Laudomia Bonomi nacque l'otto dicembre del 1907 ad Aquila e morì a Roma il 21 febbraio del 2002.
La sua era una famiglia nobile e da subito respiro un clima letterario che le favorì la crescita letteraria. La madre l'influenzò moltissimo e credette da subito nelle sue forti capacità di scrittrice, tanto che decise di usare come nome Laudomia da un personaggio di un romanzo, assai caro a lei, di Massimo d'Azeglio Niccolò de' Lapi.
Diplomatasi maestra, iniziò subito ad insegnare nei paesini montani dell'Abbruzzo.
Nel 1927 pubblica il suo primo romanzo: :Storie tragiche della montagna, una raccolta di novelle che si ispirano alle tante storie di cui era testimone insegnando in paesini che vivevano ogni giorno miseria e difficoltà.. Dopo qualche anno scrive un secondo romanzo sempre ispirato alle realtà dei piccoli paesi abruzzesi.
Fu un attivista fascista e ricevette anche un prestigioso incarico presso il Tribunale dei minori dell'Aquila.
Dopo la fine del fascismo la sua vena letteraria continua con maggiore forza, scrive Il Fosso che riceve il Premio come opera inedita dal salotto letterario dei Maria Bellonci.
Nel 1950 riceve il prestigioso Premio Bagutta Opera Prima, mai dato a una donna, sempre con lo stesso romanzo.
Gi anni successivi sono interamente dedicati alla scrittura e si trasferisce a Roma per vivere appieno la sua identità letteraria con altri autori e autrici contemporanei.
Laudomia è stata in gara per lo Strega nel 1960 con L’imputata, al Campiello nel 1964 con L’adultera, finalista allo Strega nel 1979 con Il bambino di pietra.
Ebbe una forte e lunga amicizia con Maria Bellonci.
Negli anni '80 entra in una forte depressione che la porta a un allontanamento dalla scrittura, che fu radicale dopo che la casa editrice Bompiani le chiese di cambiare integralmente un suo manoscritto nel 1985, in quanto non corrispondeva ai gusti dei lettori.
Eppure la sua scrittura era sempre stata moderna, chiara, precisa, attenta, equilibrata che ben ci stava nel panorama letterario degli anni '80.
Preferì ritirarsi senza più avere contatti letterari fino al sopraggiungere della mortenel 2002.
FLM.
Opere
Storie tragiche della montagna. Novelle d'Abruzzo, L'Aquila, Vecchioni, 1927.
Il canto dell'acqua, Palermo, Ires, 1928.
Il pesco vestito di rosa, Palermo, Ires, 1928.
Noterelle di cronaca scolastica, L'Aquila, Vecchioni, 1932.
Damina Celina ed altri racconti, Firenze, Bemporad, 1935.
Men avventure al nuovo fiore Milano, Bompiani, 1939.
Le due penne del pappagallino Torino, Paravia, 1948.
Il fosso Milano, Mondadori, 1949; Milano, Bompiani, 1968 (
Il romanzo ci descrive la vita e i sogni di due ragazzi Emine e Bekim, due storie parallele che si svolgono negli anni ottanta e proseguono fino a dopo il 2000.
Emine è una bella ragazza in età da marito, ha un padre ottuso e attento alle tradizioni del suo paese d'origine l' Albania, come tutte le ragazze sogna di vivere una vita libera, in una bella casa come quelle di New York.
Quando le arriva la proposta di matrimonio con un bel ragazzo dai modi gentili, intravede la possibilità di realizzare i suoi sogni di una vita migliore, ma i suoi sogni sembrano svanire già nel giorno delle nozze..
Da questo matrimonio nasce Bekim, in un momento particolare della vita dei Balcani, la Jugoslavia si sgretola e si divide, l'odio e le guerre sono il pane quotidiano. Improvvisamente si diventa stranieri nei luoghi dove sei nato e tutto diventa estraneo. L'immigrazione sembra l'unica soluzione.
Bekim è un ragazzo solitario, gay, non ha amici e non ha un amore stabile ma solo incontri occasionali. Passa la sua vita in compagnia di un boa, che gira libero per casa ed è il suo unico confidente.
Ha dovuto imparare a non dire mai chi è veramente, in Finlandia non accettano gli stranieri. In un bar conosce un gatto parlante che porta nella sua abitazione e finalmente ha un interlocutore che gli insegna a riflettere e ad agire.
