giovedì 5 agosto 2021

BREVE DIARIO DI FRONTIERA DI GAZMEND KAPLLANI

BREVE DIARIO DI FRONTIERA
DI 
GAZMEND KAPLLANI

Recensione di Maria Lucia Ferlisi

Una storia breve e amara in cui ogni parola è pervasa dalla sofferenza dell'autore che si è rifugiato in Grecia per allontanarsi da un regime sempre più restrittivo, sognando la libertà di movimento e di parola. Ma la libertà sognata non corrisponde alla realtà, adesso sei in terra straniera e tutti ti guardano, ti osservano, sanno che sei straniero ancor prima che tu apra bocca, il detto tipico, stessa faccia  stessa razza, scompare, per lasciare posto ai pregiudizi, alla chiusura, al razzismo, si perché bisogna usare le parole chiare e corrette. 

Tutto il libro è pervaso da questo mostro che divora le persone: il razzismo, il non riconoscere che l'altro è una persona. Tutti noi non sappiamo la nostra origine, nessuno di noi ha il sangue di un solo colore, siamo il frutto dei nostri avi, delle migrazioni di milleni fa, siamo il risultato di lente trasformazioni, quando ancora non si leggeva negli occhi il disprezzo per l'altro. 

Adesso ogni nazione ha degli aggettivi e ogni persona lo rappresenta, gli albanesi sono ladri e assassini, questo pensano i greci per ogni albanese che arriva, ma non sono solo loro ad avere una visone chiusa del mondo. Ed ecco che il migrante soffre due volte, una per l'abbandono della terra natia, del taglio doloroso delle proprie radici, la seconda volta soffre nella nuova terra, ha perso la propria identità, è solo in una terra nuova che non conosce.

Allora ecco che cerca di avere successo, di diventare "qualcuno", così vedranno che sono una brava persona, come loro. Il migrante si sforza, e pensa:  forse se imparo bene la lingua mi accetteranno, forse se divento invisibile e non mi faccio notare divento uno di loro, forse, ma dentro al suo cuore sa che una volta che recidi il passato, non avrai altre radici in nessun altro posto, rimarrai sempre un migrante e ogni volta ti domanderanno "ma tu da dove vieni?", ma senza il desiderio di conoscerti, no, la domanda è posta solo per farti notare che tu non sei come loro.

Un romanzo amaro, questo scritto da Gazmend  Kapllani, in alcuni tratti ironico, ma attraverso la doppia scrittura dai due punti di vista di chi sogna e di chi lotta per avere una nuova vita, ci mostra quanto la visione di razza permane, il diverso non è accolto come risorsa, no, e non lo sarà mai. 

Siamo in un epoca in cui gli uomini pur essendo immersi nella multiculturalità, molti sembrano voler trattenere a tutti i costi la propria identità , dimenticando che il nostro dna è intriso di altre identità.

Una storia che definisco "specchio", perché mi rivedo in ogni frase, in ogni chiusura, in questa mancanza di radici...l'autore sarà sempre un albanese, ed io sarò sempre una meridionale.

Questa storia la consiglio a tutti coloro che soffrono per questa mancanza di radici. A me ha fatto bene, la condivisione di questa nostra sofferenza comune, ti fa sentire meno sola.

