mercoledì 30 novembre 2016

Temaki di Caterina Stile


Recensione del libro TEMAKI di CATERINA STILE



Caterina Stile in questa sua prima prova letteraria ha scelto il tema dell'amicizia, quella forte, vera che nasce tra i banchi di scuola e si consolida fino a diventare indissolubile.
Un'amicizia che non sembra minata dalla diversità di carattere, che nasce, matura e si consolida negli anni e che da un trio diventerà un sestetto.

Chiara, Tessa e Maria sono tre adolescenti, con i loro sogni e speranze, che diventano più forti ed importanti perché condivisi tra loro. La loro unione non si scalfisce di fronte alle scelte scolastiche diverse e d affrontano la vita in un accordo stretto sulle seggiole di un bar dove i loro sogni scintillano e volano leggeri, sorvolando i confini dell'amore a loro ancora sconosciuto.
Il trio dal codice segreto TEMAKI è stato fondato, prende il via dalle iniziali dei loro nomi con l'eccezione di Chiara il cui nome viene cambiato con la K per dare un'impronta fresca ed orientale alla loro amicizia.

Tre ragazze completamente diverse.
Chiara dal carattere più serio e determinato, ama lo studio e vuole raggiungere i suoi obiettivi lavorativi.
Maria dal carattere dolce, educata, in apparenza più fragile e remissiva, ma nella realtà è quella che sa che cosa cerca nella vita: serenità, amore, figli.
Infine Tessa dal carattere più ribelle, un po' troppo esuberante con i suoi tacco 12 e scollature che evidenziavano un seno prosperoso, ma in fondo è una brava ragazza che non sa cosa sia l'amore e lo cerca nel modo sbagliato.
"Non ho mai visto tre amiche così diverse e così legate. Sarebbe bello se restassero in contatto anche dopo essersi fatte una famiglia".
La trama si dipana nella descrizione dettagliata e precisa di questa forte intesa delle tre amiche e dagli incontri con i loro rispettivi amori che confermeranno o cambieranno la vita delle tre donne.
Maria conosce Paolo il ragazzo della porta accanto con cui condivide la semplicità dei suoi sogni: una bella casa arredata con amore, dei figli e lui, il principe azzurro dei suoi sogni da bambina; un giovane avvocato, che appena il suo contratto diventa a tempo indeterminato, gli chiederà la mano con tanto di anello che luccica.
Chiara sarà alle prese con un amore difficile, fatto di liti e rappacificazione, ma la complicità delle amiche e di una attempata collega di lavoro, l'aiuteranno a coronare anche lei il suo sogno d'amore. Il ragazzo si chiama Riccardo ed è un uomo, vero, non è un ragazzino, la cui vita è votata alla carriera, ma l'incontro con Chiara lo cambierà.
Riccardo è affascinante, "capelli neri dal classico taglio non troppo corto degli uomini d'affari." "..sa prendere l'iniziativa, ha spirito d'organizzazione, è corretto, leale e paziente con me."
Un uomo che sembra uscito da una favola americana, ed è innamorato di lei, Chiara, che non spicca per femminilità nei vestiti sempre uguali e non firmati, di una donna che deve far quadrare i conti, ma la sua bellezza e determinazione sono in grado di lanciare una freccia di cupido meglio di chi indossa un vestito Dior o da un qualsiasi tacco 12.
Infine c'è Luca un dolce e bellissimo ragazzo che riesce a scalfire il cuore di Tessa, un cuore indurito che non vuole rischiare d'amare veramente, e preferisce abbandonarsi a squallidi incontri, con "una grande facilità ad aprire le gambe" senza alcun pentimento, tranne ora che il suo sguardo si perde negli occhi di Luca.
Con lui Tessa scopre come il suo mondo era sbagliato e diverso, se prima "la felicità è il fondotinta, più efficace per me donna", e "come se da sempre guardasse il mondo con le palpebre socchiuse, giusto lo spazio per farci entrare le cose importanti", adesso lei ha aperto gli occhi che si colmano in quelli di Luca e nulla è più come prima.
Questo ragazzo che ha saputo guardare oltre la fisicità prorompente della ragazza, "Luca sa che oltre il fondotinta Tessa è diversa"; E tessa subisce un cambiamento totale, basta tacchi, scollature e trucco esagerato, finalmente scopre la comodità delle scarpe di ginnastica, delle tute e del volto libero di respirare e sentire il vento sulla pelle.

