lunedì 23 luglio 2018

Di Profumata carne di Cinzia Lacalamita e Igor Damilano



Di Profumata carne
di
Cinzia Lacalamita e Igor Damilano

recensione a cura di
Maria Lucia Ferlisi

Lilith, il significato del suo nome è "portatore di malattie e dispiaceri, nome imposto con la consapevolezza del suo significato dal padre. La sua nascita ha portato la sventura nel micro mondo di Michael e Judith. Una figlia non desiderata dall'inizio e con la sua nascita le ha portato via il suo unico e grande amore. Se ne prende cura fino ai sette mesi di vita, poi l'abbandona, lasciandola sola in casa, affamata e disidrata.

Lilith è cresciuta in una casa famiglia fino a 18 anni. La sua vita non è stata facile, a scuola veniva derisa e beffeggiata, aver raggiunto la maggiore età è per lei un simbolo di libertà finalmente raggiunta. Adesso può essere veramente se stessa, una donna che ama il male, e fare il mestiere che le è più consono per la natura che è dentro di lei: il sicario. Uccide su ordinazione e a volte anche per piacere.

Ama uccidere, ama guardare negli occhi le sue vittime, ama assistere alla loro lenta agonia. Non uccide le prede subito, le sceglie con cura, le segue, s'informa delle loro abitudini e infine le porta nel suo regno, per torturarle senza alcuna pietà, senza tregua, grazie anche al suo superpotere: l'insonnia congenita, la fa sentire potente e immortale.

Ma anche lei cede all'amore. Si innamora di una vittima, Lucas. Per la prima volta la sue sete di sangue subisce un arresto e cede alle lusinghe di lui che la vuole rivedere. Sa che non può farlo, alla fine lei è solo una pedina nelle mani del Giusto che manovra il sistema.

Il Giusto è stato il suo mentore, la sua guida, il suo padrone, imponendole chi doveva uccidere e chi no. Il Giusto sa cosa è bene per lei e non riesce a immaginare il suo innamoramento perché
"tutti possono cambiare tranne te".

Ed accade, si rivedono, la sua anima è calma rilassata riesce anche a dormire. Adesso è lui a dettare ordini Lucas che le da 47 giorni di tempo, come i petali della rosa che le ha regalato, per sapere cosa scegliere l'amore o la sua sete di sangue. Ma dietro le spalle c'è il Giusto che manovra Lilith, ma non solo... Perché anche Lucas è...

L'amore per Lucas riuscirà a farle cambiare vita?
"io sono la morte e ti amo di Vita profonda".

Un romanzo fuori dagli stereotipi questo, scritto a quattro mani da Cinzia e Igor.
Di profumata carne, dal sapore noir, affronta temi importanti come ad esempio il bullismo.


 Una trama che lascia perplesso il lettore, scombussola le sue certezze o previsioni.

Una storia sorprendete, dai risvolti drammatici, ma scritta con disinvoltura, rendendo la trama più leggera e piacevole.
Una scrittura brillante, vivace che conduce il lettore dentro la trama, quasi come in un gioco, lo trascina e lo confonde. La lettura viene rimessa in gioco, come se il Giusto si divertisse a giocare con la vita del lettore e non solo con quella di Lucas e Lilith.

Ma chi è allora il Giusto?

Scheda Libro
Autore: Cinzia Lacalamita e Igor Damilano
Titolo: Di profumata carne
Casa Editrice: Imprimatur
Pagine: 160

Sinossi
Il cammino di Lilith, orfana di madre – morta nel darla alla luce – e figlia di un padre fuggiasco, è un elogio alla crudeltà. Lilith è sposata a un’esistenza programmata per nuocere al prossimo, calcolatrice infallibile nel porre termine alle vite altrui. Uccidere per mestiere coincide con il suo passatempo preferito e di miglior riuscita, tanto è vero che lo fa anche quando non commissionata, ma, in fondo, vivere di morte è sfiancante persino per una come lei, che la morte la ama e la obbligherà a fare i conti con Lucas: «Amo creare dipendenza nel prossimo e dipendenza voglio essere per te, al limite dell’ossessione, se possibile, anche oltre. Sono un uomo che concede molto e si prende tutto. Pacato, gentile nei modi, così mi mostro e così in parte sono. In parte. Poi c’è il resto, tutto il Resto».

