venerdì 23 agosto 2024

Contessa Lara - Eva Giovanna Evelina Cattermole

 



Contessa  Lara

Eva Giovanna Evelina Cattermole 








Eva Giovanna Evelina Cattermole nasce a Firenze il 26/10/1849 morì a Roma il 30/11/1896 a soli 47 anni.

Nella scritture e nei versi poetici la ritroviamo con il pseudonimo di Contessa Lara, fu anche una giornalista apprezzata, "una professionista della penna" come è stata definita da Antonia Arslan, docente dell'università di Padova, nonché autrice di numerosi romanzi di successo. 

La Contesa Lara illuminò la cultura del  fine ottocento italiano.

Il padre era scozzese, pertanto Evelina fin dall'infanzia nutrì notevoli doti per le lingue straniere e imparò oltre all'inglese, lo spagnolo e il francese. Studiò a Parigi e questo le permise di respirare in ambienti letterari ampi e stringere amicizia con noti poeti tra cui ricordiamo Giosuè Carducci, Aleardo Aleardi, Giovanni Prati e Niccolò Tommaseo.

Spiace dover rammentare che l'autrice viene ricordata per le sue avventure erotiche sentimentali, tanto che sono state scritte ben due opere biografiche su questo aspetto, dimenticando e tralasciando del tutto le sue capacità poetiche, la sua scrittura garbata ed elegante.

Nel 1871 si sposò con il tenente Francesco Eugenio Mancini figlio di Laura Beatrice Oliva, che teneva uno dei  salotti letterari in voga in quegli anni a Firenze; con il marito si trasferì a Roma a Napoli e poi a Milano.

A Milano, Evelina Cattermole creò un salotto letterario famoso, dove era lei a determinare chi potesse frequentarlo, e divenne lugo di incontri con noti esponenti della Scapigliatura e giornalisti del Corriere della sera.

Il matrimonio si rivelò un fallimento, lui frequentava altre  donne di teatro e giocava d'azzardo, la Contessa Lara, nota per la sua bellezza, trovò ben presto un giovane veneziano e s'innamorò perdutamente.

Il marito a causa dei numerosi pettegolezzi riuscì a scoprire e a cogliere sul fatto la moglie e l'amante, questo fu un motivo per lui di richiedere e ottenere il divorzio visto la colpevolezza di adulterio. Scacciata di casa si rifugiò dalla nonna e per molto tempo visse dei proventi dei suoi articoli e versi, che non erano molti.

Nel 1875 conobbe il poeta Mario Rapisardi e molti sostengono che ne sia stata l'amate. Questo incontrò risollevò l'animo della Contesa Lara, riprese a scrivere con maggiore impeto e iniziò per lei un periodo di successi letterari.

Nel 1884 ritornò a Roma e dopo vari  e saltuari amori conobbe e visse con lui il poeta siciliano Giovanni Alfredo Cesareo, da lei considerato il marito che aveva sognato e finalmente incontrato. La serenità ritrovata la portò a scrivere diversi romanzi , ricordiamo Così èL'innamorataNovelle di NataleUna famiglia di topi e Il romanzo della bambola ripubblicò Storie d'amore e di dolore e pubblicò ancora E ancora versi  la sua prima opera poetica di maggior successo.



Formò anche  un salotto musicale che divenne ricercato e frequentato da molti compositori ma anche scultori e pittori.




Nel 1895 finì la sua relazione con il poeta siciliano e dopo un periodo di depressione incontrò Giuseppe Perantoni, pittore di poco talento, 25enne, che la scrittrice aiutò economicamente, poi l'amicizia si trasformò in una relazione che si rivelò subito tossica.

Il pittore squattrinato era interessato a suoi soldi e la picchiava continuamente, Evelina aveva cercato più volte di liberarsi di quest'uomo, senza successo e durante una lite, lui la ferì non mortalmente, ma non avendo chiamato i soccorsi con solerzia, la scrittrice perse molto sangue e dopo qualche giorno la sua vita tormentata dalla ricerca di un amore e una vita stabile, ebbe fine. 

Era il 30 novembre 1896, aveva 47 anni.


La vita letteraria della Contessa Lara non ha avuto il giusto ed equilibrato riconoscimento, la sua fragilità, i suoi amori, la sua bellezza sono le cose che maggiormente hanno animato la critica letteraria, anteponendosi alla sua scrittura.

Sono prevalsi i suoi tanti amori difficili, l'autrice stessa ne era consapevole, e nel suo romanzo "la Bambola" mette in risalto come la bellezza a volte è un veleno che corrode il tempo e il corpo. 

Le protagoniste dei suoi romanzi a volte sono peccatrici e lei ne delinea i tratti con consapevolezza e capacità di analizzare  i comportamenti delle donne descritte e la loro infelicità nel ruolo passivo di donna in cui vivono sognando l'emancipazione. 

La contessa Lara meriterebbe  di essere ricordata come scrittrice, come giornalista e come intellettuale ricercata e seguita nei salotti culturali. Si dovrebbe rivalutare l'intera sua opera, il pubblico di allora amava i suoi romanzi, li comprava, e lei sfidò il tempo riuscendo  a mantenersi con i suoi scritti.









