giovedì 2 novembre 2017

Concorso Letterario Bici & Parole


Carissimi scrittori e scrittrici che seguite il blog, vi segnalo un altro concorso, dedicato al veicolo a due ruote, alternativa ecologica allo spostamento urbano.

Sono certa che molti di voi parteciperanno i premi consistono nella consegna di targhe e libri, nessuna quota di partecipazione!

Che aspettate, forza cominciate subito a scrivere il vostro racconto o poesia avete tempo fino al 25 dicembre.

Buon lavoro e in bocca ..alla penna!



La cartoleria Punto 2 di Maddaloni, in collaborazione con  Hamletica libri, indice la prima edizione del Premio letterario “Bici & Parole” per poesie (sez. A) e racconti brevi (sez. B) a tema : la bicicletta intesa come mezzo di svago, passione sportiva, scelta consapevole per una mobilità sostenibile.
La partecipazione al Premio è gratuita.

Il premio è rivolto a tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto la maggiore età e siano residenti nella regione Campania.
Gli autori possono partecipare con una o più opere sia edite che inedite. Per ogni opera l’autore dovrà inviare singola e-mail.
I racconti dovranno avere una lunghezza massima di tre cartelle per un max di 5400 battute spazi inclusi. Le poesie dovranno avere la lunghezza max di 40 versi.

La partecipazione al premio implica, da parte degli autori, l’assunzione di ogni responsabilità per quel che riguarda la paternità dell’opera pertanto la cartoleria Punto 2 e gli altri soggetti promotori declinano ogni responsabilità e oneri conseguenti all’esistenza di eventuali diritti spettanti a terzi che possano risultare lesi dai concorrenti.

I lavori dovranno essere inviati via mail al seguente indirizzo: bicieparole@virgilio.it
entro il 25 dicembre 2017.

La mail dovrà avere come oggetto il titolo dell’opera. Ad essa andranno allegati due file: uno contenente l’opera, l’altro la scheda di partecipazione compilata in ogni sua parte e firmata dall’autore.

Tutti i lavori saranno sottoposti al giudizio di una giuria nominata dai promotori del premio “Bici&Parole” che determinerà una classifica basandosi sulla qualità dello scritto, sui valori in esso contenuti, sulle emozioni suscitate. Saranno premiate tre opere per ogni sezione, inoltre, la giuria si riserva di assegnare anche menzioni di merito.

Le decisioni della giuria sono insindacabili e la semplice partecipazione Premio implica la totale e incondizionata accettazione del presente regolamento.

Gli autori, per il fatto stesso di partecipare, cedono il diritto di pubblicazione ai soggetti promotori senza aver nulla a pretendere come diritti d’autore. I diritti rimangono, comunque di proprietà dei singoli autori.
Gli autori autorizzano l’uso dei dati personali per le sole finalità del concorso, ai sensi della legge n. 196/2003

Ad espletamento del concorso, tutti i partecipanti potranno richiedere un attestato di partecipazione.
I lavori pervenuti non saranno in nessun caso restituiti. I soggetti promotori declinano ogni responsabilità per eventuali disguidi di qualsiasi genere che dovessero verificarsi durante l’inoltro dei lavori alla segreteria del premio o in relazione all’espletamento dello stesso.

La cerimonia di premiazione delle opere vincitrici si terrà in Maddaloni entro la primavera del 2018.
Maddaloni 30 settembre 2017                                   

Il responsabile dell’organizzazione
Angelo Salvatore Letizia
339 3564910

https://www.concorsiletterari.it/concorso,7473,Bici%20&%20Parole










martedì 31 ottobre 2017

Maria Rocco - E poi venne il Perdono -


Buongiorno carissimi amici ed amiche
volevate dei racconti horror oggi?

 No, niente consigli di lettura in merito, non amo molto questa ricorrenza;  vi consiglio, per le vostre letture, un bellissimo libro di un'autrice esordiente: Maria Rocco.

 "E poi venne il perdono", un romanzo ambientato in un piccolo paese del sud; una saga familiare che ci porta indietro nel tempo agli inizi del novecento, attraverso la storia di due donne forti e fragili al tempo stesso. 

 Due donne che sentono il peso dei pregiudizi, ma non hanno molta scelta, in quelle mura si svolge la loro vita.

Il libro ha anche vinto il Premio Letterario Donne tra ricordi e futuro - 2015, nella sezione Romanzi.

Buona lettura

lunedì 30 ottobre 2017

Biblioterapia: 2° consiglio di lettura

Provate ad immaginare un giorno in cui, senza preavviso alcuno, possano crollare tutte le tue certezze

Un istante prima avevi una famiglia, un marito, dei figli, al mattino vi svegliavate insieme per bere il caffè, o commentare la lettura del giornale con  alcune battute prima del lavoro. 