Il trio temaki è forte nulla lo potrà distruggere, nessuna vicissitudine potrà cambiarlo o modificarlo.

La vita delle tre donne continua, tra matrimoni, fidanzamenti, pasticcerie, viaggi, liti, dottoresse del cuore, padri, madri, case da arredare, nascite....
Il trio non si modifica vero, ma si allarga è l'unica concessione, diventa sestetto, poi diminuisce, poi si allarga, poi si allarga ancora.
Risate, lacrime, pannoloni da cambiare, pappe da preparare, viaggi, lacrime ma ancora gioia.
Si, perché questo libro non parla di sogni irrealizzabili, qui non vi sono dame e cavalieri, non vi sono personaggi alla Grey, in questo romanzo c'è vita, quella vera, di tutti i giorni, ma non per questo meno affascinante.
La scrittura di Caterina è scorrevole, descrittiva, e ci intriga nella piacevolezza della vita di oggi, con i problemi degli studi, del tirocinio lavorativo, del rischio delle attività commerciali.
..."quelli che hanno parole fragili come bolle di sapone che posso essere liberate solo al riparo del vento"....
Un libro reale, con personaggi reali con la vita reale.
Argomenti di attualità che scorrono nei personaggi del trio, un trio che:
"aveva avuto forti scossoni per riassestarsi e alla fine si era formato un nuovo equilibrio, l'amicizia era sopravvissuta anche al momento in cui si erano rese conto che da sole non sarebbe bastata a colmarle".
Si, l'amicizia vera non si ferma, ma si rafforza, cambia perché l'essere adulti comporta un mutamento inevitabile, ma loro non si abbandonano, sono sempre unite come un cerchio stretto dalla loro mani.
Una storia di donne, una storia di amiche che:

"solo di fronte alle lacrime comprenderanno" ed ognuna di loro comprende, e cambia, per essere se stessa fino alla fine, costi quello che costi.




Sinossi:


Quando la vita perde i contorni dell’infanzia, ogni riferimento si dissolve nell’incertezza e bisogna fare i conti con una realtà a volte talmente crudele da macchiare perfino i sogni e le speranze giovanili. Chiara, Tessa e Maria lo imparano a proprie spese scontrandosi con le responsabilità, gli ideali, le difficoltà di un’esistenza che a un tratto non sembra più appartenere loro. Chiara trova lavoro lontano da casa, Maria cerca di affermarsi contro una madre troppo invadente, Tessa deve affrontare una nuova sé e l’amicizia inossidabile che le unisce mostra le prime crepe. Saranno gli eventi a rivelare loro a poco a poco l’importanza della condivisione anche di fronte ai fallimenti per raggiungere la consapevolezza che quando sta per nascere una nuova vita, nel corpo o nell’anima, il dolore è incommensurabile. Crescere vuol dire anche questo. 
Temaki è il romanzo della crescita, il romanzo dell’affermazione di sé che, con stile tagliente e profondo, permette a ognuno di rispolverare le ansie giovanili, le delusioni insopportabili, i sogni romantici, gli ideali troppo deboli di fronte alla realtà. L’autrice sviscera i rapporti umani eludendo ogni dettaglio superfluo fino a giungere all’essenzialità dell’io-tu, allo scontro – uomo-donna, genitore-figlio – inevitabile e necessario per comprendere che l’amore, in tutte le sue forme, non accetta compromessi.


Lo troverete su Amazon formato Kindle a 2,99 euro
https://www.amazon.it/Temaki-CATERINA-STILE-ebook/dp/B01E82WW3I?ie=UTF8&keywords=temaki&qid=1462891190&ref_=sr_1_1&s=digital-text&sr=1-1

Biografia


Caterina Stile, classe ’84 e una laurea a pieni voti in Scienze Biologiche, è l’ideatrice del sito web Sapere & Potere, il progetto che le ha permesso di dare spazio alla passione per la ricerca scientifica, l’interesse per l’informatica e l’attitudine alla scrittura.
L’impegno costante tra libri cartacei e ricerche sul web ha incentivato in lei la curiosità in ambito medico-scientifico e l’intenzione di rendere accessibili a tutti conoscenze spesso trascurate perché considerate monopolio di pochi. Per questo motivo è nato Sapere & Potere, sito web di divulgazione scientifica.
Ma la sua vita non ruota solo attorno alla scienza: nel tempo libero legge e scrive (Temaki è il suo primo romanzo pubblicato online), ama stare all’aria aperta e dedicare tutte le attenzioni alla famiglia che occupa un posto prioritario nella sua vita.

