lunedì 15 luglio 2019

LA DONNA CAPOVOLTA DI TITTI MARRONE


LA DONNA CAPOVOLTA
DI
TITTI MARRONE
recensione di
Maria Lucia Ferlisi


Eleonora ed Alina due donne diverse per etnia e e per strato sociale, entrambe però devo affrontare il dramma della vita dura che colpisce in modo diverso le loro vite.

Eleonora proviene da un ceto sociale medio alto, immersa nella vita culturale, affronta le tematiche di genere con la triste consapevolezza di non aver alcun legame con le nuove generazioni femminile.

 Il marito è un avvocato che ha creato il proprio successo e lavora fino a notte fonda con il nuovo assistente neo laureato greco. Ha una figlia Laura che studia in Francia a cui stanno spianando una vita di successo.

Ha anche una madre, una donna colta e autorevole che si è avvizzita nella sua triste vecchiaia in preda ai deliri della sua malattia che la priva dell'identità e dei ricordi. 

Non può seguirla, lei deve ritrovare se stessa deve riacciuffare la vita che le sfugge alle soglie dei sessant'anni: non vuole guardare in faccia la vecchiaia che non è quella serena e gioiosa della reclamè.

Alina, una donna moldava, in cerca di soldi da inviare al figli che studia in Spagna al marito che si ritrova senza lavoro, il padre e una nipote rimasta orfana. Quello che guadagna lo manda a loro, soprattutto al figlio per creargli un futuro. Prima o poi ritornerà, ma sono già passati 10 anni.

Un romanzo in cui queste donne s'incontrano e le loro vite si scontrano in un susseguirsi di emozioni e realtà che ancora una volta le mette in ginocchio. Entrambe.

L'autrice Titti Marrone con eleganza affronta i tanti temi reali di queste due vite, li racconta in modo reale e concreto sbattendoci in faccia la realtà di queste badanti che in ogni loro passaggio nelle case altrui devono affrontare ogni sorta di umiliazioni.

Uno specchio sugli anziani, sulle loro gestione negli ultimi anni della loro vita, piccole miserie raccontate con una sottile ironia e amarezza.

Un romanzo che sentiamo "vero" che fa riflettere e magari possiamo riuscire a guadare con occhi diversi, n modo meno severo e con maggior cordialità e comprensione Alina e le tante altre badanti

Una storia amara e spietata, una lotta tra due donne colpite dalla durezza della vita.



SCHEDA LIBRO
TITOLO: La donna capovolta
AUTORE: Titti Marrone
CASA EDITRICE: Icaobelli editore
PAGINE: 175

Sinossi
Eleonora è una filosofa, insegna studi di genere, frequenta amici intellettuali e progressisti, ha un marito narciso e una figlia all'estero. Tutto bene? No, non proprio, perché - complice l'età che avanza - Eleonora si trova in preda a una sorta di spaesamento interiore. Forse perché ha un'anziana madre demente da accudire.

 Alina è una efficientissima badante moldava ingaggiata per alleviare Eleonora dalle incombenze di cura della madre. Il confronto tra le due donne - che fanne entrambe perno sulla terza, la vecchia madre - è come una deflagrazione: si specchiano l'una nell'altra e si detestano per questo. 

Pensano di essere diversissime e invece sono legate da una reciproca dipendenza che non riescono a tollerare. Entrambe si trovano d'un tratto, a essere tradite, deluse dove meno se l'aspettavano. E nel romanzo di Titti Marrone ciascuna racconta la sua esistenza direttamente, per la sua parte, in brevi, spietati e a volte ironici lampi di coscienza contrapposti: un susseguirsi di personaggi e d'involontaria feroce comicità sulla vecchiaia, la malattia, i piccoli trucchi per fuggire dalle responsabilità.

venerdì 12 luglio 2019

Meghan, la duchessa ribelle di Cristina Penco

Meghan, la duchessa ribelle
di 
Cristina Penco


Era un'attrice affermata, ha mollato la recitazione per vivere il sogno: sposare il principe Harry. Ma a corte non è tutto semplice: l'etichetta, la tradizione millenaria, l'attenzione – a volte eccessiva – delle cronache rosa possono essere soffocanti. Meghan, però, non si lascia schiacciare, il suo obiettivo è quello di cambiare, col suo comportamento spontaneo, certe regole vetuste. Il libro “Meghan Markle, la duchessa ribelle”, scritto da Cristina Penco, edito da Diarkos, racconta le vicissitudini della nuova duchessa di Sussex .