Due storie diverse unite da un filo sottile della riflessione sull'identità. Non è facile capire se stessi e ancora più difficile è comprendere l'altro. Chiudere le ali al prossimo e all'umanità può sembrare la soluzione migliore, forse non è la scelta giusta.
L'autore con questo romanzo d'esordio ci incita a vedere lo straniero con occhi diversi. Affronta temi delicati come la violenza sulla donna. Le sue parole scorrono e si conficcano come dardi nella mente del lettore, pensare alle mille sfaccettature delle persone, alle modalità diverse e cerca di condurre al filo unico della multiculturalità attraverso questo romanzo in bilico tra reale e surreale.
Trovo interessante l'inserimento del boa e del gatto che si insinuano nella storia e l'alleggeriscono perché è un romanzo forte, crudele che porta in primo piano temi antichi che nei millenni continuano a essere presenti, come il rapporto padre/figlio e il tema del diverso.
Un romanzo che ti sbatte in faccia la realtà e ti mostra chi è l'altro. Completano il romanzo la scrittura elegante e cerebrale dell'autore.
Un romanzo "disturbante" emotivamente.
Valutazione: 💛💛💛💛💛
SCHEDA LBRO
Autore: Pajtim Statovci
Titolo: Il mio gatto Jugoslavia
Casa Editrice: Sellerio
Pagine: 291
TRAMA
Negli anni Ottanta, in un villaggio della Jugoslavia, Emine è una giovane donna che spesso si scontra con le idee del mondo attorno a sé e con un padre severo e superstizioso. Per un capriccio, un uomo che conosce appena le chiede la mano, e lei in quel matrimonio intravede la possibilità di un cambiamento. Quando i Balcani in guerra si sgretolano, la famiglia fugge in Finlandia e la vita nel nuovo paese è dominata dalla paura e dalla vergogna.
Accanto a lei, il figlio Bekim cresce in una terra dove a chi viene da fuori si comanda di accontentarsi di poco e di essere grati. Il ragazzo rischia di diventare un emarginato sociale, è un immigrato ed è gay, in un paese sospettoso verso gli stranieri fino alla violenza. Quando gli chiedono il suo nome, spesso ne inventa uno.
A volte finge di essere russo. I duri del posto gli sputano in faccia. È ossessionato dalla pulizia e distaccato non solo dai suoi compagni di scuola ma anche dalla madre, che a sua volta è alla ricerca di una identità e di un futuro diversi. A parte incontri occasionali, l’unico compagno di Bekim è un enorme serpente, un boa che lascia vagare liberamente per l’appartamento. Poi, una notte in un gay bar, il giovane incontra un gatto come nessun altro.
Questa creatura parlante, capricciosa, affascinante e manipolatrice lo guiderà in un viaggio sconvolgente nel passato, verso il Kosovo e i suoi demoni, per dare un senso alla storia magica e crudele della sua famiglia. Il primo romanzo di Pajtim Statovci è una continua sorpresa: un serpente letale, un gatto sprezzante e sexy; incontri online e matrimoni balcanici; il caos surreale del l’identità; le cose che cambiano quando cambia il nostro mondo, quelle che invece non cambiano mai; il catastrofico antagonismo tra padri e figli; l’attonito sentimento dell’amore.
Statovci è uno scrittore di singolare originalità e potenza, e in questo suo esordio abbraccia la complessità del mondo creando un’opera letteraria che possiede la forza di un classico del futuro.
BIOGRAFIA
Pajtim Statovci, nato in Kosovo nel 1990, è cresciuto in Finlandia dove si è trasferito con la famiglia fuggita dalla guerra quando aveva due anni. Il mio gatto Jugoslavia, uscito nel 2014 (Sellerio 2024), ha vinto il Premio Helsingin Sanomat.
Le transizioni (Sellerio 2020), il suo secondo romanzo, tradotto in molte lingue, finalista al National Book Award, ha vinto il Toi-sinkoinen Literature Prize nel 2016 e nel 2018 gli è stato assegnato l’Helsinki Writer of the Year Award. Gli invisibili (Sellerio 2021) ha ricevuto il prestigioso Finlandia Prize, che consacra l’autore come il più giovane vincitore di ogni tempo.
