lunedì 22 marzo 2021

Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka

 Venivamo tutte per mare

di 

Julie Otsuka


recensione di 

Maria Lucia Ferlisi

Una storia corale dove non c'è una sola  protagonista ma tante donne.

Donne che cercano una vita migliore e si sposano sulla base di uno scambio di foto, ma con il vantaggio che quest'uomo  è un immigrato giapponese,  vive in America, una terra sognata, desiderata per realizzare un sogno di libertà e   poter essere sé stesse in questo luogo che è l'emblema della libertà per la realizzazione delle loro speranze di una vita migliore.

La delusione arriva per tutte, nessun uomo è per come si è descritto, non desiderano una compagna di vita, ma una serva compiacente alla loro voglia bramosa di sesso.

Le donne giapponesi, nel silenzio delle loro delusione lottano comunque per cercare un posto dignitoso, alcune ci riescono altre no.

Poi arriva la seconda guerra mondiale e le certezze acquisite con fatica crollano... 

19 febbraio 1942: gli americani di origine giapponese vengono rastrellati e rinchiusi in un campo di concentramento


Un romanzo forte, con un linguaggio crudo, esplicito, necessario per dimostrare la realtà delle donne giapponesi nei primi anni del novecento, un pezzo di storia che vogliono cancellare, ma le donne hanno testimoniato, hanno raccontato e tutto ciò non poteva perdersi in quel tragitto doloroso senza lasciare alcun segno.

L'autrice ha riportato alla luce le storie taciute per troppi anni e lo fa con uno stile ripetitivo, ossessivo quasi a voler fissare in modo forte e permanente queste voci di donne che meritavano altro e almeno in questo libro vengono quasi martellate per non dimenticarle.

Un libro da leggere per chi ama approfondire il retroterra culturale di un popolo o di un periodo storico

Scheda libro

Autore: Julie Otsuka

Titolo: Venivano tutte per mare.

Casa editrice: Bollati Boringhieri

Pagine: 142

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Sinossi

"Da anni" ha dichiarato Julie Otsuka, "volevo raccontare la storia delle migliaia di giovani donne giapponesi - le cosiddette "spose in fotografia" che giunsero in America all'inizio del Novecento. Mi ero imbattuta in tantissime storie interessanti durante la mia ricerca e volevo raccontarle tutte. Capii che non mi occorreva una protagonista. Avrei raccontato la storia dal punto di vista di un 'noi' corale, di un intero gruppo di giovani spose". Una voce forte, corale e ipnotica racconta dunque la vita straordinaria di queste donne, partite dal Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America, a cominciare da quel primo, arduo viaggio collettivo attraverso l'oceano. È su quella nave affollata che le giovani, ignare e piene di speranza, si scambiano le fotografie dei mariti sconosciuti, immaginano insieme il futuro incerto in una terra straniera. A quei giorni pieni di trepidazione, seguirà l'arrivo a San Francisco, la prima notte di nozze, il lavoro sfibrante, la lotta per imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura, l'esperienza del parto e della maternità, il devastante arrivo della guerra, con l'attacco di Pearl Harbour e la decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese come potenziali nemici. Fin dalle prime righe, la voce collettiva inventata dall'autrice attira il lettore dentro un vortice di storie fatte di speranza, rimpianto, nostalgia, paura, dolore, fatica, orrore, incertezza, senza mai dargli tregua.

Per chi vuole saperne di più:  https://www.agenziacomunica.net/2021/02/19/19-febbraio-1942-gli-americani-di-origine-giapponese-rastrellati-e-internati-in-campi-di-concentramento/

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.