mercoledì 23 maggio 2018

Madre di Monja Parmigiani

Madre di Monja Parmigiani
recensione a cura di 
Maria Lucia Ferlisi

Inanna è figlia del ventre della terra, è figlia del grande ventre materno dell'universo. 

Il suo amore per Damien è nato nel profumo del bosco, un amore forte come i tronchi degli alberi, frizzante come il profumo delle felci, dolce e tenero come i fiori che sbocciano lungo i sentieri, caldo come i raggi di sole che filtrano tra i rami.

Un amore che le ha regalato l'emozione della vita, di un ventre che si scalda e fa spazio mese dopo mese alla nuova vita che farà parte anch'essa del misterioso universo procreativo che lega la madre al figlio, in un nodo sottile che inizia già dal primo battito, in quel liquido caldo e nutriente, come un abbraccio, inizia il dialogo segreto ed unico tra madre e figlio. 

Un dialogo riservato soltanto a chi sa ascoltare, un dono prezioso, un linguaggio segreto sottile, invisibile che lega i due cuori che battono nello stesso corpo.


Un filo inspiegabile che lega figlio e madre, parlano usando il linguaggio universale delle madri. Ed è per questo che Inanna può lottare e portare avanti una gravidanza difficile. Lei sa ascoltare.
Lei è nata in una terra lenta, in grado di trasmettere segnali con un piccolo tam tam, ma non è il suono del tamburo, adesso è il dolce battito di due cuori che le parla. 

Inanna sa riconoscere ed ascoltare i messaggi delle Dee, non è facile nella sua semplicità,  il mondo odierno ha perso la meravigliosa capacità d'ascolto del proprio corpo, affidando il compito esclusivamente alla scienza

La madre di Monja Parmigiani non è un romanzo autobiografico, ma un romanzo universale sul miracolo della vita che nasce.
L'autrice con eleganza ed armonia ci parla della magia della procreazione. Il suo parto si trasforma nel parto delle donne.

Le sue parole ci trascinano in un mondo ovattato, composto da donne che possiedono il prezioso dono della procreazione e dell'ascolto. 

Il ritmo della narrazione è cadenzato, simile ad una danza leggera e lieve, dove il tempo, i suoni, i silenzi hanno un valore quasi divino: il mondo dimenticato dell'ascolto.

Una storia ben scritta, dolce, autentica, magica e delicata come la personalità dell'autrice; una donna che vi farà incantare per la sua pacata consapevolezza di essere una dea, una piccola dea di vita, come noi tutte. 

Tante piccole dee che danzano il ritmo eterno della vita che nasce da madre in figlia. 
Sempre.

<iframe style="width:120px;height:240px;" marginwidth="0" marginheight="0" scrolling="no" frameborder="0" src="https://rcm-eu.amazon-adsystem.com/e/cm?ref=qf_sp_asin_til&t=lalettridicar-21&m=amazon&o=29&p=8&l=as1&IS2=1&asins=8885469418&linkId=32d7f08619427e121578755c1b52d880&bc1=000000&lt1=_blank&fc1=333333&lc1=0066C0&bg1=F587F4&f=ifr">
    </iframe>

Scheda libro
Autore: Monja Parmigiani
Titolo: Madre
Casa editrice: Il Rio
Pagine: 130

Sinossi
C'è stato un tempo nel quale gli esseri umani erano in contatto con gli Dei, ed essi parlavano loro per connetterli, tra cielo e terra, con Gea, Urano, le forze generatrici e le ritualità. Nei secoli gli esseri umani si sono dimenticati di rendere omaggio, di ringraziare, di ascoltare, e così i nostri sensi si sono ridotti al solo pensiero scientifico detentore di verità assolute. Eppure la Grande Madre ancora parla, così come parlano Zeus, Afrodite e Ade assieme agli Dei di altre culture, altre epoche, altri mondi.


lunedì 21 maggio 2018

Al faro di Virginia Woolf



Carissime lettrici e lettori del blog
durante il salone del libro ho avuto modo di ascoltare Nadia Fusini, scrittrice, critica e traduttrice di Shakespeare, che ha raccontato il libro: Al faro di Virginia Woolf. Libro che lei stessa ha curato nella versione attuale edita da Feltrinelli.

