Addio, a domani di Sabrina Efionayi

 Sabrina Efionayi

ADDIO, A DOMANI
Riflessioni di Maria Lucia Ferlisi

Sabrina ha vent'anni, ha bisogno di sapere chi è, ma per questo deve affondare le mani nel suo passato, in quello delle sue due madri e nei paesi dove ha impresso le sue radici. La ragazza vuole scrivere una sorta di diario, ma usare la prima persona è un dolore troppo grande, preferisce scrivere usando la terza persona, per creare una sorta di barriera e non rischiare di essere coinvolta troppo emotivamente dalla sua vita che a vent'anni ha già tanto da raccontare.
Nel nome scelto dalla sua madre biologica, c'è dentro la sua vita, Sabrina è il nome della figlia della donna che ha costretto la donna a prostituirsi, strappandola dalla sua terra con la falsa promessa di un lavoro in Italia, il cognome è quello di una persona nigeriana che ha prestato il cognome per non farla nascere come figlia di uno sconosciuto.
Sabrina le sue cicatrici le porta giorno dopo giorno dentro di sé.
Lei è nata a Castel Volturno e la madre Gladys ha ceduto la figlia alla vicina di casa napoletana Antonietta, ed è vissuta come figlia di quella terra di contraddizioni, amore, spontaneità ma anche di dolore e di bullismo per il colore nero e lucido della sua pelle.
Lei riconosce come madre Antonietta, perché da lei ha ricevuto amore, calore di una famiglia, attenzioni, la madre biologica rappresenta la sua origine da non dimenticare.
Sabrina in questo romanzo mostra la sua crescita difficile tra razzismo e bullismo, difficoltà a farsi accettare per quello che è: una ragazza italiana. Ma non è facile farsi strada in un paese dove l'odio contro il diverso è alimentato quotidianamente e una città aperta come Napoli diventa luogo inospitale contro chi ha la pelle scura, non tutti per fortuna.
Nella storia non c'è nulla di romanzato, è tutto vero, lo sfruttamento delle donne di colore portate in Italia per arricchire le casse dei papponi che girano attorno a questo circolo malavitoso che si unisce al giro della droga. 
Vero è anche il sentimento di riscatto di molte prostitute che cercano di scappare per ricostruire la propria vita e i sogni infranti come la madre biologica.
Veri sono i sentimenti di Sabrina, combattuta tra due madri, tra due culture e con quel senso di disagio in un paese che le rinfaccia sempre il colore della pelle.

Un romanzo ben scritto, lineare e scorrevole, non scende mai nel patetico, non accusa, non c'è odio nel suo racconto, è una giusta e corretta esposizione dei fatti, senza filtri o edulcorazioni, è la realtà raccontata in quanto tale, per far conoscere a tutti come ci si sente quando gli sguardi si fissano sulle persone di colore senza intravederne un essere umano e concentrando lo sguardo solo nella diversità.

Sabrina vuole dirci che l'integrazione è ancora lontana, c'è molto da lavorare ma non è impossibile perché ci sono ancora persone aperte e senza pregiudizi come la madre Antonietta e molte altre che ha conosciuto in questo percorso di vita doloroso ma anche ricco di incontri pieni d'amore e umanità.

SCHEDA

Autore: SABRINA EFIONAYI

Titolo: ADDIO, A DOMANI

Casa Editrice: EINAUDI

Pagine: 176

Trama

«Questa storia avrei voluto scriverla dicendo: io. Perché è la mia. A mano a mano che ci entravo, però, mi sono resa conto di non riuscirci - troppo difficile, troppo doloroso. Ecco perché l'ho scritto dicendo: lei. Sabrina. 

Una ragazza napoletana afrodiscendente che un bel giorno decide di fare i conti con il tempo, di aprire certi cassetti della memoria e di ordinarne il contenuto sul letto, come quando si parte per un viaggio e si prepara la valigia. Ecco, io ora vi chiedo di partire con me. Abbiate fiducia. Datemi la mano».

Sabrina Efionayi ha due madri. Una è Gladys, la sua madre biologica, che è nata in Nigeria ed è venuta in Italia a diciannove anni per lavorare e sostenere la famiglia rimasta a Lagos; non sapeva che il suo mestiere sarebbe stato vendere il proprio corpo. 
L'altra è Antonietta, è napoletana, e non immaginava che un giorno Gladys avrebbe attraversato la strada tra le loro case e le avrebbe messo in braccio Sabrina, chiedendole di occuparsi di lei, di diventare sua madre. Non lo immaginava, ma quando è successo ha accettato. 
Da quel momento Sabrina si è ritrovata in una situazione speciale, perché i rapporti con la sua madre biologica, con le sue origini, non si sono interrotti, e cosí lei è cresciuta tra Castel Volturno e Scampia, tra Prato e Lagos, cambiando famiglia, lingua, sguardo e cultura, in costante ricerca di un centro di gravità.
 Un'identità complessa, la sua, che già il nome racconta: Sabrina, come la figlia dell'aguzzina di Gladys, scelto per compiacerla; Efionayi, come un uomo che non è il padre, ma che le ha dato un cognome.

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