BIBLIOGRAFIA

Poesia


i
  • Canti e ghirlande, Cellini, Firenze, 1867
  • Versi, Sommaruga, Roma, 1883
  • E ancora versi, Sersale, Firenze, 1886
  • Nuovi versi. Edizione postuma, Milano, Galli, 1897
  • Senza Baci versi della Contessa Lara e musica di F.P. Contin

Prosa

  • Storie d'amore e di dolore, (raccolta di novelle)
  • Così è, (raccolta di novelle)
  • L'innamorata (romanzo)
  • Novelle di Natale
  • Una famiglia di topi, (per bambini)
  • Il romanzo della bambola 
    , (per bambini)

Edizioni
  • Poesie, a cura di M. Amendolara, Edizioni dell'Oleandro, Roma, 1998 
  • Novelle toscane, a cura di C. Caporossi, Il Poligrafo, Padova, 2008 
  • Contessa Lara, Lettere ad Angelo De Gubernatis, a cura di C. Caporossi, Otto-Novecento, Milano, 2010 
  • L'ultima estate di Contessa Lara. Lettere dalla Riviera. 1896, a cura di Manola Ida Venzo, con un saggio di Biancamaria Frabotta, Viella, Roma 2011 -
  • Il romanzo della bambola, a cura di Stefano Calabrese e Federica Fioroni, Nerosubianco, Cuneo, 2011 - 
  • Contessa Lara - Luigi Milani, Doni di Natale, Graphe.it edizioni, Perugia 2020













Fonti:
Wikipedia
Dame, galline e regine, la scrittura femminile italiana fra  '800 e '900 di Antonia Arslan




lunedì 19 agosto 2024

La portalettere di Francesca Giannone

 La Portalettere  di   Francesca Giannone












Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

 Anna dalla Liguria arriva nel piccolo paese pugliese di Lizzanello, si è sposata con Carlo ed ha un bambino, Roberto, Il marito ha ereditato una tenuta ed è deciso a continuare quel lavoro che prima è stato del padre.

Anna lo segue con devozione ma porta con sè il ricordo più intenso della sua terra: un mortaio e il basilico profumatissimo che pianta subito prima ancora di disfare le valigie.

Il suo arrivo sconvolge la piccola comunità, lei è del Nord ed è bellissima. Non è solo bella è una donna intraprendente che vuole lavorare, faceva la maestra e anche in quel piccolo paese non vuole stare a fare esclusivamente la madre e la casalinga.

Il suo arrivo sconvolge anche la vita di Antonio, fratello del marito, che rimane affascinato da Anna, non solo per la bellezza ma per l'amore per i romanzi e per il suo coraggioso senso di libertà.

Quando in paese arriva la ricerca di un nuovo portalettere, Anna si candida al concorso e riesce anche a vincerlo.

Diventa la nuova postina, attirando le critiche e i pregiudizi del paesello, ma non demorde, sfida le perplessità del marito e della cognata, l'unico che la incoraggia è Antonio.

Anna fa amicizia anche con una ragazza Angela, ritenuta pazza, la incoraggia, le insegna a scrivere e l'aiuta nelle difficoltà.

Antonio si è innamorato della cognata e in una giornata di sole e di vento la bacia a lungo, ma quel bacio segna l'allontanamento tra i due. Carlo, deluso dalla moglie che cerca l'indipendenza, ritorna con l'ex fidanzata, sposata e con un figlio, che scopre in seguito essere suo figlio.

Ed ecco che quella famiglia perbene e stimata nasconde dei segreti,  anche la figlia di Antonio non è sua figlia......

Francesca Giannone, al suo esordio letterario, con stile garbato ed elegante ci conduce nella vita di questa famiglia, svelandone i segreti taciuti e gli amori impossibili. 

L'autrice fa girare la storia attorno ad Anna, la sua bisnonna, donna battagliera, testarda e all'avanguardia che sfida la mentalità ottusa, di quel piccolo paese, sconvolgendolo, in un arco di tempo che va dagli anni trenta ai cinquanta. 

Lei una donna che fa la postina, un lavoro faticoso e da "uomo". Una storia che non è solo una saga familiare ma diventa corale con i vari personaggi del paese che arricchiscono e rendono più ampia la storia. 

Un romanzo che sa coniugare l'approccio femminista con l'ottusità del piccolo paesello del sud.

La scrittura è perfetta, scorrevole eleggera, i personaggi sono ben definiti e la trama risulta piacevole e ricca di colpi di scena. Amori, bugie, silenzi, tradimenti....c'è tutto in questo romanzo per tenere sempre alta l'attenzione del lettore e sta in questo la capacità di essere entrata nel cuore del lettore, incantandolo per la sincerità su come è scritto. 

Nel romanzo i personaggi sono "veri", l'autrice risalta anche i difetti, non solo i pregi e la storia assume i contorni reali che piacciono al lettore.

Una storia ben scritta e anche se le saghe familiari sono sempre scritte sotto la stessa scia...Francesca Giannone si differenzia e ci regala una storia che affascina e incanta.

Valutazione: 💛💛💛💛💛

SCHEDA LIBRO

Autore: Francesca Giannone

Titolo: La Portalettere

Casa Editrice: Casa Editrice Nord

Pagine: 464

TRAMA

Salento, giugno 1934
A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta?

Persino a trent’anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell’istante in cui l’ha vista.
Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno.

E invece, per oltre vent’anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello.
Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe.

Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.


Francesca Giannone

salentina, si è laureata in Scienze della Comunicazione e ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia. A Bologna, ha curato la catalogazione dei trentamila volumi della Associazione Luigi Bernardi e ha frequentato il corso biennale di scrittura della Bottega di Narrazione "Finzioni". Il suo romanzo d’esordio, La portalettere, ha avuto un incredibile successo: in corso di traduzione in 37 Paesi, è stato il romanzo italiano più venduto del 2023, ha vinto il Premio Bancarella e il Premio Amo Questo Libro

venerdì 16 agosto 2024

Ippolita Sforza - ambasciatrice di pace-

 Ippolita Sforza




Ippolita nacque il 18 aprile 1445 da Francesco Sforza, condottiero che diventerà duca di Milano, e da Bianca Maria Visconti,  figlia del duca di Milano filippo Maria Visconti. 

Fin da fanciulla dimostrò il  proprio amore per le lettere e ebbe i migliori maestri di letteratura classica e greco.