 Ascoltare una letterata esperta della letteratura Inglese, è stato interessante. Ho preso appunti a mano, usando carta e penna come quando andavo a scuola, e oggi voglio proporli a voi per farvi amare ancor di più questa grande autrice e femminista dall'animo delicato, moderno, attivo e all'avanguardia.

Nadia Fusini definisce il romanzo nell'esatta terminologia della Scrittrice Virginia: Elegia.

Questo romanzo per l'autrice è stato come un dono, un'offerta, perché nello scrivere si è confrontata con i suoi ricordi ed le sue emozioni, che hanno ripreso vita nella carta. 

Virginia scrive per il faro, per ricordargli l'infanzia  e le lunghe estati felici passate in Cornovaglia. 

Un'elegia dedicata al padre ed alla madre per ravvivarne il ricordo. La prima parte del romanzo è dedicata al padre, ma è anche una sorta di diario. Nella stesura la figura materna diventa sempre più determinante e diventa quasi la reincarnazione della madre morta, "È quasi doloroso vedersela resuscitare...è quasi averla vista ancora..


Virginia aveva solo 13 anni quando le è morta la madre, e nello scriverne la memoria, riaffiorano ricordi ed episodi che lei stessa pensava di non avere conservato. Virginia era a tu per tu con la madre o meglio con il fantasma che di lei aleggiava ancora in quella casa.

Vanessa, la sorella di Virginia, dirà che è rimasta turbata ed eccitata da questa meravigliosa rievocazione dei genitori nel Faro.  Il diario, elegia. è stato scritto con calma dall'autrice, una stesura non facile, dove verità ed immaginazione s'intrecciano.

Il titolo rappresenta la porta in cui l'autrice ci conduce in questi ricordi intimistici. Virginia affronta il tema della luce che illumina la vita, i ricordi, la mente una luce morbida che accarezza e danza riga dopo riga. 

La forza delle donne attraverso la figura materna ci mette di fronte alla potenza femminile in cui l'autrice crede fermamente. 

Non è facile parlare di sentimenti e tramutarli in parole, il mondo delle emozioni, soprattutto se dobbiamo esprimere il vuoto, la mancanza di una figura fondamentale nella vita di una figlia: "To want and not to have". 

Non si può raccontare una mancanza, ma Virginia Woolf lo fa con straordinaria delicatezza, con una dimensione linguistica poetica ed armonica.
" Le parole stanno raccolte in un silenzio comunicativo".


Nadia Fusini durante l'evento



Sinossi

"Al Faro": questo il vero titolo del romanzo di Virginia Woolf che la nuova traduzione di Nadia Fusini riporta all'originaria bellezza. Romanzo sperimentale, intonato alla ricerca di libertà formale che accomuna i grandi scrittori di questo secolo, "Al Faro" è un libro sulla memoria e l'infanzia; un'elegia alla luce che ha illuminato le figure della madre e del padre reali, che nel romanzo diventano il signore e la signora Ramsay. A tema è lo scontro tra il sì materno ("sì, andremo al faro") e il no paterno ("no, al faro non si può andare"), come esso risuona nel cuore del figlio James, e nella mente della figlia Virginia, che a distanza di anni si misura, scrivendo, con la potenza di quei fantasmi. L'effetto è liberatorio. Prima, confessa Virginia Woolf, "pensavo al babbo e alla mamma ogni giorno". Ora "li depone", li seppellisce. È la sua catarsi.

venerdì 18 maggio 2018

La danza delle vergini e delle vedove di Luca Cristiano



La danza delle vergini e delle vedove
di
Luca Cristiano

recensione a cura di Maria Lucia Ferlisi


Il romanzo è un insieme di racconti, girano vorticosamente, senza respiro per il lettore. 

Insiemi di nomi di situazioni surreali che cercano di mettere il lettore di fronte alla realtà attuale del mondo che è sull'orlo della pazzia. 
Nessuno ascolta, se non quando deve infilzare una forchetta nel ginocchio della moglie per avere un momento di attenzione, dove finalmente potranno parlare guardandosi negli occhi.
È così che mi fai sentire ogni volta. Come se mi costringessi a guardarti mentre ti ferisci volontariamente. Volevo solo farti capire cosa si prova stando dalla mia parte

Vi è anche uno scrittore emergente, deluso, un po' sfigato, per la verità, solo, parla soltanto con Kafka, il suo alte ego che ride sempre di lui. Senza amici, gira sugli autobus per guardare le donne.
Forse è per questo che Kafka non la smette di ridere. È a quel punto che Kafka inizia a ridere di nuovo. All’inizio la prendo bene, rido con lui. Poi vedo che non si ferma. Non spalanca la bocca né gli viene da tossire, non esagera. Ma continua a rimproverarmi con la sua risata del cazzo, senza dire niente.

