domenica 9 aprile 2017

Intervista a Mauro Fornaro

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Carissimi amici ed amiche del blog, oggi voglio presentarvi un amico blogger e scrittore: Mauro Fornaro.  Sportivo, amante del basket e della letteratura americana.
Visto l'uscita del suo libro "L'uomo che piangeva in silenzio", ho voluto intervistarlo lui simpaticamente ha accettato al volo.

Ed ecco chi è il nostro amico scrittore Mauro.
Se l'intervista non esaurisce la vostra curiosità non vi resta che..acquistare il libro.









1) Dimmi chi è Mauro Fornaro, presentati ai lettori. 
Sono un allenatore di basket, scrittore e blogger. Passo le mie giornate in palestra e a scrivere. 

2) Perché e quando hai cominciato a scrivere. 
Ho sempre avuto la passione della lettura, poi con gli anni ho iniziato anche a scrivere le prime poesie e poi, col tempo, ho "capito" che forse potevo scrivere tutti i giorni.

3) Quali sono i tuoi modelli di scrittura, a chi ti ispiri quando scrivi? 
Da appassionato di letteratura americana non posso non farti questi nomi: Fante, Lansdale, Bukowski, Hemingway, tanto per fartene alcuni. Spero comunque d'avere uno stile mio e non scimmiottare nessuno.

4) Quale autore è stato determinante per pensare: "anch'io voglio scrivere". 
Bukowski, mi ha insegnato che nella merxxa della vita, c'è sempre uno spiraglio per rincorrere il proprio sogno.

5) Come ti piace scrivere al pc o usi carta e penna? 
Entrambi! scrivere con il pc è comodo e facile, però la penna ha quel fascino e quell'intimità che il pc non potrà mai avere.

6) Quando scrivi un libro hai già tutto chiaro nella mente? 
Assolutamente no! Sono convinto che sia lui a farsi scrivere, io lo aiuto solo ad uscire allo scoperto.

7) Hai appena scritto un libro "l'uomo che piangeva in silenzio", in uscita proprio questi giorni, vuoi presentarlo ai nostri lettori? 
E’ la storia di uno scrittore, tanto per non andare lontano, in crisi con se stesso e con il mondo. Solo l'amore lo potrà salvare. diciamo che è a lunghi tratti autobiografico.

8) Perché dobbiamo acquistare il tuo libro? 
Perché è un libro che fa riflettere e mette a nudo le emozioni di uomo.

9) Il tuo libro è un romanzo breve, molti lettori snobbano i romanzi brevi, spiega ai lettori, come hai fatto nel tuo blog, perché non sono così importanti il numero delle pagine per affrontare una buona lettura. 
Molti lettori più che snobbare certi tipi di libri, ne comprano uno all'anno. Quello di cui hanno letto la recensione in una rivista dal dentista. E spesso si imbattono in libri di molte pagine e sempre di grandi editori. Detto questo, il problema non sono le pagine di un libro, ma il messaggio che lancia il libro. Pensare che solo un romanzo di 500 pagine abbia dignità, vuol dire fare categorie nella scrittura. Mentre io penso che tutto, poesie, racconti, romanzi brevi e non, siano di serie a.


http://www.edizionidelfaro.it/libri/l%E2%80%99uomo-che-piangeva-silenzio


sabato 8 aprile 2017

71° Premio Strega



 71° Premio Strega
Ecco i 27 libri che sono stati scelti per la LXXI edizione del Premio Strega, ed il 20 aprile il comitato direttivo ne sceglierà 12.
Anche quest'anno sono presenti libri editi da piccole case editrici, per fortuna!
Voi ne avete letto qualcuno di quelli scelti dal comitato?