Buona lettura a tutti voi

Scheda Libro

Autore: Gazmend Kapllani

Titolo: Breve Diario di Frontiera

Pagine: 186

Casa Editrice: Del Vecchio Editore

Sinossi

In questo "diario minimo" Gazmend Kapllani ci restituisce tutta la sofferenza degli albanesi che hanno attraversato il confine con la Grecia negli anni Novanta. Con mano leggera lascia che ci scorra sotto gli occhi la surreale volontà di dare un senso all'abbandono della terra natia, che in questo specifico caso è la fuga, il passaggio attraverso la cortina di ferro. In ogni capitolo, il doppio punto di vista - di chi è in Albania e di chi, esule, se ne allontana - mette in evidenza con sarcasmo, e senza fare sconti, la kafkiana condizione dell'Albania sotto il regime comunista: spie che controllano i programmi televisivi dei vicini, statue monumentali di Enver Hoxha, un dittatore troppo dittatore anche per i dittatori, e i bunker sulla spiaggia pronti per resistere a nemici che però non si presentano mai. Accurate, asciutte, intrise di humour nero, le descrizioni dell'assurdità e della rivolta alla tirannia compongono un quadro ironico e partecipe della condizione dell'esule, in cui il particolare dialoga con l'insieme e si fa narrazione universale, come in un dipinto di Bruegel. La "sindrome delle frontiere" inizia con l'abbandono del Paese e si sviluppa nella "nevrosi del successo", un successo che conferisce il diritto a restare nella nuova terra, per giungere a un'amara riflessione sui migranti di seconda generazione, condannati ad amare e odiare contemporaneamente il loro Paese.
 

sabato 31 luglio 2021

Streghe e medichesse - Lavanda-

 

Streghe e medichesse

Alle donne è sempre stato assegnato un ruolo subalterno nella storia, sin dai tempi antichi. Mentre l'uomo cacciava lei raccoglieva erbe e frutti, accudiva ai figlia aiutava le altre donne nel parto, per citare alcuni esempi.

Tuttavia l'abilità delle donne ha fatto si che si appropriassero di alcune chiamiamole specialità nel mondo antico e si non specializzate in ciò che era loro consentito fare, molte sono diventate levatrici e curatrici. 

Quelle erbe che raccoglievano sono state usate per ricavarne principi attivi, decotti infusi per alleviare dolori, per stimolare l'eros sia femminile che maschile, per curare infezioni o da usare in cucina per esaltare i sapori. Le donne con le erbe erano in grado anche di guarire alcune malattie, era un sapere tramandato dalle madri, dalle nonne, da altre donne, era un sapere orale che si divulgava e tramandava nei secoli. 

La loro conoscenza  era sempre contrastata e ritenuta "ciarliera". Eppure quando le persone si rivolgevano a queste donne guaritrici, dopo stavano bene, i loro rimedi funzionavano, le loro erbe erano efficaci.

 Era un sapere che si tramandava sin dai primordi dell'essere umano, quando la natura era ritenuta una forza soprannaturale e si scopriva che le erbe avevano diverse proprietà potevano guarire ma anche uccidere, ecco perché si è associato alle erbe un potere magico. Dove ritroviamo tutte queste "ricette"  sin dai primi tempi in cui la parola si è trasformata in scrittura ed ecco la Mandragola che fa diventare fertile Rachele nella Bibbia, passiamo per Medea che intrise il vestito nuziale di un potente veleno a Glauce in sposa a Giasone, ma ancor prima aveva ucciso il padre con il vello d'oro, anche questo intriso nel veleno.

Come dimenticare Circe che riesce a trasformare gli uomini in proci come descritto da Omero nell'Odissea.

Ricordiamo anche Alcina, una delle tre fate dell'Orlando Furioso, in grado di trasformarsi da brutta e sdentata a una donna affascinante e maliziosa e ingannevole.

Le streghe le  ritroviamo nei dipinti delle case di Pompei, o nei geroglifici egiziani e in tanti altri libri. La conoscenza delle donne era per lo più orale anche se in alcune città diventò "una scuola" , mi riferiscono a Salerno che intorno all'anno mille divenne un luogo dove le Medichesse curavano, preparavano unguenti, profumi a prodotti di bellezza.

Anche se le loro attività non erano tenute in grande rilievo, loro proseguivano in silenzio, attente e imperterrite, non venivano citate nei libri, ma resistevano e si propagavano non solo nei campi contadini.

Nel medioevo tutto cambia, la Chiesa Cattolica, giudica negativamente la loro attività, perché si contrappone al potere di guarigione delle preghiere. Improvvisamente le medichesse assumono agli occhi del potere cattolico il volto del diavolo, vengono definite streghe con disprezzo e lo loro attività sono giudicate parte di un lavoro effettuato in combutta con il diavolo.

