martedì 13 febbraio 2018

Le Primavere di Praga di Riccardo Burgazzi


Le Primavere di Praga 
di 

Riccardo Burgazzi

recensione di 
Ferlisi Maria Lucia

Ludovica, la protagonista del romanzo, è una vecchia signora in pensione, un personaggio politico importante, è stata vice presidente del Parlamento Europeo. 

È stata una femminista. È stata una letterata. Adesso è soltanto una "vecchia sballona". 

Collabora con le associazioni in difesa dei diritti umani. Viene ancora invitata nelle conferenze e convegni di sinistra, è sempre un "nome" di rispetto, per questo ha un portaborse, anche se non ama chiamarlo in questo modo, perché lei le borse se le porta da sole.  Lei lo chiama assistente.

Ludovica ama scegliere di persona gli alberghi dove dormire, quando va in giro, anche stavolta che ha deciso di andare a Praga, sceglie da sola l'albergo dove dormire, non il suo assistente.

Sono anni che non si reca a Praga. Venti, trenta, o quarant'anni anni fa ci si recava spesso. Un tempo, molto tempo, tanto tempo fa. Praga, il luogo dei suoi ricordi, dei suoi amici, degli ideali. Un luogo amato che sapeva di Primavera.

Per leggere Ludovica ha bisogno di silenzio, e per questo bisogna scegliere luoghi dove regna il silenzio, e Praga è la città ideale. Per questo Ludovica vi ritorna, sempre, ma tanto tempo fa, vi ritorna ora, perché ha di nuovo bisogno di silenzio. 


Ludovica è in cerca del suo passato, che sembra racchiuso tutto in quella città, che non ha nulla di magico, è solo una bolla, stantia e grigia.
Le persone si muovono all'interno di questa città in modo indifferente, quasi protetti da questo grigiore che rende indifferenti i loro pensieri o movimenti.

Lei però non fa parte di questo grigio, lei tiene in mano quest'enorme bolla e vede le strade, le case, la pavimentazione bianca e nera dei marciapiedi, vedi i baracchini bianchi che affollano i vari punti della città con la vendita di cibo, vestiti o altre cianfrusaglie..

Lei vede anche le persone, per lei non sono sagome grigie che compongo la città triste. No, lei le osserva, vi parla, osserva le loro gesta, intuisce le loro emozioni. Come Ludmila, una giovane mamma bionda, e la sua piccola bambina: Sophia, dagli occhi straniti blu. Immagina le sue emozioni, la sua tristezza. 
La segue, quasi come un detective, scopre il lavoro che svolge per mantenere se stessa e la figlia. Non comprende, perché deve vendere il proprio corpo. Ludmila risponde, perché sa che per quella vecchia impicciona, non è una insignificante figura grigia. È una donna, e basta agli occhi di Ludovica.

"E ora, mentre cammino svelta sotto i lampioni, in ogni volto di donna che incrocio sul mio marciapiede , vedo tutte le immagini dell'oppressione che quotidianamente subiamo inconsapevolmente o sopportiamo arrendevolmente."
Ludovica non va a Praga solo per leggere, vuole ritrovare vecchi amici come Michele, Elio, Giovanni e Lucia. Vuole ritrovare Antonio, suo amico di tante avventure giovanili, complice di ideali e lotte. Perché Praga era l'emblema delle lotte. Tanto tempo fa. 
Jan Palach, cui è stata dedicata una piazza, adesso, nessuno ricorda chi è. Attraversano velocemente la piazza di Praga e non si soffermano, per un pensiero, per una lacrima...

"Palach , invece lo scelse per la libertà. Morire per spronare la propria gente alla rivolta è un'idea affascinante? Non saprei, ma con quel gesto Palach contraddice e conferma ciò che ho scritto qualche pagina fa sulla presunta disinteressata arrendevolezza del popolo ceco"
..."quando la sproporzione di forze è così ampia, la resistenza può diventare solo simbolica. Palach ha fatto di sé il simbolo."

Palach era un simbolo in quel "grigio dimenticanza", in quella città dove il cielo non è azzurro come nei paesi mediterranei. Il cielo pumbleo deve essersi mescolato con il fumo lento e grigio di quel corpo giovane che si è arso vivo per gli ideali.

 Gli "eroi sono giovani e belli", ma oggi, nessuno non ha tempo per ricordarli. Non ha tempo per fare rivolte.
"Forse solo un po' di satira sottovoce".