“Anche le donne adulte sognano il principe e vivono nella fantasia delle fiabe come da bambine”. Sono le parole di Meghan Markle, scritte sul suo blog in occasione del matrimonio di William e Kate, quando la giovane attrice non immaginava nemmeno che sarebbe diventata la moglie di Harry. Invece a volte le strade delle vita si incrociano in maniera inaspettata, trasformando in realtà quello che nemmeno si osava sperare.
Ma se il matrimonio con Harry ha cambiato la vita a Meghan, anche lei ha mutato diverse dinamiche in casa Windsor. A raccontare la 'rivoluzione' portata dall'attrice americana nell'ingessata monarchia britannica è la giornalista Cristina Penco, col libro “Meghan Markle, la duchessa ribelle”, edito da Diarkos.

Quella di Harry e Meghan è prima di tutto una storia d'amore.
Lui è considerato lo scavezzacollo della famiglia reale britannica, finito su riviste e rotocalchi per i suoi eccessi, ma amato dal popolo e ritenuto il rampollo di sangue blu più desiderato d'Europa.
Lei è un'attrice già nota a Hollywood, con una carriera ben istradata davanti, femminista, determinata e 'multietnica' col padre caucasico e la madre afroamericana.
Non è certo la descrizione della perfetta duchessa britannica, invece l'amore colma ogni distanza: Harry decide di sistemarsi e al sua fianco vuole Meghan, non per qualche accordo dinastico – come era stato per sua madre Diana e suo padre Carlo – ma per amore, solo per amore.

Certo Meghan non sa quanto l'etichetta di corte possa essere rigida per una ragazza 'ribelle' come lei.
Il libro di Cristina Penco spiega come Meghan abbia cercato di adattarsi alle regole della Royal House, ma come le abbia anche infrante, suscitando contemporaneamente reazioni di dissenso e di consenso tra la gente. Emblematici sono il suo ingresso da sola in chiesa, il giorno delle nozze, oppure la presentazione del Royal baby, tenuto in braccio, per la prima volta in casa Windsor, dal padre Harry. Sebbene dirompente, Meghan, però, risulta di grande aiuto all'ammodernamento dell'immagine della corona britannica: il suo femminismo, le sue origini etniche e borghesi mostrano un'apertura della monarchia nei confronti dei tempi che avanzano. Non una rivoluzionaria, quindi, ma certamente una ribelle.

Cristina Penco, nata nel 1980 a Genova, si è laureata in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna. Dal 2006 vive a Milano. Giornalista professionista dal 2009, attualmente collabora come freelance con testate nazionali come «Lei Style» e «Vero», spaziando dal mondo delle celebrities all’intrattenimento, fino a costume e società. Ha lavorato nella redazione televisiva di Detto Fatto di Raidue. Si è occupata anche di imprenditoria, management e leadership. Negli ultimi anni si è appassionata sempre di più alla storia e alle vicende delle famiglie reali europee, in particolare a quella inglese.


lunedì 8 luglio 2019

LE PROFESSORESSE MECCANICHE di Alfonso Lentini

 LE PROFESSORESSE MECCANICHE 
E altre storie di scuola
di 
Alfonso Lentini

 Tre “professoresse meccaniche” vengono fabbricate in fretta e furia per sostituire quelle in carne e ossa uccise nei bombardamenti di una guerra che imperversa da secoli. 

Un professore, smarritosi nei corridoi del suo istituto, compie una sconclusionata “discesa agli inferi” che lo porta a scoperte sconvolgenti. E poi ancora: scuole poste in una valle priva di onde sonore.