  • Teresa Ciabatti, “La più amata” (Mondadori)
    Presentato da Stefano Bartezzaghi e Edoardo Nesi
  • Paolo Cognetti, “Le otto montagne” (Einaudi)
    Presentato da Cristina Comencini e Benedetta Tobagi
  • Domenico Dara, “Appunti di meccanica celeste” (Nutrimenti)
    Presentato da Valeria Parrella e Andrea Vitali
  • Anna Giurickovic Dato, “La figlia femmina” (Fazi)
    Presentato da Maria Ida Gaeta e Giuseppe Leonelli
  • Giorgio Dell’Arti, “Bibbia pagana” (Clichy)
    Presentato da Fulvio Abbate e Raffaele La Capria
  • Marco Ferrante, “Gin tonic a occhi chiusi” (Giunti)
    Presentato da Pierluigi Battista e Antonella Cilento
  • Silvana Grasso, “Solo se c’è la luna” (Marsilio)
    Presentato da Lucia Annunziata e Salvatore Silvano Nigro
  • Davide Grittani, “E invece io” (Robin)
    Presentato da Maria Cristina Donnarumma e Roberto Pazzi
  • Wanda Marasco, “La compagnia delle anime finte” (Neri Pozza)
    Presentato da Paolo Di Stefano e Silvio Perrella
  • Chiara Marchelli, “Le notti blu” (Perrone)
    Presentato da Elisabetta Mondello e Giorgio Van Straten
  • Gian Domenico Mazzocato, “Il castrato di Vivaldi” (Biblioteca dei Leoni)
    Presentato da Maurizio Cucchi e Paolo Ruffilli
  • Monaldi&Sorti, “Malaparte. Morte come me” (Baldini&Castoldi)
    Presentato da Franco Cardini e Lucio Villari
  • Matteo Nucci, “È giusto obbedire alla notte” (Ponte alle Grazie)
    Presentato da Annalena Benini e Walter Pedullà
  • Ferruccio Parazzoli, “Amici per paura” (SEM)
    Presentato da Giorgio Ficara e Sergio Zavoli
  • Fabrizio Patriarca, “Tokyo transit” (66th&2nd)
    Presentato da Raffaele Manica e Alessandro Piperno
  • Carmela Pierri, “Mangia con gli occhi” (Aracne)
    Presentato da Antonio Augenti e Simonetta Bartolini
  • Giorgio Pressburger, “Don Ponzio Capodoglio” (Marsilio)
    Presentato da Gianfranco De Bosio e Massimo Raffaeli
  • Nicola Ravera Rafele, “Il senso della lotta” (Fandango Libri)
    Presentato da Filippo La Porta e Paola Mastrocola
  • Alberto Rollo, “Un’educazione milanese” (Manni)
    Presentato da Giuseppe Antonelli e Piero Dorfles
  • Marco Rossari, “Le cento vite di Nemesio” (e/o)
    Presentato da Giancarlo De Cataldo e Fabio Geda
  • Lodovica San Guedoro, “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé” (Felix Krull)
    Presentato da Maria Rosa Cutrufelli e Dacia Maraini
  • Vanni Santoni, “La stanza profonda” (Laterza)
    Presentato da Silvia Ballestra e Alessandro Barbero
  • Luigi Sardiello, “Il punto che non conosco” (Licosia)
    Presentato da Masolino d’Amico e Franco Di Mare
  • Tito Schipa Jr., “Orfeo 9 – Then an Alley” (Argo)
    Presentato da Paolo Ferruzzi e Marcello Panni
  • Gianni Tetti, “Grande nudo” (Neo)
    Presentato da Raffaella Morselli e Massimo Onofri
  • Alberto Toso Fei, “Orientalia” (Round Robin)
    Presentato da Roberto Ippolito e Mimmo Paladino
  • Claudio Volpe, “La traiettoria dell’amore” (Laurana)
    Presentato da Francesca Pansa e Carla Tagliarini

venerdì 7 aprile 2017

Il bambino che narrava storie

Il bambino che narrava storie di Zana Frailon
recensione a cura di 
Ferlisi Maria Lucia

Un bambino per crescere ha bisogno di ricevere stimoli e di osservare i luoghi dove vive.
Ha bisogno di punti di riferimento come i genitori, la scuola, i giardini per giocare, i giochi stessi. Tutte cose che diamo per scontate. Quale bambino non ha questo?
Subhi è un bambino invisibile e come lui ce ne sono migliaia. Subhi non conosce i genitori, ha solo un vago ricordo della madre che per sfuggire alla guerra si è imbarcata per un luogo dove potesse dare al figlio, appena nato, sicurezza e speranza di poter vivere, lontano da un paese seminato da odio e da guerre fratricide.