C'è anche il ragazzino che prova strane erezioni durante le sedute dalla psicologa

In un ultimo sforzo di ribellione prendo la porta del bagno, appena uscito dalla stanza della psicologa. Mi chiudo dentro e ci metto un attimo per ritrovare l’erezione perduta. Da solo. Bello stretto nel palmo della mia mano destra e dico lo giuro. Sento di stringere un attrezzo ginnico, un cilindro di metallo caldo, un salsicciotto.

Una vita senza luce. Mi tormento. Che strazio. Inutile. I miei pensieri si formano e svaniscono convergendo inevitabilmente verso un’unica frase idiota: ho paura. Vivere in uno stato costante di isolamento dovrà pure comportare qualche disagio. 
 La storia di Tobia che ha il nome di un cane e gira per la città indossando un cappotto sovietico.

Col mio nome da cane, non sopporto le carezze. Mi fanno montare il sangue agli occhi, di vento violento. Posso fare del male a qualcuno, se non la smette quand’è il momento. Gli posso fare male sul serio. Tipo scardinargli i denti dalla bocca a ginocchiate o fargli esplodere gli occhi, spingerci dentro il gomito fino a quando non incontro l’osso con l’osso. Dare un morso sulla mano che non si ritrae, maledetta, e non allentare la presa fino a quando non sento che il taglio è completo, che ho reciso qualcosa...
La vita è un vortice di sentimenti di emozioni, sensazioni difficili da spiegare, perché ognuno di noi le percepisce alla propria maniera. Corpi che danzano in questa giostra che è la vita. Vorresti fissare momenti, immagini, ma sfuggono, tutto sfugge di mano come l'acqua, vorresti trattenerla nella mano, ma scivola lentamente, lasciandoti attonito e solo nella tua solitudine. Allora afferri la forchetta per destare l'attenzione, oppure provi a tagliarti le vene, perché ancora non siamo morti, ed il sogno ne è la prova tangibile: i morti non sognano

Le storie si susseguono una dopo l'altra, e ci mostrano un quadro urbano fatto di tante vite umane senza luce, che vivono la loro vita ai margini della città.


Vite senza contatti. Vite che cercano nel sesso quell'attimo di calore negato in tutti i momenti della loro vita.

Il sesso sembra essere quel filo rosso che unisce tutte queste storie, apparentemente, senza nesso.

Il nesso c'è, ma fa comodo non vederlo, evidenziarlo, ma lui fa ugualmente da padrone, in tutti i personaggi: chi lo sogna, chi ne ha paura, chi si masturba, chi ama strusciarlo, chi scopa da impazzire...

La società è composta da tante persone, non sempre belle, perfette e desiderabili. In questo romanzo i protagonisti sono loro, i reietti dalla società, i pazzi, gli immorali, i vecchi, le puttane.

Sono persone anche loro, con uno stile di vita e comportamento all'opposto del nostro, ma hanno una loro dignità. Fanno parte di noi, non dobbiamo girarci dall'altra parte, sono simili a noi.

Ditemi se mettiamo su una bilancia questi personaggi, schizofrenici e borderline, hanno forse meno valore dei personaggi del grande fratello?

Se i nostri eroi sono Taricone e simili, il mio eroe quotidiano può essere anche un vecchio "dal corpo rugoso, inguainato di grasso con la pelle flaccida, e il pene a penzoloni."

Perché l'ignoranza è forza, ed ogni corpo attende di tornare in posizione fetale rinsecchirsi morire.


L'autore trascina il lettore in questi racconti vorticosamente, usando un linguaggio, aspro, crudo, scurrile. 
In molti paragrafi manca la punteggiatura, per aumentare il ritmo al suono del battito cardiaco che aumenta senza darti sosta. 

Parole ripetute, frasi ripetute, in modo ossessivo, sei dentro il vortice letterario dell'autore che proietta personaggi dalla lucida follia . 