A guidare le fila, Il Giusto, freddo calcolatore ossessionato dalla puntualità e dalla smania di mantenere in equilibrio il Sistema. Ma cos’è il Sistema? E chi sono davvero Lilith, Lucas e Il Giusto stesso? Forse nessuno è come sembra, di sicuro ognuno ha un segreto inconfessabile. Solo scoprendolo, si arriverà a una soluzione definitiva. Quarantasette i giorni a disposizione per tentare di rimanere vivi: l’ordine è la chiave.

Biografie

Igor Damilano, nato a Gorizia, è scrittore, speaker radiofonico e consulente del Sistema
What’s Up per il benessere giovanile. Insegna scrittura creativa emozionale. Già autore
per Imprimatur di Margherita Hack. La stella infinita (2013), Solo per i miei occhi (2014),
Kintsugi. Terra di mezzo (2015) e Chiamami Anam (2016).

Cinzia Lacalamita, nata a Trieste, è scrittrice, editorialista e consulente editoriale. Insegna
scrittura creativa emozionale. Autrice di Daniele. Storia di un bambino che spera (Aliberti,
2009), L’uomo nero esiste (Aliberti, 2010), Volevo un marito (Aliberti, 2012), Margherita
Hack. La stella infinita (2013), Solo per i miei occhi (2014), Kintsugi. Terra di mezzo (2015)

e Chiamami Anam (2016).

venerdì 20 luglio 2018

L'ultimo sorriso di Alfonso Pistillo




L'ultimo sorriso
di 
Alfonso Pistillo







Breve estratto
«In effetti, una vacanza in un paese esotico non sarebbe niente male, dovrei solo decidere chi portare con me, visto che la sua offerta termina domenica e io non so nemmeno se mio marito lo vedrò fino a domenica!»
Mi sono perso in quella bellezza così invadente al punto che il sorriso costruito e di circostanza, disegnato dalle sue labbra all’insù e dagli occhi neri e rotondi come due palle da biliardo numero otto, mi sembra al contrario quello di chi è interessato a ciò che le sto proponendo: una vacanza in un resort di lusso in Jamaica al miglior prezzo di sempre - almeno così ci è stato detto nell’ultimo meeting di presentazione dei nuovi prodotti aziendali.
Un attimo dopo aver udito quelle parole, l’immagine che ho di lei, una donna che ondeggia dandomi le spalle sui suoi fieri tacchi vertiginosi, mi conferma che anche questa vendita si è conclusa nel peggiore dei modi.
Do uno sguardo fugace alla villa che si apre innanzi a me: la folta vegetazione di platani orientali e piante grasse traccia un percorso tortuoso che si perde alla vista. L’erba appena irrigata inebria le narici e inumidisce l’aria torrida di un inizio settembre che raccoglie il testimone dal mese appena concluso per proseguire una delle estati più torride degli ultimi vent’anni.
Ah, sì...
Mi chiamo Alessandro Cocco e di professione faccio il venditore; questo dico nelle presentazioni, perché non posso certo dire di vendere vacanze porta a porta a quelle pochissime persone disposte ad ascoltarmi. Eppure, sei mesi fa mi era sembrato un ottimo affare: come al solito mi sono lasciato coinvolgere dall’entusiasmo di chi, evidentemente, ha saputo vendere meglio di me.

Sinossi
L’Ultimo sorriso nasce dall’urlo interiore contro le ingiustizie subite da un’intera città, Bari, all’epoca dei fatti legati all’indagine del calcio scommesse, ma se ne distacca lasciandolo sullo sfondo di una vicenda che si intreccia attorno a un misterioso omicidio.

 Alessandro si ritrova nel mezzo e sarà costretto a tirare fuori le unghie.

Scheda Libro
Autore: Alfonso Pistilli
Titolo: L'ultimo sorriso
Casa editrice: Policromia
Pagine:158
Prezzo e-book: 4,99 euro
Prezzo cartaceo: 15 euro

Link d'acquisto: https://amzn.to/2mq299S

Biografia



Alfonso Pistilli
Nato a Bari il 5 luglio 1978. Laureato in economia e impiegato amministrativo in un’azienda della Grande Distribuzione. Grande appassionato di sport, di lettura, viaggi, trading. Sposato da nove anni con Nicoletta.
Ho frequentato tre corsi di scrittura creativa tenuti dallo scrittore Tommy Di Bari.
Ho ricevuto lezioni di scrittura dal mio carissimo amico e maestro Ruggero Ruggiero, scrittore ex editor.
Perché scrivo? Perché amo immergermi in me stesso attraverso gli altri.