Subhi, non sa cosa sono i giocattoli, non sa cosa vuol dire calpestare un prato erboso, non conosce il mare, non sa cosa sia mangiare dei pasti veri, non conosce il sapore della cioccolata.

Il protagonista di questa commovente e tragica storia vive, da quando è nato, in un campo profughi. Vive circondato da ringhiere con filo spinato, dorme in una brandina militare malconcia e quando ha freddo si copre con delle coperte sporche e pungenti. Non sa come possa essere il mondo oltre quella innaturale barriera, lui vive al di qua, e deve stare molto attento, non può giocare o urlare con gli atri bambini, le loro risate infastidiscono i militari che li controllano.
Eppure questi bambini come tutti gli altri rifugiati, non hanno commesso dei reati, allora perché vivono come dei carcerati?

Una domando che rimane senza risposta, sospesa nell'incredulità dei loro piccoli cuori.

Vivono in tende e non hanno un nome, ma dei numeri, lui ad esempio è il numero...

Non hai identità.
Non hai voce.
Non hai nulla.
Sei un bambino invisibile. Una donna invisibile. Un uomo invisibile.

Tenuti come tante bestie nelle gabbie, raggruppati e numerati, senza alcuna identità.
Trattati come tali, non devono chiedere, non devono gridare, non devono protestare. Manca il cibo, arriverà, l'acqua deve essere razionata, la minestra non ha sapore, a volte è metallica,altre volte è gommosa, ma la fame è tanta ed allora ingoi tutto e gratti la ciotola nella speranza che possa essercene ancora. Ti ammali, ma puoi solo vomitare.
Ci sono tanti bambini nel campo di detenzione ed hanno cercato d'inserirli nelle scuole del paese, ma nessuno li vuole. Hanno assoldato un maestro, ma costa troppo ed è stato eliminato, tanto non serve che loro imparino, sono solo dei numeri, perché spendere dei soldi per loro?
Subhi riesce ancora a sognare, ed immagina il mare, ne sente il profumo, sente le onde che lambisco la terra di quel campo polveroso e infuocato d'estate, infangato e freddo d'inverno. I sogni nessuno li vede, non possono essere spezzati, e il bambino continua a farlo nell'indifferenza di tutti quei soldati, di cui solo uno riesce a sorridere incontrando i suoi occhi ed addirittura gli regala dei fogli e delle matite colorate ed anche della cioccolata che il bambino fa sciogliere lentamente in bocca, per apprezzarne il gusto fino in fondo.

Subhi vuole sopravvivere a quelle misere giornate dove la noia fa da padrona.
"solo che sto per cominciare ad annoiarmi, una noia che mi schiaccia. Sto seduto fuori a guardare le gocce di sudore che mi scorrono veloci lungo il gomito, per poi fermarle con un dito. Odio questa sensazione di non sapere cosa fare."

Subhi incontra una sera Jimmie, una bambina al di la della recinzione, lei ha perso la madre e le è rimasto soltanto un quaderno. I due bambini si incontrano tutte le sere, subhi per lei inventa storie e riesce ad incantarla. Sono storie che lo aiutano a superare non solo la noia di quel campo recintato, ma per avere una speranza di sopravvivere e di costruirsi una vita fuori da quella prigione a tutti gli effetti. Sono storie di speranza e libertà, di coraggio e di vita. Subhi e Jimmie sognano insieme un mondo diverso fatto di mare e di libertà, di sapori e di cioccolata, sognano la libertà ed un paese dove possano essere chiamati per nome.
Sognano e sperano che un giorno la loro vita possa cambiare, un domani, magari non tanto lontano.