Le solite litigate, le solite rappacificazioni, un tran tran tranquillo, anche monotono, ma pur sempre piacevole della vita a due, dove si dividono pensieri, amore, amicizia, dolori....

Ecco la tua certezza un istante dopo non esiste più, il tuo castello è stato sgretolato da una sola frase:  non voglio più vivere con te.

Ecco adesso sei sola. 

Non hai potuto fare nulla contro la sua decisione. Non hai capito nulla del disagio che lui aveva nel condividere la vita con te.

  Eri cieca, non capivi, o, non volevi capire.

Adesso sei distrutta, non sai come riprenderti la vita. 
Mille domande molte senza risposta. "Dove ho sbagliato", ti rimbomba nella testa come un martello. Non sai darti una risposta.

Care le mie donne non è facile sopravvivere ad una storia d'amore quando finisce...

Cosa possiamo fare adesso? Come potrò continuare a vivere senza di lui, come porterò avanti la famiglia o quel che rimane senza lui.

Vi consiglio di leggere I GIORNI DELL'ABBANDONO di Elena Ferrante.

L'autrice analizza lo stato d'animo della protagonista con sottile precisione. Olga la protagonista del romanzo ci parla del suo vuoto, della sua mancanza della tranquilla vita familiare. La penna della Ferrante scava nelle ossessioni della protagonista, nel suo smarrimento, nelle sue elucubrazioni. 

La sofferenza di Olga è scritta senza falsità, come accade in molte donne abbandonate, senza un vero perché.

Provate a leggerlo, domandatevi se vi ritrovare a vivere la stessa situazione. Come trovate la protagonista, sta esagerando nella reazione al dramma della separazione?

Voi come vi siete comportate, cercate di notare le analogie, o le  discordanze. Scrivete anche voi il resoconto della vostra separazione e rileggetela, Vi fa sorridere? Vi fa ancora male? Siete indifferenti?

A voi le risposte

Ricordate che potete commentare direttamente sul blog, oppure scrivetemi mail: ferlisi92@gmail.com.

A presto Maria Lucia



giovedì 26 ottobre 2017

La partita di Giorgio Marconi

Carissimi amici ed amiche del blog
un mio amico scrittore mi ha inviato il video di un suo cortometraggio: La partita”,  tratto da un soggetto che ha vinto la sezione "soggetto per Corti" del concorso letterario/cinematografico nazionale "Racconti nella Rete2017

Vale la pena di guardarlo è triste, commovente, ma vero, come la realtà. 

La voglia di vivere quando si è vecchi e soli, quando non ci sono più ragioni per continuare a vivere, quando hai perso tutti gli affetti e sei SOLO. La forza di continuare a vivere, di prendersi cura di sé, perché essere soli non deve essere sinonimo di smettere di vivere, MAI.

Uno spaccato di realtà messo in atto con la collaborazione del gruppo teatrale: Scuola di Cinema Immagina di Firenze, con la regia di Giuseppe Ferlito e musica di Giuseppe Salanitro.
Vi invito a guardarlo.
Buona visione  Maria Lucia


mercoledì 25 ottobre 2017

Premio Nazionale di Poesia "Poesia al Bar" 2017- 7 EDIZIONE

Salve amici ed amiche del blog

vi segnalo un bel concorso di poesia, come al solito vi allego tutte le informazioni necessarie e vi auguro: in bocca alla penna!!









Premio Nazionale di Poesia
 "Poesia al Bar" 2017
7 EDIZIONE














Sezione A
Poesia singola
Tema:
libero
Copie:
10
Lunghezza:
max 30 versi
Opere ammesse:
edite e inedite
Quote di partecipazione:
Quota adesione 25,38 centesimi compresa iva (fatturati)
Premi diplomi, targhe preziose, la rivalutazione premi viene fatta primi Dicembre in base sponsor effettivi al netto spese organizzative
Premi:
Garantiti: diplomi di partecipazione ai primi dieci classificati,
pubblicazione prime dieci liriche nel quaderno Concorso.
1 copia pubblicazione ai primi dieci classificati
targhe preziose per i primi tre classificati
Eventuali premi aggiuntivi saranno valutati a Dicembre in base alle sponsorizzazioni al netto spese organizzative
Premiazione:
16 Dicembre 2017
Premiazion Sabato 16 Dicembre 2017 a Ravenna verrà data comunicazioni ai poeti della sala
Giuria:
Scrittori, docenti, giornalisti, professionisti
Con il patrocinio di:
  • Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura

Indirizzo spedizione degli elaborati:
Centro Servizi Culturali
Via Magazzini Anteriori 59
48121 Ravenna

martedì 24 ottobre 2017

Outfit del lettore

Carissimi amici lettori e lettrici
Anche i lettori devono avere un guardaroba adeguato alla loro unica e principale fonte di piacere come la lettura.

Ebbene le scarpe, che rappresentano la parte più impegnativa del look adeguato al lettore, sono importanti e devono subito mostrare il nostro interesse.