 Il 10 ottobre 1465 andò in sposa a Alfonso Aragona, duca di Calabria, un matrimonio segnato dalla violenza e attacchi di gelosia del consorte, e dal quale ebbe tre figli.

La sua vita fu pervasa da una profonda religiosità, pregava e digiunava per tutti i voti che prometteva e in onore dei defunti genitori. Portava visita ai prigionieri, donava alimenti ai più poveri, donava soldi ai monasteri e regalava la dote alle ragazze povere.

Morì a Napoli il 19 agosto del 1488,  poco prima che il marito diventasse Re di Napoli.


 Così viene descritta: 

«Bella, biancha, bionda, hebbe occhii venusti, naso un poco aquilino che li dava gratia. Hebbe denti belli, aspecto de grande maiestà. Fu più presto grande che mediocre. Le mane havea belle, come de colore eburneo, cum le dita longhe. Lo aspecto suo fu de grande maiestà, mansueto et gratioso. Fu in eloquio facunda et eloquente. Legea egregiamente cum suavi acenti et resonantia, et intendea, assai mediocremente, latino. [...] Fu de colera dolce. Le sue ire, li suoi sdegni et le sue pace furono sempre cum carità, dolceza et prudentia, per modo era habiuta in singulare amore, timore et reverentia da li populi. Dove rechedea la rasone et il bisogno era familiare, affabilissima et prudente, di che li populi diceano che lei era a loro benigna matre. Havea compassione a quelle misere donne che non se conservavano in pudica fama; le amoniva cum sancto modo. Li rancori et le discordie che infra li suoi sentiva, levava via, reducendoli ad benivolentia et a pace. Fu donna devota; deiunava spesso in pane et in acqua, orava, contemplava [...] vivea sanctamente, como religiosa [...] era elemosinatrice molto [...] auxiliava, in quello potea, de le sue proprie substantie maritare donzelle, et de le persone povere secrete munificava, senza che fusse adimandata, che parea proprio havesse lei provato le miserie de la paupertate [...] se iudicava come sancta fama de le sue illustre opere la pudicitia del suo pecto et la integrità de la mente. [...] Detestava cum angoscia li vitii et specialmente de le inpudiche donne [...] Sapea cum grande modestia cum ogni generatione deportarsi, excepto cum li adulatori, suxeroni et reportatori de mali, li quali fugiva come pestifero morbo»



lunedì 5 agosto 2024

 PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE

 «DONNA» 


XXXV Edizione Il Centro Italiano Femminile, sezione di Fasano, indice la XXXVI edizione del Premio Letterario internazionale “DONNA” per romanzi editi in lingua italiana.


 Si precisa che: 

 1. Il tema è libero. 

2. Non sono ammesse raccolte di racconti 

3. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, uomini e donne. 

4. È consentita la partecipazione di un solo romanzo per autore. 

5. Sono ammessi al concorso romanzi pubblicati dal 2022 in poi. Non sono ammesse ristampe o riedizioni di edizioni precedenti. Sono escluse le opere pubblicate esclusivamente come e-book o in self-publishing. 

5. Gli autori dovranno far pervenire n.1 copia cartacea dell’opera, unitamente al modulo di iscrizione, indirizzandole a: C.I.F./Premio letterario Internazionale “Donna”, Via Brodolini 26, 72015 Fasano (BR). 4. Saranno ritenuti validi i testi inviati entro e non oltre il giorno 8 settembre 2024. VINCITORI ED ESITI: saranno avvisati telefonicamente e/o via email dalla segreteria del Premio “Donna” solo i vincitori e i menzionati per merito, i cui nomi verranno resi noti al pubblico durante la cerimonia di premiazione. Non sono previsti attestati di partecipazione ai concorrenti. 

PREMI: Per i primi tre classificati sono previste targhe ed eventuali assegni, solo se offerti dall’Amministrazione comunale di Fasano. Spese di vitto e alloggio sono a carico dei partecipanti. N.B.: La presenza dei vincitori alla serata di premiazione è condizione necessaria per il conferimento del premio. 

Questo avrà luogo durante la serata-evento che si terrà presumibilmente sabato 8 MARZO 2025 presso il Teatro Sociale di Fasano (Br). La conferma della data della cerimonia di premiazione verrà comunicata ai finalisti e ai menzionati circa un mese prima dell’evento. Non sono ammesse deleghe. I testi saranno valutati da giuria qualificata. 

Per restare sempre aggiornati su tutte le notizie riguardanti il Premio Letterario Internazionale 2 “Donna” seguire la pagina facebook https://www.facebook.com/premioletterariodonna; invece per avere ulteriori informazioni e/o chiarimenti inviare una mail all’indirizzo premiodonna@gmail.com . Fasano, 08 giugno 2024 La segreteria del Premio Letterario Internazionale “Donna

lunedì 29 luglio 2024

Il cognome delle donne di Aurora Tamigio

Il cognome delle donne 
di
 Aurora Tamigio

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

 La saga famigliare inizia con Rosa che dopo un adolescenza passata a prenderle dal padre fugge con un ragazzo incontrato ad una fiera e con lui inizia l'attività di ristoratrice in un paesino arroccato nelle montagne siciliane. 

Sebastiano Quaranta è diverso dal padre, non la picchia e non la tiene chiusa in casa, per lei questo è un motivo di grande devozione verso quest'uomo che non conosce la violenza. 

Dall'unione nascono tre figli: Donato, Fernando e Selma. arriva la guerra e di quell'uomo non rimane nulla, un corpo straziato, mutilato che lei non vuole riconoscere. Per lei Sebastiano Quaranta è morto e da lassù veglia su di lei.