venerdì 25 novembre 2016

Contro la Violenza sulle Donne

Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, di parole oggi se ne diranno tante, ma alle donne vittime di violenza occorrono fatti non parole. 
Le donne vengono sempre lasciate sole, nel loro dolore, nella loro disperazione, nella mancanza di vedere un futuro intorno a loro. 
Ogni volta che una donna è vittima della violenza è una sconfitta per la nostra società.
A loro dedico una poesia e l'invito ad amare se stesse, e trovare dentro di se le risorse per combattere le umiliazioni, la botte, i sorprusi.... Solo loro possono trovare la forza per uscirne..tutto il resto sono solo parole...

Maria Teresa di Calcutta
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!


lunedì 21 novembre 2016

Un leggero caldo vento di scirocco di Ferlisi Maria Lucia



Grazie ad Elvira Rossi per la recensione pubblicata sul sito di Cultura Al femminile.


Un leggero caldo vento di scirocco 

di Maria Lucia Ferlisi 

Attraverso una storia di donne c’introduce nella Sicilia degli anni Trenta.

Le prime battute del libro disegnano presto l’atmosfera, in cui il lettore sarà immerso, spingendo il suo sguardo all’interno di una casa della piccola nobiltà di provincia.

È significativo che la prima immagine sia quella di una donna, che sbircia dalle persiane socchiuse.

Ad appartenere alla donna sono gli interni della propria dimora.
Il mondo esterno, che è di proprietà esclusiva degli uomini, dalle donne può essere solo osservato da lontano, scrutato, spiato, chiacchierato, ma non vissuto con una partecipazione attiva.
Maria Lucia Ferlisi racconta la storia di un’epoca, prospettando la condizione femminile nei primi decenni del Novecento in Sicilia.
Tutti gli elementi della narrazione, personaggi e ambiente, assumono una forte caratterizzazione regionale.
E la scrittrice, pur scegliendo la forma del romanzo breve, non cede mai alla vaghezza e alla genericità, regalandoci una storia di costume.

Nell’epoca, a cui ci si riferisce, la Sicilia si presenta immobile e impenetrabile ai primi fermenti dei movimenti femministi, che incominciano a nascere altrove, nelle città del Nord Italia e più ancora in certi Paesi europei.

 La mentalità, che discrimina la donna, appare più resistente all’estremo Sud dell’Italia e in particolare nei piccoli centri che, isolati e privati di un confronto, restano fermi nella propria stagnazione.
Il culto della verginità femminile.
Il dovere di procreazione della donna.
Matrimoni riparatori o combinati dalle famiglie.
Differenza tra figli legittimi e “bastardi”.
Una morale femminile, rigida e severa e una morale maschile, estremamente permissiva.
Donne ritenute vecchie a trent’anni.
Donne, che passano dall’autorità paterna a quella del marito.
L’istruzione minima, garantita alle donne dei ceti abbienti e mai finalizzata allo svolgimento di un’attività fuori casa.
La morale ipocrita dell’apparire.
Un malinteso senso dell’onore e del disonore.

Sono tutti temi presenti nel romanzo della Ferlisi e indicativi di un dispotismo maschile, che pone la donna in una posizione di grave subalternità.


Sebbene gli indicatori temporali ci conducano agli anni Trenta, i personaggi rappresentati, per il modo di pensare e di agire, potrebbero essere collocati indifferentemente anche nell’Ottocento come negli anni Cinquanta.
La Sicilia, difatti, solo in tempi recenti si è libera dalle scorie di antichi preconcetti.
Del resto nel nostro Paese la soggezione delle donne non è stata solo consacrata da convinzioni intransigenti e retrive, ma per lungo tempo ha trovato anche il consenso di una dottrina giuridica lenta e ottusa.
Basti pensare che il delitto d’onore è stato cancellato solo nel 1981.
Nel romanzo ad avere un rilievo sono soprattutto i personaggi femminili che, pur subendo torti e umiliazioni, stentano a prendere coscienza del proprio stato.
La doppia morale, assimilata dalle donne, non risparmia i loro giudizi, inducendole a essere tolleranti nei confronti dell’uomo, a cui si perdonano infedeltà e soprusi.
Peraltro l’universo femminile tratteggiato dalla Ferlisi è diviso pesantemente dalle differenze sociali.
Se la donna è un oggetto, la donna ricca e di buona famiglia è un oggetto di valore e gode di un minimo di tutela.
La donna povera e di bassa condizione è una cosa di poco valore, che si compra facilmente.
Oggetto di scarto, che si può prendere e lasciare a proprio piacimento, si può usare e violentare senza scrupolo.