Il loro sapere in un attimo è distrutto e inizia la triste caccia alle streghe che nel periodo nefasto tra il 1450 e il 1750 si stima che siano state uccise in Europa circa quarantamila persone accusate di stregoneria, alcune fonti citano nove milioni di donne portate al rogo, ma non è attendibile. Donne bruciate vive, donne innocenti che, con le sevizie e le torture loro inflitte, hanno confessato crimini e pratiche dettate dai loro inquisitori per poi essere bruciate in piazza davanti al popolo che guardava smarrito. 


 Poi venne Firenze nel Rinascimento e con Caterina de Medici la sua corte divenne un luogo di profumi e mistero, di morte e d'amore.

Infine dall'ottocento le erbe diventano sempre meno magiche e si allarga l'uso, entrano nelle cucine  e utilizzate sempre maggiormente.

Con il finire dell'ottocento la medicina supera il potere delle erbe, Si laureano anche donne in Italia mi piace ricordare una medichessa, come amava farsi chiamare, Amalia Moretti Foggia, che usò per almeno 30 anni un pseudonimo maschile  sul Corriere della sera per avere maggior credibilità.

Nella letteratura le streghe ammaliatrici, in grado di raggirare gli uomini tornano con la saga Avalon, 1983, da Marion Zimmer Bradley, di cui è nata anche una saga televisiva, ma ancor prima Il maestro e Margherìta di M. Bulgakov che affascina ancora oggi con questo magico e satanico romanzo.

Le streghe sono belle o orrende, sono ammaliatrici o incutono paura e l'arte si è appropriate di entrambe  le due facce, ma rimane sempre il senso negativo, ammaliatrici o assassine, non godono di nessuna simpatia, devono nascondersi, non devono manifestare le loro capacità.

Le donne streghe, o sciamane, le considero figlie della Dea Madre, della Dea della Natura ed è grazie a loro che le donne continuano a a medicare, possiedono quel duende che dalla terra rinasce con loro, un fluido che parte dai piedi e si intreccia con il sangue  nelle donne, alcune lasciano spazio a loro essere e  sprigionano le loro arti, altre sono in grado di ascoltare e interpretarlo, altre ignorano le loro capacità. 

Tutte noi dovremmo fermarci e ascoltare il battito delle parole che sono dentro di noi per essere ciò che siamo state, siamo e saremo.

Donne, Dee madri, figlie di un ancestrale passato che ci regala echi e magie lontane.

Maria Lucia Ferlisi

Colgo l'occasione della data in cui pubblico questo mio pensiero per parlarvi della

LAVANDA

si dice che il periodo migliore per raccoglierla sia l'ultima settimana di luglio, e nel pomeriggio andrò nel mio piccolo giardino per tagliarla e farne dei mazzetti legati da nastrini verdi per regalarli alle amiche, altri li metterò nei sacchetti per profumare le maglie nei cassetti, altri ancora li userò per fare i biscotti.

Questo fiore profumatissimo e dal colore delicato non è mai mancato nel mio giardino, imprime serenità e infatti ho letto che è indicata per chi soffre di ansia e attacchi di panico, potrebbe essere una buona idea fare un piccolo cuscino con tanti semi di lavanda e metterlo nel letto sotto il nostro cuscino abituale, con il suo delicato profumo di certo ci sentiremo più rilassati.

La lavanda ha anche poteri di cicatrizzazione , anti settiche ed anti infiammatori, in farmacia o in erboristeria potete farvi consigliare l'olio essenziale delle marche migliori e i corretti  dosaggi.

Posso solo dirvi che l'olio essenziale della lavanda mi piace usarlo la sera prima di andare a dormire, mi verso due tre gocce nelle mani e mi passaggio le caviglie, una piccola coccola quotidiana che mi piace fare per rilassarmi.