Un impiegata di un istituto di riposo decide di iniziare a scrivere dei necrologici dei pazienti ricoverati facendosi raccontare la loro vita, in questo modo conosce Mook Miran, una donna centenaria, che alloggia nel reparto dei malati di alzheimer, ma la sua mente è lucida e chiara e ricorda tutta la sua vita senza lacune.
Inizia tra le due donne una serie di incontri in cui Miran si racconta dall'infanzia fino all'ottava vita e la donna ascolta ammaliata le sue parole.
Lei ha avuto otto vite, tutte strabilianti, dove è stata una spia, una schiava, una donna, un'assassina, un maga delle spezie...
L'impiegata ascolta tra l'incredulità e la voglia di crederle, ma i suoi racconti sembrano uscire dalle pagine di un romanzo di James Bond.
Chi è questa centenaria, dice la verità, qual è il suo nome vero? le domande sono tante , l'unica verità è che lei non aspetta che le ore da passare con lei e ascoltare le sue avventure tra Corea del Nord e del Sud.
L'autrice Mirinae Lee è alla sua prima esperienza letteraria ed esordisce con un romanzo di non facile lettura per i diversi registri che usa. Non è facile leggere queste vite vissute all'insegna della fuga, dell'arte di mimetizzarsi, nell'abilità di camuffarsi, donna, ragazza, bambino, chi è stata Mook Miran?
La sua vita è reale o si sta prendendo gioco dell'impiegata con l'abilità narratrice? Eppure alcuni indizi sono veri, ma com'è possibile che una donna dall'apparente fragilità abbia ucciso,, sia scappata mentre le altre venivano mitragliate. Impossibile questa centenaria è solo una millantatrice, una ciarlatana.
La lettura è complessa ma il romanzo merita di essere letto per la realtà storica che descrive con esattezza. Una lettura dolorosa che ti immerge in una realtà crudele e amara e inizi ad amare questa donna che riesce a sopravvivere alla crudeltà umana che ogni guerra porta con sé.
Valutazione: 💛💛💛💛💛
Scheda Libro
Autore: Mirinae Lee
Titolo: Le otto vite di una centenaria senza nome
Casa Editrice: Casa Editrice Nord
Pagine: 290
Trama
Tre parole per riassumere la propria esistenza. È l’invito che un'impiegata della casa di riposo rivolge ai residenti per raccontare la loro vita. A quasi cento anni, Mook Miran pensava che avrebbe portato i suoi segreti nella tomba, invece quell'estranea le sta offrendo l'occasione per fare finalmente pace col proprio passato. Tre parole, però, non le bastano, e ne sceglie sette: schiava, artista della fuga, assassina, terrorista, spia, amante. E madre. Perché altrettante sono le vite che ha vissuto, le identità che ha dovuto assumere.
Sotto lo sguardo attonito di quella che chiama affettuosamente "la sua biografa", la signora Mook parla della fame e delle privazioni che ha sofferto nascendo in una Corea occupata dall’esercito giapponese; delle tragedie che ha affrontato durante la Seconda guerra mondiale; delle scelte terribili che ha sostenuto per superare le tempeste di anni densi e implacabili; delle persone che ha imbrogliato e di quelle che ha ucciso. Non importa quale difficoltà le sia stata messa di fronte, lei ha sempre trovato la forza di sopravvivere, anche a rischio di pagare un pegno altissimo.
A poco a poco, dalle sue storie emerge la figura di una donna enigmatica e camaleontica, capace di adattarsi a ogni situazione, di combattere con efferata ferocia e di amare col trasporto assoluto di chi teme il rimpianto più della morte. Una donna che non si arrende davanti alle avversità e che affronta il destino a testa alta e alle sue condizioni. Anche quando arriva il momento di sciogliere il mistero della sua ottava e ultima vita…
Grazie alla sua prosa al tempo stesso lirica e spietata, Mirinae Lee tratteggia una protagonista unica e dal fascino irresistibile, un enigma che il lettore è chiamato a risolvere ricomponendo i tasselli di una storia luminosa e travolgente, che arriva dritta al cuore. "Un romanzo coinvolgente, a tratti magico e commovente, ma soprattutto feroce e doloroso." La Lettura "Un romanzo che non si dimentica facilmente."iO Donna
Mirinae Lee
Nata e cresciuta in Corea del Sud, attualmente vive a Hong Kong con il marito e i due figli.