"Praga, per me, è come una bolla. Una grande, grandissima, bolla, che contiene tutti i suoi monumenti, tutto il suo fiume, tette le sue periferie e le sue colline. Tutto in silenzio. Perché Praga, come le bolle, non si cura delle persone che la abitano: si limita contenerle tutte con indifferenza. E loro ricambiano. Una bolla senza tempo per raccontare una storia che parla di una generazione senza tempo."


L'autore Riccardo Burgazzi, con questo romanzo "Le Primavere di Praga", ci mette di fronte al nostro tempo, ed alle sue diversità, senza una distinzione ben precisa, ma lentamente, forse venti o trenta o quaranta anni fa, in una sorta di non tempo, in cui si racchiudono i ricordi.
Quando i simulacri sono cominciati a cadere, quando i simboli sono stati dimenticati.

 Non c'è una data ben precisa, non c'è stata una guerra, o qualche gesto eroico ad aver scandito una data esatta. No, nulla. Ad un certo punto il tempo, i paesaggi le persone hanno perso il loro essere, la loro primavera, e sono diventate tante piccolo sagome, nascoste dal grigiore, il colore dell'uniformalizzazione degli esseri. 

Tutti sono li, racchiusi in una bolla che con il tempo è diventata grigia, senza speranza, senza luce, senza futuro, senza ideali. Degli esseri privati dei loro organi, una sorta di dead walking.

La trama del romanzo è ben scritta, scorrevole e accurata. Riccardo Burgazzi con stile impeccabile, calmo, tranquillo, ricco di dettagli, che arricchiscono il romanzo, conduce i lettori in giro per Praga insieme con Ludovica, con Elio, con Antonio o con Ludmila. 
Una prova letteraria di tutto rispetto.

Un romanzo che è un'analisi antropologica e filosofica della vita di oggi. Viviamo una società liquida, tutto scorre velocemente, non ci si può fermare per riflettere. Siamo nell'era dei social net work, i ragazzi di oggi non indossano zaini, non hanno libri con sé. Se attraversi le sedi universitarie o le stesse biblioteche sono tutti assorti nei loro cellulari a postare, commentare ed inviare foto.

L'autore ha saputo, abilmente, coniugare la trama e i personaggi, con le riflessioni su questa società, attraverso gli occhi ed il pensiero di questa attempata donna, che con ironia delinea pregi e difetti, vecchi e nuovi.

Lo scrittore attraverso la protagonista conduce il lettore, con lentezza, volutamente, senza bisogno di scatti fotografici, ma solo con le parole, in questa società grigia ed immobile, e ti fa spalancare gli occhi, ti accorgi di tutto. Adesso tocca a te scegliere di mantenere ancora gli occhi chiusi. Lo fa attraverso un romanzo, non con i post nei social, perché i post sono intrinsechi alla società liquida, scivolano, come la pioggia su un impermeabile, non si fermano, non bagnano, non lasciano segni.

Riccardo Burgazzi affida ai suoi personaggi il compito di togliere quel "senso d'impotenza" che pervade questa società come un'edera che con i suoi tralci invade e copre tutto.

La scelta, di confrontare il passato col presente a Praga, è fortemente significativa. Palach, come tutti gli eroi della libertà di pensiero, non deve restare un nome sconosciuto, un simbolo dimenticato. Tutti gli eroi devono continuare a vivere.
 Solo noi possiamo farlo e l'autore ce lo suggerisce. Dobbiamo sostituire il grigiore con la Primavera, con le Primavere.
Certo, siamo in una società dove bisogna apparire, ma: "come apparire, però, è regolabile dalla nostra volontà".

https://www.lafeltrinelli.it/libri/riccardo-burgazzi/primavere-praga/9788898419746

SCHEDA LIBRO
Autore: Riccardo Burgazzi
Titolo: Le primavere di Praga
Casa Editrice: Prospero Editore
Pagine: 165


SINOSSI
Chi vive qui per più di due anni non riuscirà mai a venir via. Benvenuto nella comunità. E nella comunità, nessuno legge Ripellino, perché Praga è maledetta, non è magica." Ludovica, già studiosa di letteratura e politica in pensione, torna nella capitale ceca dopo una quarantina d'anni da quando ci aveva abitato in gioventù, alla ricerca di un vecchio amico. I suoi ricordi, le sue impressioni e soprattutto le sue riflessioni fanno di questo romanzo (ambientato in un "non tempo", ma in un luogo molto preciso) un vero e proprio specchio analitico sulla nuova migrazione giovanile, oltre che una guida storica e aneddotica della città.














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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.