Carissimi amici ed amiche solitamente non partecipo ai blog tour, perché il mio tempo è sempre limitato.
Stavolta ho deciso di organizzarmi per presentarvi un romance che vale la pena di leggere: WONDERWALL di Sabrina Williams.
Troverete di seguito tutte le informazioni e un breve estratto per rendervi idea da soli del romanzo, storia di due giovani innamorati e dei loro destini che s'intersecano per regalare istanti di emozioni.
Titolo: Wonderwall (More of all series vol.1)
Autore: Sabrina Williams
Lunghezza: 265 pagine
Formato: ebook e cartaceo
Prezzo: 0,99 ebbok – 9,99 cartaceo
Sinossi:
Max e Marina, due giovani neolaureati in marketing. Già dal periodo universitario, tra i due non corre buon sangue. Lui è insoddisfatto della sua vita quindi chiede a suo padre, un neurochirurgo affermato, di trovargliene uno tramite le sue conoscenze ed è in questa occasione che rivede Marina. La ragazza, nonostante la laurea con lode, lavora come cameriera in trattoria. Il destino deciderà di rimescolare le carte: sarà un viaggio di lavoro a mettere tutto in discussione e a cambiare il loro rapporto.
Tra litigi, ex e varie vicissitudini, Marina cercherà in tutti i modi di proteggere il suo cuore da un’altra delusione. L’innegabile attrazione, che entrambi provano e che cercano di combattere, ma senza riuscirci, basterà a far superare loro gli ostacoli che li attendono?
Biografia
Biografia
Sabrina Williams vive nella sua amata Puglia con il marito e la figlia. Coltiva la sua passione per la scrittura sin da piccola, tanto da vincere a livello scolastico nel 1999 un concorso di poesie.
I suoi molteplici interessi, dai numeri alla passione per il canto, la rendono versatile sotto ogni punto di vista.
A luglio 2018 pubblica il suo primo romanzo self La musica del cuore.
Nel 2019 escono L’infinito del tuo sguardo edito da Collana Floreale, la novella self Mr & Miss G, e Chymera.
Estratti:
«Max, sei già qui!» esordisce stupito mio padre che ha spaccato il minuto, come mi fa notare
l’orologio appeso al muro proprio di fronte a dove sono seduto ora.
«Papà...» lo saluto alzandomi dalla sedia per poterlo abbracciare.
Non siamo proprio due tipi abituati alle esternazioni affettuose, pertanto il mio gesto lo
sbalordisce, tanto che si affretta a staccarsi per potersi accomodare di fronte a me.
«Allora, figliolo. Cosa c’era di così urgente, tanto da non poter aspettare?
Sono stato tutto il pomeriggio preoccupato. Spiegami, per favore. Sono tutt’orecchi.»
«Buonasera. Cosa posso portare ai signori oggi?» interrompe una tipa brunetta, con indosso una
divisa da cameriera, con la coda di cavallo e un corpo minuto ma da favola, rivolgendosi
direttamente a mio padre, il volto coperto da un ciuffo e che lo nasconde dalla mia visuale.
Aspettate... Fermi tutti! Quella voce la riconoscerei persino tra un milione.
Guardo alternatamente lei e mio padre, che sta ordinando il vino e il cibo che mangeremo e di cui
non me ne frega assolutamente niente, come fosse una partita di pingpong.
Quando la ragazza si volta finalmente nella mia direzione, il sorriso che era stampato sulla sua faccia
si spegne non appena si rende conto di chi si trova davanti. «Max?» sputa fuori il mio nome come se
fosse acido corrosivo sulle sue labbra. Faccio fatica a deglutire e quel poco di saliva rischia di farmi
strozzare. Biascico il nome di Marina tra un sussulto e un colpo di tosse. Mio padre, addirittura, si
affretta a versarmi dell’acqua in un bicchiere e mi dà dei colpetti sulla schiena per farmi riprendere.
Perché questa ragazza mi fissa con odio? È vero che i nostri trascorsi non sono dei migliori e che ce
ne siamo combinati di cotte e di crude, ma non capisco dove sia nato tutto questo risentimento.
Quando finalmente torno a respirare normalmente, Marina è ancora lì.
Si aspettava che morissi davanti ai suoi occhi?«Non immaginavo di rivederti qui.
Non hai trovato niente di meglio con la tua laurea con lode?» mi rivolgo direttamente alla mia nemesi.
«Vi conoscete?» ci interroga sospettoso mio padre.«Eravamo compagni di corso all’università.