Un libro forte, commovente e drammatico, raccontato con maestria dall'autrice che riesce a porci davanti alla verità dei campi di accoglienza, raccontandone le atrocità filtrate dagli occhi di un bambino.
Una libro di denuncia, pacata e sottile, ma non per questo meno efficace. Riga dopo riga, pagina dopo pagina non puoi che riflettere e porti delle domande. Un libro che urla le condizioni inumane di queste persone prigioniere pur essendo innocenti, privi di libertà e la cui dignità viene calpestata ogni giorno.
Un romanzo che descrive con precisione accurata la vita che si svolge all'interno dei campi, senza accuse ma con la necessità di narrare la verità quella spiacevole e nascosta. Un romanzo che è cronaca ma soprattutto è pervaso dal bisogno di libertà e di speranza.

Sinossi:

Subhi è un bambino. Nato in un campo di detenzione dopo che la madre è fuggita dalla guerra che stava distruggendo il suo paese. La sua vita è dietro una recinzione, ma il mondo della sua immaginazione è molto più grande di quello della sua realtà. La notte il mare gli porta dei doni, sente il canto delle balene, gli uccelli gli raccontano le loro storie. Ma il dono più bello è la piccola Jimmie, una ragazzina trascurata e vivace, che gli appare una sera dall’altra parte della recinzione. Fra le braccia stringe un quaderno che le ha lasciato la madre prima di morire, ma Jimmie non sa leggere. Subhi, che con la sua fantasia costruisce mondi meravigliosi, inventerà delle storie che incantano Jimmie e che costruiscono intorno a loro l’idea di un futuro e di una vita possibile, anche quando la realtà mostra solo la sua faccia peggiore. Perché è il nostro sguardo a determinare quello che vediamo ed è la nostra capacità di narrare la nostra vita a renderla degna di essere vissuta. E nessuno, più dei bambini, sa trasformare il presente attraverso il filtro dell'immaginazione. Intenso, commovente, «Il bambino che narrava storie» è una favola senza tempo di sopravvivenza e di coraggio che ricorda a tutti l’importanza della libertà, della speranza e il potere della fantasia per chiunque soffra


Scheda libro:

Autore: Zana Fraillon
Titolo: Il bambino che narrava storie
Casa Editrice: Corbaccio
Pagine: 252


https://www.amazon.it/bambino-che-narrava-storie/dp/8867002015







martedì 4 aprile 2017

Fuori Zona Comfort Con $15 Al Giorno: Diario E Foto Tra Australia E Thailandia


Fuori Zona Comfort Con $15 Al Giorno: Diario E Foto Tra Australia E Thailandia di Umberto Cavazzini.

Recensione a cura di Ferlisi Maria Lucia


Non aspettatevi un romanzo, non lo è. Umberto Cavazzini ha scritto un diario di viaggio, aiutandosi con Google Kep, tutti giorni ha preso nota dei momenti più salienti della giornata. Il libro non è suddiviso in capitoli con titoli, ha solo date.
Ad Umberto non è stato sufficiente viaggiare, conoscere il mondo per ben otto mesi. No, come dice lui stesso, ha voluto anche pubblicare questo diario.
Dopo una mega festa di addio con tutti i suoi amici, si è preparato per la partenza verso la prima meta del lungo viaggio: Sydney.
L'autore ha sentito il bisogno fisico di lasciare il proprio paese, di cui non ha più rispetto, per cercare altri orizzonti, non solo dal punto di vista visivo, ma voleva provare altre realtà economiche e politiche.
In questa Italia si sente soffocare, non riconosce più come suo questo paese corrotto, e i suoi abitanti che non riescono a ribellarsi.
Allora via, uno zaino, pochi soldi, ma la speranza di trovare un senso a questa insoddisfazione che sente dentro l'animo.
"Non più conoscenti che non sanno fare domande", "non più gnocche asociali ed introverse", non più grigiore sociale", "non più politici corrotti".
"Ho bisogno di impulsi vitali di quelli forti", per vivere al meglio e non sopravvivere.