Dopo aver pubblicato vari racconti su alcune riviste letterarie, Le otto vite di una centenaria senza nome è il suo romanzo d'esordio.
Art. 1: Il Premio è rivolto a tutti i cittadini, italiani e non, che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età alla data di apertura delle iscrizioni cioè alla mezzanotte del 23/06/2024, purché l’opera presentata a concorso sia redatta in lingua italiana;
Art. 2: La Segreteria del Premio è affidata a Giovane Holden Edizioni in collaborazione con l’Associazione Culturale I soliti ignoti;
Art. 3: Sono ammesse all’esame della Giuria opere inedite (per inedite si intendono opere mai pubblicate da una regolare casa editrice, sprovviste di codice Isbn. Sono ammesse, invece, le opere comparse su internet e/o quelle che hanno partecipato ad altri concorsi e inserite in antologie) redatte in lingua italiana; le opere devono avere cometemastreghe, vampiri, creature fantastiche (tra cui a titolo esemplificativo ma non esaustivo: maghi, licantropi, zombie, elfi, gnomi, etc.) e restare inedite per tutta la durata del concorso fino alla sua naturale conclusione ossia la proclamazione dei vincitori in occasione della cerimonia di premiazione;
Art. 4: Il Premio si articola in tre sezioni, a tema come art. 3, secondo queste modalità:
A. Romanzo inedito: lunghezza max 500mila caratteri, spazi inclusi (non sono accettate raccolte di racconti);
B. Racconto inedito: lunghezza max 22mila caratteri, spazi inclusi;
C. Poesia inedita: da 1 a 3 liriche.
È possibile partecipare a più sezioni, pagando la relativa quota (una sola iscrizione per sezione);
Art. 5: La quota di iscrizione è fissata in euro 20,00 per sezione da versare, indicando come causale “Partecipazione Premio Streghe Vampiri & Co. 2024”, in una delle seguenti modalità:
· tramite bollettino postale sul c.c. postale n. 75686675 intestato a Giovane Holden Edizioni;
· tramite bonifico su c/c postale IBAN IT56Z0760113700000075686675 intestato a Giovane Holden Edizioni;
È possibile partecipare a tutte e tre le sezioni (una sola iscrizione per sezione, pagando la relativa quota);
Art. 6: Gli elaborati devono essere inviati entro la mezzanotte del 15 ottobre 2024 al seguente indirizzo mail info@premiostreghevampiri.it:
· file unico dell’opera presentata a concorso (esclusivamente in formato Word e senza indicare nel file stesso le proprie generalità); nota contenente le proprie generalità complete (Nome, Cognome, Indirizzo Postale, E-mail, Telefono); ricevuta di pagamento della quota di partecipazione.
La segreteria del Premio invierà una mail di conferma della registrazione al concorso; l’organizzazione del Premio non è responsabile per il materiale eventualmente non conforme e non verrà restituito;
Art. 7: Il giudizio della Giuria è insindacabile. La Giuria è presieduta da Emanuela Signorini, giornalista e scrittrice, e composta da: Chiara Chiozzi, scrittrice e illustratrice fantasy; Francesco Grassi Niccolai, editor.
La Giuria selezionerà, tra tutti i lavori pervenuti, un massimo di trenta opere per ogni sezione (quelle ritenute più meritevoli). Ai finalisti sarà data tempestiva comunicazione in merito. La Giuria, scegliendo fra le opere finaliste le tre che a suo insindacabile giudizio avrà ritenuto più valide in assoluto, individuerà i vincitori di ciascuna sezione;
Art. 8: Consistenza dei Premi € 25.000, così declinata:
· 1° Premio: Targa personalizzata e pubblicazione ad personam dell’opera vincitrice di ogni sezione (per la sezione A il romanzo presentato a concorso, per la sezione B una raccolta di racconti e per la sezione C una silloge poetica) in una delle collane della casa editrice Giovane Holden Edizioni, con regolare contratto di edizione, entro il 31/12/2025;
A tutti i finalisti sarà consegnato un attestato di merito. Attestati e premi dovranno essere ritirati personalmente all’atto della premiazione, in caso di impossibilità può essere data delega scritta ad altra persona. La mancata partecipazione fa decadere dal diritto di accesso al Premio vinto;
Art. 9: Verrà realizzata un’Antologia Letteraria contenente le opere finaliste delle sezioni Poesia inedita e Racconto inedito, edita da Giovane Holden Edizioni (www.giovaneholden.it) dal titolo “Storie di immaginaria realtà – Vol. 11”. Il volume potrà essere prenotato alla mail info@premiostreghevampiri.it; sarà disponibile anche in versione e-book. Gli autori finalisti restano proprietari del copyright delle proprie opere presentate a concorso, ma concedono il consenso alla casa editrice Giovane Holden Edizioni a pubblicare l’opera nell’Antologia Letteraria;
Art. 10: La Giuria provvederà alla proclamazione dei vincitori di sezione durante la cerimonia di premiazione che si terrà sabato 18/01/2025 a Viareggio (Lu) presso Hotel Residence Esplanade .
