venerdì 25 novembre 2016

Contro la Violenza sulle Donne

Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, di parole oggi se ne diranno tante, ma alle donne vittime di violenza occorrono fatti non parole. 
Le donne vengono sempre lasciate sole, nel loro dolore, nella loro disperazione, nella mancanza di vedere un futuro intorno a loro. 
Ogni volta che una donna è vittima della violenza è una sconfitta per la nostra società.
A loro dedico una poesia e l'invito ad amare se stesse, e trovare dentro di se le risorse per combattere le umiliazioni, la botte, i sorprusi.... Solo loro possono trovare la forza per uscirne..tutto il resto sono solo parole...

Maria Teresa di Calcutta
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!


lunedì 21 novembre 2016

Un leggero caldo vento di scirocco di Ferlisi Maria Lucia



Grazie ad Elvira Rossi per la recensione pubblicata sul sito di Cultura Al femminile.


Un leggero caldo vento di scirocco 

di Maria Lucia Ferlisi 

Attraverso una storia di donne c’introduce nella Sicilia degli anni Trenta.

Le prime battute del libro disegnano presto l’atmosfera, in cui il lettore sarà immerso, spingendo il suo sguardo all’interno di una casa della piccola nobiltà di provincia.

È significativo che la prima immagine sia quella di una donna, che sbircia dalle persiane socchiuse.

Ad appartenere alla donna sono gli interni della propria dimora.
Il mondo esterno, che è di proprietà esclusiva degli uomini, dalle donne può essere solo osservato da lontano, scrutato, spiato, chiacchierato, ma non vissuto con una partecipazione attiva.
Maria Lucia Ferlisi racconta la storia di un’epoca, prospettando la condizione femminile nei primi decenni del Novecento in Sicilia.
Tutti gli elementi della narrazione, personaggi e ambiente, assumono una forte caratterizzazione regionale.
E la scrittrice, pur scegliendo la forma del romanzo breve, non cede mai alla vaghezza e alla genericità, regalandoci una storia di costume.

Nell’epoca, a cui ci si riferisce, la Sicilia si presenta immobile e impenetrabile ai primi fermenti dei movimenti femministi, che incominciano a nascere altrove, nelle città del Nord Italia e più ancora in certi Paesi europei.

 La mentalità, che discrimina la donna, appare più resistente all’estremo Sud dell’Italia e in particolare nei piccoli centri che, isolati e privati di un confronto, restano fermi nella propria stagnazione.
Il culto della verginità femminile.
Il dovere di procreazione della donna.
Matrimoni riparatori o combinati dalle famiglie.
Differenza tra figli legittimi e “bastardi”.
Una morale femminile, rigida e severa e una morale maschile, estremamente permissiva.
Donne ritenute vecchie a trent’anni.
Donne, che passano dall’autorità paterna a quella del marito.
L’istruzione minima, garantita alle donne dei ceti abbienti e mai finalizzata allo svolgimento di un’attività fuori casa.
La morale ipocrita dell’apparire.
Un malinteso senso dell’onore e del disonore.

Sono tutti temi presenti nel romanzo della Ferlisi e indicativi di un dispotismo maschile, che pone la donna in una posizione di grave subalternità.


Sebbene gli indicatori temporali ci conducano agli anni Trenta, i personaggi rappresentati, per il modo di pensare e di agire, potrebbero essere collocati indifferentemente anche nell’Ottocento come negli anni Cinquanta.
La Sicilia, difatti, solo in tempi recenti si è libera dalle scorie di antichi preconcetti.
Del resto nel nostro Paese la soggezione delle donne non è stata solo consacrata da convinzioni intransigenti e retrive, ma per lungo tempo ha trovato anche il consenso di una dottrina giuridica lenta e ottusa.
Basti pensare che il delitto d’onore è stato cancellato solo nel 1981.
Nel romanzo ad avere un rilievo sono soprattutto i personaggi femminili che, pur subendo torti e umiliazioni, stentano a prendere coscienza del proprio stato.
La doppia morale, assimilata dalle donne, non risparmia i loro giudizi, inducendole a essere tolleranti nei confronti dell’uomo, a cui si perdonano infedeltà e soprusi.
Peraltro l’universo femminile tratteggiato dalla Ferlisi è diviso pesantemente dalle differenze sociali.
Se la donna è un oggetto, la donna ricca e di buona famiglia è un oggetto di valore e gode di un minimo di tutela.
La donna povera e di bassa condizione è una cosa di poco valore, che si compra facilmente.
Oggetto di scarto, che si può prendere e lasciare a proprio piacimento, si può usare e violentare senza scrupolo.

