Racconti romani di Jhumpa Lahiri

 Racconti romani

 di

 Jhumpa Lahiri


Impressioni di Rossella Scipioni

Leggere questi racconti romani è stata un bel tuffo in una serie di storie che appaiono semplici e scelti quasi a caso, sbagliato. Questi racconti hanno un filo comune, in primis, il luogo: Roma, in secondo luogo: gli stranieri. 

Roma viene vista e filtrata dagli occhi stranieri che vivono, hanno vissuto in questo luogo magico che magico non è. Ecco che Roma non è più la città accogliente ed eterna, anche lei si lascia trascinare dal razzismo esplicito o strisciante. 

Leggiamo di aggressioni, di paure, di allontanamenti...con le loro storie di inadeguatezza, di sentirsi sempre degli esclusi, in quella città che dovrebbe essere una finestra sul mondo della multiculturalità, ma così non è.

Ne viene fuori una Roma diversa, ma più vera e coerente con l'attuale clima di razzismo più o meno celato, una realtà  poco conosciuta ma vista con gli occhi stranieri ci fa comprendere quanto sia distante dal concetto di accoglienza, anche negli ambienti borghesi, velati da un falso senso di parità che viene esplicitato poi in maniera sottile nelle conversazioni.

Il libro vuole essere un omaggio a Moravia, e lo è,  perché mette di fronte, quasi come una sfida, le due Rome, una filtrata da un occhio italiano, l'altro dagli occhi stranieri, due modi di guardare differenti, due verità contrapposte.

L'autrice in alcuni tratti delle sue storie appare noiosa, ma nelle sue storie non accade nulla di eclatante, sono sono sguardi su alcune realtà di vita che nessuno si ferma a guardare ed ecco spiegato quel senso di tristezza e amarezza che leggiamo in tutti i suoi nove racconti.

VOTO:💛💛💛💛


SCHEDA LIBRO:

Autore: Jhumpa Lahiri

Titolo: Racconti romani

Casa Editrice: Guanda

Pagine: 189

TRAMA

Una Roma mista e metafisica, contemporanea ma eternamente sospesa fra passato e futuro, è la vera protagonista, non l'ambientazione, di questa raccolta. Nove racconti, alcuni di respiro romanzesco, in cui riconosciamo una città contraddittoria che ridefinisce sempre se stessa, trasformandosi di generazione in generazione in un amalgama, in un viavai ibrido di stranieri e romani che si sentono comunque sempre tutti fuori posto. 

Segnati da un ambiente al contempo ospitale e ostile, i personaggi che abitano questi racconti vivono momenti di epifania ma anche violente battute di arresto. Così "Il confine" descrive le vacanze di una famiglia in una casa della bella campagna romana, ma la voce narrante è quella della figlia del custode che un tempo faceva il venditore di fiori in città e nasconde una ferita. Ne Le feste di P. un uomo rievoca le animate serate nell'accogliente casa di un'amica che non c'è più. 

La scalinata, una storia corale di quartiere, raduna sei personaggi, diversissimi per origine e appartenenza, attorno a un ritrovo comune, un saliscendi continuo di vita nel centro di Roma. Nella "Processione" una coppia cerca invano in città consolazione e sollievo per un episodio del passato che ha segnato tragicamente le loro vite. In "Dante Alighieri" il poeta affiora rigoroso e a suo modo inedito nella vita di una donna americana trasferitasi in Italia, tra memorie del passato e inadeguatezze del presente, finché incipit vita nova. 

L'andamento della scrittura è riconducibile agli autori italiani del Novecento che Jhumpa Lahiri conosce e profondamente ama, a partire da Moravia che riecheggia nel titolo. Ma i temi di questo libro, il quinto che l'autrice scrive direttamente in italiano, sono tutti suoi: lo sradicamento, lo spaesamento, la ricerca di un'identità e di una casa, il sentimento di essere stranieri e soli ma, proprio per questo, in lotta e vitali.


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