Ferdinando non si forma nessuna famiglia, Donato diventa prete e Selma sposa un bellimbusto, Santi Meraviglia che la farà soffrire e ruberà i soldi che Rosa aveva accumulato negli anni per dare un futuro alla figlia. 

Selma avrà tre figlie femmine Patrizia, Lavinia e Marinella. Patrizia, dopo la morte della madre ed essere stata buttata fuori casa dal padre che si è risposato, diventa il capo famiglia e guida le sorelle ad affrontare la vita.

L'ennesima saga famigliare dove si vuole dare una veste di "forza alle donne" per accattivare il lettore.

Aurora Tamigio da una buona prova di scrittura, ha appena terminato il corso di scrittura creativa alla scuola delle narrazioni di Giulio Mozzi, il romanzo è scritto bene, manca però il ritmo che risulta lento e noioso, soprattutto nella parte delle tre sorelle.  

Una storia esaltata per la forza delle donne ma non trovo che sia espressa, poi lo spirito di Sebastiano Quaranta è sempre presente per trasmettere la forza per andare avanti: UN UOMO.

A parte il padre di Rosa  e Santi Meraviglia, le figure degli uomini non sono meschine o malvagie, Donato, Ferdinando, Cosimo, Peppino....sono uomini normali che rimangono vicine alle loro nipoti, fidanzate o amiche...

La vita di queste donne non ha nulla di esaltante e le due righe sul cognome delle donne non possono trasformare il romanzo in una espressione così coraggiosa. 

Tuttavia la storia è una bella prova di costume sociale, dove vengono rievocati momenti particolari della vita  italiana Il romanzo è ambientato in Sicilia ma di "siciliano" ha ben poco, non mi è arrivato il respiro delle ambientazioni siciliane, qualche parola dialettale non è sufficiente per repirare il profumo dell'isola. 

Vale la pena sottolineare che questa mancanza da al romanzo un respiro più ampio e la storia di costume si allarga a tutto il paese.

Il romanzo è stato, secondo me, sopravvalutato ma rimane pur sempre una bella saga da leggere.

Valutazione: 💛💛💛

SCHEDA LIBRO

AUTORE: AURORA TAMIGIO

TITOLO: IL COGNOME DELLE DONNE

CASA EDITRICE: FELTRINELLI

PAGINE: 416

TRAMA

All’origine c’è Rosa. Nata nella Sicilia di inizio Novecento, cresciuta in un paesino arroccato sulle montagne, rivela sin da bambina di essere fatta della materia del suo nome, ossia di fiori che rispuntano sempre, di frutti buoni contro i malanni, di legno resistente e spinoso. 

Al padre e ai fratelli, che possono tutto, non si piega mai sino in fondo. Finché nel 1925 incontra Sebastiano Quaranta, che “non aveva padre, madre o sorelle, perciò Rosa aveva trovato l’unico uomo al mondo che non sapeva come suonarle”. È un amore a prima vista, dove la vista però non inganna. Rosa scappa con lui, si sposano e insieme aprono un’osteria, che diventa un punto di riferimento per la gente dei quattro paesi tutt’intorno. A breve distanza nascono il bel Fernando, Donato, che andrà in seminario, e infine Selma, dalle mani delicate come i ricami di cui sarà maestra
.
 Semplice e mite, Selma si fa incantare da Santi Maraviglia, detto Santidivetro per la pelle diafana, sposandolo contro il parere materno. È quando lui diventa legalmente il capofamiglia che cominciano i guai, e un’eredità che era stata coltivata con cura viene sottratta. A farne le spese saranno le figlie di Selma e Santi: Patrizia, delle tre sorelle la più battagliera, Lavinia, attraente come Virna Lisi, e Marinella, la preferita dal padre, che si fa ragazza negli anni ottanta e sogna di studiare all’estero. 

Su tutte loro veglia lo spirito di Sebastiano Quaranta, che torna a visitarle nei momenti più duri.

BIOGRAFIA

Aurora Tamigio è nata a Palermo nel 1988 e cresciuta a Milano. Successivamente alla laurea in storia dell’arte contemporanea, ha studiato sceneggiatura cinematografica. Dopo aver lavorato come autrice freelance per il cinema, oggi è copywriter e scrive per aziende del mondo della tecnologia e del design. 

È caporedattrice del magazine di informazione cinematografica Silenzioinsala e scrive cortometraggi (L’incontro, Homefish, Signorina Forsepotevo). Alcuni dei suoi racconti sono pubblicati su “La Balena Bianca”, “Crack Rivista” e “Il rifugio dell’Ircocervo”. Il cognome delle donne è il suo primo romanzo.

venerdì 26 luglio 2024

Una scrittrice dimenticata: Giovanna Zangrandi

 Giovanna Zangrandi

Nacque il 13 giugno a Gallierae morì il20 gennaio del 1988 a Pieve di Cadore.

Il vero nome era Alma Bevilacqua, ma nella sua vita letteraria preferì usare sempre pseudonimi diversi, alla fine scelse Giovanna Zangrandi.

Nel 1921 la famiglia si trasferì a Desenzano del Garda per la salute precaria del padre. Nel 1923 il padre si suicidò e insieme con la madre si trasferirono a Bologna; nel 1929 conseguì la maturità classica e  nel 1933 conseguì la laurea in Chimica. Nello stesse anno fece una vacanza a Cortina e s'innamorò della montagna, delle lunghe camminate, delle scalate, anche pericolose. Quando la madre nel 1937 morì si stabilì definitivamente in montagna. 

Prese la tessera fascista per essere autonoma e poter insegnare a Cortina in un Liceo.  Iniziò anche a collaborare con diversi giornali locali parlando delle sue montagne.