La donna povera è molto più debole, ricattabile e vulnerabile.

E qualora sia priva di una presenza maschile, che la protegga, è alla mercé di tutti e soprattutto del padrone,  come accade in questo romanzo ad Annina.

Che il padrone abusi della contadina o della serva è solo una naturale manifestazione di esuberanza virile, considerata con occhi indulgenti da entrambi i sessi.
In questo romanzo Consiglia e Annita appartengono a classi sociali molto distanti, una gode di notevole agiatezza e l’altra, povera e vedova, vive lavando e stirando panni nelle famiglie benestanti.
Le donne non hanno scoperto ancora la forza eversiva della solidarietà, indispensabile per smuovere privilegi e ingiustizie.

E appaiono vittime e complici nello stesso tempo.

Segmenti aggiuntivi di una geometria maschile, cementata dalla consuetudine.
Si muovono in un ambiente asfissiante e ostile, che sembra fissare ciascuno al proprio ruolo e alla propria condizione, non concedendo spazio ai sogni e alla loro realizzazione.

Le protagoniste di questo racconto sono prive di difesa e nella lotta quotidiana annaspano come guerrieri disarmati.


Se l’ignoranza rallenta la consapevolezza degli abusi, la povertà rende improbabile una reazione.
E l’inerzia, alla fine, favorisce le angherie degli oppositori, proiettando su di loro una luce opaca di legittimazione.
Le donne sono bloccate da un sistema cristallizzato di regole, dalle quali è difficile allontanarsi e le più povere hanno una difficoltà maggiore a sottrarsi all’impronta di una fatalità già scritta.

Il personaggio più dinamico, suscettibile di evoluzione, non a caso è Consiglia, più istruita e ricca.

Prima fragile, contraddittoria, poi combattiva, è l’unica donna, che saprà opporsi a un’esistenza grigia, anticipando un barlume di ribellione in una società restia al cambiamento.
Lei, che non esprimeva mai sentimenti né di comprensione né di pietà per le altre donne e ricorreva facilmente ai termini “buttana” e “bastardo”, con la stessa logica maschile, alla fine, e non a caso, dopo la morte del marito, saprà essere artefice della propria rinascita.
In una solitudine pensierosa esamina la propria vita.
Ripercorre con angoscia un passato triste  di prepotenze, sepolte nella memoria.
L’oltraggio più devastante le era stato inflitto dalla madre, che aveva deciso per lei, pregiudicando in maniera irrimediabile il suo futuro di donna.
La madre si era preoccupata unicamente di salvaguardare la reputazione della famiglia, sacrificando la figlia al senso dell’onore.
I sentimenti e la volontà di Consiglia erano stati trattati come dettagli irrilevanti, che non meritavano né attenzione né dubbi.
E, dopo molti anni, Consiglia matura una nuova coscienza e scopre di provare un risentimento profondo per la sopraffazione della madre.
Inoltre, per la prima volta, con un atteggiamento lucido e impietoso, riconosce anche i propri errori.
Questo percorso interiore, pur tormentato, la condurrà alla riappropriazione del proprio essere.
Da questa fase uscirà sollevata e rigenerata, sorprendendo tutti per la determinazione, con cui inseguirà un’esistenza rinnovata.

Il risveglio di Consiglia sarà accompagnato dalla disapprovazione generale, ma questa volta lei anteporrà a tutto la propria felicità e nel suo progetto di vita non ci sarà spazio per il  giudizio altrui.

Si libera dai vincoli familiari e sociali.
Il dissenso, anche quello dell’amata sorella, la lascia indifferente, non sente il bisogno di spiegarsi e non chiede di essere compresa
La donna con la sua voglia di riscatto compie un gesto di coraggio e di amore e si fa il regalo più desiderato, cercando di riprendersi quello che la vita le aveva negato.
Esprime la massima sfiducia nei confronti dell’ambiente, in cui vive, e lo scopre incompatibile con la propria realizzazione.
Desidera salvaguardare l’immunità conquistata e, per sfuggire all’oscurantismo, che come una malattia virulenta sembra aver contagiato uomini e cose, decide di lasciare definitivamente Marsala.

