martedì 18 ottobre 2016

Stabat Mater di Tiziano Scarpa

Cecilia, appena nata, è stata abbandonata dalla madre nell'orfanotrofio delle giovani orfane dell'ospedale della Pietà di Venezia.
E' stata accolta dalle suore, le è stato dato un nome e lasciato una mezza rosa dei venti, l'altra metà la possiede la madre, nel caso in cui possa avvenire un ricongiungimento tra loro due, sarà il loro segno di riconoscimento.

Cecilia è diversa dalle altre ragazze dell'orfanotrofio, è solitaria, non parla con le altre, da quando ha compreso che lei stata abbandonata, il suo cuore non pensa che a quell'abbandono, ne sente costantemente il dolore ed il peso della solitudine che l'accompagna in ogni secondo dalle sua giovane vita. 

La notte non dorme, scivola leggera nei corridoi e lungo le scale dell'ospedale. Ha iniziato a scrivere alla madre, non la conosce, ma la immagina, e stabilisce un rapporto delicato e doloroso nel contempo con questa madre immaginaria. 

In queste ore notturne, incontra e dialoga con personaggi diversi, creati dalla solitudine e facilitati dal buio della notte, parla con la morte, questa signora  immaginaria con i capelli pieni di serpenti. Questo dialogo con la  morte le insinua dubbi e perplessità, ed al tempo stesso l'incoraggia a chiedersi sempre il perché delle cose, e le fa osservare la realtà in cui vive con occhio critico, di una ragazza che si affaccia alla maturità. 

Cecilia è sempre rimasta rinchiusa in quell'ospedale, senza speranza di poter uscire o di rivedere la madre, la sua è una vita di solitudine in quella prigione che è l'orfanotrofio, e di tristezza per la consapevolezza che dovrà sempre ubbidire e sottostare alla volontà delle suore, nonostante la giovanissima età, 16 anni, vive come se fosse una donna già vecchia.

Unica consolazione è la musica, suona il violino e fa parte del Coro,  inseme con le altre sorelle di sventura, e  con i loro canti angelici raccolgono soldi per l'orfanotrofio, ed è l'unico momento in cui può uscire nel breve tragitto fino alla chiesa. 
Ma in quelle ore silenziose e buie non sarà più sola incontrerà...... Non vi svelo altro.




Stabat mater è un libro delicato, leggero, vibrante come la musica che pervade tutto il libro. E' una storia di paura, di solitudine di tristezza, visti attraverso gli occhi di una virginea ragazza che si affaccia alla vita, che comincia a porsi delle domande, a cui dovrà dare delle risposte da sola,sa di non potere fare affidamento su nessuno, se non con se stessa. 

Certo potrà continuare a vivere lì dentro, o aspettare che qualcuno la cerchi in sposa, ma dentro il suo cuore nascono domande diverse, e parlando con l'alter ego, rappresentato dalla morte e dalla madre sconosciuta, comprende che la vita può essere anche altrove, non è circoscritta all'insegnamento ricevuto all'interno,  bisogna soltanto cercare di abbandonare le paure e la solitudine del cuore.
Il filo conduttore del racconto è sicuramente l'introspezione del personaggio di Cecilia, ma viva e presente è anche la figura della madre, immaginata, certo, ma è viva in tutte le righe del romanzo.

E' un libro commovente e coinvolgente che consiglio vivamente di leggere



Tiziano Scarpa, 1963, ha vinto con questo libro ben due premi: Strega nel 2009 e SuperMondello  sempre nello stesso anno. Scrive anche poesie, testi per canzoni e opere teatrali. Ama anche cimentarsi nelle letture sceniche ed a partecipato a programmi radiofonici e film.


Maria Lucia Ferlisi

lunedì 17 ottobre 2016

Un pò di libri




Ieri girando per il centro storico della mia città Mantova, vi erano diverse bancarelle, naturalmente io mi sono proiettata subito su una, un po' nascosta, dietro la bellissima Chiesa di San Lorenzo, era colma di libri, di tutti i generi!

La scelta non è stata facile, li avrei presi tutti, tra quelli ovviamente che ancora non avevo letto, ma con me c'era mio marito, il quale ha ripetuto, quasi come una cantilena, le frasi:
"ma non è hai già abbastanza",
"dove pensi di metterli, la libreria è già piena",
"ma quando li leggerai?".

Incurante delle frasi ho proceduto nell'acquisto e sono ritornata a casa con il mio piccolo bottino ad un prezzo irrisorio: 17 euro!
 Pensate il romanzo della Sanchez è ancora cellofanato!

Adesso vi saluto comincio subito la lettura di: La strada di Smirne di Antonia Arslan, un'autrice di cui ammiro l'eleganza della scrittura.

venerdì 14 ottobre 2016

Autunno


Con questa pioggia battente, l'autunno si è presentato con forza, proprio per ricordarci che l'estate è ormai finita. 