Per lei il mondo della montagna è magico, attratta dalla sua rudezza e dalla tenacia degli abitanti, un luogo che mette a dura prova chi è estraneo ad esso, ne ama il silenzio, i segreti e la chiusura, e si sente fiera di essere stata accolta da questa gente che l'ha amata e accolta dopo un cambiamento radicale della sua vita.

I suoi romanzi  testimoniano la vita rude dei monti alla quale fonde con equilibrio e maturità stilistica le storie inventate e la fantasia letteraria.

 I suoi primi libri sono: Leggende delle dolomiti nel 1951, I Brusaz, 1954, Orsola nelle stagioni, 1957.

       

La sua partecipazione alla resistenza, come staffetta, con il nome in codice Anna, la consegnò a un libro molti anni dopo, nel 1963: I giorni veri, una raccolta di eventi precisi vissuti da lei in un momento di forte tensione nel paese. Le sue parole mostrano la capacità di essere stati attivi  senza mai perdere di vista l'umanità. 

Nel 1966 pubblicò Anni con Attila, altro romanzo frutto della sua attività di partigiana dove la scrittura mette ancora in mostra la capacità di delineare i personaggi soprattutto femminili..

Come dice Antonia Arslan  nel suo libro sulla scrittura femminile italiana fra '800 e '900, l'autrice  affida alle figure femminili dei suoi libri   "il messaggio morale della continuità atemporale, la custodia delle tradizioni e dei valori umani fondamentali nel contesto di un ambiente del tutto particolare, l'onestà di fronte alla morte, di cui la vita di montagna educa a non avere paura: ed è proprio nella dimensione di una narrazione epica "al femminile" che la sua scrittura da i risultati migliori..."

Le donne che descrive nei suoi libri sanno curare, amare ma anche lottare, e senza tanti problemi sostituirsi all'uomo nei lavori manuali. sono donne forti, vere, foggiate dalla natura rude della montagna che lei ha sempre amato.

L'unico amore della sua vita che si conosce è stato per  un partigiano Severino Rizzardi comandante di una brigata il cui nome da partigiano era Tigre, morì pochi giorni prima della liberazione.

Vale la pena sottolineare che il suo ruolo da partigiana fu ad altro rischio, al pari degli uomini e mai si tirò indietro consapevole di ciò che faceva, come trasportare armi o diffondere messaggi clandestini, eseguì anche una mappa della montagna per minare i passaggi dei tedeschi e questo le valse la taglia di cinquanta mila lire!

Per suo volere, quando morì volle essere seppellita nel suo paese natale, Galliera. 

Per gli amanti della montagna suggerisco il rifugio da lei creato a Le Marmarole si trova a 1.796 metri, sulla selletta di Pradonego, tra la parete argentata dell’Antelao e gli Spalti di Toro. 




I suoi libri

  • Leggende delle Dolomiti, Milano: L’Eroica, 1951
  • I Brusaz, Milano: Mondadori «La Medusa degli Italiani», 1954
  • Orsola nelle stagioni, Milano: Mondadori, 1957
  • Il campo rosso (Cronaca di un’estate 1946), Milano: Ceschina, 1959
  • I giorni veri, 1943-1945, Milano: Mondadori, 1963
  • Anni con Attila, Milano: Mondadori, 1966
  • Borca di Cadore. Cenno storico e turistico, Belluno: Tipografia Piave, 1970
  • Il diario di Chiara, Milano: Mursia, 1972
  • Racconti partigiani, Belluno: Nuovi sentieri, 1975
  • Gente alla Palua. Racconti, Belluno: Nuovi sentieri, 1976
  • Racconti partigiani e no, Belluno: Tarantola libraio, 1981
  • Gli ingrassavo le scarpe, in Giovanni Falaschi (a cura di), La letteratura partigiana in Italia 1943-1945, prefazione di Natalia Ginzburg, Roma: Editori Riuniti, 1984
  • Racconti del Cadore, a cura di Myriam Trevisan, Milano: Officina Libraria, 2010
  • Silenzio sotto l’erba, a cura di Myriam Trevisan, Belluno: Nuovi sentieri, 2010

Fonte: Wikipedia - Antonia Arslan Dame, Galline e Regine

martedì 23 luglio 2024

Le farfalle di Sarajevo di Priscilla Morris

 Le farfalle di Sarajevo 

di 

Priscilla Morris
Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Sarajevo era la città simbolo della multietnicità, la capitale della multiculturalità dove persone di etnie diverse convivono "felici e contenti" come si direbbe in una favola. Musulmani, croati e bosniaci religioni diverse e cultura diverse convivevano tranquille.

Eppure improvvisamente qualcosa si rompe e se prima la convivenza era normale senza attriti qualcosa cambia e il vortice del cambiamento porta con se le radici dell'odio e del male. Ecco che la razza, parola che odio, prevale e distacca , allontana un popolo mentre il germe della violenza e della guerra prende sempre più spazio. 

Sarajevo non è più la stessa. 

Non è facile accettare questo cambiamento e Zora, protagonista della storia, fatica a comprendere il male che serpeggia nella città, parenti e amici divisi da una barriera che il giorno prima non esisteva.

Zora si muove nella città incredula, vede persone coperte da un passamontagna nero che portano via mobili, saccheggiano le case e lei si aggira per la città e il suo studio, non comprende come può una città trasformarsi. 

Perché? Parola a cui non riesce a dare una risposta. 

Chi può si allontana, come il marito e la madre malata che raggiungono la  figlia che vive In Inghilterra.

Lei no, lei rimane, non vuole abbandonare la casa che potrebbe essere occupata, non può lasciare le sue lezioni di pittura all'università, non può abbandonare il suo studio nel palazzo che ospita il municipio e la biblioteca. 

Lei è la pittrice dei ponti, deve restare, essere esempio per i ragazzi e continuare a dipingere e intrattenere i ragazzi, dare loro una speranza. 