Eccovi qualche prezioso suggerimento. Non vi resta che scegliere.

Al prossimo outfit, per completare l'abbigliamento del lettore!!!



Per chi non sa rinunciare ai tacchi ecco per voi Il piccolo principe oppure il quotidiano









Il  classico decoltè per chi ama lo stile più semplice






Per gli sportivi eccovi le sneackers in versione fumetto


dei comodi mocassini con il piccolo principe che ci tiene compagnia...


o con le immagini di libri stampati per mostrare a tutti la nostra passione....

o con qualche frase estrapolata da un libro.

venerdì 20 ottobre 2017

Anime scalze di Fabio Geda


         

       ANIME SCALZE
DI
FABIO GEDA

recensione a cura di
Ferlisi Maria Lucia 







Ercole ha solo 15 anni, la vita non gli ha ancora regalato nulla, se non l'amore della sorella.

Il padre vive ai margini della legalità, si arrabatta come può per racimolare qualche soldo, questo comprende anche qualche furtarello.

La madre, drogata e senza più aspettative, è andata via senza salutare, o, indicare dove andasse, lasciando non solo il marito, ma anche i due figli ancora piccoli, a cui non aveva più niente da offrire. Ai due  figli sarebbe bastato un po' d'affetto, non volevano altro, non erano pretenziosi, tutt'altro, docili, silenziosi e autosufficienti già da piccolissimi.

Il ragazzino non sa che esistono famiglie unite, non sa cosa vuol dire casa, non conosce l'affetto paterno o materno. Lui è solo, come la sorella, in questa città, dove vive ai margini della povertà.

Ercole ed Asia sono due esseri invisibili per la società, consumistica in cui tutti viviamo..


abitavamo all'ultimo piano, quarto senza ascensore, di un palazzo costruito cento anni fa....una cucina una camera ed un bagno, io e Asia avevamo dormito in un ritaglio della stanza dei nostri genitori, dietro una parete di cartongesso in cui entrava giusto il letto a castello, mentre nonno e nonna, i nonni materni, finché c'erano stati, avevano dormito in cucina, sul divano letto arancione, che per aprirlo bisogna spostare il tavolo e le sedie, contro la credenza.


Ercole va a scuola, la sorella gli stira sempre bene i vestiti, che sono sgualciti, ma sempre puliti e senza pieghe, perché non bisogna attirare l'attenzione delle assistenti sociali, poi essere poveri, non significa essere sporchi. Non ha un cellulare. Non ha una bici. Non ha nulla.
S'innamora anche lui, come tutti i quindicenni, di Viola, una coetanea benestante, che non gli fa mai pesare la diversità, ma lui lo sa che è diverso.

"ho solo detto che non ho degli zii come i tuoi, e perché lo hai fatto
così. perché tu lo sappia.
cosa?
che la mia famiglia è diversa dalla tua"


Ma l'amore non conosce pregiudizi o limiti. 
Ercole sta vivendo l'adolescenza ed ha bisogno di capire chi è, e perché. Questa esigenza di comprendere la sua identità lo spinge alla ricerca della madre, senza sapere dove cercarla, con soli due euro in tasca, che non bastano nemmeno a pagare l'autobus.....
  " Mentigli come hai fatto con me.
non ti ho mai mentito
Mi hai nascosto dei fatti
erano cose che non avresti saputo gestire
erano la verità
la verità, allora, è che avremmo dovuto chiedere aiuto a qualcun altro."



L'autore Fabio Geda descrive con precisione la vita dei quartieri emarginati che ogni città, in questo caso Torino, ha sul territorio. Lo fa senza cadere nel pietismo, ma con descrizioni, vere, senza fronzoli, la realtà e questa, che ci piaccia o no.
L'autore ci fa conoscere uno spaccato di quotidianità dove prevalgono i sentimenti, onesti perché i figli possono essere diversi dai padri, e comprendere che un posto nella società si può trovare nella legalità.

Un romanzo dove il senso di aiuto è ad alto livello, si non si ha nulla, ma aiutarsi è quasi un obbligo per sopravvivere, con dignità, in questa realtà difficile che è la vita.

Lo stile dell'autore è perfetto, diretto, con una trama che lascia al lettore tutti i presupposti per riflettere, comprendere quella parte di muro che  non si conosce, e di cui si ha paura. 

Perché essere poveri non è sinonimo di delinquenza.

La povertà non fa perdere la dignità.

Amerete questo ragazzo: Ercole, capirete quanto riesce ad essere adulto, più dei suoi genitori, certo la vita lo ha graffiato, ha  cicatrici che gli rimarranno, ma solo per ricordargli che essere altro si può,  ed è un dovere verso noi stessi.