Piacere, mi chiamo Marina Innocenti» si presenta prontamente lei.Per abitudine, la sfotto alle sue
spalle con l’appellativo “Marina l’innocentina” che so di sicuro la manderà in bestia fra tre... due...
Mi rivolge uno sguardo capace di uccidere all’istante chiunque, tranne il sottoscritto che ci è abituato,
ma non fa le sue solite scenate.
Mhmm... Probabilmente vuole fare buona impressione con papà. Ma la vendetta non tarda ad
arrivare perché dopo pochi istanti mi pesta “accidentalmente” un piede. Brutta stronza...
«Vogliate gentilmente scusarmi. Mi stanno chiamando dalla cucina. Vi mando subito qualcuno
per completare la vostra ordinazione e vi auguro un buon proseguimento. Max...» si congeda
scappando.
Ah… Cos’è questo rumore fastidioso? Fuori è ancora buio e c’è questo ronzio incessante…
Sembra che qualcuno stia tentando di trapanarmi il cervello… Nell’annebbiamento in cui mi trovo,
capisco che si tratta della sveglia. Perché nessuno la fa smettere? Merda, la sveglia!
Mi catapulto fuori dal letto e in tre secondi netti ho lavato i denti e la faccia e sono con il rasoio in
mano. Non posso arrivare tardi proprio il primo giorno!Ahia! Cazzo, che male!
Per fare il più in fretta possibile mi sono tagliato e dovrò andare al lavoro con un cerotto
se non voglio passare per una delle vittime di Jack lo squartatore.
Successivamente, dopo aver battuto il mignolo del piede destro contro lo spigolo del muro mentre
andavo a fare colazione in cucina e rischiato di investire un pedone a causa della mia guida
spericolata, sono arrivato in ufficio con un solo fottutissimo minuto di ritardo e la riunione è già
cominciata. Bravo, cazzone! Bel biglietto da visita!
«Buongiorno a tutti. Mi scuso per il ritardo», ma la voce mi muore in gola quando, scandagliando
il volto di tutti i presenti, riconosco il biasimo negli occhi dell’ultima persona che mi sarei aspettato
di trovare in questo posto.
Forse stamattina avrei fatto meglio a non alzarmi dal letto, visto quello che mi si prospetta davanti.
Marina mi rivolge un sorrisetto compiaciuto per la figura barbina appena fatta, ma il suo è un sorriso
che non coinvolge gli occhi: forse un pochino si dispiace per me.
Nel verde delle iridi dardeggiano fiamme ardenti, ma quello che più mi colpisce peggio di un pugno
allo stomaco di Mike Tyson è il suo aspetto sofisticato: il corpo fasciato alla perfezione da un tailleur
scuro che a mala pena riesce a contenere il seno florido, i capelli tenuti su da un rigido chignon,
il quale ha preso il posto della celebre coda di cavallo e che mi viene voglia di sciogliere
immediatamente per darle un aspetto più informale, il trucco appena accennato, ma che le valorizza
al massimo il volto privo di imperfezioni. L'unico posto a sedere libero è accanto a Oliver proprio di fronte a lei che è seduta con una donna, anch’ella minuta con un taglio di capelli corto e sbarazzino, che ascolta assorta ciò che Alfredo Giorgi e quello che credo sia il suo socio
Armando Riva, stanno dicendo. Il mio cervello sta impiegando non poca fatica nel comprendere il
discorso, in quanto è ancora sconvolto dalla sensualità che emana Marina, e a mala pena riesce a
registrare che la donna, dalla quale sgorgano a ondate forza e potere, è Alessandra Fabbri, detta Alex,
ovvero l’altro account con cui lavorerò e Marina è proprio la sua nuova assistente.Cristallino come
l’acqua, sono un vero imbecille! Ho dato per scontato che Alex fosse un uomo e che avesse un assistente
anch’egli uomo. Forse la mia nemica non ha tutti i torti nell’affermare che sono un cretino
con un’arachide al posto del cervello.
Devo cercare di appianare le cose se voglio che la nostra convivenza qui sia il più pacifica possibile.
Non posso permettermi di mettere in ridicolo me né tanto meno mio padre, che si è esposto per farmi
l’ennesimo favore. La riunione prosegue in una macchia indistinta, tanto sono sicuro che Oliver mi
aggiornerà e saprà darmi le giuste direttive, perché sto cercando di elaborare un piano per avvicinare
Marina e parlarle, prima di provocare danni irreparabili. E se mai dovessi riuscirci, cosa le dico?
Che dovremmo comportarci da adulti e convivere in questa realtà come se niente fosse?
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