Rimane nel palazzo in cui vive da quando si è sposata, ormai vuoto, ma alcuni sono rimasti e si sostengono e nutrono nel paese ormai invaso da soldati che perquisiscono ogni abitazione in cerca di armi.

Zora resiste, insieme con il libraio Misrad. Tutto durerà qualche settimana..passano mesi.. Tutto finirà presto...

Poi iniziano a sparare e i corpi rimangono a marcire nelle strade per paura dei cecchini. Poi iniziano le bombe e il cielo di Sarajevo si colore di fumo e di rosso. Poi la città rimane senza telefono, senza acqua, senza luce, senza cibo.

Infine colpiscono il cuore della città, la biblioteca e lunghe farfalle nere cadono su una Sarajevo spezzata.


L'autrice ci descrive l'assedio di Sarajevo attraverso le emozioni della pittrice Zora, che come tutti gli abitanti della città assiste incredula allo scempio che giorno dopo giorno si verifica.

 Lo stile è asciutto, le parole scorrono misurate, il ritmo della storia è pacato, sereno quasi come una carezza verso questa città che lentamente cade e le case e gli alberi spariscono, rimangono solo corpi e edifici crivellati dai colpi di mitragliatrice. 

La città può ospitare solo serbi, tutti gli amici e parenti di prima adesso sono nemici, da uccidere, per dare a Sarajevo una nuova vita senza "stranieri".

Un romanzo toccante  raccontato senza odio o recriminazioni. L'incredulità della protagonista è anche quella di tutto il resto del mondo che assiste a questa guerra. fratricida. Ma l'umanità delle persone non si recide con una taglio alla storia. L'umanità rimane  e con la solidarietà mostra che non tutto è perduto. le guerre distruggono case, uccidono persone, incendiano il passato di un popolo, ma i sentimenti delle persone non vengono estirpati. La speranza non può essere distrutta. 

Una storia che non deve mancare nelle vostre letture.

Valutazione: 💛💛💛💛💛+++

Scheda Libro

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Trama

Sarajevo, 1992. Ogni notte bande di ultranazionalisti con la faccia coperta da calze nere trascinano in strada i mobili presi dalle case abbandonate ed erigono barricate che tagliano la città in enclave etniche. Ogni mattina, gli abitanti – musulmani, croati, serbi – rimuovono quelle barriere e affrontano la giornata fingendo di non vedere ciò che si addensa all’orizzonte. Tuttavia, inevitabilmente, arriva il giorno in cui la tragedia che incombe sulla città non può più essere ignorata, e Zora Kočović, pittrice e insegnante, decide che è giunto il momento di mandare suo marito e l’anziana madre fuori dal paese, al sicuro. Lei, invece, non lascerà Sarajevo, il suo studio sotto i tetti della Vijećnica, i ragazzi che si aggrappano ai suoi corsi di arte come all’ultimo brandello di normalità, i suoi quadri che raffigurano i tanti ponti, simbolo della città della convivenza. Le ostilità non potranno durare più di qualche settimana, la tempesta passerà. Ma la tempesta non passa e l’assedio chiude Sarajevo in una morsa. I suoi abitanti rimangono senza comunicazioni, senza luce, senz’acqua, senza medicine: dalle colline attorno la città viene bombardata, spazzata dai cecchini, martoriata. Muoiono a migliaia; le lapidi, bianche, sottili, riempiono ogni angolo, prato, cortile. Spariscono giorno dopo giorno gli alberi e gli uccelli. Nel palazzo squarciato dalle esplosioni in cui Zora vive ormai sola, si è formata una vera e propria comunità di fratelli e sorelle d’anima che si appoggiano gli uni agli altri, affrontano insieme il loro mondo che si sta disintegrando, si reinventano di nuovo e poi ancora, nel tentativo di non perdere la propria umanità. Tutto ciò che Zora e i suoi amici hanno di più caro viene distrutto, esposto allo scempio dalla crescente violenza degli assalitori: al posto delle rondini nel cielo di Sarajevo volteggia la cenere, uno sciame di farfalle nere. Eppure, dopo che si è perso tutto, lì, può esserci ancora straordinaria bellezza.

sabato 20 luglio 2024

La vita altrove di Guadalupe Nettel

 La vita Altrove di Guadalupe Nettel

Impressioni di Maria Lucia

Nel libro di Guadalupe Nettel sono racchiusi otto racconti. Otto storie il cui filo comune è la ricerca del perché le relazioni affettive e emotive nascono e/o finiscono. l'autrice messicana si muove come una vagabonda in questa ricerca e spera che in qualche storia possa ritrovare quell'altrove che cerca, la speranza di trovare una spiegazione e un'alternativa possibile.

Sono storie tutte diverse che ci conducono a segreti familiari e emozioni tenute nascoste e represse, inutilmente, perché alla fine tutto viene a galla e la verità può essere devastante, come nel primo racconto che introduce il libro.

La scrittura della Nettel è precisa, asciutta,  attenta e non sbaglia, cerca di  mostrare, senza edulcorazioni, le dinamiche famigliari, senza sconti a nessuno.

Le sue storie ordinarie, attraverso la sua fine ed elegante penna, diventano straordinarie e ci regalano momenti di lettura entusiasmante.

Magia e realtà si mescolano nella narrazione e i racconti assurgono a piccoli gioielli di lettura tesi alla ricerca di mondi possibili come un albatros che sorvola il cielo e dall'alto osserva nei dettagli le emozioni buone e cattive di chi vive nella terra.

Una bella lettura anche se il suo romanzo La figlia unica è sicuramente una prova letteraria di maggior riguardo.

