Contessa Lara
Eva Giovanna Evelina Cattermole
Eva Giovanna Evelina Cattermole nasce a Firenze il 26/10/1849 morì a Roma il 30/11/1896 a soli 47 anni.
Nella scritture e nei versi poetici la ritroviamo con il pseudonimo di Contessa Lara, fu anche una giornalista apprezzata, "una professionista della penna" come è stata definita da Antonia Arslan, docente dell'università di Padova, nonché autrice di numerosi romanzi di successo.
La Contesa Lara illuminò la cultura del fine ottocento italiano.
Il padre era scozzese, pertanto Evelina fin dall'infanzia nutrì notevoli doti per le lingue straniere e imparò oltre all'inglese, lo spagnolo e il francese. Studiò a Parigi e questo le permise di respirare in ambienti letterari ampi e stringere amicizia con noti poeti tra cui ricordiamo Giosuè Carducci, Aleardo Aleardi, Giovanni Prati e Niccolò Tommaseo.
Spiace dover rammentare che l'autrice viene ricordata per le sue avventure erotiche sentimentali, tanto che sono state scritte ben due opere biografiche su questo aspetto, dimenticando e tralasciando del tutto le sue capacità poetiche, la sua scrittura garbata ed elegante.
Nel 1871 si sposò con il tenente Francesco Eugenio Mancini figlio di Laura Beatrice Oliva, che teneva uno dei salotti letterari in voga in quegli anni a Firenze; con il marito si trasferì a Roma a Napoli e poi a Milano.
A Milano, Evelina Cattermole creò un salotto letterario famoso, dove era lei a determinare chi potesse frequentarlo, e divenne lugo di incontri con noti esponenti della Scapigliatura e giornalisti del Corriere della sera.
Il matrimonio si rivelò un fallimento, lui frequentava altre donne di teatro e giocava d'azzardo, la Contessa Lara, nota per la sua bellezza, trovò ben presto un giovane veneziano e s'innamorò perdutamente.
Il marito a causa dei numerosi pettegolezzi riuscì a scoprire e a cogliere sul fatto la moglie e l'amante, questo fu un motivo per lui di richiedere e ottenere il divorzio visto la colpevolezza di adulterio. Scacciata di casa si rifugiò dalla nonna e per molto tempo visse dei proventi dei suoi articoli e versi, che non erano molti.
Nel 1875 conobbe il poeta Mario Rapisardi e molti sostengono che ne sia stata l'amate. Questo incontrò risollevò l'animo della Contesa Lara, riprese a scrivere con maggiore impeto e iniziò per lei un periodo di successi letterari.
Nel 1884 ritornò a Roma e dopo vari e saltuari amori conobbe e visse con lui il poeta siciliano Giovanni Alfredo Cesareo, da lei considerato il marito che aveva sognato e finalmente incontrato. La serenità ritrovata la portò a scrivere diversi romanzi , ricordiamo Così è, L'innamorata, Novelle di Natale, Una famiglia di topi e Il romanzo della bambola ripubblicò Storie d'amore e di dolore e pubblicò ancora E ancora versi la sua prima opera poetica di maggior successo.
Formò anche un salotto musicale che divenne ricercato e frequentato da molti compositori ma anche scultori e pittori.
Nel 1895 finì la sua relazione con il poeta siciliano e dopo un periodo di depressione incontrò Giuseppe Perantoni, pittore di poco talento, 25enne, che la scrittrice aiutò economicamente, poi l'amicizia si trasformò in una relazione che si rivelò subito tossica.
Il pittore squattrinato era interessato a suoi soldi e la picchiava continuamente, Evelina aveva cercato più volte di liberarsi di quest'uomo, senza successo e durante una lite, lui la ferì non mortalmente, ma non avendo chiamato i soccorsi con solerzia, la scrittrice perse molto sangue e dopo qualche giorno la sua vita tormentata dalla ricerca di un amore e una vita stabile, ebbe fine.