 Professori di improbabili materie come Lucore Lunare, Canto Inverecondo, Lingua Lillipuziana. Avvenenti bidelle che si levano in volo, ma anche professoresse volanti che viaggiano in stormi con la borsa a tracolla. 

Una scrittura arguta e surreale, un mondo dove tutto può accadere.  Eppure in questo territorio assurdo e strampalato balena un retrogusto di realtà. Perché nel mondo scolastico, anche in quello vero, il paradosso te lo puoi sempre trovare dietro l’angolo.
 Alfonso Lentini è nato in Sicilia, a Favara (AG) nel 1951. Laureato in filosofia, si è formato nel clima delle neoavanguardie del secondo Novecento.
Dalla fine degli anni Settanta vive alle falde delle Dolomiti, a Belluno, città natale di Dino Buzzati

Fra i suoi libri: L’arrivo dello spirito (con Carola Susani, Perap 1991), La chiave dell’incanto, (postfazione di Alesssandro Fo, Pungitopo 1997), Mio minimo oceano di croci (Anterem, 2000, opera finalista alla IX edizione del premio Montano), Piccolo inventario degli specchi (prefazione di Antonio Castronuovo, Stampa Alternativa 2003), Un bellunese di Patagonia (Stampa Alternativa, 2004), Cento madri (vincitore del premio “Città di Forlì”, postfazione di Paolo Ruffilli, Foschi, 2009), Luminosa signora (postfazione di Antonio Pane, Pagliai 2011), Illegali vene (prefazione di Eugenio Lucrezi, Eureka Edizioni, 2015), Tre lune in attesa (vincitore del premio Formebrevi, Formebrevi Edizioni, 2018).

 Si interessa anche di Art brut ed ha svolto esperienze artistiche e di scrittura collaborando con Centri di Salute Mentale.
Nelle sue numerose mostre e installazioni tenute in Italia e all’estero propone “poesie oggettuali”, poesie visive, libri oggetto e in generale opere basate sulla presenza della parola.
Sue opere fanno parte di Archivi e Collezioni fra cui Imago Mundi (Luciano Benetton Collection – Fondazione Sarenco), Fondazione Bonotto (Molvena), Archimuseo Accattino (Ivrea,) Museo Candiani (Venezia-Mestre), Museum di Ezio Pagano (Bagheria), Collezione Carlo Palli (Prato), Archivio Libri d’Artista (San Cataldo, CL), Collezione Ibridi Fogli di Salerno, Galleria Il Gabbiano (La Spezia), Galleria Gennai (Pisa) Archivio dell’Associazione Villa Buzzati (Belluno).







domenica 7 luglio 2019

I morti siete voi di Luca Cangianti



I morti siete voi
di 
Luca Cangianti



Eventi  storici e fantascienza, battaglie attuali e del passato. Sono gli ingredienti di “I morti siete voi”, di Luca Cangianti, edito da Diarkos, (scheda in allegato): si tratta di un romanzo sorprendente, capace di attualizzare la storia e rileggerla con un tocco fantasy che la impreziosisce di significati ulteriori.

Siamo a Roma, dopo l’Armistizio, quando le truppe italiane sono allo sbando e le speranze che la guerra sia finita vanno presto a cozzare contro l’amara realtà, fatta di bombe, morti e miseria. Ma siamo anche a Genova, alla vigilia della manifestazione contro il G8, tra i gruppi di ragazzi che parteciperanno, seguendo le loro idee, i loro timori, la voglia di cambiare il mondo. E proprio la volontà di ‘combattere’ per ottenere un mondo migliore è alla base del romanzo I morti siete voi, scritto da Luca Cangianti, edito da Diarkos. 

Il romanzo racconta la storia di un gruppo di partigiani - formato da operai, donne, ladruncoli alla Robin Hood - che, nel quartiere della Garbatella a Roma, compiono diverse missioni per indebolire il nazifascismo e aiutare la popolazione. Ma si verificano morti misteriose e, durante le loro azioni, vengono a conoscenza di un’arma segreta in mano ai nemici, che sarà utilizzata per sconfiggere gli Alleati. Si tratta di mostri che si cibano di carne umana e contagiano le persone che aggrediscono, trasformandoli in mostri come loro. 
Un’azione segreta di un ristretto gruppo di partigiani permetterà di sconfiggere i mostri e consentire agli Alleati di entrare a Roma. Ma l'epilogo non è così scontato.