Scheda Libro

Autore: Guadalupe Nettel

Titolo: La vita altrove

Casa editrice: Nuova Frontiera

Pagine: 192

Trama

All’improvviso, quando meno se lo aspettano, i protagonisti di questo libro si ritrovano scacciati dalle loro vite. A volte è per ragioni di cuore, altre di lavoro o familiari, spesso semplicemente per caso: la realtà viene drasticamente sovvertita e sono costretti ad adattarsi a circostanze inaspettate, a navigare senza bussola in acque sconosciute.

 Una ragazza incontra in ospedale un parente misteriosamente bandito dalla famiglia; un attore, in piena crisi professionale, si insinua nella vita di un rinomato collega; una donna vive in un mondo in agonia, dove l’unica consolazione è rifugiarsi nel sonno; un uomo crede di scoprire la soluzione al suo logoro matrimonio in una stradina solitaria.

 Anche la famiglia, con le sue logiche spesso sfuggenti, i suoi piccoli e grandi tradimenti, i suoi segreti e le aspettative è una costante di questi otto racconti. Come pure il mondo animale e il mondo vegetale che, in un continuo dialogo, fanno da contraltare a quello degli umani. Con la precisione e l’estro di un funambolo, 

Nettel si muove tra reale e fantastico, riuscendo ancora una volta a rivelare la natura strana e inquietante della realtà che ci circonda.


mercoledì 17 luglio 2024

SCRITTRICI DIMENTICATE: BONTA' WANDA

 BONTA', WANDA (1902 - 1986)

NACQUE A MILANO IL 25 GIUGNO DEL 1902, RIMASE ORFANA DA RAGAZZINA E FU AFFIDATA A DIVERSI ISTITUTI RELIGIOSI E SI DIPLOMO' MAESTRA. 

CONSEGUITO IL DIPLOMA ESEGUì  MOLTEPLICI LAVORI, MA LA SCRITTURA ERA IL SUO OBIETTIVO E E IL SUO SOGNO  INIZIO SUBITò A SRIVERE E IL SUO PRIMO ROMANZO EBBE UN NOTEVOLE SUCCESSO, FU PUBBLICATO NEL1928: LA FATICA DI VIVERE.

FINO AL DOPOGUERRA LA SUA SCRITTURA FU PROLIFICA E SCRISSE MOLTI ROMANZI. 

LE PROTAGONISTE DEI SUOI ROMANZI SI DISCOSTAVANO DAL MODELLO FEMMINILE DI DONNA DEL REGIME FASCISTA.

LE SUE "SIGNORINETTE" ERANO IN CERCA DI LIBERTà E INDIPENDIENZA, CERCAVANO DI ESPRIMERSì NEL LAVORO E NELLA VITA SENZA IL SUPPORTO DI UNA FAMIGLIA CON MARITO E FIGLI COME IMPONEVA L'IDEALE MUSSOLINIANO.


NEL 1937 SI ISCRISSE ALL'ORDINE DEI GIORNALISTI E INIZIò LA COLLABORAZIONE  CON DIVERSI GIORNALI, TRA CUI GRAND HOTEL E INTIMITA'.

IL SUO ROMANZO PIù FAMOSO FU "SIGNORINETTE" CHE RIUSCì A VNDERE BEN CINQUANTAMILA COPIE IN UN SOLOANNO! 

UN ROMANZO CHE FECE SOGNARE MOLTE RAGAZZE E RAGAZZINE DEL TEMPO.

MORì IL 5 MARZO DEL 1986 A MILANO.


ELENCO DEI LIBRI SCRITTI DALL'AUTRICE


Signorinette (Edizioni Mani di Fata, 1938, ill. Carlo Alberto Michelini)
Signorinette nella vita, Edizioni Mani di Fata,1942, ill. E. Marisaldi)

La fatica di vivere (Milano, Libr. Edit. Milanese, 1928)
Una corsa in paradiso (Milano, Vallardi, 1934)
Paura di amare (Milano, Sonzogno, 1941)
Vivere in due (primo diario di Clementina) (Milano, Sonzogno, 1941)
L'ombra sul fiore (Milano, Sonzogno, 1942)
L'ora dell'amore (Milano, Rizzoli, 1942)
I cagnolini di Perlarosa: racconto allegro per i piccoli (Milano, Genio, 1944, ill. di Baldo)
Lontano da te (Milano, Sonzogno, 1944)
Viaggio nell'azzurro (Milano, Cremona, E. L. I., 1944)
Lucciola (Milano, A. Tarantola, 1945)
Una moglie sola (secondo diario di Clementina) (Milano, Sonzogno, 1945)
Temporale sull'orto (Milano, Mani di fata, 1945)
Sei mesi d'amore (Milano, Mani di Fata, 1946)
Una notte d'agosto (Milano, Rizzoli, 1946)
Lo strano cuore di Nelly (Milano, Sonzogno, 1947)
Via degli oleandri (Milano, Sonzogno, 1949)
Occhi d'ombra (Milano, G. Valsecchi, 1950)
Il segreto di Marta Bergen (Milano, Sonzogno, 1950)
Amore nemico (Milano, G. Valsecchi, 1951)
Amanti (Milano, G. Valsecchi, 1953)

SE VOLETE SAPERNE DI PIù

  • M. Gastaldi, Donne luce d'Italia, Milano, 1936
  • M. Bandini Buti, Poetesse e scrittrici, Roma, 1941-42
  • G. Carcano, Panorama biografico degli Italiani, Roma, 1956
  • M. Gastaldi e C. Scano, Dizionario delle scrittrici italiane contemporanee, Milano, 1957
  • Rachele Farina, Dizionario biografico delle donne lombarde: 568-1968, Baldini Castoldi Dalai, 1995

TRATTO DA

lunedì 15 luglio 2024

BANDO DI CONCORSO NAZIONALE sezione POESIA INEDITA 2024 - XLVIII EDIZIONE -

Un concorso poetico senza pagamento di quota, tema Marco Polo!