La donna povera è molto più debole, ricattabile e vulnerabile.

E qualora sia priva di una presenza maschile, che la protegga, è alla mercé di tutti e soprattutto del padrone,  come accade in questo romanzo ad Annina.

Che il padrone abusi della contadina o della serva è solo una naturale manifestazione di esuberanza virile, considerata con occhi indulgenti da entrambi i sessi.
In questo romanzo Consiglia e Annita appartengono a classi sociali molto distanti, una gode di notevole agiatezza e l’altra, povera e vedova, vive lavando e stirando panni nelle famiglie benestanti.
Le donne non hanno scoperto ancora la forza eversiva della solidarietà, indispensabile per smuovere privilegi e ingiustizie.

E appaiono vittime e complici nello stesso tempo.

Segmenti aggiuntivi di una geometria maschile, cementata dalla consuetudine.
Si muovono in un ambiente asfissiante e ostile, che sembra fissare ciascuno al proprio ruolo e alla propria condizione, non concedendo spazio ai sogni e alla loro realizzazione.

Le protagoniste di questo racconto sono prive di difesa e nella lotta quotidiana annaspano come guerrieri disarmati.


Se l’ignoranza rallenta la consapevolezza degli abusi, la povertà rende improbabile una reazione.
E l’inerzia, alla fine, favorisce le angherie degli oppositori, proiettando su di loro una luce opaca di legittimazione.
Le donne sono bloccate da un sistema cristallizzato di regole, dalle quali è difficile allontanarsi e le più povere hanno una difficoltà maggiore a sottrarsi all’impronta di una fatalità già scritta.

Il personaggio più dinamico, suscettibile di evoluzione, non a caso è Consiglia, più istruita e ricca.

Prima fragile, contraddittoria, poi combattiva, è l’unica donna, che saprà opporsi a un’esistenza grigia, anticipando un barlume di ribellione in una società restia al cambiamento.
Lei, che non esprimeva mai sentimenti né di comprensione né di pietà per le altre donne e ricorreva facilmente ai termini “buttana” e “bastardo”, con la stessa logica maschile, alla fine, e non a caso, dopo la morte del marito, saprà essere artefice della propria rinascita.
In una solitudine pensierosa esamina la propria vita.
Ripercorre con angoscia un passato triste  di prepotenze, sepolte nella memoria.
L’oltraggio più devastante le era stato inflitto dalla madre, che aveva deciso per lei, pregiudicando in maniera irrimediabile il suo futuro di donna.
La madre si era preoccupata unicamente di salvaguardare la reputazione della famiglia, sacrificando la figlia al senso dell’onore.
I sentimenti e la volontà di Consiglia erano stati trattati come dettagli irrilevanti, che non meritavano né attenzione né dubbi.
E, dopo molti anni, Consiglia matura una nuova coscienza e scopre di provare un risentimento profondo per la sopraffazione della madre.
Inoltre, per la prima volta, con un atteggiamento lucido e impietoso, riconosce anche i propri errori.
Questo percorso interiore, pur tormentato, la condurrà alla riappropriazione del proprio essere.
Da questa fase uscirà sollevata e rigenerata, sorprendendo tutti per la determinazione, con cui inseguirà un’esistenza rinnovata.

