martedì 25 aprile 2017

Buon 25 Aprile



Buon 25 aprile
a tutti/e,  ricordando le vite di quanti/e morirono nel nome della libertà.
A voi e a tutti coloro che credono sempre nei principi della libertà e dell'uguaglianza dedico questo mio racconto breve






La bicicletta gialla


"Ciao bella Adele, dove vai così di corsa?
Le chiese Gino, il barbiere del paese .
"Al mulinoooo", rispose quasi urlando e pedalando in sella alla sua bicicletta gialla.
I capelli lunghi color del rame svolazzavano al ritmo delle pedalate veloci, la gonna lunga e larga a ruota, trattenuta con una mano per evitare si vedessero le lunghe e tornite gambe.

Adele era felice, nonostante la guerra, in casa adesso c'era solo lei col padre troppo anziano, ma che ancora lavorava sfornando deliziosi panini che riempivano la casa e la via del dolce profumo del pane appena sfornato. La madre era venuta a mancare due anni prima, lasciando nello sconforto il padre che non riusciva a rassegnarsi alla vita senza la sua compagna di vita.
I suoi due fratelli erano entrambi in guerra, erano stati chiamati alle armi. due ragazzoni forti e dalla braccia robuste di chi è abituato alla durezza della vita. Leggeva sempre le lettere che loro spedivano con regolarità dal fronte., la rassicuravano, loro stavano bene, erano orgogliosi e fieri di servire la patria, avevano cibo in abbondanza e non pativano il freddo. Era tranquilla e confortava il padre leggendo le lettere a voce alta, e più volte, visto che il padre era analfabeta.
Non capiva perché le lettere arrivavano sempre chiuse malamente, soprattutto nei bordi, come se qualcuno le avesse aperte e poi richiuse, forse qualche postino curioso, certamente non il loro che si è no riusciva a leggere i nomi sulle buste che arrivavano in paese.


Sorrise, con tutti i pensieri che aveva si concentrava sul bordo delle lettere del fronte.

Adele, adesso che non c'erano i fratelli in casa, poteva usare la bicicletta di famiglia ed andare a prendere la farina per aiutare a fare il pane col padre.

Aveva preso la bicicletta, l'aveva accarezzata come se fosse un bambino, poi prese uno straccio e la pulì per bene, cominciò dal manubrio, insistendo bene nei copri ruote e pulì perfino i raggi delle ruote che ritornarono a brillare, come se l'avesse appena comprata; prese la lattina di vernice gialla e cominciò a pitturarla.

 Era perfetta, adesso era veramente sua, certo la vernice le era costata ben due chili di pane , ma ne era valsa la pena pensò, guardando il risultato, infine mise la vecchia cesta coprendola con un copri cesta di tessuto a quadretti utilizzando due vecchi tovaglioli, tanto non servivano visto che erano solo in due a mangiare.

Era orgogliosa del suo operato, certo quando sarebbe ritornati i fratelli l'avrebbero presa a calci nel didietro, ma c'era tempo per pensare ai calci.

All'inizio era piuttosto traballante in sella al rinnovato mezzo, ma Adele era testarda, cadeva, si rialzava,, andava storta, perdeva l'equilibrio, ma ogni giorno andava al mulino, metteva nel cesto il sacco di farina e poi subito indietro verso casa.
Giorno dopo giorno aveva acquisito la giusta abilità ed adesso si permetteva di correre con la sua due ruote gialle, portando una sferzata di allegria in quel paese fatto solo di donne, anziani e tristi bambini, i cui pensieri erano rivolti a questa guerra che sembrava non volesse finire mai.

L'autunno si stava avvicinando, gli ultimi raggi di sole scaldavano ancora mentre le foglie dorate degli alberi si staccavano regalando alla città dei riflessi caldi. Fu una mattina di caldo autunno che nella sua solita corsa mattiniera Adele senti un rumore di foglie, come se qualcuno le stesse calpestando.