Attestati e premi dovranno essere ritirati personalmente all’atto della premiazione, in caso di impossibilità può essere data delega scritta ad altra persona. La mancata partecipazione fa decadere dal diritto di accesso al premio;
I risultati saranno pubblicati sul sito del Premio (wwwpremiostreghevampiri.it) e sui quotidiani a discrezione dell’organizzazione;
Art. 11: La Direzione Culturale del Premio è curata dalla casa editrice Giovane Holden Edizioni, organizzatrice e titolare del Premio che regolerà, a titolo esecutivo, i rapporti con gli Autori. L’organizzazione non sarà responsabile di eventuali disguidi di qualsiasi genere;
Art. 12: La partecipazione al Premio Letterario Nazionale Streghe Vampiri & Co. implica l’automatica accettazione del presente bando. La mancanza di una delle condizioni che regolano la validità dell’iscrizione, determina l’esclusione dalla partecipazione al premio stesso.
Siamo negli anni '50, nella Spagna Franchista, anni in cui la guardia Civil è impegnata a combattere gli ultimi partigiani che lottano contro la dittatura spagnola. Un psichiatra francese Lucien contatta un giornalista spagnolo, squattrinato e cinico, Carlos che ha appena pubblicato un articolo sulla Pastora, figura leggendaria che combatte ancora contro la dittatura e vive tra le montagne, nessuno sa dove si nasconde e nessuno se è una donna o un uomo.
Lucien rimane affascinato da questa figura emblematica ed essendo un esperto di menti criminali, vuole conoscerla, parlare con lei o lui e comprendere le motivazioni che l'hanno portata a compiere misfatti tremendi come racconta la stampa locale.
Contatta Carlos e insieme iniziano il viaggio nella Spagna rurale alla ricerca di questa donna/uomo circondata dal mistero e dal mito.
Intervistano diverse persone, si spostano, da paese a paese, apprendono notizie sempre più oscure, la guardia Civil li pedina ma della Pastora nessuna traccia, sembra che lo psichiatra abbia compiuto un viaggio inutile, mettendo in crisi anche il suo matrimonio.
La ricerca diventa sempre più ardua e pericolosa, nessuno vuole parlare, hanno paura delle ritorsioni sia della Guardia civil che della Pastora stessa, forse è giunto il momento di abbandonare la ricerca e accettare quel velo di omertà che si ritrova nei paesi che hanno visto il passaggio di questo bandito.....
Alicia Gimènez Bartlett ci dona un romanzo dall'ambientazione storica precisa e ricca di informazioni su un periodo importante della storia spagnola, gli anni cinquanta, quando ancora si sperava di togliere il paese dalla dittatura franchista. Una Spagna dove le speranze erano vive, si lottava per la libertà di pensiero a costo della vita stessa. L'autrice ci espone con abilità le gesta di questo bandito/a del mito che aleggia questa figura, daprrima disprezzata e poi sempre più amata come unico baluardo contro la dittatura.
Nella figura della Pastora i partigiani trovavano la forza di reagire perchécon loro c'era Lei/Lui che li aiutava fornendo loro i nascondigli introvabili sulla montagna, credevano nella Pastora e nella sua forza, nella capacità di mimetizzarsi come un animale ferito.
La storia descritta in parte è vera, la Pastora è realmente esistita, vi ha aggiunto i due personaggi dal carattere completamente opposti , uno romantico e l'altro realista e cinico, anche.