Il risveglio di Consiglia sarà accompagnato dalla disapprovazione generale, ma questa volta lei anteporrà a tutto la propria felicità e nel suo progetto di vita non ci sarà spazio per il  giudizio altrui.

Si libera dai vincoli familiari e sociali.
Il dissenso, anche quello dell’amata sorella, la lascia indifferente, non sente il bisogno di spiegarsi e non chiede di essere compresa
La donna con la sua voglia di riscatto compie un gesto di coraggio e di amore e si fa il regalo più desiderato, cercando di riprendersi quello che la vita le aveva negato.
Esprime la massima sfiducia nei confronti dell’ambiente, in cui vive, e lo scopre incompatibile con la propria realizzazione.
Desidera salvaguardare l’immunità conquistata e, per sfuggire all’oscurantismo, che come una malattia virulenta sembra aver contagiato uomini e cose, decide di lasciare definitivamente Marsala.

Non vuole perdere tempo, sente di recuperare il tempo perso e si prepara a partire, ma non sarà sola.

E in quella presenza straordinaria, che le sarà accanto, c’è la speranza di un nuovo futuro.
Due creature che si allontanano, mano nella mano, lasciandosi alle spalle ciascuna la propria infelicità.
“Lentamente si avviarono lungo la strada, un leggero caldo vento di scirocco accarezzava quei due corpi che lentamente rimpicciolivano alla fine della via, sempre di più fino a scomparire”.

Annita, un altro personaggio di rilievo, tende invece ad accettare supinamente gli eventi, e fino all’ultima pagina non riserverà molte sorprese al lettore.
Aderisce alla realtà e non osa insorgere.
In lei prevalgono l’assuefazione e la rassegnazione, caratteristiche tipiche dei vinti.
L’esistenza travagliata l’ha domata, rendendola arrendevole e fiaccando la fermezza del carattere.
Questa povera donna sprigiona la forza fisica nel lavoro.
Lava e strizza i panni delle signore e  passa  tante ore in piedi a stirare accuratamente capi fini di abbigliamento.
Deve manovrare con cautela il ferro, pieno di braci, sopra i tessuti delicati e teme di danneggiarli.
In questo caso non solo non guadagnerebbe nulla, ma dovrebbe risarcire il danno.
La vita dura ha strappato ad Annita la potenziale resistenza, offuscando pure la sua sensibilità.

Con perfetta simmetria, nelle parole e nei gesti della donna si ris
I suoi comportamenti stupiscono per l’asprezza.

In lei vive una concezione dualistica dello spirito materno.

Madre responsabile per i figli legittimi e madre disamorata per il figlio bastardo, come lei stessa lo definisce.

pecchia la morale schizofrenica di una società, che con cieca crudeltà incomincia a discriminare i bambini sin dalla nascita, per poi continuare a perseguitarli come diversi.
Annina sente ripugnanza per l’aborto e sceglie la vita per il figlio della vergogna.
È l’unico atto d’amore, che saprà compiere per l’innocente creatura.
Annina non dubita, non s’interroga, si abbandona all’esistenza, assecondando il proprio istinto, che si muove tra la ragione e il cuore, assopiti dall’estenuante lotta quotidiana.
La sua sensibilità a poco a poco è stata come prosciugata dal caldo vento di scirocco della sua Terra, fino a dissolversi nell’aria, tanto da lasciare solo tracce impercettibili.

In questa storia, come nella vita reale, le donne sembrano fatalmente destinate a dover fare i conti con i sentimenti negativi o positivi, legati alla procreazione.