Non vuole perdere tempo, sente di recuperare il tempo perso e si prepara a partire, ma non sarà sola.

E in quella presenza straordinaria, che le sarà accanto, c’è la speranza di un nuovo futuro.
Due creature che si allontanano, mano nella mano, lasciandosi alle spalle ciascuna la propria infelicità.
“Lentamente si avviarono lungo la strada, un leggero caldo vento di scirocco accarezzava quei due corpi che lentamente rimpicciolivano alla fine della via, sempre di più fino a scomparire”.

Annita, un altro personaggio di rilievo, tende invece ad accettare supinamente gli eventi, e fino all’ultima pagina non riserverà molte sorprese al lettore.
Aderisce alla realtà e non osa insorgere.
In lei prevalgono l’assuefazione e la rassegnazione, caratteristiche tipiche dei vinti.
L’esistenza travagliata l’ha domata, rendendola arrendevole e fiaccando la fermezza del carattere.
Questa povera donna sprigiona la forza fisica nel lavoro.
Lava e strizza i panni delle signore e  passa  tante ore in piedi a stirare accuratamente capi fini di abbigliamento.
Deve manovrare con cautela il ferro, pieno di braci, sopra i tessuti delicati e teme di danneggiarli.
In questo caso non solo non guadagnerebbe nulla, ma dovrebbe risarcire il danno.
La vita dura ha strappato ad Annita la potenziale resistenza, offuscando pure la sua sensibilità.

Con perfetta simmetria, nelle parole e nei gesti della donna si ris
I suoi comportamenti stupiscono per l’asprezza.

In lei vive una concezione dualistica dello spirito materno.

Madre responsabile per i figli legittimi e madre disamorata per il figlio bastardo, come lei stessa lo definisce.

pecchia la morale schizofrenica di una società, che con cieca crudeltà incomincia a discriminare i bambini sin dalla nascita, per poi continuare a perseguitarli come diversi.
Annina sente ripugnanza per l’aborto e sceglie la vita per il figlio della vergogna.
È l’unico atto d’amore, che saprà compiere per l’innocente creatura.
Annina non dubita, non s’interroga, si abbandona all’esistenza, assecondando il proprio istinto, che si muove tra la ragione e il cuore, assopiti dall’estenuante lotta quotidiana.
La sua sensibilità a poco a poco è stata come prosciugata dal caldo vento di scirocco della sua Terra, fino a dissolversi nell’aria, tanto da lasciare solo tracce impercettibili.

In questa storia, come nella vita reale, le donne sembrano fatalmente destinate a dover fare i conti con i sentimenti negativi o positivi, legati alla procreazione.

Essere madre un dovere, un desiderio, una fatalità, una vergogna.
Maternità più o meno felice, maternità desiderata e negata, maternità nascosta: un evento sempre al centro della riflessione femminile.
Nessuna donna riesce totalmente a sfuggire, almeno sul piano delle emozioni e dell’immaginazione, all’idea di maternità, che segna l’appartenenza al genere.
E oggi l’evoluzione, che ha illuminato anche i paesini del Sud Italia, non ha ancora liberato totalmente le donne dal dovere di essere madre.
Il dovere di essere madre è profondamente diverso dal desiderio di essere madre.
Tale differenza può essere colta solo dall’animo femminile. E a tale proposito vengono in mente le parole di Virginia Woolf:
“Sarebbe mille volte un peccato se le donne scrivessero come gli uomini, o vivessero come gli uomini, o assumessero l’aspetto degli uomini”.

Un altro dato interessante: in questa vicenda le figure maschili, a parte i bambini, sono tutte negative.

Antonio Nicosia,  Giovanni “u professuri”, ovvero il marito di Caterina, Sergio Tributi l’anziano pittore.
Tutti galantuomini, rispettabili protagonisti di una vita di provincia, che nasconde mediocrità e squallore dietro un perbenismo di facciata.
Sara, Carlo, Domenico, bambini poco amati o rifiutati, intervengono nella storia con una capacità di accoglienza, che a tanti adulti resta sconosciuta.

Il piccolo Domenico, che per la madre è solo “un inutile fardello”, per Sara e Carlo è semplicemente un fratello.
“…Sara e Carlo amavano quel fratellino, lo coccolavano in tutti i modi, facendolo giocare, portandolo in giro, dandogli da mangiare e raccontandogli delle storie per farlo addormentare…”

Qui con evidenza appare una frattura insanabile, che separa il mondo dei bambini da quello degli adulti.

