a tutti/e, ricordando le vite di quanti/e morirono nel nome della libertà.
A voi e a tutti coloro che credono sempre nei principi della libertà e dell'uguaglianza dedico questo mio racconto breve
La bicicletta gialla
"Ciao
bella Adele, dove vai così di corsa?
Le chiese
Gino, il barbiere del paese .
"Al
mulinoooo", rispose quasi urlando e pedalando in sella alla sua
bicicletta gialla.
I capelli
lunghi color del rame svolazzavano al ritmo delle pedalate veloci, la
gonna lunga e larga a ruota, trattenuta con una mano per evitare si
vedessero le lunghe e tornite gambe.
Adele era
felice, nonostante la guerra, in casa adesso c'era solo lei col padre
troppo anziano, ma che ancora lavorava sfornando deliziosi panini che
riempivano la casa e la via del dolce profumo del pane appena
sfornato. La madre era venuta a mancare due anni prima, lasciando
nello sconforto il padre che non riusciva a rassegnarsi alla vita
senza la sua compagna di vita.
I suoi due
fratelli erano entrambi in guerra, erano stati chiamati alle armi.
due ragazzoni forti e dalla braccia robuste di chi è abituato alla
durezza della vita. Leggeva sempre le lettere che loro spedivano con
regolarità dal fronte., la rassicuravano, loro stavano bene, erano
orgogliosi e fieri di servire la patria, avevano cibo in abbondanza e
non pativano il freddo. Era tranquilla e confortava il padre leggendo
le lettere a voce alta, e più volte, visto che il padre era
analfabeta.
Non capiva
perché le lettere arrivavano sempre chiuse malamente, soprattutto
nei bordi, come se qualcuno le avesse aperte e poi richiuse, forse
qualche postino curioso, certamente non il loro che si è no riusciva
a leggere i nomi sulle buste che arrivavano in paese.
Sorrise, con
tutti i pensieri che aveva si concentrava sul bordo delle lettere del
fronte.
Adele,
adesso che non c'erano i fratelli in casa, poteva usare la bicicletta
di famiglia ed andare a prendere la farina per aiutare a fare il pane
col padre.
Aveva preso
la bicicletta, l'aveva accarezzata come se fosse un bambino, poi
prese uno straccio e la pulì per bene, cominciò dal manubrio,
insistendo bene nei copri ruote e pulì perfino i raggi delle ruote
che ritornarono a brillare, come se l'avesse appena comprata; prese
la lattina di vernice gialla e cominciò a pitturarla.
Era perfetta,
adesso era veramente sua, certo la vernice le era costata ben due
chili di pane , ma ne era valsa la pena pensò, guardando il
risultato, infine mise la vecchia cesta coprendola con un copri cesta
di tessuto a quadretti utilizzando due vecchi tovaglioli, tanto non
servivano visto che erano solo in due a mangiare.
Era
orgogliosa del suo operato, certo quando sarebbe ritornati i fratelli
l'avrebbero presa a calci nel didietro, ma c'era tempo per pensare ai
calci.
All'inizio
era piuttosto traballante in sella al rinnovato mezzo, ma Adele era
testarda, cadeva, si rialzava,, andava storta, perdeva l'equilibrio,
ma ogni giorno andava al mulino, metteva nel cesto il sacco di farina
e poi subito indietro verso casa.
Giorno dopo
giorno aveva acquisito la giusta abilità ed adesso si permetteva di
correre con la sua due ruote gialle, portando una sferzata di
allegria in quel paese fatto solo di donne, anziani e tristi bambini,
i cui pensieri erano rivolti a questa guerra che sembrava non
volesse finire mai.
L'autunno si
stava avvicinando, gli ultimi raggi di sole scaldavano ancora mentre
le foglie dorate degli alberi si staccavano regalando alla città
dei riflessi caldi. Fu una mattina di caldo autunno che nella sua
solita corsa mattiniera Adele senti un rumore di foglie, come se
qualcuno le stesse calpestando.
Si fermò e
si girò di scatto, non vide nessuno, un piede per terra e l'altro
sul pedale della bici, si girò e con gli occhi cerco di scrutare in
mezzo agli alberi, stava per riprendere a pedalare quando sentì una
mano fredda che le aveva afferrato il braccio, un brivido le scese
lungo la schiena.
Era il
braccio di un giovanotto, non lo aveva mai visto, non era del paese,
non riusciva a capire dove si fosse nascosto e come avesse fatto a
balzare vicino a lei come un felino, il cuore le batteva forte dentro
al petto, chiuso da una camicetta che le cominciava a stare stretta e
metteva ancor più in evidenza il suo seno prorompente.
Adele si
ritrasse e per poco non finì a terra inciampando nelle ruote della
sua bicicletta, ma gli occhi di quel ragazzo erano buoni, non
riusciva a leggervi alcuna cattiveria, aveva un fucile dietro la
schiena, ma se avesse voluto ucciderla ne aveva avuto ampio tempo.
