okinawano Shingaki, deve solo andarsi a riprendere il suo mabui. È proprio la ricerca del mabui, qualcosa che somiglia molto all'anima e che Sayoko non sa nemmeno se lo rivuole per davvero, il tema centrale di un romanzo che, con profondità e delicatezza, racconta il dolore e la rinascita di chi è sopravvissuto alla morte di qualcuno che amava. Ambientato fra i templi e gli onsen di Kyoto, "Il dolce domani", scritto all'indomani del terremoto e dello tsunami di Fukushima, è il messaggio di speranza che Banana Yoshimoto ha voluto dedicare alle popolazioni colpite.

Scheda libro

Autore: Ottessa Moshfegh
Titolo: Il mio anno di riposo e oblio
Editore: Feltrinelli
Pagg. 231

Sinossi

L'esperimento di "ibernazione" narcotica di una giovane donna, aiutata e incoraggiata da una delle peggiori psichiatre della storia. New York, all'alba del nuovo millennio. La protagonista gode di molti privilegi, almeno in apparenza. È giovane, magra, carina, da poco laureata alla Columbia e vive, grazie a un'eredità, in un appartamento nell'Upper East Side di Manhattan. Ma c'è qualcosa che le manca, c'è un vuoto nella sua vita che non è semplicemente legato alla prematura perdita dei genitori o al modo in cui la tratta il fidanzato che lavora a Wall Street. Afflitta, decide di lasciare il lavoro in una galleria d'arte e di imbottirsi di farmaci per riposare il più possibile. Si convince che la soluzione sia dormire un anno di fila per non provare alcun sentimento e forse guarire. Tra flashback di film anni '80 - Mickey Rourke in "9 settimane e 1/2" e Whoopi Goldberg -, dialoghi surreali e spassosi, descrizioni di una New York patetica e scintillante, il libro ci spinge a chiederci se davvero si può sfuggire al dolore, mettendo a nudo il lato più oscuro e incomprensibile dell'umanità.








domenica 15 novembre 2020

Tu vivrai di Giovanni Nebuloni

Tu vivrai 
di 
Giovanni Nebuloni



SCHEDA LIBRO:

AUTORE>: Giovanni Nebuloni

TITOLO: Tu vivrai 

PAGINE: 232

CASA EDITRICE: Abelpaper

GENERE: Fantasy- Thriller


 SINOSSI

Un grammo di antimateria vale sette miliardi di miliardi di euro, ma serve solo per questo l'acceleratore di particelle circolare, di raggio sette chilometri, realizzato segretamente sotto Milano?

Anima di Wajdi Mouawad

  Anima di Wajdi Mouawad Impressioni di Maria Lucia Ferlisi Parlare di questo romanzo non è facile, durante la lettura molte volte sono stat...

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.