Lo stile elegante e disincantato dell'autrice ci fa addentrare nelle montagne spagnole che per anni hanno celato questo segreto, ci espone con chiarezza la crudeltà della Polizia spagnola, ci coinvolge in questa ricerca, il ritmo è calzante, sembra quasi un poliziesco e ti ritrovi a leggerlo d'un fiato, anche tu lettore vuoi sapere chi è la Pastora e dove si nasconde.
Un romanzo potente, coinvolgente, sorprendente che emana emozioni forti in ogni riga, piangi, ridi, sei esausto, sei arrabbiato, deluso...come i due personaggi in questa ricerca di una donna che caricato di speranza il popolo antifranchista della Spagna assurgendo a essere una leggenda che ha superato le montagne spagnole.
Buona lettura
VALUTAZIONE: 💛💛💛💛💛
Scheda libro
Autore: Alicia Gimènez Bartlett
Titolo: Dove nessuno ti troverà
Casa Editrice: Sellerio
Pagine: 507
Trama
Anni Cinquanta del secolo scorso. Lucien Nourissier, psichiatra di Parigi studioso di menti criminali, prende contatto con un giornalista spiantato di Barcellona, Carlos Infante, autore di un servizio sulla Pastora. Donna e uomo, partigiana e bandito, datasi alla macchia per connaturata estraneità ai legami umani, accusata di ogni genere di delitto, per anni braccata invano dalla ferocia della Guardia Civil del Generale Franco, fu realmente protagonista di imprese ardite e divenne un personaggio della leggenda popolare.
Il medico parigino e il giornalista barcellonese sono due opposti temperamenti, idealista il primo, cinico e venale l'altro, raffinato borghese il francese, grossolano e abituato ad arrangiarsi lo spagnolo. Ma Nourissier riesce a convincere Infante, in cambio di danaro, a buttarsi sulle tracce della Pastora, per squarciare la cortina del suo enigma, svelarne finalmente la natura, le motivazioni, il destino.
La ricerca segue i sentieri selvaggi già percorsi dalla bandita; entra nelle cittadine e nei villaggi di pietra antica dove aveva trovato odio ma anche complicità; fruga nei segreti di comunità ermetiche e diffidenti. Il rischio per i due è mortale: finire nelle mani della Guardia Civil, che occulta perfino il nome della ribelle, oppure restare in un fosso con un coltello in petto, per una parola in più, per uno sgarbo non calcolato
Eva Giovanna Evelina Cattermole nasce a Firenze il 26/10/1849 morì a Roma il 30/11/1896 a soli 47 anni.
Nella scritture e nei versi poetici la ritroviamo con il pseudonimo di Contessa Lara, fu anche una giornalista apprezzata, "una professionista della penna" come è stata definita da Antonia Arslan, docente dell'università di Padova, nonché autrice di numerosi romanzi di successo.
La Contesa Lara illuminò la cultura del fine ottocento italiano.
Il padre era scozzese, pertanto Evelina fin dall'infanzia nutrì notevoli doti per le lingue straniere e imparò oltre all'inglese, lo spagnolo e il francese. Studiò a Parigi e questo le permise di respirare in ambienti letterari ampi e stringere amicizia con noti poeti tra cui ricordiamo Giosuè Carducci, Aleardo Aleardi, Giovanni Prati e Niccolò Tommaseo.
Spiace dover rammentare che l'autrice viene ricordata per le sue avventure erotiche sentimentali, tanto che sono state scritte ben due opere biografiche su questo aspetto, dimenticando e tralasciando del tutto le sue capacità poetiche, la sua scrittura garbata ed elegante.
Nel 1871 si sposò con il tenente Francesco Eugenio Mancini figlio di Laura Beatrice Oliva, che teneva uno dei salotti letterari in voga in quegli anni a Firenze; con il marito si trasferì a Roma a Napoli e poi a Milano.
A Milano, Evelina Cattermole creò un salotto letterario famoso, dove era lei a determinare chi potesse frequentarlo, e divenne lugo di incontri con noti esponenti della Scapigliatura e giornalisti del Corriere della sera.
Il matrimonio si rivelò un fallimento, lui frequentava altre donne di teatro e giocava d'azzardo, la Contessa Lara, nota per la sua bellezza, trovò ben presto un giovane veneziano e s'innamorò perdutamente.