Essere madre un dovere, un desiderio, una fatalità, una vergogna.
Maternità più o meno felice, maternità desiderata e negata, maternità nascosta: un evento sempre al centro della riflessione femminile.
Nessuna donna riesce totalmente a sfuggire, almeno sul piano delle emozioni e dell’immaginazione, all’idea di maternità, che segna l’appartenenza al genere.
E oggi l’evoluzione, che ha illuminato anche i paesini del Sud Italia, non ha ancora liberato totalmente le donne dal dovere di essere madre.
Il dovere di essere madre è profondamente diverso dal desiderio di essere madre.
Tale differenza può essere colta solo dall’animo femminile. E a tale proposito vengono in mente le parole di Virginia Woolf:
“Sarebbe mille volte un peccato se le donne scrivessero come gli uomini, o vivessero come gli uomini, o assumessero l’aspetto degli uomini”.

Un altro dato interessante: in questa vicenda le figure maschili, a parte i bambini, sono tutte negative.

Antonio Nicosia,  Giovanni “u professuri”, ovvero il marito di Caterina, Sergio Tributi l’anziano pittore.
Tutti galantuomini, rispettabili protagonisti di una vita di provincia, che nasconde mediocrità e squallore dietro un perbenismo di facciata.
Sara, Carlo, Domenico, bambini poco amati o rifiutati, intervengono nella storia con una capacità di accoglienza, che a tanti adulti resta sconosciuta.

Il piccolo Domenico, che per la madre è solo “un inutile fardello”, per Sara e Carlo è semplicemente un fratello.
“…Sara e Carlo amavano quel fratellino, lo coccolavano in tutti i modi, facendolo giocare, portandolo in giro, dandogli da mangiare e raccontandogli delle storie per farlo addormentare…”

Qui con evidenza appare una frattura insanabile, che separa il mondo dei bambini da quello degli adulti.

Piccoli e grandi sono corpi tristemente separati, che non possono comunicare, perché s’ispirano a codici discordanti.
I bambini ascoltano con naturalezza la voce, che viene da dentro, mentre gli adulti, incapaci di coglierla, si lasciano catturare dal coro monotono di voci esterne.
Le sequenze più intense del racconto sono proprio quelle che vedono la partecipazione dei bambini, ma la scrittrice sfugge al rischio del sentimentalismo.

La Ferlisi, per tutta la narrazione, resta fedele a un atteggiamento misurato e distaccato, escludendo ogni giudizio morale.

L’autrice si confronta con il passato, rendendolo accessibile ai giovani di oggi.
Le nuove generazioni potrebbero non sapere, non capire che tante libertà, di cui godono, non sono sempre esistite.
Con un linguaggio limpido e del tutto privo di regionalismi racconta coraggiosamente la Sicilia di ieri, ponendosi in congiunzione tra presente e passato.
Le forme espressive sono uniformate alla contemporaneità, mentre personaggi e ambientazione sono ispirati alla tradizione.
Nel romanzo sentiamo sia l’eco non ancora spenta di storie, impresse nella memoria di una vita di provincia, e sia certe suggestioni della grande letteratura meridionale.
E’ l’esordiente, che intrattiene un dialogo con il passato.
Tuttavia nelle sue pagine non si percepisce la presunzione di emulare i grandi, ma piuttosto l’amore per quella cultura, di cui la scrittrice si è nutrita.
Maria Lucia Ferlisi, una siciliana che vive al Nord, ritorna alle origini con la mente e con lo spirito, confermando l’inscindibilità di un legame.
Gli autori isolani, o che appartengano al passato o che siano scrittori emergenti, non si distaccano mai totalmente dalle proprie radici.
Possono guardare al passato o al presente, possono sentirsi in sintonia o in conflitto, possono dare un’immagine vera o deformata, ma non recidono mai completamente il cordone ombelicale, che li lega alla Terra Madre.
E Maria Lucia Ferlisi con questo romanzo ha fatto ritorno nella sua Regione, lasciando i lettori di fronte a un affascinante quesito: “
Può esistere ancora una letteratura meridionale o, in senso esteso, una letteratura regionale?”.