SINOSSI
Ercole Santità trascorre l'infanzia ricucendo gli strappi quotidiani della vita. Lui e sua sorella Asia tirano avanti a stento - con fantasia e caparbietà - insieme al padre, un personaggio tanto inadeguato quanto innocente; eppure, come tutti, crescono, vanno a scuola, s'innamorano. Finché, all'improvviso, ogni cosa attorno a Ercole inizia a crollare. Niente sembra in grado di fermare la slavina che lo sta travolgendo, nemmeno Viola, la ragazza che da qualche tempo illumina i suoi giorni. Convinto che quello di incasinarsi sia un destino scritto nel sangue della propria famiglia, è sul punto di arrendersi quando viene a sapere che la madre, di cui non ha notizie da anni, abita non lontano da lui. L'incontro con la donna lo metterà di fronte alla necessità di reagire compiendo una scelta drammatica. L'unica possibile, forse, se vuole cambiare il proprio destino e proteggere le persone che ama

SCHEDA LIBRO
Autore: FABIO GEDA
Titolo: ANIME SCALZE
Casa Editrice: EINAUDI

Pagine: 299

giovedì 19 ottobre 2017

Concorso Il somaro in poesia II Edizione

Carissimi lettori e lettrici
oggi ho scovato un concorso veramente simpatico dedicato agli asini! 

Meglio dire somaro, non suona offensivo, comunque dovete cimentarvi in una poesia dedicata al somaro. 

Vale la pena tentare il primo premio consiste in un viaggio in una capitale europea.
Proviamoci, attenzione scade il 1 novembre.

 


Il somaro in poesia
Concorso II Edizione

Organizzato da:
Osteria del Somaro snc
Indirizzo:
Corso Vincenzo Manenti 13
02035 Orvinio
E-mail:
osteriadelsomaro@gmail.com
Telefono:
0686709930
Cellulare:
3394717368
Internet:
http://www.orvinioosteriadelsomaro.it

Indirizzo spedizione degli elaborati:
Corso Vincenzo Manenti 13
02035 Orvinio
Sezione A
Sezione unica Poesia
Tema:
libero su Orvinio e il suo territorio in lingua o in dialetto
Copie:
2 copie
Lunghezza:
50 righe
Opere ammesse:
max 3
Quote di partecipazione:
Euro 10 a elaborato
Premi:
1° premio: premio week end per due persone in capitale europea, targa, diploma e vino pregiato
2° premio: targa diploma e vino pregiato
3° premio: targa diploma e vino pregiato
dal 4° al 10° premio: diploma e vino pregiato
Premiazione:
04 Novembre 2017
La premiazione avverrà alle ore 18 di sabato 4 novembre presso l’Osteria del somaro in corso Manenti 13 Orvinio
Notizie sui risultati:
Pubblicazione su stampa regionale e sul sito
Giuria:
Fabio Melilli Camera dei Deputati
Daniele Mitolo Assessore Cultura Regione Lazio
Domenico Scacchi (Prof. Storia Contemporanea Università Roma Tre)
Francesca Pulcini Edizioni Andromeda
Massimo Ilari Direttore Editoriale Apinsieme
Maurizio Forte Assessore Ambiente Comune di Orvinio
Con il patrocinio di:
  • Ente Parco Monti Lucretili
  • Comune di Orvinio
  • Unione Comuni Alta Sabina
  • Comunita Montana Monti Sabin
    Sponsorizzato da:
    Osteria del Somaro di Orvinio
    Altre note:
    Le opere devono arrivare entro il 1 novembre 2017


https://www.concorsiletterari.it/concorso,7510,Concorso%20Il%20somaro%20in%20poesia

mercoledì 18 ottobre 2017

Lodovica San Guedoro: anticipazione del nuovo romanzo Amor che Torni

Amici lettori e lettrici
non sempre è facile che qualcuno possa riporre tanta fiducia in te da farti leggere in anteprima il proprio romanzo in divenire. Ebbene l'affermata scrittrice Lodovica San Guedoro, il suo ultimo libro è riuscito ad entrare nella selezione del Premio Strega, non solo mi ha inviato alcuni stralci del suo romanzo, ma mi ha permesso di pubblicarlo in anteprima per i lettori del blog La lettrice di carta.

Il romanzo ha già un titolo ed una copertina: Amor che torni.

La trama è il continuo del romanzo Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé. Ancora una volta la protagonista ed autrice ci racconta, con parole intime, poetiche  e lievi, la sua storia d'amore con Kasim, un ragazzo straniero più giovane di lei; nel libro eravamo rimasti alla rottura della loro storia, adesso riprende ...come andrà a finire? 
Per quello dobbiamo aspettare l'uscita del romanzo, ormai imminente, intanto potete leggere alcuni passi del romanzo ed esprimere i vostri commenti.