Il marito a causa dei numerosi pettegolezzi riuscì a scoprire e a cogliere sul fatto la moglie e l'amante, questo fu un motivo per lui di richiedere e ottenere il divorzio visto la colpevolezza di adulterio. Scacciata di casa si rifugiò dalla nonna e per molto tempo visse dei proventi dei suoi articoli e versi, che non erano molti.
Nel 1875 conobbe il poeta Mario Rapisardi e molti sostengono che ne sia stata l'amate. Questo incontrò risollevò l'animo della Contesa Lara, riprese a scrivere con maggiore impeto e iniziò per lei un periodo di successi letterari.
Nel 1884 ritornò a Roma e dopo vari e saltuari amori conobbe e visse con lui il poeta siciliano Giovanni Alfredo Cesareo, da lei considerato il marito che aveva sognato e finalmente incontrato. La serenità ritrovata la portò a scrivere diversi romanzi , ricordiamo Così è, L'innamorata, Novelle di Natale, Una famiglia di topi e Il romanzo della bambola ripubblicò Storie d'amore e di dolore e pubblicò ancora E ancora versi la sua prima opera poetica di maggior successo.
Formò anche un salotto musicale che divenne ricercato e frequentato da molti compositori ma anche scultori e pittori.
Nel 1895 finì la sua relazione con il poeta siciliano e dopo un periodo di depressione incontrò Giuseppe Perantoni, pittore di poco talento, 25enne, che la scrittrice aiutò economicamente, poi l'amicizia si trasformò in una relazione che si rivelò subito tossica.
Il pittore squattrinato era interessato a suoi soldi e la picchiava continuamente, Evelina aveva cercato più volte di liberarsi di quest'uomo, senza successo e durante una lite, lui la ferì non mortalmente, ma non avendo chiamato i soccorsi con solerzia, la scrittrice perse molto sangue e dopo qualche giorno la sua vita tormentata dalla ricerca di un amore e una vita stabile, ebbe fine.
Era il 30 novembre 1896, aveva 47 anni.
La vita letteraria della Contessa Lara non ha avuto il giusto ed equilibrato riconoscimento, la sua fragilità, i suoi amori, la sua bellezza sono le cose che maggiormente hanno animato la critica letteraria, anteponendosi alla sua scrittura.
Sono prevalsi i suoi tanti amori difficili, l'autrice stessa ne era consapevole, e nel suo romanzo "la Bambola" mette in risalto come la bellezza a volte è un veleno che corrode il tempo e il corpo.
Le protagoniste dei suoi romanzi a volte sono peccatrici e lei ne delinea i tratti con consapevolezza e capacità di analizzare i comportamenti delle donne descritte e la loro infelicità nel ruolo passivo di donna in cui vivono sognando l'emancipazione.
La contessa Lara meriterebbe di essere ricordata come scrittrice, come giornalista e come intellettuale ricercata e seguita nei salotti culturali. Si dovrebbe rivalutare l'intera sua opera, il pubblico di allora amava i suoi romanzi, li comprava, e lei sfidò il tempo riuscendo a mantenersi con i suoi scritti.
BIBLIOGRAFIA
Poesia
Canti e ghirlande, Cellini, Firenze, 1867
Versi, Sommaruga, Roma, 1883
E ancora versi, Sersale, Firenze, 1886
Nuovi versi. Edizione postuma, Milano, Galli, 1897
Senza Baci versi della Contessa Lara e musica di F.P. Contin
Prosa
Storie d'amore e di dolore, (raccolta di novelle)
Così è, (raccolta di novelle)
L'innamorata (romanzo)
Novelle di Natale
Una famiglia di topi, (per bambini)
Il romanzo della bambola
, (per bambini)
Edizioni
Poesie, a cura di M. Amendolara, Edizioni dell'Oleandro, Roma, 1998
Novelle toscane, a cura di C. Caporossi, Il Poligrafo, Padova, 2008
Contessa Lara, Lettere ad Angelo De Gubernatis, a cura di C. Caporossi, Otto-Novecento, Milano, 2010
L'ultima estate di Contessa Lara. Lettere dalla Riviera. 1896, a cura di Manola Ida Venzo, con un saggio di Biancamaria Frabotta, Viella, Roma 2011 -
Il romanzo della bambola, a cura di Stefano Calabrese e Federica Fioroni, Nerosubianco, Cuneo, 2011 -
Contessa Lara - Luigi Milani, Doni di Natale, Graphe.it edizioni, Perugia 2020
Fonti:
Wikipedia
Dame, galline e regine, la scrittura femminile italiana fra '800 e '900 di Antonia Arslan
Anna dalla Liguria arriva nel piccolo paese pugliese di Lizzanello, si è sposata con Carlo ed ha un bambino, Roberto, Il marito ha ereditato una tenuta ed è deciso a continuare quel lavoro che prima è stato del padre.