Titolo: Un leggero caldo vento di scirocco
Autore: Maria Lucia Ferlisi
Edizione: Leucotea, 2016
link d’acquisto:


venerdì 18 novembre 2016

L'esordiente Paola Casadei

Una mia recensione per il sito:  Gli Scrittori della Porta Accanto.

https://www.facebook.com/notes/gli-scrittori-della-porta-accanto/lelefante-%C3%A8-gi%C3%A0-in-valigia-di-paola-casadei-recensione-di-maria-lucia-ferlisi/1807431036171510


L'elefante è già nella valigia
di Paola Casadei





Questo libro, scritto sotto forma di diario autobiografico di una adolescente, ci offre una storia con molteplici spunti.
L'elefante è già in valigia parla di Carlotta 16 enne che dopo una vita trascorsa in Africa, tra Mozambico e Nigeria, torna in Italia insieme con la madre Giulia, veterinaria, il fratello di colore adottato, Giacono Nelson di 10 anni ed il padre Pierre, medico epidemiologico, che per un anno farà soltanto visita prima di stabilirsi definitivamente in Italia e gestire un maneggio.
Il libro ci offre immagini di un'Africa reale e ben descritta attraverso la magia degli occhi adolescenziali di Carlotta, percepiamo il suono della Savana, il cielo immenso e stellato, il balzo del leone, le manguste, gli scoiattoli dagli scroti enormi, le donne Herero, le donne Himba, il deserto, le foche , le balene ... Tutta la magica Africa è ben descritta nel diario di Carlotta.
Nel libro troviamo anche l'altra immagine dell'Africa, quella che piace meno, ma che esiste ed è descritta attraverso gli occhi realistici della madre, l'Africa del crimine, della paura, delle tanti morti, della malnutrizione, delle case blindate:
"l'Africa non cambierà, perché finché ci sono l'élite africane, quelle che con corruzione e spinte hanno fatto soldi e fortuna, sfruttano la situazione a scapito dei loro simili, dei quali si sentono talmente superiori da trattarli come bestie."

L'autrice con questo racconto va oltre alla mera descrizione dei paesaggi spettacolari dell'Africa che conosciamo, non descrive soltanto l'incantevole Mozambico con la magica pioggia viola dei fiori degli alberi di Jacaronda, questo libro ci parla anche delle difficoltà di integrazione di questa famiglia che per sicurezza deve ritornate in Italia e ricostruirsi una nuova vita.
" E' lungo e difficile il percorso dell'animo di Carlotta che si deve staccare da sola dai ricordi per poter vivere un'altra vita".
Carlotta deve staccare completamente le sue radici da quell'Africa che le aveva dato un'impronta profonda, come una grossa zampa di elefante".

La giovane adolescente deve ambientarsi completamente alla nuova vita, ai nuovi colori della città dove si è trasferita, deve adattarsi anche al nuovo cielo, si, perché in Africa il cielo è immenso e ti da l'esatta sensazione di libertà, in questa ricca città emiliana il cielo è piccolo, e non è facile abituarsi, qui il cielo ti comunica i tuoi limiti, i tuoi confini, e ti detta gli schemi di una nuova vita.

Tuttavia la sua straordinaria esperienza in questo continente, unita alla sua passione per la fotografia, l'aiutano a superare l'iniziale disagio nella scuola, dove non conosce nessuno, subito scatta nella classe una curiosità ed un interesse non solo da parte dei professori, ma anche dei compagni di classe.
Anche il fratello non trova grosse difficoltà, subito amato dalla maestra per la simpatia, trasmette l'amore per la sua terra attraverso dei brevi reportage corredati da un grande bagaglio di foto e avventure pittoresche, come la vista dello squalo bianco e delle balene così vicine da poterle accarezzare..
Carlotta supera lentamente le problematiche e lentamente si innamora di un compagno di classe.






La sua esperienza l'ha resa forte ed è stata in grado di superare le difficoltà, sa affrontar la vita, perché è consapevole che la vita è piena di contraddizioni e avversità, ha anche una famiglia forte ed unita che la sostiene, l'aiuta ed è presente ed affettuosa che le detta insegnamenti importanti:
"Non frenate mai la curiosità di sperimentare cose nuove, sempre".