Buona lettura ed un grazie infinito a Lodovica San Guedoro

Amor che torni
(anticipazione)
Una sensazione inusitata di spaesamento mi compenetrò, come avessi perso la mia vera patria, come fossi uscita da un sogno ed esitassi e non volessi e non potessi riconoscere la realtà… Barcollavo per le vie terrestri con le gambe molli…

Ovunque andassi, nel mio quartiere, c’era un luogo che ci aveva visti insieme, un luogo che me lo ricordava sconsolatamente o con tenerezza struggente, e quei ricordi erano così vicini, era stato così poco tempo fa che quelle cose erano accadute, che erano vive: quei luoghi si affollavano intorno a me. Lui invece non lo vedevo più.
Presi ad andare ogni pomeriggio, infaticabilmente, nella D. Strasse con la speranza di rincontrarlo, e quell’abitudine, che mi accompagnò fino ad oggi, mi accorsi che mi teneva in vita. Quando lui partì per la Bosnia, tornai a S. Platz, a cercare, in mancanza di lui, l’atmosfera in cui aveva vissuto e viveva, il riflesso di lui sui muri e sugli alberi, le cose su cui si era posato il suo sguardo, vi tornai più volte. Tornai nella O. Strasse, e guardai il tavolo sotto la lanterna al quale eravamo stati seduti in una sera felice, e quell’altro tavolo sul marciapiede, dove eravamo stati seduti in una sera infelicissima… Accarezzai con lo sguardo l’inferriata nei pressi della quale mi aveva baciato con tanta delicatezza il dorso della mano e detto di essersi innamorato di me… Andai alla ricerca ansiosa della vetrata e del portone contro cui lui mi aveva schiacciata in quella tremenda sera che la sua follia e il suo mal di vita erano esplosi senza ritegno né pietà, li cercai a lungo, affannosamente, percorrendo e ripercorrendo la stradina, scandagliando ogni ingresso, sembravano svaniti. Malgrado quello che vi era avvenuto fosse triste e deforme, il fatto di non ritrovarli mi fece soffrire e fui vicina a mancare. Solo quando, dopo averli cercati di nuovo, testardamente, altre due volte, nei giorni successivi, potei identificarli e riconoscerli, mi cadde il peso dal cuore. Amavo anche loro, amavo anche i brutti ricordi connessi con il legno insensibile e il muro inerte, e avevo temuto che, per una maligna magia, fossero scomparsi, come era scomparso lui. Mi addentrai persino nel G. Park e contemplai con lancinante, nostalgico rimpianto la panchina sulla quale lui si era detto determinato a “prendermi”. Era stato brutto e sinistro anche quello, ma era accaduto nel tempo in cui il suo interesse per me era vivo e io mi sentivo insostituibile per lui, in cui, anche sotto le sembianze più disperate, c’era vita… Mentre ora tutto era spento e morto.
Rammento ora che proprio all’inizio, quando avevo appena conosciuto il primo doloroso tormento e mi ero fermata, con pensosa gravità, a riflettere sul dolore che, con ogni certezza, mi avrebbe aspettato ancora, mi ero detta: non m’importa di soffrire, non m’importa se patirò le pene dell’inferno, questo è pur sempre vita; quando sarò vecchia non soffrirò più e sarà spaventoso.
Tornai nella L. Strasse e, vedendo scomparsa, sotto le fondamenta della casa che cresceva, la voragine di terra in cui lui aveva proposto di scendere con me, rabbrividii: il tempo aveva cancellato impietosamente quello scenario conturbante e un’ottusa palazzina stava sorgendo al suo posto. Possibile che non avesse potuto lasciarlo intatto? Ebbi una vertigine e un’acuta fitta dolorosa al cuore. Tutto cambiava, si muoveva, si snaturava, perdeva peso ed emozione.
Una sera il mio pellegrinaggio mi condusse di nuovo nel giardinetto, posai lo sguardo prima sulla panchina inesplicabilmente muta e deserta, poi sulle tre oche immobili della fontana e m’inoltrai nel buio per il sentiero che serpeggiava attraverso il prato umido, fino al Kinderspielplatz. Guardai il casotto di legno con lo scivolo, come avesse qualcosa di lui per il fatto di trovarsi lì, come potesse darmi o dirmi qualcosa di lui, come se potesse uscirne lui stesso…
Tornai in quel giardinetto non so quante altre volte ancora, fino ad oggi, con gradi diversi di emozione e sentimenti diversi: con disincanta freddezza o con odio, rivolta e indignazione o anche solo per vedere se avrei provato ancora qualcosa. Quel giardinetto era l’ago che indicava con la massima esattezza in quale fase si trovassero il mio sentimento per Kasim e il mio modo di giudicare il suo comportamento, per non dire tutta quella storia, perché gli ondeggiamenti della mia anima erano continui. Il mio favore ora saliva, ora scendeva fino ad inabissarsi e sparire.


Quando prevalevano il disincanto, lo sfinimento e la disperazione, credevo di aver inseguito l’impossibile, e mi balzava agli occhi che c’era stato un parallelismo fatale tra la ricerca, perseguita per tutta la vita spasmodicamente, testardamente, vanamente, della fama letteraria, il mio morire per ottenerla, e l’anelito per Kasim. L’una e l’altro erano andati incontro al nulla, mi avevano portato la più amara e spietata delusione: due ambizioni fatte per fallire in questo mondo.