Parallelamente, il flusso della vicenda ambientata negli anni Quaranta si interrompe per lasciare posto a scorci sull’organizzazione del G8 di Genova, agli ideali e ai timori che animano i ragazzi che si apprestano a parteciparvi. I due filoni che viaggiano su binari paralleli troveranno una loro riunificazione suggestiva alla fine del libro, che si conclude in modo tutt'altro che scontato, ribaltando inaspettatamente gli scenari iniziali.
Mischiando fantascienza, attualità e storia, Luca Cangianti ha realizzato un romanzo in grado di creare suggestioni narrative che offrono all’autore la possibilità di riflettere su temi importanti, come l’impegno sociale del singolo, la sua effettiva possibilità di influire negli eventi storici, le spaccature interne che rendono meno efficace, se non inutile o controproducente, la ‘battaglia’ che si vuole portare avanti per riuscire a realizzare un mondo migliore.


venerdì 5 luglio 2019

PREMIO STREGA 2019

Carissimi amici ed amiche 
ieri sera si è svolta la premiazione del Premio Strega 2019, il vincitore è stato Antonio Scurati con il suo M.Il figlio del secolo edito da Bompiani. L'autore ha stravinto con 228 voti e si è confermato il pronostico della sua vittoria con una votazione che non lascia dubbi.

Antonio Scurati ha già venduto 120 mila copie del libro, ed è già una vittoria ben chiara da parte del pubblico.
È arrivata seconda Benedetta Cibrario con Il rumore del mondo (Mondadori)con 127 voti;Marco Missiroli con Fedeltà(Einaudi)ha conquistato il terzo posto, 91 voti; quarta Claudia Durastanti con La straniera (La nave di Teseo), 63 voti; e infine Nadia Terranova con Addio fantasmi (Einaudi Stile libero), 47 voti. La giuria dei 660 aventi diritto era presieduta da Helena Janeczek, vincitrice della scorsa edizione con La ragazza con la Leica (Guanda).

L'autore visibilmente emozionato non ha fatto nessun commento al momento della vittoria, come riferiscono diverse testate giornalistiche, successivamente ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«Dedico la vittoria ai nostri nonni e ai nostri padri, che furono prima sedotti e poi oppressi dal fascismo, soprattutto quelli che tra loro trovarono il coraggio di combatterlo armi alla mano. Vorrei dedicare il premio anche ai nostri figli, con l’auspicio che non debbano tornare a vivere quello che abbiamo vissuto cent’anni fa, in modo particolare a mia figlia Lucia».
Il romanzo storico narra in 800 pagine dell'ascesa al potere del fascismo da parte di Benito Mussolini, in una Italia stanca, povera e disillusa.

 Una realtà storica narrata come un romanzo e ti sbatte in faccia la realtà quella vera, documentata storica.

 Attraverso la narrazione ti mostra il lato subdolo di come si insinuano al potere le ideologie di odio, di discriminazioni e di privazione della libertà.
Un monito anche per l'attuale mondo politico.
SINOSSI
Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei "puri", i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come "intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale".

 Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l'uomo che più d'ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell'Italia. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo - e questo è il punto cruciale - in cui d'inventato non c'è nulla.

 Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti - D'Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano - né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l'autore attinge, ma soprattutto per l'effetto che produce.

 Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un'opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall'interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.

martedì 2 luglio 2019

Il male oscuro di Giuseppe Berto

Il male oscuro
di
Giuseppe Berto

recensione a cura di 
Maria Lucia Ferlisi


il padre di Giuseppe Berto è gravemente ammalato è in procinto di entrare in sala operatoria per capire ben le origini del suo male, probabilmente un tumore. Il figlio parla con il primario, un noto luminare, per chiedergli di risparmiargli ulteriori dolori, vista anche l'età.