Carlotta e Giacomo vedono questo ritorno come una nuova avventura, da vivere e combattere se occorre.
Anche Giulia la madre supera lo spaesamento, comprensibile, del fresco rimpatrio:
"si ritrova sola tra cartoni di oggetti e ricordi pronti ad essere imbarcati, simboli di vita e viaggi, di un passato che non era del tutto pronta ad abbandonare."
Rivede vecchie amicizie, inizia un nuovo lavoro, progetta con il marito di realizzare il loro sogno di gestire un maneggio e lentamente anche i sogni notturni del suo passato svaniscono ed assumono colori e toni sempre più sbiaditi.

Se volete immaginare l'Africa in tutte le sue sfaccettature questo è il libro giusto, vi troviamo tutto ciò che occorre per immaginare questo affascinante e selvaggio continente.
Vi captiamo i colori, la musicalità, i fiori, le piante, i piatti tipici con relative ricette, gli animali, il mare ed il cielo immenso e sempre più blu.

Ma vi è anche l'altra Africa, non a caso vista attraverso gli occhi di un adulto, l'Africa della paura, dei morti ammazzati, della malnutrizione, della povertà, delle case lussuose e delle baracche.
La contraddizione di questo paese che passa dal bello al brutto con una naturalezza che non ritroviamo in altri stati.
Questa è l'Africa.
Questo è il diario preciso e attento da chi questo paese l'ha conosciuto davvero, da chi vi ha vissuto anni e non poche settimane durante le ferie.
Questo diario è una bellissima testimonianza socio culturale vista da due prospettive diverse, quella romantica della giovane protagonista e quella profonda e tangibile dell'adulta madre; ed è per questo che è più attendibile.

Non ci resta che leggerlo per entrare nell'atmosfera di questa sempre meravigliosa terra.


Titolo: L'elefante è già nella valigia
Autrice: Paola Casadei
Casa editrice Lettere Animate
Pagine 282





martedì 15 novembre 2016

Concorso letterario


Oggi ho scelto per voi amici ed amiche del blog questo interessante concorso letterario.
In bocca al lupo a chi partecipa!