Allora accendiamo il camino, così la legna potrà scaldarci. Prendiamo una copertina, morbida che accarezzi il corpo e abbandoniamoci alla gioia di leggere un buon libro....


L’estate è finita
Sono più miti le mattine
e più scure diventano le noci
e le bacche hanno un viso più rotondo.
La rosa non è più nella città.
L’acero indossa una sciarpa più gaia.
La campagna una gonna scarlatta,
Ed anch’io, per non essere antiquata,
mi metterò un gioiello.
Emily Dickinson

mercoledì 12 ottobre 2016

Un leggero caldo Vento di scirocco di Ferlisi Maria Lucia




Una bellissima recensione di Paola Casadei sul sito "Gli Scrittori della Porta accanto".

http://www.gliscrittoridellaportaaccanto.com/2016/10/libri-un-leggero-caldo-vento-di.html

Un leggero caldo vento di scirocco di Maria Lucia Ferlisi, Leucotea, 2016. Pregiudizi ed ipocrisia nella Marsala degli anni '30, un romanzo senza falsi moralismi.

Una frase che cita l’autrice è:
Un romanzo che narra di un amore distrutto dal silenzio e dall’orgoglio. 
Semplice, diretto, esplicito. Ma sarà davvero distrutto? Non c’è proprio la possibilità di una seconda opportunità?
Un leggero caldo vento di scirocco è il libro di esordio di Maria Lucia Ferlisi, originaria di Marsala, che ha lasciato da giovane, ma che evidentemente le è rimasta nel cuore.
Ed è proprio a Marsala, una piccola città della Sicilia, che il libro è ambientato, più o meno negli anni Trenta. Si tratta di un breve romanzo che racconta un doppio tradimento, una storia forte, ma resa più leggera dal linguaggio che lei usa e dalla rapidità con cui si svolgono gli eventi.
Ho scelto di leggere il libro per il titolo, mi dava l’idea di qualcosa che trasportasse in un’altra epoca, in un’altra dimensione. Il vento caldo, metaforicamente, si sa, deve cancellare qualcosa, portare via qualcosa: ma cosa? - mi sono chiesta. L’ho letto e non sono stata delusa.
Consiglia e Antonio sono marito e moglie, lei di origini nobili, lui ricco commerciante. Consiglia scopre che il marito la tradisce con una domestica e che questa volta ci scappa addirittura un figlio. Che fare?

La coppia non ha avuto figli e Consiglia ha sempre saputo che il marito la tradiva. 

Ma questa volta non è più disposta ad accettare tutto in silenzio. Il figlio che sta per nascere è un’umiliazione troppo grossa. Quindi fa allontanare la domestica, le molla anche un bel ceffone – non può sapere che la donna non ha fatto niente per attirare l’uomo, è anch’essa una vittima del sistema – ma le passa una rendita mensile per occuparsi comunque del piccolo.
Dopo questo tradimento, Consiglia allontana dalla sua vita il marito nell’intimità della casa, lo frequenta e si mostra come una moglie solo fuori dalle mura domestiche, per salvare le apparenze. Ma l’amore è distrutto.
La domestica, Annita, vedova, povera e con altri figli a carico, non riesce in alcun modo ad affezionarsi al piccolo che non aveva cercato né voluto.
Accetta i soldi della contessa, ma trova il modo di allontanare il bambino, continuando a prendere i soldi di Consiglia.
Pian piano scopriamo chi è davvero Consiglia e capiamo perché ha agito in quel modo, perché questo figlio la umilia e la rattrista così tanto. E assistiamo alla trasformazione del marito che non vuole darsi per vinto e vuole riconquistare la moglie.
Rimaniamo così in attesa del seguito, del finale, perché potremmo aspettarci di tutto. Nutriamo però la speranza che questa volta ci sia il margine per una seconda possibilità: dopo squallide storie di dolore, tradimenti, pregiudizi, stupri, abbandoni, sarà anche il vento caldo di scirocco che aiuta a spazzare via brutti ricordi, cattive decisioni, e permette un finale inaspettato?
Ecco, dunque: è proprio questo bambino, il figlio della colpa, il filo conduttore del libro. Non voglio svelare il destino del piccolo, ma dopo una vita tra umiliazioni, tradimenti e ipocrisie degli adulti che gli stanno intorno ad occuparsi di cose da fimmine e da masculi, deve uscire qualcosa di speciale.
Narrato con una scrittura scorrevole, pulita e punte di ironia e battute simpatiche, Maria Lucia Ferlisi ci indirizza piacevolmente verso una commedia piuttosto che una tragedia, senza attardarsi su facili moralismi.

L'amica della sposa di Nicolas Barreau

  L'amica della sposa di Nicolas Barreau Impressioni di Maria Lucia Ferlisi Non sempre leggo libri impegnativi, a volte mi concedo dei r...

Informazioni personali

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.