Era il 30 novembre 1896, aveva 47 anni.
La vita letteraria della Contessa Lara non ha avuto il giusto ed equilibrato riconoscimento, la sua fragilità, i suoi amori, la sua bellezza sono le cose che maggiormente hanno animato la critica letteraria, anteponendosi alla sua scrittura.
Sono prevalsi i suoi tanti amori difficili, l'autrice stessa ne era consapevole, e nel suo romanzo "la Bambola" mette in risalto come la bellezza a volte è un veleno che corrode il tempo e il corpo.
Le protagoniste dei suoi romanzi a volte sono peccatrici e lei ne delinea i tratti con consapevolezza e capacità di analizzare i comportamenti delle donne descritte e la loro infelicità nel ruolo passivo di donna in cui vivono sognando l'emancipazione.
La contessa Lara meriterebbe di essere ricordata come scrittrice, come giornalista e come intellettuale ricercata e seguita nei salotti culturali. Si dovrebbe rivalutare l'intera sua opera, il pubblico di allora amava i suoi romanzi, li comprava, e lei sfidò il tempo riuscendo a mantenersi con i suoi scritti.
BIBLIOGRAFIA
- Canti e ghirlande, Cellini, Firenze, 1867
- Versi, Sommaruga, Roma, 1883
- E ancora versi, Sersale, Firenze, 1886
- Nuovi versi. Edizione postuma, Milano, Galli, 1897
- Senza Baci versi della Contessa Lara e musica di F.P. Contin
- Storie d'amore e di dolore, (raccolta di novelle)
- Così è, (raccolta di novelle)
- L'innamorata (romanzo)
- Novelle di Natale
- Una famiglia di topi, (per bambini)
- Il romanzo della bambola , (per bambini)
- Poesie, a cura di M. Amendolara, Edizioni dell'Oleandro, Roma, 1998
- Novelle toscane, a cura di C. Caporossi, Il Poligrafo, Padova, 2008
- Contessa Lara, Lettere ad Angelo De Gubernatis, a cura di C. Caporossi, Otto-Novecento, Milano, 2010
- L'ultima estate di Contessa Lara. Lettere dalla Riviera. 1896, a cura di Manola Ida Venzo, con un saggio di Biancamaria Frabotta, Viella, Roma 2011 -
- Il romanzo della bambola, a cura di Stefano Calabrese e Federica Fioroni, Nerosubianco, Cuneo, 2011 -
- Contessa Lara - Luigi Milani, Doni di Natale, Graphe.it edizioni, Perugia 2020
E' una delle ' tigri reali' , delle ' divoratrici di uomini' nella capitale chiassosa e licenziosa, convulsa e sfrenata negli anni ruggenti della ' belle epoque' . Fra tracotanze amorose e poesie decadentiste, Evelina crea il suo personaggio di ' donna fatale' . La sua avventurosa collezione di amanti raccoglie anche artisti e scrittori, da Mario Rapisardi .il D’Annunzio a lei si ispira per il personaggio di Elena Muti nel Piacere: < sul damascato letto ampio e profondo/ ella al blandimento inverecondo/ da tutto il corpo freme il piacere>
RispondiEliminaConcluse la sua tumultuosa esistenza uccisa dal pittore, Giuseppe Pierantoni, con il quale conviveva.
L'amore, che tanta parte ebbe nella sua vita, si riflette nella sua lirica che, sebbene di scarsa intensità, ha movenze delicate e sincere Ha una vena sentimentale morbida e un po’ sensuale, con qualche particolare piccante. Sa proporre se stessa come personaggio. Il suo stile, non originale, non è tuttavia sciatto o trascurato, tale da piacere anche un pubblico raffinato.
Muore tragicamente, come spesso le protagoniste della romanzeria di amore e morte: uccisa da un imbrattatele, squallido amante sfruttatore (1 dicembre 1896).