“Premio Letterario Nazionale Dellisanti – Città di Massafra – Tebaide d’Italia”
Bando di concorso 2016
Art. 1 Il “Premio Letterario Nazionale Dellisanti – Città di Massafra – Tebaide d’Italia” (successivamente in breve premio Dellisanti) ha come obiettivo quello di premiare le opere e di valorizzare gli autori che sanno esprimersi in modo chiaro, mettendo a nudo i propri sentimenti e sensazioni e che hanno una creatività narrativa;
Art. 2 La Segreteria e la Giuria del Premio è affidata al Comitato di lettura della Casa editrice Dellisanti composta da Autori nazionali che hanno già pubblicato opere letterarie e operatori culturali nominati dall’editore.
Art. 3 Sono ammessi all’esame della Giuria lavori inediti a tema libero, mai pubblicati da una regolare casa editrice, sprovvisti di codice ISBN e non pubblicati su blog, siti, social network in lingua italiana. I lavori dovranno rimanere inediti fino alla data di premiazione.
Art. 4 Al Premio possono partecipare scrittori e poeti che abbiano raggiunto il 18° anno di età alla data di apertura del bando in data 01/11/2016, di qualsiasi nazionalità purché l’opera presentata sia in lingua italiana.
Art. 5 Le categorie ammesse al Premio sono: silloge di poesie, saggistica, narrativa per ragazzi, narrativa per adulti (letteratura erotica), romanzi, raccolta di racconti. È possibile partecipare a più sezioni, pagando la relativa quota (una sola iscrizione per sezione).
Art. 6 La quota di iscrizione (spese di segreteria) è fissata in euro 20,00 (venti//00) per sezione da versare sul Conto corrente postale (bollettino) n. 53719258 intestato a Antonio Dellisanti Editore indicando nella causale “Partecipazione premio Dellisanti 2016”; oppure tramite bonifico su BANCO POSTA  IBAN: IT48 W076 0115 8000 0005 3719 258 BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX , oppure tramite assegno o contanti da allegare alla busta.
Art. 7 Ogni partecipante dovrà far pervenire alla Segreteria Premio Dellisanti – c/o Casa Editrice Dellisanti – 74016 Massafra TA tre copie anonime e rilegate/spillate dell’opera in formato cartaceo (non saranno accettate opere scritte a mano);  ricevuta di pagamento della quota di partecipazione oppure allegare direttamente assegno o contanti;
nota contenente le generalità complete (nome, cognome, indirizzo, e-mail, telefono, firma autografa); inoltrare alla mail info@antoniodellisantieditore.it deve essere inviato il file dell’opera (in formato Word) presentata a concorso.
Art. 8 Le opere dovranno essere inviate alla Segreteria entro e non oltre il 30 novembre 2016 (farà fede il timbro postale);
Art. 9 Consistenza dei Premi. 1° Premio: Targa personalizzata e pubblicazione dell’opera vincitrice di ogni sezione in una delle collane della casa Antonio Dellisanti Editore, con regolare contratto di edizione e premio in denaro del valore di euro 500,00 (cinquecento//00). La Giuria si riserva il diritto di assegnare altri premi tra i finalisti per ognuna delle sezioni, consistenti in coppe, targhe o medaglie d’onore. Le opere dei vincitori verranno presentate durante la cerimonia di premiazione che si terrà nel mese di aprile 2017 a Massafra (TA). I finalisti delle varie sezioni in cui si compone il premio riceveranno un attestato di merito durante la cerimonia di premiazione.
Art. 10 Il giudizio della Giuria è insindacabile. La Giuria selezionerà, tra tutti i lavori pervenuti, fino a 30 opere per ogni sezione. Per tutti i partecipanti verrà redatta una scheda di sintesi/giudizio dei lavori letterari presentati. Tale scheda di valutazione verrà inviata al domicilio indicato dall’autore. I finalisti verranno avvisati tramite mail o lettera.
Art. 12 Attestati e premi dovranno essere ritirati personalmente all’atto della premiazione, in caso di impossibilità può essere data delega scritta ad altra persona. La mancata partecipazione, in caso di vittoria, fa decadere dal diritto di accesso al premio.
Art. 13 La Giuria si riserva la possibilità di segnalare alla casa editrice Dellisanti le opere finaliste che avranno conseguito i migliori punteggi, affinché possa formulare un’eventuale proposta di pubblicazione all’Autore.
Art. 14 La partecipazione al Premio Letterario Nazionale Dellisanti implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento.

Art. 15 Ai sensi del D.lgs 196/2003, “Codice in materia di protezione dei dati personali”. Con l’accettazione dell’Art. 14 del presente bando di concorso, i partecipanti al Premio Letterario Nazionale Dellisanti si impegnano all’osservanza di tutti gli articoli e autorizzano la casa editrice Dellisanti al trattamento dei dati personali, per permettere il corretto svolgimento dell’edizione del Premio. La lista dei finalisti sarà comunicata alle testate giornalistiche e ai rappresentanti delle Istituzioni regionali e nazionali e saranno comunicate ai mass-media regionali e nazionali. Segreteria Premio Dellisanti – Casa editrice Antonio Dellisanti – 74016 Massafra (TA) Per informazioni: info@antoniodellisantieditore.it – Tel.: 3346753102 – https://www.facebook.com/premioletterariodellisantimassafra/

Tracy Chevalier : Strane creature

  Strane creature di Tracy Chevalier Impressioni di Maria Lucia Ferlisi La piccola città marina di Lyme nel Sussex, vede l’arrivo delle sore...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.