Il bambino che narrava storie di Zana Frailon
recensione a cura di
Ferlisi Maria Lucia
Un
bambino per crescere ha bisogno di ricevere stimoli e di osservare i
luoghi dove vive.
Ha
bisogno di punti di riferimento come i genitori, la scuola, i
giardini per giocare, i giochi stessi. Tutte cose che diamo per
scontate. Quale bambino non ha questo?
Subhi
è un bambino invisibile e come lui ce ne sono migliaia. Subhi
non conosce i genitori, ha solo un vago ricordo della madre che per
sfuggire alla guerra si è imbarcata per un luogo dove potesse dare
al figlio, appena nato, sicurezza e speranza di poter vivere, lontano
da un paese seminato da odio e da guerre fratricide.
Subhi,
non sa cosa sono i giocattoli, non sa cosa vuol dire calpestare un
prato erboso, non conosce il mare, non sa cosa sia mangiare dei pasti
veri, non conosce il sapore della cioccolata.
Il
protagonista di questa commovente e tragica storia vive, da quando è
nato, in un campo profughi. Vive circondato da ringhiere con filo
spinato, dorme in una brandina militare malconcia e quando ha freddo si copre
con delle coperte sporche e pungenti. Non sa come possa essere il
mondo oltre quella innaturale barriera, lui vive al di qua, e deve
stare molto attento, non può giocare o urlare con gli atri bambini,
le loro risate infastidiscono i militari che li controllano.
Eppure
questi bambini come tutti gli altri rifugiati, non hanno commesso dei
reati, allora perché vivono come dei carcerati?
Una
domando che rimane senza risposta, sospesa nell'incredulità dei loro
piccoli cuori.
Vivono
in tende e non hanno un nome, ma dei numeri, lui ad esempio è il
numero...
Non
hai identità.
Non
hai voce.
Non
hai nulla.
Sei
un bambino invisibile. Una donna invisibile. Un uomo invisibile.
Tenuti
come tante bestie nelle gabbie, raggruppati e numerati, senza alcuna
identità.
Trattati
come tali, non devono chiedere, non devono gridare, non devono
protestare. Manca il cibo, arriverà, l'acqua deve essere razionata,
la minestra non ha sapore, a volte è metallica,altre volte è
gommosa, ma la fame è tanta ed allora ingoi tutto e gratti la
ciotola nella speranza che possa essercene ancora. Ti ammali, ma puoi
solo vomitare.
Ci
sono tanti bambini nel campo di detenzione ed hanno cercato
d'inserirli nelle scuole del paese, ma nessuno li vuole. Hanno
assoldato un maestro, ma costa troppo ed è stato eliminato, tanto
non serve che loro imparino, sono solo dei numeri, perché spendere
dei soldi per loro?
Subhi
riesce ancora a sognare, ed immagina il mare, ne sente il profumo,
sente le onde che lambisco la terra di quel campo polveroso e
infuocato d'estate, infangato e freddo d'inverno. I sogni nessuno li
vede, non possono essere spezzati, e il bambino continua a farlo
nell'indifferenza di tutti quei soldati, di cui solo uno riesce a
sorridere incontrando i suoi occhi ed addirittura gli regala dei fogli
e delle matite colorate ed anche della cioccolata che il bambino fa
sciogliere lentamente in bocca, per apprezzarne il gusto fino in
fondo.
Subhi
vuole sopravvivere a quelle misere giornate dove la noia fa da
padrona.
"solo
che sto per cominciare ad annoiarmi, una noia che mi schiaccia. Sto
seduto fuori a guardare le gocce di sudore che mi scorrono veloci
lungo il gomito, per poi fermarle con un dito. Odio questa sensazione
di non sapere cosa fare."
Subhi
incontra una sera Jimmie, una bambina al di la della recinzione, lei
ha perso la madre e le è rimasto soltanto un quaderno. I due bambini
si incontrano tutte le sere, subhi per lei inventa storie e
riesce ad incantarla. Sono storie che lo aiutano a superare non solo
la noia di quel campo recintato, ma per avere una speranza di
sopravvivere e di costruirsi una vita fuori da quella prigione a tutti
gli effetti. Sono storie di speranza e libertà, di coraggio e di
vita. Subhi e Jimmie sognano insieme un mondo diverso fatto di
mare e di libertà, di sapori e di cioccolata, sognano la libertà ed
un paese dove possano essere chiamati per nome.
Sognano
e sperano che un giorno la loro vita possa cambiare, un domani,
magari non tanto lontano.
Un
libro forte, commovente e drammatico, raccontato con maestria
dall'autrice che riesce a porci davanti alla verità dei campi di
accoglienza, raccontandone le atrocità filtrate dagli occhi di un
bambino.
Una
libro di denuncia, pacata e sottile, ma non per questo meno efficace.
Riga dopo riga, pagina dopo pagina non puoi che riflettere e porti
delle domande. Un libro che urla le condizioni inumane di queste
persone prigioniere pur essendo innocenti, privi di libertà e la cui
dignità viene calpestata ogni giorno.
Un
romanzo che descrive con precisione accurata la vita che si svolge
all'interno dei campi, senza accuse ma con la necessità di narrare
la verità quella spiacevole e nascosta. Un romanzo che è cronaca ma
soprattutto è pervaso dal bisogno di libertà e di speranza.
Sinossi:
Subhi
è un bambino. Nato in un campo di detenzione dopo che la madre è
fuggita dalla guerra che stava distruggendo il suo paese. La sua vita
è dietro una recinzione, ma il mondo della sua immaginazione è
molto più grande di quello della sua realtà. La notte il mare gli
porta dei doni, sente il canto delle balene, gli uccelli gli
raccontano le loro storie. Ma il dono più bello è la piccola
Jimmie, una ragazzina trascurata e vivace, che gli appare una sera
dall’altra parte della recinzione. Fra le braccia stringe un
quaderno che le ha lasciato la madre prima di morire, ma Jimmie non
sa leggere. Subhi, che con la sua fantasia costruisce mondi
meravigliosi, inventerà delle storie che incantano Jimmie e che
costruiscono intorno a loro l’idea di un futuro e di una vita
possibile, anche quando la realtà mostra solo la sua faccia
peggiore. Perché è il nostro sguardo a determinare quello che
vediamo ed è la nostra capacità di narrare la nostra vita a
renderla degna di essere vissuta. E nessuno, più dei bambini, sa
trasformare il presente attraverso il filtro dell'immaginazione.
Intenso, commovente, «Il bambino che narrava storie» è una favola
senza tempo di sopravvivenza e di coraggio che ricorda a tutti
l’importanza della libertà, della speranza e il potere della
fantasia per chiunque soffra.
Scheda
libro:
Autore:
Zana Fraillon
Titolo:
Il bambino che narrava storie
Casa
Editrice: Corbaccio
Pagine:
252
https://www.amazon.it/bambino-che-narrava-storie/dp/8867002015