Presentazione Autore:
Mi chiamo Alfonso Pistilli e scrivo di notte in una cameretta di un piccolo paese del profondo Sud Italia, Canosa di Puglia.

L’“Ultimo Sorriso” è il mio primo lavoro edito e nasce quasi per caso, come per caso è nata la passione per la lettura prima, per la scrittura poi.

Nonostante i miei quaranta (vi sento dire che non li dimostro affatto, grazie), sono da sempre una persona che non si avrebbe difficoltà a definire “iperattiva”. Io l’ho sempre considerato un lato positivo di me perché mi sono sempre detto che l’unico modo per combattere il tempo è viverlo.

Allora mi dedico allo sport, calcio e tennis soprattutto, ma non disdegno qualche vasca di nuoto. Amo viaggiare per immergermi nelle culture di paesi diversi dalla nostra amata penisola. Ma la mia iperattività non si esprime solo nelle passioni; sono eternamente incapace di rilassarmi, dunque ho sempre bisogno di “fare” qualcosa. Ricordo che da piccolo dicevo sempre a mia madre: «Mamma, io mi annoio.» Dopo due minuti di inattività.

La passione della lettura nasce come un’esigenza; avevo bisogno di sconfiggere l’insonnia. Perché fissare un soffitto quando posso fissare delle lettere?
Nata per necessità si è presto trasformata in un piacere. Libri su libri, divorati come per recuperare gli anni persi senza lettura fino a un giorno in particolare, quello in cui mio cugino Leo ha pronunciato una frase che tuttora è rimasta salda nella mia memoria: «Se ti piace così tanto leggere, perché non provi a scrivere?»

Io? A scrivere?

Ci risi su, poi però quelle parole non uscivano dal cervello, allora una sera lasciai il libro sul comodino e impugnai il mio iPhone. Non c’era bisogno di pensare a cosa avrei voluto scrivere, la storia era già dentro di me. Avrei dovuto solo dar vita ai personaggi e fargliela vivere.

Mentre scrivevo mi accorsi che molti particolari rimanevano ben fissi nella mia memoria nonostante normalmente non ci avessi dato alcuna importanza.
Scrivere è entrare in empatia con il lettore, è scendere nel profondo di me stesso dove le sensazioni sono primordiali, quasi istintuali ed accomunano ogni essere umano. È in quelle sensazioni che ci si ritrova come parte del tutto.

Da quel giorno con l’iPhone ne è passato di tempo e la vita mi ha dato una chance mettendo davanti al mio percorso una persona che non smetterò mai di ringraziare perché è stata la prima ad aver creduto in me, il “Maestro” Ruggero. A lui devo una grande crescita nella scrittura ma soprattutto nella curiosità di apprendere una materia ancora del tutto sconosciuta.

In seguito il mio percorso si è arricchito della creatività e infinita passione di uno scrittore, un amico, Tommy.
Nel frattempo “L’ultimo sorriso”, subiva le modifiche che io stesso subivo, fino ad aver scritto la parola “FINE” in un misto di felicità e tristezza. Non sapevo se esserne felice, soddisfatto o triste per aver lasciato andar via Alessandro, Alessandra, Mamadi, Pietro, Halina.

Oggi il loro posto è stato preso da Paolo e Janet, che stanno dando vita al mio secondo lavoro, un thriller finanziario, un intreccio tra finanza e politica ambientato nell’America della grande crisi del 2007.

giovedì 19 luglio 2018

Gocce di Emilie di Elena Coppi


Gocce di Emilie
 di
 Elena Coppi

recensione di
 Maria Lucia Ferlisi

Gocce di Emilie è il primo libro scritto da una autrice Elena Coppi che ho avuto il piacere di conoscere durante le presentazioni dei libri.
Il libro è una raccolta di quattro racconti, diversi tra loro, ma uniti dal filo sottile dell'eleganza della scrittura. 

Fascio di sangue
Il primo racconto, quello che l'emoziona sempre nelle presentazioni, narra di suo nonno, una personalità di spicco durante il fascismo e dopo nella ricostruzione del paese.  Presentato quasi come una favola, magico. 
A lui va la prima goccia di Emilie.