Certo anche a lui in aeroporto, al momento della partenza, due lacrime scivolano durante l'abbraccio con la madre, loro due "siamo due anime che si uniscono e si ritrovano nel cuore".
Ma poco importa, la partenza è fissata, nulla può distoglierlo dal progetto, nemmeno l'amore per sua madre. Perché è giunta l'ora in cui si deve "ricominciare da capo, con tanti sogni e un po' troppe speranze".
Vale la pena allontanarsi per vivere e conoscere altre realtà, per confrontarle e comprendere, così l'autore, tra una birra e della buona musica, sperimenta la vita fuori dall'Italia. Certo non è per nulla facile vivere all'estero, con pochi soldi, ma i centri commerciali offrono pranzi per pochi soldi e per dormire si può provare la scomodità dell'ostello o la generosità del couchsurfing. 
Tutto per sfuggire alla società delle apparenze. Ma la realtà non è poi così diversa. Anche qui le apparenze contano e tu sei il signor nessuno in terra straniera. Poi un po' troppe regole soprattutto legate al bere, ed ad Umberto questo non piace. Allora è l'autore che "non riesce a convivere con se stesso?"
Forse, o forse le società sono tutte uguali a se stesse.
La frase "non sono nessuno ma posso essere chi voglio", può essere valida?

In Thailandia l'autore trova persone più gentili, anche se ovunque regna alta la miseria, ma è anche un popolo di truffatori e lui stesso ne paga le spese. L'impatto con questo paese è sicuramente positivo.

"Si vede più che altro un paese che vive di semplicità, di modestia, che non si fotte la testa con mille inutili fronzoli, che non ha troppa cura per l’ estetica di case, macchine e strade, ma che offre splendide rifiniture per templi e santuari. Che stia a simboleggiare la volontà di non rendere importante il mondo materiale, ma solo quello dello spirito? Si percepisce che qui la vita è più autentica, spontanea, saggia, genuina."

"La Thailandia mi stupisce sempre più, giorno dopo giorno. Qui c’ è molto da fare e da vedere, anche grazie al basso costo della vita, e al fatto che i paesaggi sono molto differenti tra loro e tutti intrisi di tradizione. Sto quindi spendendo più di quello che prevedevo, proprio perché voglio vivere al meglio questi ultimi momenti, e voglio anche assaporare emozioni indimenticabili che altrove mi costerebbero un occhio della testa. "

L'autore con un linguaggio scorrevole, spesso irriverente, ci descrive, giorno dopo giorno, la vita fuori dalle nostre abitudini, dai nostri luoghi cari e dai nostri amici. Certo ci si può sentire soli, ma è importante vivere queste esperienze, immergersi in queste emozioni, scoprire altre mondi e realtà possibili.
Il ritorno a casa è sempre ineguagliabile., con la consapevolezza però che "Fermarsi è l’ unico divieto" che dobbiamo sempre ricordarci per vivere veramente.
Il libro è corredato da splendide foto, di questo lungo viaggio di scoperta, che arricchiscono e completano il libro.


Sinossi:

 e se ti ritrovassi in giro per il mondo alla scoperta di tutto ciò che ti è ignoto, in totale libertà, senza meta, con pochi risparmi e buon spirito di adattamento: che cosa potrebbe accadere? Eccoti la mia risposta alla domanda. Una risposta annotata lungo tutto il libro, carica di vicende e incontri assurdi, scoperte, emozioni, foto.

Scheda Libro

Autore: Umberto Cavazzini
Titolo: Fuori Zona Comfort Con $15 Al Giorno: Diario E Foto Tra Australia E Thailandia
Casa editrice: CreateSpace Independent Publishing Platform

Pagine: 404

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La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.