Si fermò e si girò di scatto, non vide nessuno, un piede per terra e l'altro sul pedale della bici, si girò e con gli occhi cerco di scrutare in mezzo agli alberi, stava per riprendere a pedalare quando sentì una mano fredda che le aveva afferrato il braccio, un brivido le scese lungo la schiena.
Era il braccio di un giovanotto, non lo aveva mai visto, non era del paese, non riusciva a capire dove si fosse nascosto e come avesse fatto a balzare vicino a lei come un felino, il cuore le batteva forte dentro al petto, chiuso da una camicetta che le cominciava a stare stretta e metteva ancor più in evidenza il suo seno prorompente.
Adele si ritrasse e per poco non finì a terra inciampando nelle ruote della sua bicicletta, ma gli occhi di quel ragazzo erano buoni, non riusciva a leggervi alcuna cattiveria, aveva un fucile dietro la schiena, ma se avesse voluto ucciderla ne aveva avuto ampio tempo.
Il ragazzo la guardò e le chiese se aveva qualcosa da mangiare, lei per tutta risposta inforcò sulla bici e fece rientro a casa ancora più velocemente.
Quando arrivò a casa si ricordò che in paese parlavano di alcuni soldati che erano scappati ed erano contro Mussolini, si nascondevano e tentavano agguati contro i tedeschi. Di guerra non ne capiva molto con i suoi 16 anni appena compiuti le interessava la vita, la musica e l'allegria, qualche volta solo qualche volta aveva pensato all'amore, ma poi si era confessata ricevendo un'ammonizione severa da parte del parroco.
Alla fine basta poco per essere felici, l'affetto della famiglia, vabbé la madre non c'era più, ma le restava il padre e i due fratelli che presto sarebbero ritornati a casa, ed una bicicletta gialla.
La vita ti sorride, hai la libertà di correre, sentire la carezza del sole sulla pelle, niente può essere più bello, forse, nemmeno l'amore come sussurravano le amiche la sera, quando, dopo il tramonto, si ritrovavano sui gradini della chiesa per parlare un po', prima di andare a letto.

Adele non raccontò al padre dell'incontro fatto al mattino, per la verità a nessuno, nemmeno alle amiche, anche se non capiva bene, cosa stava succedendo in paese, il clima di paura dettato dal continuo andirivieni di militari tedeschi l'avevano inconsciamente guidata alla precauzione ed al silenzio. Poi c'era anche il macellaio del paese, si diceva che era uno spione e spifferasse ogni movimento ai tedeschi per avere in cambio lasciapassare a altro. Osvaldo, il macellaio, non le era mai piaciuto, quando andava nel suo negozio, poche volte per fortuna, era sempre accolta con un sorriso viscido che la lasciava amareggiata, per cui scappava subito, poi adesso aveva qualche gallina e poteva fare a meno di recarsi da quel bottegaio così ripugnante

La mattina dopo si svegliò presto e dopo aver preparato il pane da vendere, di nascosto prese un filone e lo nascose nello scialle, poggiandolo nella cesta della bicicletta. Quindi come al solito inforcò la bicicletta e di gran corsa si avviò al mulino, quando giunse nel punto dove era avvenuto l'incontro, si fermò, rimase qualche minuto ad attendere e quando pensava che non ci fosse nessuno, si avvicinò il ragazzo del giorno prima, lei con un sorriso gli allungò il pane, poi riprese a pedalare, senza dare tempo al ragazzo di ringraziarla.
Fece così per altri giorni, era come un appuntamento, ma non era amoroso, Adele gli allungava il pane e poi riprendeva subito la sua corsa.