L'autore non è arrivato da solo, è in compagnia di una vedova, francese, e con lei dorme in una stanza d'albergo. Questo suscita ulteriore dolore alle sorelle ed alla madre, oltre alle lacrime versate per il marito le tocca aggiungerne altre per la spudoratezza con cui lui, unico figlio maschio, li mette in una posizione di vergogna per una convivenza senza matrimonio.

Nascono in lui ulteriori dubbi e tormenti.

Si pente della richiesta fatta al medico, e lo prega, in un altro colloquio, di donargli ancora ulteriori anni di vita. 

Affronta anche un viaggio a Venezia, in giornata, con la vedova francese, fatica a sopportarne la presenza, e se all'inizio trovava piacevole il  sesso disinibito con lei, la sua presenza l'infastidisce. 

Dopo  Venezia, riprendono i tormenti dell'anima il padre potrebbe morire, e lui è lontano. 

Decide di allontanarsi dalla donna francese, la lascia in albergo mentre lui riapre la casa paterna.
Il padre non supera l'intervento. Lui non fa in tempo a vederlo morire, si reca alla camera mortuaria e inizia a scattare foto al padre in un impeto inspiegabile.


Il romanzo è il resoconto dettagliato della nevrosi che colpisce l''autore Giuseppe Berto, alla morte del padre, scritto nel 1964, dopo anni di inattività dalla scrittura in quanto la depressione fortissima gli ha impedito di continuare a scrivere.

La morte del padre è stata il crollo di una depressione che ha origini lontane, nella sua infanzia con un padre/padrone che lo allontana e pur non essendo in condizioni economiche alte, lo mette in collegio. Il ragazzo non può ritornare a casa per le vacanze di Natale o Pasqua e le visite della famiglia, sorelle comprese, sono molto esigue. 

Non ha mai ricevuto amore da quel padre, mai una carezza,  solo improperi e la certezza che sarebbe diventato soltanto un delinquente.

Rimorsi, odio, amore si intrecciano e  scatenano emozioni forti, troppo forti per lui, che lo spingono in un baratro da cui uscirà con fatica e dopo anni di terapia.

Lo stille narrativo è quello che maggiormente mi ha ipnotizzato durante la lettura, il flusso di coscienza, una scrittura in cui il punto è omesso per parecchi periodi. 

Questa scelta dell'autore è un abilissimo accorgimento per dare più risalto a quel disagio nevrotico e agli stati di ansia che assale e divora la mente di un malato mentale.

Scrive come se fosse seduto dal psicoanalista, nel lettino, libero da qualsiasi inibizioni o censure, le parole fluttuano una dietro l'altra e il lettore viene avvolto in questa spirale liberatoria, e rimane coinvolto provando le stesse emozioni, come un transfert tra autore e lettore.

Leggendo non troverete nomi, tutte le persone sono accompagnate da un aggettivo, ma mai con il loro nome, l'amante è la vedova, le sorelle o la madre e lo stesso padre non vengono mai chiamati per nome, il medico è un luminare noto..., lasciando alla nostra psiche la libertà di scegliere in nomi della nostra famiglia ed il transfert è stato completato...

Un romanzo che è un capolavoro per la grande tensione emotiva che sa tessere con le parole.
Scheda
Autore: Giuseppe Berto
Titolo: Il male oscuro
Casa Editrice: Neri pozza
Pagine: 508

Dal romanzo è stato tratto anche un film con la regia di Monicelli.
Sinossi
Apparso per la prima volta nel 1964, "Il male oscuro" ottenne subito un grande successo, vincendo nello stesso anno il Premio Viareggio e il Premio Campiello. L'apprezzamento critico che ne segui, tuttavia, non colse forse pienamente la grandezza di quest'opera e della figura di Giuseppe Berto nel panorama della letteratura italiana del secondo Novecento. 