Mi piace metterlo nei diffusori elettrici o nelle vaschette dei caloriferi, a volte lo uso nell'acqua calda per fare dei suffumigi per il mal di gola.

Ci sono tantissimi usi di questo splendido fiore, non ultimo in cucina ho mangiato un formaggio alla lavanda davvero squisito e personalmente l'utilizzo per fare dei biscotti con questo delicato profumo con un buon tè inglese diventa un momento di relax. 

Ho anche preparato un ottimo risotto con formaggio verde e lavanda.

Consigli da strega: 

  • tenete sempre un vaso di lavanda in casa, sul balcone o dove vi piace di più, l'armonia entrerà a profumare la vostra famiglia.
  • fate un bagno purificatore con la lavanda nella notte di luna piena, riempite la vasca, mettete una manciata di fiori nell'acqua e immergetevi con lentezza, restate una decina di minuti cercando di allontanare i pensieri negativi.
  • gli steli del fiore di lavanda possono essere utilizzati come l'incenso per purificare l'ambiente
  • tenete un rametto di fiori di lavanda fuori dalla porta fare entrare energie armoniche nella casa

Buona lettura
da Maria Lucia






 

martedì 27 luglio 2021

Il libraio di Venezia di Giovanni Montanaro

Il libraio di Venezia 
di 
Giovanni Montanaro
recensione di Maria Lucia Ferlisi

In un pomeriggio afoso e sonnacchioso, ho iniziato a leggere il romanzo di Giovanni Montanaro, autore che non conoscevo. La storia mi ha svegliata dal torpore e ho divorato il romanzo in poco più di un'ora. Vittorio, come tutti glia altri commercianti di quella piazzetta veneziana, ama il lavoro che fa e ama i libri, il loro profumo, le copertine, le storie che contengono con emozioni, gioie, attese, sospiri.

Il suo è stato un amore totale leggendo Moby Dick,  ha deciso come doveva essere il suo futuro: dentro al cuore delle pagine profumate d'inchiostro . 

Anche se i tempi di oggi non apportano grossi guadagni lui è legato a quel piccolo contenitore di tesori e fantasia ed è legato a Venezia, un amore e un odio che si fondono insieme. 

L'acqua alta è ormai una consuetudine con cui convivono tutti, e poi adesso in quella piccola calle è arrivata lei, una giovane studentessa Sofia che gli rapisce il cuore. 

Un romanzo che si ispira a un fatto realmente accaduto, l'alluvione del 2019 a Venezia,  che ha distrutto un intero quartiere ma ha visto rinascere una comunità. Un romanzo che fa bene al cuore, che ti trasmette speranza in un futuro migliore, dove l'umanità non è stata dimenticata, dove l'uno non esiste ma prevale il noi corale di una città, con il volontariato spontaneo che restituisce dignità e sogni alle nuove e vecchie generazione.

Un romanzo che cura l'anima delle persone che non credono più nella collettività, perché nella vita la fede e la speranza devono prevalere, devono andare oltre "le ammaccature" della vita.

Scheda Libro

Autore: GIOVANNI MONTANARO

Titolo: IL LIBRAIO DI VENEZIA

Pagine: 144

Casa Editrice: Feltrinelli

<iframe style="width:120px;height:240px;" marginwidth="0" marginheight="0" scrolling="no" frameborder="0" src="https://rcm-eu.amazon-adsystem.com/e/cm?ref=qf_sp_asin_til&t=lalettridicar-21&m=amazon&o=29&p=8&l=as1&IS2=1&asins=8807034123&linkId=cd607b1b73c2bc73964951d98b3a1b36&bc1=000000&amp;lt1=_blank&fc1=333333&lc1=0066c0&bg1=85f5c8&f=ifr">