Il grande giorno
Il secondo racconto narra del giorno di Natale, giorno di festa, ma non per tutti, vi è anche chi muore nel giorno più bello dell'anno. La penna di Elena mostra il sangue, ma nella sua scrittura assume contorni delicati e silenziosi.
Al Natale va la seconda goccia di Emilie

Mani di violino
Un breve giallo dove s'intreccia la storia di un senzatetto con un serial killer, narrate sempre nello stile dell'autrice classe e delicatezza ed il sangue diventa morbido, fluttuante....

Non fu fuoco di paglia
Il quarto racconto è dedicato ad Emilia, la sua terra, del faticoso lavoro della paglia, un quadretto contadino di anni fa ci riporta nel passato delle tradizioni contadine emiliane.

Gocce di Emilie, il profumo preferito di Elena, che sa di gelsomino e violetta, ma sa anche di terra, di tradizioni antiche, di affetti e ricordi.
Gocce di profumo.
Gocce dell'Emilia Romagna.

Parole raffinate, leggere, evocative, garbate e delicate. 
Parole che rispecchiano Elena Coppi..



Scheda libro





Autore: Elena Coppi
Titolo: Gocce di Emilie
Casa Editrice: Eclypsed World
Pagine: 143

Sinossi

I racconti di Elena Coppi sono gocce di vita, distillati al momento, che fanno bene allo spirito. C'è dentro tanta luce: la luce che rischiara l'alba dopo una notte di incubi, la luce di una lampadina che accende un'idea, la luce tiepida di una candela profumata quando fai un bagno rigenerante. La scrittura è per Elena un elemento naturale. Forse ancora aspra, acerba a tratti. Ma in lei anche l'incertezza ha un guizzo. Come la sorpresa negli occhi di un bambino che muove i primi passi, come il sorriso di un adolescente innamorato. Non c'è ferita che non possa guarire, ci dice Elena nella sue storie. Non c'è lettore che non possa, con la fantasia, viaggiare in un mondo migliore.

mercoledì 18 luglio 2018

Juana De La Cruz

Juana de la Cruz è nata a San Miguel il 12/11/1648 ed è morta a Città del Messico il 17/04/1695.
La sua figura è importante nella storia delle donne e dell'emancipazione femminile, in quanto, in tutta la sua breve vita, lottò per l'affermazione del diritto allo studio anche per le donne.

Possiamo affermare che è stata la prima donna femminista dell'America coloniale.

Juana nacque da un'unione irregolare, era quindi una figlia illegittima, in quanto la madre era una creola, nativa messicana, il padre spagnolo, e le unioni miste in Messico non erano riconosciute, non potevano contrarre matrimonio, il padre consapevole delle leggi l' abbandonò.

La sua cultura è merito del nonno, ricco proprietario terriero, aveva una biblioteca fornitissima, dove Juana imparò a leggere e scrivere, già dall'età di tre anni. La sua cultura era vasta, da autodidatta, avrebbe voluto entrare all'università, anche fingendosi uomo, in quanto le università erano proibite alle donne, ma la madre non volle.

Continuò testardamente gli studi da sola.

Sapeva il latino, amava la matematica, la metafisica e la teologia. La sua prima poesia la scrisse all'età di otto anni.

Fu la dama di compagnia di Lenor Carretto, vice regina, la quale l'ammise nel suo salotto letterario all'età di tredici  anni.
La sua presenza era ingombrante, era giovane, era bella, era colta,  per cui l'invidia di corte si scatenò contro di lei. Fu contrastata, in quanto la vice regina la volle come insegnante per sua figlia, per farlo dovette sostenere un esame davanti a circa 40 prelati che l'interrogarono per verificare il suo sapere.

Furono sparse illazioni su una sua presunta relazione con la vice regina, alla quale dedicava molti sonetti, considerati scabrosi.


Fu contrastata e perseguitata dal Vescovo che non accettava le capacità della ragazza, non ancora ventenne, di disquisire su temi teologici e per la fama che aveva riscosso all'interno della corte.
La stima e la notorietà di Juana disturbava tutto il clero.

Era una donna bella, colta, testarda e schietta, un vero pericolo per la società di allora, negata alle donne.