Anche quella mattina del'10 marzo 1945 si era avviata verso il mulino in sella alla sua bicicletta, l'aria era fresca, ma non mise lo scialle, vi era avvolto il pane.
Passò come al solito in paese, con il solito saluto benevolo del barbiere, il quale, a causa della guerra non aveva più tanti capelli da tagliare, per cui era sempre più fuori dal negozio che dentro.
Quella mattina anche il macellaio si affacciò davanti alla porta della bottega e con un sorriso schernevole le chiese come mai non si copriva le spalle visto l'aria fresca che era sopraggiunta, Adele si fermò un attimo, lo guardò senza rispondere e riprese la sua pedalata, il colore giallo della sua bicicletta si mescolava con le foglie ambrate dell'autunno incipiente che dolcemente si staccavano dagli alberi.
Al solito punto si fermò per aspettare il ragazzo di cui ignorava anche il nome, non fece nemmeno in tempo a sbuffare per il ritardo, che senti un calore forte alle gambe ed un rumore secco, o forse due, in quel momento non riusciva a capire bene, si accasciò a terra, provando un dolore come se le avessero squarciato le gambe, in effetti aveva una ferita che sanguinava, stava per alzare gli occhi dal ginocchio devastato, udì un altro sparo, il ragazzo del pane si accasciò vicino a lei, i suoi occhi increduli guardavano il militare tedesco che sogghignava nel vedere il tentativo di quell'uomo di raggiungere la mano della ragazza.
La mano di Adele era protesa verso la bicicletta gialla che il tedesco teneva in mano e stava schiacciando la ruota contro l'altra mano della ragazza ridacchiando, urlò forte il suo dolore, inutilmente.


Pensò che è davvero triste morire senza un motivo, lei voleva solo sentire il vento tra i capelli.

Continuò a guardare quella macchia gialla che si allontanava, fino a quando chiuse gli occhi.








lunedì 24 aprile 2017

Flora Gallert: Un bacio a 5 stelle

Carissime amiche ed amici del blog
oggi vi segnalo l'uscita dell'ultimo romanzo di Flora Gallert scritto a due mani con Claudia Crocioni.  
Flora è una ragazza giovanissima, classe 93, ma già vanta la pubblicazione di tre romanzi.
I suoi romanzi sono romanticamente attuali, ci lasciano sognare e trascinare negli intrecci amorosi da lei ben descritti.

Un bacio a 5 stelle

Flora A. Gallert & Claudia Crocioni
BitterSweet, New York
Genere: Romance Young Adult – autoconclusivo 
Prezzo e-book: €1,49/Gratis con Kindle Unlimited – Solo su Amazon 
Prezzo cartaceo: €9,99 (disponibile in tutti i principali store e prenotabile in libreria)
Link d’acquisto: http://amzn.to/2oV6ROO


Sinossi: 
Giulia e Luca sono amici da una vita e frequentano lo stesso collegio svizzero per giovani facoltosi. Durante un viaggio a New York, un attentato terroristico li costringe a convivere a stretto contatto nel lussuoso hotel dove soggiornano.
L'irrazionalità, la spavalderia e i tormenti interiori di lui, si scontreranno con la bellezza, l'ingenuità e i valori di lei. Un continuo contrasto di momenti agro-dolci che cambierà per sempre le note regole dell'amicizia tra uomo e donna.

Tra baci rubati, promesse infrante e gelosie, riuscirà il tenebroso Luca a rinunciare a tutto per lei?
Estratti:
“Per un attimo rimanemmo in un silenzio imbarazzato, ce n'erano troppi in questo ultimo periodo, crescendo era tutto diventato troppo complicato. Ce l'avremmo fatta a non rovinare questa amicizia?”

“Chiusi gli occhi e ripensai alle labbra di Giulia trattenendo il fumo in bocca. Sapevo che me ne sarei pentito. Sapevo che sarebbero state le labbra più dolci di sempre. Sapevo che quando una cosa non potevo averla, allora diventava un chiodo fisso.”