Eros, che attraverso gli occhi esprimi il desiderio, oh, Eros, che porti grazia e dolcezza nell’anima di coloro che conquisti, Eros, non rivelarti a me maligno e non oltrepassare la misura! Il dardo che scagli con le tue mani è più potente della fiamma del fuoco e dei raggi delle stelle, Eros, figlio di Zeus!”, Euripide.
E poi: “Mi dirai che la follia dei sensi colpisce le donne e non gli uomini. Ma io so di giovani fragili come donne, se Afrodite sconvolge il loro cuore.” E ancora, ancora: “L’anima degli dei che non si piega, e quella degli uomini, tu la rapisci, Afrodite, la rapisce Eros, dalle ali variopinte, Eros che trascorre in rapido volo sulla terra e sul mare risonante. Fulgido come l’oro, Eros incanta i cuori e nella sua follia travolge gli animali sui monti e negli abissi del mare, tutte le creature che la terra nutre sotto la calda luce del sole. E l’uomo. Su tutti, Afrodite, con potere sovrano, regni tu sola.”
E infine anche queste parole: “L’amore che Fedra ebbe per te non cadrà nel silenzio e nell’oblìo.”
Questo libro, questo libro lo scrivo perché il mio amore per te, Kasim, non cada nel silenzio e nell’oblìo…
Lucrezio: “Questa è Venere per noi; di qui viene il nome d’amore, di qui stillò prima nel cuore la goccia della dolcezza amorosa, e le successe gelido affanno. Se è lontano chi ami, è presente però la sua immagine, e il suo nome insiste dolce all’orecchio.”
Ogni sera mi copriva come un velo grigio l’ala della malinconia, e peggiore nelle ore che lui era solito trascorrere da me. Spesso questo succedeva mentre vedevamo un film. Venivo a sedere sulla sponda del letto e guardavo Hans con gli occhi sgranati, lamentandomi di non averlo più. Il mio cuore singhiozzava di tristezza e nostalgia.
Leggevo e rileggevo le sue letterine, con la meticolosità di un grafologo, attenta ad ogni parola, ad ogni virgola, ad ogni punto, ora sotto la lente del sospetto, vedendovi poca passione e troppo interesse sessuale, e soffrendo; ora scoprendo sotto il linguaggio maldestro l’impeto incoercibile ed inconfondibile di un essere trascinato da Amore, e chiedendomi come avessi potuto essere così ingrata da non notarlo prima. Allora febbricitavo di felicità, il cuore mi si gonfiava di gioia, mi si spezzava per il tumulto vitale. Rivivevo in un tempo brevissimo, dall’inizio alla fine, tutta la storia galoppante sempre più in un vortice che mi toglieva il respiro fino, fino… a frantumarsi: alle lettere di dicembre mi si posava invariabilmente una mano gelida sul cuore e brividi sinistri mi percorrevano tutta. Sapevo ormai quale insidia celavano, cosa avessero tentato di celare e di ritardare a me e a lui stesso: la condanna alla fine…
Quei messaggi scarni ed ambigui di dicembre mi facevano ogni volta rimorire come ero morta allora, quando mi annunciò che avremmo dovuto lasciarci. All’improvviso la storia mi appariva essere stata crudelmente breve, che si fosse bruciata come una meteora che corre nello spazio, incendiata, e non potevo accettarlo, mi ribellavo, mi disperavo, mi contorcevo nel dolore e infine venivo afferrata dalle spire di un orribile, tetro orgasmo, che mi soffocava e poteva durare anche un’intera ora.
La luna piena di marzo non ci aveva visti abbracciati al davanzale della mia stanza e così le fioriture delle acacie che a maggio inondarono la casa del loro dolce profumo e fecero sparire sotto lunghi tappeti di petali di delicatissimo giallo i marciapiedi della mia strada…
Avevo immaginato che quella sera di marzo avremmo contemplato assorti la luna e avevo sognato che a maggio i petali sarebbero scesi in pioggia su di noi…
Mi strussi di triste malinconia, perché nessuna delle due meravigliose cose era potuta avvenire…
Quando fiorirono le acacie, lui non veniva più da me… Quando quella fragranza mi stordiva, ero perdutamente sola, lui era lontano mille miglia, era in Bosnia…