In corte si scoprì che era una figlia illegittima, anche se la vice regina non l'allontanò dalla corte, fu Juana a sentirsi in colpa e diversa. Sapeva che non aveva molte chance, diventare una cortigiana o madre di figli illegittimi.
Sicuramente la consapevolezza di non poter auspicare ad un matrimonio con uno spagnolo, le fece prendere la decisione di entrare in convento, nelle suore Carmelitane scalze.
Dopo tre mesi, fuggì, presumibilmente per la vita che conduceva all'interno che la privava di poter leggere e scrivere. Decise allora di entrare nel convento dell'ordine di San Girolamo, dove vi rimase fino al giorno della morte. 
Nel convento di San Girolamo aveva a disposizione testi sacri e tempo per leggerli, e lei era felice di questo: leggere e scrivere. La sua vera vita. Rimase sempre al centro della vita culturale e riuscì a coniugare la sua sete di cultura con gli obblighi religiosi. Si dedicò alla cucina diventando in breve una bravissima cuoca e invitando nel convento anche esponenti della vita di corte che apprezzavano le sue doti culinarie.

La sua presenza se da una parte suscitava ammirazione, dall'altra era soggetta all'invidia delle consorelle e alla rabbia, mal celata, del vescovo, suo confessore,  e dell'arcivescovo che dovevano però trattenere, in quanto la religiosa godeva della protezione della corte.

Dopo il trasferimento della vice regina Lenor e della sua morte, arrivò a Città del Messico Maria Luisa, moglie del nuovo viceré.
Tra le due donne nacque una forte amicizia, la suora le dedicò diversi sonetti amorosi.
I suoi scritti suscitarono ancor più scalpore in quanto erano molto "carnali", "appassionati", esulavano dalla semplice amicizia, erano vere e proprie parole d'amore.
«L’amore, mia signora, non trova in me alcuna resistenza e manda in fiamme il mio cuore esausto», «Amarvi è un crimine per cui non farò mai penitenza. Non importa se voi eludete i miei abbracci, mia cara, perché il solo mio pensiero può imprigionarvi».
I regnanti furono richiamati in patria per problemi interni.

Maria Luisa continuò ad aiutarla, facendo stampare le suo opere, ma ormai il declino della fama della religiosa era iniziato.

Sor Juana de la Cruz rimase nel convento priva della protezione reale, di cui aveva goduto i benefici fino ad allora, esposta agli eventi e ai sempre più difficili rapporti con la Chiesa.
Cambiò il rapporto del vescovo e del clero contro di lei.

Dovette scrivere al Vescovo per difendersi dalle accuse di non essere una suora devota e di non amare Dio, il suo scritto Respuesta a sor Filotea, divenne un motivo in più di ammirazione tra i reali, ma ormai erano lontani, Juana, per non rischiare l'inquisizione, dovette firmare un patto con il vescovo che l'obbligò al silenzio ed alla vendita dei suoi oltre quattro mila libri, il cui ricavato sarebbe stato distribuito ai poveri.

Sor Juana, rimase in silenzio, ma continuò leggere e scrivere, in segreto, durante la notte di nascosto alle sue stesse consorelle, ed alla sua morte furono ritrovati tutti i suoi scritti. 
Morì per la peste che si era propagata con veemenza in città del Messico, e portò alla morte  quasi tutte le sorelle del convento, si dice che fino alla fine aiutò le sorelle che stavano morendo come lei.


Molti suoi scritti sono stati pubblicati nel 1700 in Spagna.

Vi consiglio di vedere anche l'appassionato sceneggiato proposto da netflix, da cui ho tratto molto per scrivere questa sintesi, e farvi conoscere la forza di una donna che ha sfidato la società e il suo stesso corpo, rinunciando alla sessualità pur di leggere e scrivere che erano una passione più forte dell'amore stesso.
Una donna che ha sofferto per le sue scelte. Una suora che è stata oggetto di una vera e propria persecuzione da parte del vescovo, solo perché sapeva la teologia come un prete. Lei una donna, una suora.
Una donna che anche in punta di morte ha continuato a credere di essere nel peccato solo per amore della cultura. Le suo ultime parole sono state" Yo la peor de todas", che fu anche uno dei suoi ultimo scritti.




Una poetessa che andrebbe rivalutata, come tante altre letterate dei secoli passati i cui versi o racconti rimangono nascosti e sconosciuti, nonostante l'alta liricità dei versi, come nel caso della nostra Juana.
















Terra Alta di Javier Cercas

 Terra Alta  di  Javier Cercas IMPRESSIONI  DI MARIA LUCIA FERLISI Melchor ha solo 25 anni ma come poliziotto è considerato un eroe in quant...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.