Come sovente accade, questo romanzo e lo stesso Berto conoscono forse soltanto oggi quella che Benjamin definiva «l'ora della leggibilità». Comparato con le opere di quell'epoca caratterizzata da una società in piena espansione, "Il male oscuro", come nota Emanuele Trevi nello scritto che accompagna questa nuova edizione, appare come «lo specchio, frantumato ma straordinariamente nitido, di un intero mondo, di un'epoca storica», un capolavoro assoluto dotato di «un'autorevolezza paradossale, che si basa sulla travolgente energia degli stati d'animo». 

Come i grandi libri, il romanzo presuppone una genealogia. Berto ha ammesso più volte il suo debito con "La coscienza di Zeno" di Svevo e "La cognizione del dolore" di Gadda, dalla quale ricavò il titolo stesso del suo libro. "Il male oscuro", tuttavia, segna una svolta fondamentale rispetto a queste opere precorritrici: non descrive semplicemente una nevrosi, ma la mima e la incarna. Il suo linguaggio è la manifestazione stessa del male, «l'epifania tragicomica della sua oscurità» (Trevi). Un'assoluta novità artistica e letteraria che Berto non esitò a battezzare «stile psicoanalitico». 

Una prosa modernissima che, narrando di un male assolutamente personale, fa scorrere davanti ai nostri occhi «la Roma della Dolce Vita e di via Veneto, i medici e le loro contrastanti e fallaci diagnosi, l'industria del cinema con tutte le sue bassezze e le sue assurde viltà, la famiglia borghese e la sua economia domestica, i cambiamenti del costume sessuale, i rotocalchi a colori e le villeggiature in montagna»... la malattia di un'epoca apparentemente felice.

Biografia
Giuseppe Berto nasce a Mogliano Veneto il 27 dicembre 1914, secondo di cinque figli, da un maresciallo dei carabinieri in congedo. Compiuti gli studi liceali nel locale collegio dei Salesiani e nel Liceo di Treviso, si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Padova, e studia con maestri quali Concetto Marchesi e Manara Valgimigli.
Ben presto parte volontario per l’Africa Orientale, partecipando alla guerra di Abissinia, nel 1935, e combattendo come sottotenente in un battaglione di truppe di colore si guadagna un paio di medaglie al Valore Militare e qualche ferita. Tornato in patria, nel 1939, riprende gli studi e si laurea abbastanza in fretta “anche per la benevolenza di certi esaminatori che gradivano il fatto che si presentava agli esami in divisa, ostentando le decorazioni al Valore Militare”, come lui stesso racconta nel “Male oscuro”.
Dopo la laurea insegna, prima Latino e Storia in un Istituto Magistrale, poi Italiano e Storia in un Istituto Tecnico per Geometri, ma ben presto lascia l'insegnamento e si arruola nella Milizia volontaria per la Sicurezza Nazionale. Inviato a combattere in Africa Settentrionale, dopo essere stato incorporato nel 6° Battaglione Camicie Nere "M", i fedelissimi di Mussolini, cade prigioniero il 13 maggio 1943 degli americani. E’ proprio durante la prigionia nel campo di internati in Texas che Berto inizia a scrivere. Ha come compagni di prigionia Dante Troisi, Gaetano Tumiati e Alberto Burri, che lo incoraggiano a scrivere nella rivista "Argomenti". Lì compone “Le opere di Dio” e “Il cielo è rosso”; quest’ultimo romanzo, pubblicato da Longanesi nel 1947, su segnalazione di Giovanni Comisso, diviene rapidamente un successo internazionale dopo aver vinto nel 1948 il Premio Firenze. Escono, poi, nel 1948 “Le opere di Dio”, e nel 1951 “Il brigante”.
Trasferitosi a Roma, comincia a lavorare per il cinema: in questo periodo escono nel 1955 “Guerra in camicia nera” e nel 1963 il volume di racconti “Un po’ di successo”.
Berto nel 1958 cade in una grave forma di nevrosi, ne uscirà dopo tre anni di analisi quando compone “Il male oscuro”, che vince contemporaneamente nel 1964 il Premio Viareggio e il Premio Campiello. Si aggiungono poi il dramma “L’uomo e la sua morte” (1963), “La Fantarca” (1964), e il romanzo “La cosa buffa” (1966). Nel 1971 scrive il pamphlet “Modesta proposta per prevenire” e il lavoro teatrale “Anonimo Veneziano”, ripubblicato come romanzo nel 1976. Con la favola ecologica “Oh, Serafina!” vince nel 1974 il Premio Bancarella. Dal dramma “La passione secondo noi stessi”, Berto matura l’idea portante del suo ultimo libro “La gloria” del 1978.
Si spegne a Roma il 1 novembre 1978. E’ sepolto a Capo Vaticano.
Pubblicate, postume, le seguenti opere: “Colloqui col cane” edito da Marsilio nel 1986; sempre della Marsilio “La colonna Feletti. Racconti di guerra e prigionia” usciti nel 1987; del 2003 “Il mare dove nascono i miti” edito da Monteleone e, pubblicata dalla medesima casa editrice, la raccolta di scritti dal titolo “Giuseppe Berto – Critiche cinematografiche 1957-1958”, volume in cui sono riunite le recensioni cinematografiche di Berto di quegli anni. La pubblicazione, a cura di Manuela Berto, è stata presentata nel 2005 in occasione della XVII edizione del Premio Berto.