In assenza di lui, la sua immagine mi perseguitava, si dilatava e irradiava crescente amore agli occhi della mia anima stregata.
Quando quella iridata chimera aveva preso possesso fin dell’ultima fibra del cuore, con la sua soave potenza, quando non sopportavo più il dolce peso di commozione sul mio spirito e sui miei sensi, ed ero tutta sciolta e tremante di febbre per la soprannaturale felicità, quando quella incantevole schiavitù aveva raggiunto l’acme ed ero completamente in sua balìa e il respiro mi si fermava per l’eccessiva bellezza di quel che provavo, in quello stesso preciso istante, mi rendevo tutt’a un tratto conto, fatalmente, di averlo perduto, di aver perduto nella realtà ogni possibilità di quella trepidante gioia celeste, e questo mi pareva inaudito, mi pareva impossibile, mi pareva insensato e mostruoso.
Senza potermi trattenere a nulla, precipitavo allora, di punto in bianco, in un amaro, spaventato dolore alla vista del gelido, terribile vuoto che mi si spalancava davanti e rompevo miseramente in singhiozzi, gemiti e invocazioni strazianti per la smisurata desolazione che mi sopraffaceva.
Come fosse ogni volta la prima volta, vedevo la mia situazione e i miei giorni stendersi davanti a me come uno scenario deserto, una terra devastata da un incendio, una terra bruciata. Sconvolta e attonita, mi chiedevo perché fosse successo, perché fosse accaduta una calamità così spietata e incomprensibile; da dove fosse venuto il fulmine che aveva causato tanta distruzione. Allora si sganciava dalla mie viscere, come una palla di fuoco, che, salendo in un lampo dentro di me, esplodeva in un’indignazione, in una ribellione veemente, in un odio selvaggio, e, respirando fuoco, mi dicevo che un simile delitto, una simile crudeltà, non potesse rimanere impunita; che colui che aveva recato una simile offesa alla vita, al pari di tutti quelli che la offendevano in milioni di modi diversi, era degno di morire, di essere sacrificato: chi accettava la morte in tempo di vita, non era buono a vivere, doveva morire.
Mi balenavano davanti puntualmente le ossessive immagini del film portoghese: il dolce declivio agreste con i piccoli, robusti ulivi, che il ragazzo discendeva ogni volta di corsa per andare da lei, la palazzina moderna dalla quale l’amata usciva per muovergli incontro, le coltellate con cui, chiusamente, senza pronunciare una parola, lui l’abbatteva.
Una notte mi svegliai sudata, col cuore che mi batteva violentemente d’orrore: quello che avevo sognato mi appariva vero, mi appariva di un’evidenza agghiacciante e mi rimase incollato al cervello per un lunghissimo momento…
Ormai lo avevo fatto, lo avevo proprio fatto, non c’erano dubbi, non si poteva tornare indietro.
Ero atterrita e stupefatta per quello che avevo fatto.
Lui era venuto a trovarmi, era di nuovo allegro e mi voleva baciare… Ci trovavamo nell’ingresso. Io lo abbracciavo e, mentre lo baciavo, gli affondavo improvvisamente un coltello nel ventre, due volte glielo avevo affondato. Lui aveva riso come si fosse trattato di un gioco, e mi aveva detto: andiamo di là. Ma, mentre tentava di andare, si era accasciato in un lago di sangue scuro e denso, tutto il suo sangue, che scorreva sul pavimento del mio ingresso, fino in cucina. Sul tavolo si vedeva la sua tazza e c’erano le sue sigarette… Sentivo l’odore del sangue, un odore dolciastro e penetrante. Così odora, dunque, mi ero detta, ad alta voce. Il lenzuolo azzurro copriva tutta la portafinestra. L’avevo messo io, per non far vedere dalle case di fronte quello che sarebbe successo? Avevo sollevato il suo corpo fra le braccia azzurre. Era ormai alle porte del buio. Non ero stata io ad ucciderlo, ma un mostro vomitato dal mare che aveva fatto impazzire di paura i suoi cavalli. Lui era ancora vivo tra le mie braccia, mescolai il mio fiato al suo in un lungo bacio, chiamandolo piano: Kasim… E poi gli coprii il volto con un velo…