Piccoli e grandi sono corpi tristemente separati, che non possono comunicare, perché s’ispirano a codici discordanti.
I bambini ascoltano con naturalezza la voce, che viene da dentro, mentre gli adulti, incapaci di coglierla, si lasciano catturare dal coro monotono di voci esterne.
Le sequenze più intense del racconto sono proprio quelle che vedono la partecipazione dei bambini, ma la scrittrice sfugge al rischio del sentimentalismo.

La Ferlisi, per tutta la narrazione, resta fedele a un atteggiamento misurato e distaccato, escludendo ogni giudizio morale.

L’autrice si confronta con il passato, rendendolo accessibile ai giovani di oggi.
Le nuove generazioni potrebbero non sapere, non capire che tante libertà, di cui godono, non sono sempre esistite.
Con un linguaggio limpido e del tutto privo di regionalismi racconta coraggiosamente la Sicilia di ieri, ponendosi in congiunzione tra presente e passato.
Le forme espressive sono uniformate alla contemporaneità, mentre personaggi e ambientazione sono ispirati alla tradizione.
Nel romanzo sentiamo sia l’eco non ancora spenta di storie, impresse nella memoria di una vita di provincia, e sia certe suggestioni della grande letteratura meridionale.
E’ l’esordiente, che intrattiene un dialogo con il passato.
Tuttavia nelle sue pagine non si percepisce la presunzione di emulare i grandi, ma piuttosto l’amore per quella cultura, di cui la scrittrice si è nutrita.
Maria Lucia Ferlisi, una siciliana che vive al Nord, ritorna alle origini con la mente e con lo spirito, confermando l’inscindibilità di un legame.
Gli autori isolani, o che appartengano al passato o che siano scrittori emergenti, non si distaccano mai totalmente dalle proprie radici.
Possono guardare al passato o al presente, possono sentirsi in sintonia o in conflitto, possono dare un’immagine vera o deformata, ma non recidono mai completamente il cordone ombelicale, che li lega alla Terra Madre.
E Maria Lucia Ferlisi con questo romanzo ha fatto ritorno nella sua Regione, lasciando i lettori di fronte a un affascinante quesito: “
Può esistere ancora una letteratura meridionale o, in senso esteso, una letteratura regionale?”.


Titolo: Un leggero caldo vento di scirocco
Autore: Maria Lucia Ferlisi
Edizione: Leucotea, 2016
link d’acquisto:


venerdì 18 novembre 2016

L'esordiente Paola Casadei

Una mia recensione per il sito:  Gli Scrittori della Porta Accanto.

https://www.facebook.com/notes/gli-scrittori-della-porta-accanto/lelefante-%C3%A8-gi%C3%A0-in-valigia-di-paola-casadei-recensione-di-maria-lucia-ferlisi/1807431036171510


L'elefante è già nella valigia
di Paola Casadei





Questo libro, scritto sotto forma di diario autobiografico di una adolescente, ci offre una storia con molteplici spunti.
L'elefante è già in valigia parla di Carlotta 16 enne che dopo una vita trascorsa in Africa, tra Mozambico e Nigeria, torna in Italia insieme con la madre Giulia, veterinaria, il fratello di colore adottato, Giacono Nelson di 10 anni ed il padre Pierre, medico epidemiologico, che per un anno farà soltanto visita prima di stabilirsi definitivamente in Italia e gestire un maneggio.
Il libro ci offre immagini di un'Africa reale e ben descritta attraverso la magia degli occhi adolescenziali di Carlotta, percepiamo il suono della Savana, il cielo immenso e stellato, il balzo del leone, le manguste, gli scoiattoli dagli scroti enormi, le donne Herero, le donne Himba, il deserto, le foche , le balene ... Tutta la magica Africa è ben descritta nel diario di Carlotta.
Nel libro troviamo anche l'altra immagine dell'Africa, quella che piace meno, ma che esiste ed è descritta attraverso gli occhi realistici della madre, l'Africa del crimine, della paura, delle tanti morti, della malnutrizione, delle case blindate:
"l'Africa non cambierà, perché finché ci sono l'élite africane, quelle che con corruzione e spinte hanno fatto soldi e fortuna, sfruttano la situazione a scapito dei loro simili, dei quali si sentono talmente superiori da trattarli come bestie."