    </iframe>


Sinossi

In campo San Giacomo, a Venezia, c’è la Moby Dick, una libreria di quelle “che ti sorprende che esistano ancora, anche se ci sono in ogni città, tenaci come guerrigliere, eleganti come principesse.” Il suo libraio si chiama Vittorio, ha passato i quarant’anni, vive per i suoi libri, combatte per continuare a venderli. Un giorno incontra Sofia, gli occhi chiari e le risposte svelte, che prende l’abitudine di andare a trovarlo.
Il 12 novembre 2019, però, i 187 centimetri di acqua alta eccezionale inondano le case, i negozi, sommergono gli scaffali di Vittorio. Le pagine annegano, e “campo San Giacomo è pieno di libri perduti, e pare che tutto sia perduto”.
Giovanni Montanaro, che ha vissuto in prima persona i giorni tragici dell’inondazione, li racconta in un modo lontano dalle cronache che hanno commosso il mondo. Racconta l’angoscia dell’acqua che sale, che distrugge, ma mostra anche un’altra Venezia, i giovani, i cittadini che reagiscono, l’allegria nata in mezzo allo sfacelo, fatta della capacità di aiutarsi, di rinascere.
Scritto quasi di getto, questo splendido racconto è una galleria di personaggi, emozioni, colpi di scena il cui cuore è Venezia, sono i librai, è l’amore per i libri e l’amore che nasce grazie ai libri. E ai librai veneziani Montanaro destina interamente i proventi dei suoi diritti d’autore, per sostenerli dopo gli eventi di novembre.
In calce al volume, sono proprio i librai veneziani a descrivere sé stessi e le loro librerie: il lettore può scoprirli anche attraverso le mappe che creano un percorso nella laguna – nonostante tutto, “Venezia è sempre lei. Venezia è meravigliosa”.

lunedì 26 luglio 2021

La chiave di NIche - Francesca Broso

 Ciao a tutti lettori e lettrici del blog


vi segnalo questo romanzo moderno e attuale, dalla scrittura fluida e in gradi di affrontare un tema forte come lo stalking raccoglie le emozioni della protagonista e le sottopone al lettore. Un romanzo che parla alle donne con un linguaggio scorrevole e capace di trasportare il lettore nella vita di Niche, questa simpatica professoressa alle prese con un collega....

Buona lettura

Scheda libro

Autore: Francesca Broso

Titolo: La chiave di Niche

Pagine: 192

Link per l'acquisto:

<iframe style="width:120px;height:240px;" marginwidth="0" marginheight="0" scrolling="no" frameborder="0" src="https://rcm-eu.amazon-adsystem.com/e/cm?ref=qf_sp_asin_til&t=lalettridicar-21&m=amazon&o=29&p=8&l=as1&IS2=1&asins=B0948LNPR1&linkId=27e69ba977dc70333edff2d8f1cfcdee&bc1=000000&amp;lt1=_blank&fc1=333333&lc1=0066C0&bg1=F587F4&f=ifr">

    </iframe>

Sinossi

Niche è una giovane professoressa che insegna in un liceo. Alle poche ma fidate amiche che ha, confida tutto ciò che le accade: dal ritrovamento di una chiave, appartenuta all'adorata nonna recentemente scomparsa, alle insistenti e discutibili attenzioni che Giacomo, insegnante di biologia nel suo stesso liceo, continua imperterrito a rivolgerle. Niche scopre l'esistenza di un caffè letterario e del suo proprietario Leonardo, con il quale scocca immediatamente la scintilla, ma a quel punto la corte ostinata di Giacomo si trasforma in asfissiante gelosia fino a sfociare in stalking. La protagonista viene trascinata in un oscuro limbo, fatto di terrore e ansia crescente, con la paura costante che possa accadere l’irreparabile da un momento all'altro.

LA PAROLA ALLE DONNE Una fiaba moderna in un borgo antico - XIV Edizione Concorso Letterario

  LA PAROLA ALLE DONNE Una fiaba moderna  in un borgo antico   XIV Edizione Concorso Letterario LA PAROLA ALLE DONNE: Racconti di non violen...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.