giovedì 27 giugno 2019

XIX edizione del PREMIO MASSIMO TROISI 2019

Carissimi amici ed amiche 
come di consueto vi consiglio un concorso a cui partecipare, è dedicato al grande comico scomparso Massimo Troisi
Il concorso è legato alla scrittura comica, non poteva essere altrimenti. Scrittori e scrittrici dalla vena umoristica..fatevi avanti, e partecipate con un racconto che faccia ridere lettori e giuria.
Come al solito..in bocca alla penna!!

XIX edizione del PREMIO MASSIMO TROISI 2019
CITTÀ DI SAN GIORGIO A CREMANO (NA)

BANDO DI CONCORSO E REGOLAMENTO
Sezione MIGLIORE SCRITTURA COMICA
(Opera edita – Racconto inedito)
1. Il Comune di San Giorgio a Cremano organizza la XIX Edizione del Premio Massimo Troisi.
2. Il Premio Massimo Troisi è dedicato a opere di genere comico realizzate da autori italiani e stranieri.
3. Il presente bando è relativo alla Migliore Scrittura Comica in lingua italiana, scritta da uno o più autori, e si propone di scoprire, valorizzare e promuovere testi che contribuiscano al rinnovamento espressivo dell’arte di far ridere.
4. Il concorso è articolato in due sezioni:
A – Opera edita;
B – Racconto inedito.
Alla sezione A possono partecipare opere in lingua italiana pubblicate in formato cartaceo da case editrici nazionali o straniere a partire dal 1° gennaio 2017.
Alla sezione B possono partecipare racconti inediti aventi una lunghezza massima di 20 pagine formato A4 progressivamente numerate e contenenti non più di 40 righi ciascuna.
Per entrambe le sezioni, le opere partecipanti devono avere riconoscibili e prevalenti caratteristiche di genere comico e/o umoristico.
Le opere partecipanti alla sezione A possono essere inviate sia dagli autori sia dalle case editrici che ne hanno curato la pubblicazione.
5. Saranno assegnati i seguenti premi:
Sezione A) Opera edita – Euro 1.500,00
Sezione B) Racconto inedito – Euro 1.000,00
La Giuria si riserva di assegnare Menzioni Speciali per opere particolarmente meritevoli.
6. Le decisioni della Giuria – i cui componenti saranno resi noti a conclusione delle attività di valutazione delle opere partecipanti – sono insindacabili e inappellabili. La Giuria si riserva, per la Sezione A, di poter premiare, a suo insindacabile giudizio, anche un’opera edita non inviata al Premio, fra quelle aventi caratteristiche indicate all’articolo 4.
7. I vincitori dei due premi e delle eventuali Menzioni Speciali si impegnano a pubblicizzare e a diffondere in ogni forma l’attribuzione dei riconoscimenti ricevuti e il logo del Premio Massimo Troisi, anche nell’eventualità di una auspicabile successiva trasposi-zione teatrale, cabarettistica, televisiva, artistica o cinematografica delle loro opere.
8. Ogni autore o gruppo di autori può partecipare a una sola sezione del concorso con un solo lavoro.
9. La partecipazione al concorso è gratuita.
10. Le opere dovranno pervenire in un plico chiuso entro e non oltre le ore 12:00 del 10 luglio 2019.Esse potranno essere recapitate a mano al Protocollo Generale del Comune di San Giorgio a Cremano o inviate tramite posta (non farà fede la data del timbro postale) o tramite spedizioniere/corriere. Sul plico dovrà essere indicato il seguente indirizzo:
Comune di San Giorgio a Cremano (NA) – Servizio Cultura
PREMIO MASSIMO TROISI
Concorso Migliore Scrittura Comica
Piazza Carlo di Borbone, 10
80046 San Giorgio a Cremano (NA)
11. Per la sezione A i concorrenti dovranno far pervenire n. 4 copie dell’opera edita. Per la sezione Bn. 4 copie del racconto inedito, ciascuna contrassegnata dal solo titolo dell’opera, evitando ogni segno di possibile identificazione dell’autore.
12. Le opere partecipanti dovranno pervenire in un unico plico contenente anche la scheda di partecipazione (reperibile sul sito www.e-cremano.it) compilata in ogni sua parte. Per le opere partecipanti alla sezione B, la scheda di partecipazione dovrà essere inserita in una busta sigillata recante sul frontespizio il solo titolo dell’opera stessa, senza altri segni identificativi.
13. Ogni partecipante è tenuto ad assicurarsi che il materiale pervenga alla Segreteria del Premio. Gli organizzatori declinano ogni responsabilità per eventuali danni, smarrimenti, furti o altri incidenti che le opere potrebbero subire. Per avere conferma della ricezione, è possibile mettersi in contatto telefonico con la Segreteria del Premio comunicando il solo titolo dell’opera.
14. I diritti delle opere concorrenti restano a tutti gli effetti di completa ed esclusiva proprietà del/gli autore/i.
15. I volumi e i testi inviati non verranno restituiti e resteranno a disposizione dell’archivio del Premio Massimo Troisi.
16. I lavori della Giuria del concorso sono riservati. La proclamazione dei vincitori avrà luogo nell’ambito della programmazione della XIX Edizione del Premio Massimo Troisi, in programma a San Giorgio a Cremano dal 20 al 27 Luglio 2019.
17. Qualsiasi obbligo legale inerente a problemi di diritti d’autore sarà di esclusiva responsabilità dell’autore/editore dell’opera presentata. L’autore/editore è unicamente responsabile per l’utilizzazione non autorizzata di idee e testi nell’opera presentata. Il Comune di San Giorgio a Cremano è pertanto sollevato da ogni responsabilità in merito.
18. Le opere partecipanti potranno essere utilizzate, integralmente o in parte, per la promozione del Premio Massimo Troisi attraverso i mass media, fatta salva ogni altra indicazione del concorrente.
19. Il coordinamento e la cura del concorso sono di responsabilità del Comune di San Giorgio a Cremano.
20. L’accettazione integrale del presente bando avviene per sottoscrizione della scheda di partecipazione.
21. Non saranno ammesse al concorso le opere che non rispondono ai requisiti di cui al presente bando.
Per informazioni:
Comune di San Giorgio a Cremano – Servizio Cultura
PREMIO MASSIMO TROISI
Tel. 081.5654335/356 Fax 081.5654374
E-mail: maria.benedetto@e-cremano.it
Sito web: www.e-cremano.it031


CUORE IN TEMPESTA DI ILARIA CARIOTI

In uscita il nuovo romanzo di Ilaria Carioti CUORE IN TEMPESTA  DI  ILARIA CARIOTI   SCHEDA LIBRO AUTORE: Ilaria Carioti TITOLO: Cuore in Te...

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.