“Pensai a Mathias in camera con Giulia. Lei non era mai stata con nessuno. Pensai a lui che le slacciava i pantaloni, che le toccava la pelle sotto la maglietta e che l'avrebbe voluta sopra perché è uno stronzo e sapevo che gli piace guardare.”

sabato 22 aprile 2017

Innamorati con Leucotea

Carissime amiche ed amici del blog
se amate parlare d'amore nei vostri racconti, se riuscite a toccare il cuore dei vostri lettori con storie d'amore, questo concorso è per voi: Innamorati con Leucotea!
Scade far pochi giorni,  ma sono certa che riuscirete a trovare le parole giuste per scrivere un racconto di almeno 50 cartelle, inviarlo e vincere la PUBBLICAZIONE.
Scade il 30 aprile.
Allora forza, avete un lungo week end per affilare la penna e..innamorarvi...





venerdì 21 aprile 2017

Lettera aperta al Premio Strega dell'editore Felix Krull

Ogni concorso a cui si partecipa vi entriamo con un sogno, con una speranza. Non sempre questo sogno si trasforma in realtà. Delusione, un po' di rabbia e ammettiamolo anche un po' di invidia verso chi ha vinto, entrano nel nostro animo; siamo esseri umani ed è anche giusto lasciarsi andare a questi sentimenti. 
Non sempre si può accettare che la giuria ha decretato il libro o il racconto più bello, conosciamo i fili che si nascondono dietro, ed è giusto e corretto dire la propria opinione in merito alle scelte.
Ecco perché pubblico volentieri  questa lettera aperta dell'editore Felix Krull al Premio Strega.

Lettera aperta al Premio Strega
Gentile Dott. Petrocchi, 
ci rivolgiamo a Lei giacché all’interno della Fondazione Bellonci (con tutti i suoi 
misteri) è stato evidentemente assegnato alla Sua persona il compito di comunicare 
con il pubblico. 
Nel 2015, quando La contattammo per la prima volta proponendoLe la 
partecipazione allo Strega del racconto lungo “Fiorelluccia-Una fiaba siciliana”, di 
Lodovica San Guedoro, Lei reagì con una disponibilità che ci sorprese. Non se ne fece 
nulla, quella forma letteraria non era prevista. E forse la Sua disponibilità non era 
altro che diplomazia, dato che avevate appena annunciato ufficialmente l’apertura 
alle piccole-medie case editrici. Ma a noi diede la forza e il coraggio di ritentare 
l’anno successivo con un romanzo della stessa autrice, “L’allegro manicomio”. 
Anche in quell’occasione Lei si mostrò premuroso, ci fece avere i recapiti elettronici 
di alcuni Amici della domenica e, quando riuscimmo a far candidare il libro, si 
congratulò con noi. Allorché, però, in seguito all’esclusione dalla dodicina, Le 
scrivemmo che l’ammissione di case editrici come la nostra si era rivelata la solita 
foglia di fico per coprire giochi già fatti, non si disse d’accordo, ma ci ringraziò 
ugualmente per aver partecipato. 
Nel 2017 la ricerca dei due giurati si è rivelata impresa più ardua e spinosa, ma infine 
la nostra fatica è stata coronata da due candidature “forti”: Dacia Maraini e Maria 
Rosa Cutrufelli. Capirà quindi che la nuova esclusione dalla dodicina abbia avuto per 
noi un sapore ancora più amaro. 
Nelle ultime settimane abbiamo valutato con attenzione gli altri 26 libri presentati e 
non crediamo che, contemplando il solo valore letterario, il romanzo della San 
Guedoro non potesse tranquillamente competere con ognuno dei 12 titoli da Voi 
scelti. Come spiegare quindi quest’esclusione eclatante, tanto più se si considera 
l’autorevolezza delle candidatrici? 
C’è chi ci ha suggerito di non prendere troppo sul serio lo Strega. Ma non sarebbe, 
anche ai giorni nostri, un dovere morale, offrire attraverso il più prestigioso premio 
letterario italiano un’occasione adeguata di spiccare a una scrittrice la cui rara 
maestria nel bell’idioma torna a onore della Vostra nazione? 
Perdoni la franchezza, 
con immutata cordialità, 
Johannes Hoericht 

L’EDITORE 

Tracy Chevalier : Strane creature

  Strane creature di Tracy Chevalier Impressioni di Maria Lucia Ferlisi La piccola città marina di Lyme nel Sussex, vede l’arrivo delle sore...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.