Anna lo segue con devozione ma porta con sè il ricordo più intenso della sua terra: un mortaio e il basilico profumatissimo che pianta subito prima ancora di disfare le valigie.
Il suo arrivo sconvolge la piccola comunità, lei è del Nord ed è bellissima. Non è solo bella è una donna intraprendente che vuole lavorare, faceva la maestra e anche in quel piccolo paese non vuole stare a fare esclusivamente la madre e la casalinga.
Il suo arrivo sconvolge anche la vita di Antonio, fratello del marito, che rimane affascinato da Anna, non solo per la bellezza ma per l'amore per i romanzi e per il suo coraggioso senso di libertà.
Quando in paese arriva la ricerca di un nuovo portalettere, Anna si candida al concorso e riesce anche a vincerlo.
Diventa la nuova postina, attirando le critiche e i pregiudizi del paesello, ma non demorde, sfida le perplessità del marito e della cognata, l'unico che la incoraggia è Antonio.
Anna fa amicizia anche con una ragazza Angela, ritenuta pazza, la incoraggia, le insegna a scrivere e l'aiuta nelle difficoltà.
Antonio si è innamorato della cognata e in una giornata di sole e di vento la bacia a lungo, ma quel bacio segna l'allontanamento tra i due. Carlo, deluso dalla moglie che cerca l'indipendenza, ritorna con l'ex fidanzata, sposata e con un figlio, che scopre in seguito essere suo figlio.
Ed ecco che quella famiglia perbene e stimata nasconde dei segreti, anche la figlia di Antonio non è sua figlia......
Francesca Giannone, al suo esordio letterario, con stile garbato ed elegante ci conduce nella vita di questa famiglia, svelandone i segreti taciuti e gli amori impossibili.
L'autrice fa girare la storia attorno ad Anna, la sua bisnonna, donna battagliera, testarda e all'avanguardia che sfida la mentalità ottusa, di quel piccolo paese, sconvolgendolo, in un arco di tempo che va dagli anni trenta ai cinquanta.
Lei una donna che fa la postina, un lavoro faticoso e da "uomo". Una storia che non è solo una saga familiare ma diventa corale con i vari personaggi del paese che arricchiscono e rendono più ampia la storia.
Un romanzo che sa coniugare l'approccio femminista con l'ottusità del piccolo paesello del sud.
La scrittura è perfetta, scorrevole eleggera, i personaggi sono ben definiti e la trama risulta piacevole e ricca di colpi di scena. Amori, bugie, silenzi, tradimenti....c'è tutto in questo romanzo per tenere sempre alta l'attenzione del lettore e sta in questo la capacità di essere entrata nel cuore del lettore, incantandolo per la sincerità su come è scritto.
Nel romanzo i personaggi sono "veri", l'autrice risalta anche i difetti, non solo i pregi e la storia assume i contorni reali che piacciono al lettore.
Una storia ben scritta e anche se le saghe familiari sono sempre scritte sotto la stessa scia...Francesca Giannone si differenzia e ci regala una storia che affascina e incanta.
Valutazione: 💛💛💛💛💛
SCHEDA LIBRO
Autore: Francesca Giannone
Titolo: La Portalettere
Casa Editrice: Casa Editrice Nord
Pagine: 464
TRAMA
Salento, giugno 1934.
A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta?
Persino a trent’anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell’istante in cui l’ha vista.
Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno.
E invece, per oltre vent’anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello.
Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe.
Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.
Francesca Giannone
salentina, si è laureata in Scienze della Comunicazione e ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia. A Bologna, ha curato la catalogazione dei trentamila volumi della Associazione Luigi Bernardi e ha frequentato il corso biennale di scrittura della Bottega di Narrazione "Finzioni". Il suo romanzo d’esordio, La portalettere, ha avuto un incredibile successo: in corso di traduzione in 37 Paesi, è stato il romanzo italiano più venduto del 2023, ha vinto il Premio Bancarella e il Premio Amo Questo Libro
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà.
Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.