L'autrice con questo racconto va oltre alla mera descrizione dei paesaggi spettacolari dell'Africa che conosciamo, non descrive soltanto l'incantevole Mozambico con la magica pioggia viola dei fiori degli alberi di Jacaronda, questo libro ci parla anche delle difficoltà di integrazione di questa famiglia che per sicurezza deve ritornate in Italia e ricostruirsi una nuova vita.
" E' lungo e difficile il percorso dell'animo di Carlotta che si deve staccare da sola dai ricordi per poter vivere un'altra vita".
Carlotta deve staccare completamente le sue radici da quell'Africa che le aveva dato un'impronta profonda, come una grossa zampa di elefante".

La giovane adolescente deve ambientarsi completamente alla nuova vita, ai nuovi colori della città dove si è trasferita, deve adattarsi anche al nuovo cielo, si, perché in Africa il cielo è immenso e ti da l'esatta sensazione di libertà, in questa ricca città emiliana il cielo è piccolo, e non è facile abituarsi, qui il cielo ti comunica i tuoi limiti, i tuoi confini, e ti detta gli schemi di una nuova vita.

Tuttavia la sua straordinaria esperienza in questo continente, unita alla sua passione per la fotografia, l'aiutano a superare l'iniziale disagio nella scuola, dove non conosce nessuno, subito scatta nella classe una curiosità ed un interesse non solo da parte dei professori, ma anche dei compagni di classe.
Anche il fratello non trova grosse difficoltà, subito amato dalla maestra per la simpatia, trasmette l'amore per la sua terra attraverso dei brevi reportage corredati da un grande bagaglio di foto e avventure pittoresche, come la vista dello squalo bianco e delle balene così vicine da poterle accarezzare..
Carlotta supera lentamente le problematiche e lentamente si innamora di un compagno di classe.






La sua esperienza l'ha resa forte ed è stata in grado di superare le difficoltà, sa affrontar la vita, perché è consapevole che la vita è piena di contraddizioni e avversità, ha anche una famiglia forte ed unita che la sostiene, l'aiuta ed è presente ed affettuosa che le detta insegnamenti importanti:
"Non frenate mai la curiosità di sperimentare cose nuove, sempre".

Carlotta e Giacomo vedono questo ritorno come una nuova avventura, da vivere e combattere se occorre.
Anche Giulia la madre supera lo spaesamento, comprensibile, del fresco rimpatrio:
"si ritrova sola tra cartoni di oggetti e ricordi pronti ad essere imbarcati, simboli di vita e viaggi, di un passato che non era del tutto pronta ad abbandonare."
Rivede vecchie amicizie, inizia un nuovo lavoro, progetta con il marito di realizzare il loro sogno di gestire un maneggio e lentamente anche i sogni notturni del suo passato svaniscono ed assumono colori e toni sempre più sbiaditi.

Se volete immaginare l'Africa in tutte le sue sfaccettature questo è il libro giusto, vi troviamo tutto ciò che occorre per immaginare questo affascinante e selvaggio continente.
Vi captiamo i colori, la musicalità, i fiori, le piante, i piatti tipici con relative ricette, gli animali, il mare ed il cielo immenso e sempre più blu.

Ma vi è anche l'altra Africa, non a caso vista attraverso gli occhi di un adulto, l'Africa della paura, dei morti ammazzati, della malnutrizione, della povertà, delle case lussuose e delle baracche.
La contraddizione di questo paese che passa dal bello al brutto con una naturalezza che non ritroviamo in altri stati.
Questa è l'Africa.
Questo è il diario preciso e attento da chi questo paese l'ha conosciuto davvero, da chi vi ha vissuto anni e non poche settimane durante le ferie.
Questo diario è una bellissima testimonianza socio culturale vista da due prospettive diverse, quella romantica della giovane protagonista e quella profonda e tangibile dell'adulta madre; ed è per questo che è più attendibile.

Non ci resta che leggerlo per entrare nell'atmosfera di questa sempre meravigliosa terra.


Titolo: L'elefante è già nella valigia
Autrice: Paola Casadei
Casa editrice Lettere Animate
Pagine 282





Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey di Mary Ann Shaffer e Annie Barrows

  Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey  di  Mary Ann Shaffer e Annie Barrows IMPRESSIONI DI MARIA LUCIA FERLISI Si...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.