venerdì 27 dicembre 2024

FUA' FUSINATO, ERMINIA (1834 - 1876) Ancora una poetessa dimenticata

FUA' FUSINATO, ERMINIA (1834 - 1876)

Ancora una poetessa dimenticata

Erminia Fuà nacque a Rovigo il 5 ottobre 1834 da Marco, medico, e Geltrude Bianchi, entrambi di religione ebraica. Ben presto la famiglia si trasferisce a Padova e la sua educazione e cultura viene affidata allo zio Benedetto che la conduce all’amore per i versi. Ama leggere e studiare ma tutto si svolge a casa, non conseguì mai un titolo di studio, il destino delle donne non prevedeva il loro inserimento in ambito scolastico, inoltre la madre e una sorella erano ammalate di tubercolosi e lei doveva prendersi cura di loro.

Relegata in casa, come tutte le donne coetanee del tempo, inizia a scrivere i primi versi.

Nella sua famiglia si seguono le idee liberali e si intrattengono diversi poeti e patrioti italiani, durante uno di questi incontri, in cui anche lei delizia gli ospiti con i suoi scritti, conosce Arnaldo Fusinato, poeta e patriota italiano che lotta per l’indipendenza dell’Italia dalla dominazione austriaca.

Lei non ha ancora diciotto anni e si innamora di questo uomo, più anziano di lei, vedovo e cattolico.

Sfida la sua famiglia ebrea per sposarlo, si rifugia a Venezia dallo zio Benedetto per sfuggire ai tentativi del padre a dissuaderla, dimostrando quanto fosse emancipata e determinata non solo per   la forza dell’amore, ma per la sua idea di donna libera da costrizioni e dall’accettare passivamente un diniego.

Per sposare il suo amato, si convertì al cattolicesimo e lo sposò nel 1856, durante il viaggio di nozze furono ospiti di Ippolito Nievo.

Inizia per lei una vita diversa, più attiva e impegnata politicamente, ne sposa la causa e sostiene il marito nelle battaglie risorgimentali, rivelando il suo spirito battagliero e patriottico non solo nei versi ma nelle battaglie. Prende parte in modo attivo ai comitati antiaustriaci, al movimento risorgimentale senza paura ma con coraggio, da spirito libero e si guadagna il soprannome di giardiniera o quarantotto.

Quando la situazione precipita e il marito deve scappare per nascondersi, per lei la vita diventa più difficile che inizialmente affronta da sola. Lo raggiunge e per sfuggire agli austriaci scappano a Firenze, nella città di Dante Erminia conosce altri patrioti e poeti di spicco, tra cui ricordiamo Tommaseo e Capponi.

Successivamente Erminia e Arnaldo si rifugiano a Roma.

Nel 1874 pubblica il suo primo libro di poesie.

La nascita di tre figli, Giovanni Guido e Teresita non le impedirono di occuparsi di politica accanto al marito, né di continuare scrivere versi. Non si stancò mai di approfondire la sua cultura ampliando le conoscenze in ambito letterario e storico e fino agli ultimi attimi di vita continuò a scrivere pensieri e poesie in cui spiccava in primo piano il suo amore per gli ideali della patria dell’Italia unita che sognava e che aveva lottato per raggiungere l’obiettivo risorgimentale di cui nel veneto fu l’anima ispiratrice. Non possiamo definirla una femminista, o pre-femminista. Erminia era uno spirito libero e indipendente che lottava per la Patria  e per l’istruzione a tutti, anche per le donne.

Morì a Roma il 30 settembre del 1876 a soli 41 anni ma da tempo il suo fisico era minato dalla tubercolosi.

Maria Lucia Ferlisi


 Fuà Fusinato 1873 poesia dedicata al fratello.

Al mio nascer, bambino io ti trovai

Sorridente alla mia culla d’appresso,

E al crescer nostro il nostro amor, lo sai,

Cresceva anch’esso.

Teco io vissi l’infanzia, e teco i primi

Giochi e studî ho divisi, e i nostri petti

Si aprîr concordemente ai più sublimi

E santi affetti [...]

Ma fanciul più non sei! ti chiama adesso

A nuove cure il tuo nuovo destino,

E ti dischiude a più severo incesso

Altro cammino.

CARMEN SARI nel suo elaborato definisce la poetessa  in modo superlativo:

Erminia Fuà, “poetessa di vocazione e non di elezione”

Erminia Fuà Fusinato, poetessa, divulgatrice delle nieviane Confessioni d’un Italiano, educatrice, socia corrispondente dell’Ateneo Veneto dal 1872 al 1876, anno della sua morte, nel volume intitolato Versi, che può definirsi un’autobiografia poetica, offre al lettore molteplici scenari, privati e pubblici, della società ottocentesca italiana. «Senza avere neppure appreso le leggi del metro» – come dichiara a Tabarrini nel 1873 – Erminia racconta, con forma schietta e semplice, il Risorgimento italiano, le disavventure familiari, le bellezze della natura, il ruolo e la condizione della donna, i dolori e le gioie di un’esistenza travagliata, condizionata, emancipata. Dio, patria, famiglia sono tre concetti fondanti la vita e la produzione poetica della scrittrice rodigina. L’animo di Fuà, che si espande nel celebrare la patria libera, gloriosa, unita, indipendente, si eleva ancora di più, se possibile, quando evoca immagini del suo ‘santuario domestico’. La poetessa ha dato prova della spontaneità, della grazia e della bellezza artistica. La forma stessa appare conforme a quell’estetica del bello che si cela nel vero e il pensiero fluisce così come nacque nella sua mente. Ciò conferisce alla poesia quel carattere di ingenuità, verità e purezza che si ammira nei rimatori antichi e che Leopardi ritrovò nell’imitazione dei Greci.

Il titolo del presente contributo, che riprende un'espressione utilizzata da Marco Tabarrini nella prefazione al volume Versi di Erminia Fuà, trova conferma nella poesia che la poetessa rodigina dedica al marito Arnaldo Fusinato, di cui riporto, qui, alcuni versi significativi:

Sì, non appena la mia giovin mente

Comprese il gaudio,

La speranza e il pianto,

Un affetto mi vinse alto e potente

Per questa ispiratrice arte del canto;

E una voce secreta:

Canta, mi disse, tua sarai poeta.

Nella testimonianza di Pompeo Gherardo Molmenti: la poesia era nata con lei; sarebbe diventata una grande improvvisatrice, ma fortunatamente non la tentò il plauso lusinghiero. La sua casa era il ritrovo di colte ed egregie persone, che ammiravano il suo ingegno precoce, e nel cui frequente conversare si sviluppò, forse inavvertitamente, quell'innato sentimento del bello e del buono, che fu l'ispiratore costante dei suoi scritti e delle sue azioni.

OPERE

Versi (1874)

Scritti educativi (1873)

Scritti letterari (1882, postumo)

Ricordi e lettere ai figli (1887, postumo)


Grazie a questi siti che ne conservano la memoria

https://www.iismarchesi.edu.it/pagine/erminia-fu-fusinato-la-dimenticata-patriota-italiana-e-poetessa-di-vocazione

https://it.wikipedia.org/wiki/Erminia_Fu%C3%A0_Fusinato

https://www.italianisti.it/pubblicazioni/atti-di-congresso/i-cantieri-dellitalianistica-ricerca-didattica-e-organizzazione-agli-inizi-del-xxi-secolo-2016/Sari.pdf

 

 

   





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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.