Il 18 maggio iniziai a scrivere Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé... Il giorno prima lui era partito per la Bosnia.




martedì 17 ottobre 2017

Mauro Fornaro: In quanti siamo rimasti in questo caffè



Buongiorno carissimi lettori e lettrici del blog.

Oggi voglio segnalarvi l'uscita del nuovo libro di un autore emergente che stimo molto: Mauro Fornaro. 

L'autore oggi  è nei panni di poeta, lo conoscevo come scrittore , ma devo dire che riveste bene anche questi panni. 

Ho voluto intervistarlo per comprendere meglio la sua scelta di essere un poeta e le sue risposte veritiere e precise fanno emergere il lato più nascosto d intimo di Mauro. 

Solitudine, amore amicizia...temi importanti a cui lascia sempre un margine di positività. 

Adesso leggete le sue risposte alle domande e poi sono certa che vi verrà voglia di leggere le sue poesie.

Buona lettura




La scrittura è una cosa seria, e la poesia? 

BELLA DOMANDA, TUTTO E' INCREDIBILMENTE SERIO PER UNA PERSONA CHE SCRIVE. FORSE LA POESIA E' LA FORMA DI SCRITTURA Più SERIA.

Scrittore o poeta, chi è Mauro Fornaro?

 ENTRAMBE LE COSE, COME DICO NEL MIO PRECEDENTE LIBRO, IL ROMANZO "L'UOMO CHE PIANGEVA IN SILENZIO", NON DOBBIAMO PREOCCUPARCI DI COME CI DEFINISCONO, L'IMPORTANTE E' CHE COSTRUIAMO FRASI, CAPITOLI, LIBRI.CHE SIANO POESIA O NARRATIVA POCO CAMBIA.

E' più facile scrivere un romanzo o delle poesie? 

UN ROMANZO! HAI MOLTE PAGINE DOVE PERDERTI E RITROVARTI, DOVE POTER CAMBIARE IL CORSO DELLA NARRAZIONE. IN UNA POESIA SIA "LEGATO" AL MASSIMO A QUALCHE PAGINA, IL MARGINE DI ERRORE PER UN POETA E' QUASI PARI A ZERO.

"In quanti siamo rimasti in questo caffè", puoi spiegarci perché questo titolo? 

VOLEVO ESPRIMERE UN CERTO SENSO DI SOLITUDINE, DEI POETI MA NON SOLO, MA LASCIARE UN PICCOLO SPIRAGLIO  POSITIVITÀ. "IN QUANTI" LASCIA LO SPAZIO PER PENSARE CHE MAGARI SIAMO IN PIÙ DI UNO.

Quale messaggio vuoi inviare ai tuoi lettori con questa raccolta di poesie?

 CHE BISOGNA VIVERE FACENDOSI DOMANDE, NEL MIO CASO FORSE ME NE FACCIO TROPPE, E NON ANDANDO AVANTI PER INERZIA. QUELLO CHE VEDO TUTTI I GIORNI SONO DELLE PERSONE CHE VIVONO PER ARRIVARE A SERA, COSA CHE NON FACCIO - ALMENO PENSO - IO
.
Quale poeta ti è rimasto nel cuore? 

CITO BUKOWSKI E VORREI SUGGERIRE LE SUE POESIE D'AMORE. UN GRANDE POETA, CITATO SPESSO MA CONOSCIUTO VERAMENTE DA POCHI.

Vuoi dedicare una delle tue poesie ai lettori di La lettrice di carta?

 CERTO, ECCOLA!

Voglio guardare la vita
che si ciba delle nostre anime
e consuma i nostri corpi.

Saremo due cadaveri al sole,
devastati dai corvi dell’amore.
Ma ci terremo ancora per mano
e quella sarà la risposta
alla domanda
quanto bene mi vuoi?

SINOSSI

Ci sono raccolte di poesie che vorresti non finissero mai. Dopo poche pagine, osservi le restanti covando la speranza che siano interminabili. Raggiunta l’ultima chiudi la copertina con dispiacere e osservi malinconicamente il segnalibro, sapendo che non troverà più collocazione, con la netta sensazione che il rapporto con l’autore non sia concluso.

 Trattieni tra le mani quella preziosa raccolta d’emozioni pensando: “Questo è uno di quei libri che avrei voluto scrivere!” Le poesie, ma un po’ l’intera opera di Fornaro, mi fanno rivivere le letture di alcuni grandi scrittori americani del ’900 che amo: Carver, Dos Passos, Fitzgerald, Hemingway, non ultimo Philip Roth, che ritengo il più grande scrittore vivente. Soprattutto mi fa rivivere l’unicità di Bukowski, come lui poeta e narratore. 

Come lui vero, in grado d’infiammarti l’anima nella quotidiana lotta per la sopravvivenza. Come lui capace di centrifugarti amalgamato alla passione, per poi adagiarti teneramente tra profumati guanciali d’amore. Dal calamaio di quei pilastri della letteratura moderna, che come pochi hanno raccontato il mal di vivere, la drammaticità del quotidiano, Fornaro ha attinto colori che avevo dimenticato. 

Come il mare, ha saputo essere burrasca – scavando oltre ogni inimmaginabile confine umano – e bonaccia: la sua poesia è una sinusoide che si inoltra nei meandri delle maleodoranti coscienze umane quando si avvicinano ai disagi sociali per poi virare – in altre pagine – su occhi commossi sulla schiena assopita della donna amata. Sintetizzando, credo di poter dire che Fornaro sa cogliere la cruda essenza dell’uomo, la sa elaborare e trasformare con tenacia, in un afflato di speranza di una vita migliore e di sentimenti più intimi.

CUORE IN TEMPESTA DI ILARIA CARIOTI

In uscita il nuovo romanzo di Ilaria Carioti CUORE IN TEMPESTA  DI  ILARIA CARIOTI   SCHEDA LIBRO AUTORE: Ilaria Carioti TITOLO: Cuore in Te...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.