La paga del sabato di Beppe Fenoglio


La paga del sabato 

di

Beppe Fenoglio

riflessioni di Maria Lucia Ferlisi

 Ettore ha soli ventidue anni, è un reduce partigiano, ha partecipato alla liberazione dell'Italia dal fascismo, uccidendo, preparando imboscate, vivendo tra i boschi, dormendo poco e sempre con la paura di essere catturato. In pochi anni ha già raccolto un bagaglio di vita grande quanto la vita di un vecchio, eppure in famiglia non capiscono quanto lui stia male.  

Ritornare alla vita dopo quello che ha passato non è facile. Non può modificare la vita di prima  fatta di comando, in cambio di una in cui ricevere ordini. Non può riempire la giornata di gesti uguali e monotoni, giorno dopo giorno, in un circolo di monotonia, ma nessuno comprende il suo disagio, nemmeno la madre che inveisce contro di lui ritenendolo uno smidollato senza voglia di lavorare.

Ettore è ancora scosso da ciò che ha visto e vissuto nella guerra, non riesce a integrarsi in questa nuova vita.

Per questo si unisce ad altri disadattati come lui che cercano di arrabattarsi rapinando ex fascisti o altri furtarelli.

L'amore per Vanda, una bella e procace diciottenne che ama la vita, l'amore e l'allegria , riesce a cambiarlo e quando rimane incinta, decide di cercare un lavoro pulito e cambiare direzione alla sua vita.

Questo romanzo di Beppe Fenoglio ci mostra le emozioni e i sentimenti di tanti che sono rimasti vittime moralmente e psicologicamente dalla guerra, quello che oggi definiamo trauma post guerra.

Il malessere viene scambiato per indolenza, ma dentro le loro menti si susseguono le immagini di morte, di sensi di colpa per aver comunque ucciso, di privazioni, di paura, angoscia e tanto altro... 

Non compresi, soli in questo recupero di normalità che non può avvenire con la semplicità  di come si volta la pagina di un romanzo. Ci vuole tempo. Tempo che non viene concesso dalle famiglie e dalla società così detta normale in cui sono rientrati dopo la lotta armata.

La scrittura di Fenoglio è limpida, essenziale, onesta, come vuole il neorealismo, espone i fatti, in molte parti la scrittura appare ruvida e aspra ma questa è la vita, non si possono edulcorare certi rapporti e aspetti che ci pone giorno dopo giorno, non sarebbero reali.

Lo scrittore ha un patto con il lettore, deve raccontare la realtà e il suo linguaggio deve rispecchiare la vita che non sempre dona serenità e dolcezza, esistono anche il dolore, la paura di vivere in una normalità che non si recupera con un click. 

Un romanzo aspro e delicato da leggere per capire l'epoca della ricostruzione dell'Italia all'indomani della guerra.

Valutazione 💛💛💛💛💛


Scheda Libro

Autore: Beppe Fenoglio

Titolo: La paga del sabato

Casa Editrice: Einaudi

Pagine: 136

Trama

Ettore è il tipico disadattato uscito dalla guerra partigiana scontroso e insofferente, che non riesce a rassegnarsi alla modesta e tranquilla routine di un’esistenza qualunque, senza brividi, senza slanci in avanti. Per questo decide di darsi ad affari loschi ma molto redditizi, che lo facciano sentire di nuovo vivo per davvero, sfruttando la sua grinta di «duro», di piccolo Humphrey Bogart di paese. Ma quando, costretto a metter su famiglia, si ritira e si dedica a un lavoro onesto, uno stupido incidente volge l’epilogo in tragedia. La paga del sabato è un distillato in purezza di scrittura fenogliana, in cui si concentrano densissime tutte le sue caratteristiche piú peculiari: il piglio svelto e concreto, il modo di raccontare per scorci vigorosi, la capacità di delineare in poche battute personaggi memorabili.


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