Scade il 31 agosto...affrettatevi a inviare le vs poesie!!!!

BANDO DI CONCORSO NAZIONALE  sezione POESIA INEDITA 2024 -  XLVIII EDIZIONE -



L Assessorato Cultura indicono la XLVII edizione del Premio Letterario Nazionale INSULA ROMANA 2024. In occasione del centenario della morte di Marco Polo, il motivo di ispirazione e riflessione poetica per gli autori sarà: XLVII Edizione BANDO DI CONCORSO NAZIONALE sezione POESIA INEDITA 2024 Italo Calvino, Le città invisibili, II [1972]


“Tutto perché Marco Polo potesse spiegare […] che quello che lui cercava era sempre qualcosa davanti a sé, e anche se si trattava del passato era un passato che cambiava man mano egli avanzava nel suo viaggio, perché il passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto, non diciamo il passato prossimo cui ogni giorno che passa aggiunge un giorno, ma il passato più remoto”

Oispirati al tema indicato nel Bando su supporto cartaceo in sei copie ciascuno a mezzo raccomandata. Le sei copie di ogni elaborato dovranno essere spedite in un unico plico, nel quale dovrà essere altresì inclusa una nota in busta chiusa contenente le generalità dell'autore (nome e cognome, luogo e data di nascita), l'indirizzo completo, il numero di telefono, l'eventuale e-mail. Non è richiesta alcuna quota di partecipazione. Gli elaborati lirici dovranno essere spediti entro e non oltre il 31/08/2024 (farà fede la data del timbro postale) al seguente indirizzo: Ass. Pro Loco Bastia Umbra - Piazza Mazzini 71 - 06083 Bastia Umbra PG.

Una prima selezione sarà effettuata da una Giuria di esperti di stimata e nota professionalità che sceglieranno i migliori elaborati da presentare alla Giuria Popolare composta da circa 100 membri di varie categorie sociali che nomineranno il vincitore nella serata programmata per il giorno giovedì 17 ottobre 2024 alle ore 21,00 presso la Sala Espositiva delle Monache benedettine di Bastia Umbra. La scelta della giuria è insindacabile. I testi poetici potranno essere scritti in qualunque lingua o dialetto, purché abbiano a fianco il testo italiano.

La cerimonia di premiazione avrà luogo domenica 17 novembre 2024, alle ore 17.00 presso la Sala Congressi del Centro Fieristico L. Maschiella a Bastia Umbra. Ai soli premiati e segnalati sarà inviata comunicazione entro il giorno 31 ottobre 2024. I risultati saranno resi noti tramite mezzi di comunicazione dopo la cerimonia di premiazione. Gli elaborati non saranno restituiti. Si ricorda che chi presenta delle opere partecipanti al concorso non può contemporaneamente far parte della Giuria Popolare. La partecipazione al Premio INSULA ROMANA presuppone l'accettazione del presente regolamento. I dati anagrafici trasmessi verranno trattati, ai sensi del D.Lgs. 196/2003 in materia di privacy e del Regolamento europeo 679/2016 – GDPR, esclusivamente per attività inerenti al concorso di poesia in parola e non verranno trasferiti a soggetti terzi. L'autore 1° classificato riceverà un premio consistente in € 600,00; il secondo € 300,00 e il terzo € 200,00. I premiati riceveranno una pregevole ceramica umbra. La Giuria tecnica si riserva, inoltre, la facoltà di assegnare un premio speciale intitolato alla memoria della professoressa Oretta Guidi (ex presidente giuria tecnica) al poeta ritenuto meritevole di menzione .

 Gli autori vincitori dovranno personalmente presiedere alla cerimonia di premiazione al fine di ritirare il Premio assegnato, altrimenti il premio rimarrà a disposizione dell’Ente organizzatore. È previsto che gli autori vincitori invitati alla cerimonia di premiazione siano ospiti in struttura alberghiera a carico dell'Ente organizzatore. Una prima selezione sarà effettuata da una Giuria di esperti di stimata e nota professionalità che sceglieranno i migliori elaborati da presentare alla Giuria Popolare composta da circa 100 membri di varie categorie sociali che nomineranno il vincitore nella serata programmata per il giorno giovedì 17 ottobre 2024 alle ore 21,00 presso la Sala Espositiva delle Monache benedettine di Bastia Umbra. La scelta della giuria è insindacabile. 

I testi poetici potranno essere scritti in qualunque lingua o dialetto, purché abbiano a fianco il testo italiano. gni concorrente potrà inviare fino a tre componimenti anonimi Oispirati al tema indicato nel Bando su supporto cartaceo in sei copie ciascuno a mezzo raccomandata. 

Le sei copie di ogni elaborato dovranno essere spedite in un unico plico, nel quale dovrà essere altresì inclusa una nota in busta chiusa contenente le generalità dell'autore (nome e cognome, luogo e data di nascita), l'indirizzo completo, il numero di telefono, l'eventuale e-mail. 

Non è richiesta alcuna quota di partecipazione. 

Gli elaborati lirici dovranno essere spediti entro e non oltre il 31/08/2024 (farà fede la data del timbro postale) al seguente indirizzo:

Ass. Pro Loco Bastia Umbra - Piazza Mazzini 71 - 06083 Bastia Umbra PG. 


 LA GIURIAÈ FORMATADA: Jacopo Manna (Coordinatore della Sezione Poesia Inedita); Jane Rebecca Oliensis (Presidente Humanities Spring); Valter Papa (Medico); Marinella Amico (Insegnante in pensione); Aurora Panzolini (Universitaria)

PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE «DONNA» XXXVI Edizione

  PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE «DONNA»  XXXVI Edizione   PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE «DONNA» XXXVI Edizione    Il C.I.F. Centro It...

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.