Il ragazzo
la guardò e le chiese se aveva qualcosa da mangiare, lei per tutta
risposta inforcò sulla bici e fece rientro a casa ancora più
velocemente.
Quando
arrivò a casa si ricordò che in paese parlavano di alcuni soldati
che erano scappati ed erano contro Mussolini, si nascondevano e
tentavano agguati contro i tedeschi. Di guerra non ne capiva molto
con i suoi 16 anni appena compiuti le interessava la vita, la musica
e l'allegria, qualche volta solo qualche volta aveva pensato
all'amore, ma poi si era confessata ricevendo un'ammonizione severa
da parte del parroco.
Alla fine
basta poco per essere felici, l'affetto della famiglia, vabbé la
madre non c'era più, ma le restava il padre e i due fratelli che
presto sarebbero ritornati a casa, ed una bicicletta gialla.
La vita ti
sorride, hai la libertà di correre, sentire la carezza del sole
sulla pelle, niente può essere più bello, forse, nemmeno l'amore
come sussurravano le amiche la sera, quando, dopo il tramonto, si
ritrovavano sui gradini della chiesa per parlare un po', prima di
andare a letto.
Adele non
raccontò al padre dell'incontro fatto al mattino, per la verità a
nessuno, nemmeno alle amiche, anche se non capiva bene, cosa stava
succedendo in paese, il clima di paura dettato dal continuo
andirivieni di militari tedeschi l'avevano inconsciamente guidata
alla precauzione ed al silenzio. Poi c'era anche il macellaio del
paese, si diceva che era uno spione e spifferasse ogni movimento ai
tedeschi per avere in cambio lasciapassare a altro. Osvaldo, il
macellaio, non le era mai piaciuto, quando andava nel suo negozio,
poche volte per fortuna, era sempre accolta con un sorriso viscido
che la lasciava amareggiata, per cui scappava subito, poi adesso
aveva qualche gallina e poteva fare a meno di recarsi da quel
bottegaio così ripugnante
La mattina
dopo si svegliò presto e dopo aver preparato il pane da vendere, di
nascosto prese un filone e lo nascose nello scialle, poggiandolo
nella cesta della bicicletta. Quindi come al solito inforcò la
bicicletta e di gran corsa si avviò al mulino, quando giunse nel
punto dove era avvenuto l'incontro, si fermò, rimase qualche minuto
ad attendere e quando pensava che non ci fosse nessuno, si avvicinò
il ragazzo del giorno prima, lei con un sorriso gli allungò il pane,
poi riprese a pedalare, senza dare tempo al ragazzo di ringraziarla.
Fece così
per altri giorni, era come un appuntamento, ma non era amoroso, Adele
gli allungava il pane e poi riprendeva subito la sua corsa.
Anche quella
mattina del'10 marzo 1945 si era avviata verso il mulino in sella
alla sua bicicletta, l'aria era fresca, ma non mise lo scialle, vi
era avvolto il pane.
Passò come
al solito in paese, con il solito saluto benevolo del barbiere, il
quale, a causa della guerra non aveva più tanti capelli da tagliare,
per cui era sempre più fuori dal negozio che dentro.
Quella
mattina anche il macellaio si affacciò davanti alla porta della
bottega e con un sorriso schernevole le chiese come mai non si
copriva le spalle visto l'aria fresca che era sopraggiunta, Adele si
fermò un attimo, lo guardò senza rispondere e riprese la sua
pedalata, il colore giallo della sua bicicletta si mescolava con le
foglie ambrate dell'autunno incipiente che dolcemente si staccavano
dagli alberi.
Al solito
punto si fermò per aspettare il ragazzo di cui ignorava anche il
nome, non fece nemmeno in tempo a sbuffare per il ritardo, che senti
un calore forte alle gambe ed un rumore secco, o forse due, in quel
momento non riusciva a capire bene, si accasciò a terra, provando un
dolore come se le avessero squarciato le gambe, in effetti aveva una
ferita che sanguinava, stava per alzare gli occhi dal ginocchio
devastato, udì un altro sparo, il ragazzo del pane si accasciò
vicino a lei, i suoi occhi increduli guardavano il militare tedesco
che sogghignava nel vedere il tentativo di quell'uomo di raggiungere
la mano della ragazza.
La mano di
Adele era protesa verso la bicicletta gialla che il tedesco teneva
in mano e stava schiacciando la ruota contro l'altra mano della
ragazza ridacchiando, urlò forte il suo dolore, inutilmente.
Pensò che è
davvero triste morire senza un motivo, lei voleva solo sentire il
vento tra i capelli.
Continuò a
guardare quella macchia gialla che si allontanava, fino a quando
chiuse gli occhi.