Tu respiri il loro delirio. 

Frasi sconnesse come la mente dei malati mentali. Personaggi che si agitano in questa realtà sfaccettata e surreale che fanno venire in mente il Psichiatrico Circus, alveari di grigiori che s'intersecano nella luce di ogni nuovo giorno e la solitudine buca il cervello ossessivamente. 

 Un linguaggio ed una trama che disturba, come accade nella realtà, i folli sono allontanati, abbandonati in questo alveare di grigiore, di cui tutti facciamo parte, chi un modo, chi in un altro. 

Ognuno chiuso nella propria normalità. Forse.

Un romanzo coraggioso, non è di facile lettura, ma la scrittura è trascinante, ti fa sobbalzare dalla sedia, erano necessarie le scurrilità? Si lo erano.

Perché certe espressioni devono essere trasmesse per come sono, pene è un pene, un cazzo, un uccello. 

Se non vi piace il linguaggio grezzo, non leggetelo, ma sappiate che vi pedete un libro davvero originale che in alcuni punti ci fa pensare alla scurrilità di Bukowsky.




Sinossi

Una raccolta di esibizioni, solitudini e contatti paradossali o troppo intensi. Si inizia con una strana partita di tennis, si attraversano case, stanze da letto, centri di igiene mentale, relazioni al calor bianco, isolamento e allucinazione. Un signore per bene si infila una forchetta in un ginocchio davanti alla moglie, Kafka prende l'autobus, Pietro Taricone minaccia un uomo terrorizzato dalle scatolette di tonno perché esca di casa, un soldato si rifiuta di alzarsi dal letto e, alla fine, non resta che una voce senza nome determinata a prendersi tutte le biografie di cui ha diritto.

Scheda libro
Autore: Luca Cristiano
Titolo: La danza delle vergini e delle vedove
Casa Editrice: Prospero Edizioni
Pagine: 264













mercoledì 16 maggio 2018

Festival delle lettere


Carissime lettrici e lettori

durante il Salone del libro sono venuta a conoscenza di un concorso letterario che ancora non conoscevo: Festival delle lettere.

Un concorso dedicato alle lettere che sfida le mail e i messaggi virtuali da ben 13 anni.

Mi sono fermata al loro stand, giocato con loro e soprattutto ho chiesto tutte le informazioni utili per la partecipazione.

Ho sempre amato scrivere lettere, è un contatto diverso che hai con l'altra persona, più personale ed intimo. Poi l'attesa della risposta, sentire il profumo del foglio di carta su cui legge le parole.Impagabile.

Vanno bene le mail, ma le lettere sono insostituibili quando vuoi esprimere emozioni e sentimenti.

Adesso eccovi tutte le modalità per la partecipazione al concorso. Scade il 30 luglio, avete tutto il tempo per pensare a scrivere una lettera che desti l'attenzione della giuria.

In bocca alla penna, come sempre.
Maria Lucia

CATEGORIE IN CONCORSO
  • Lettera a chi ha cambiato la mia storia (tema 2018)
  • Lettera a tema libero
  • Lettera under 14 (a chi ha cambiato la mia storia o tema libero)
  • Lettera dal cassetto*
    (*) In questo caso è necessario inviare la fotocopia di una lettera di proprietà del mittente ricevuta almeno vent’anni fa, ovvero prima del 1 gennaio 1998.
PREMI (categorie in concorso)
  • Premio per la miglior “Lettera a chi ha cambiato la mia storia ” – valore 400,00 Euro
  • Premio per la miglior “Lettera a tema libero” – valore 400,00 Euro
  • Premio per il miglior “Autore under 14” – valore 200,00 Euro
  • Premio per la miglior “Lettera dal cassetto” – valore 200,00 Euro
La lettera vincitrice della categoria dell’anno “Lettera a chi ha cambiato la mia storia” riceverà inoltre il riconoscimento speciale Lettera d’oro. L’Associazione 365GRADI si riserva il diritto di assegnare ulteriori premi o menzioni speciali tra cui:
  • Premio alla libertà in memoria di Ettore Carminati
  • Premio Writing the distance
http://festivaldellelettere.it/bando-di-concorso-2018/

L'amica della sposa di Nicolas Barreau

  L'amica della sposa di Nicolas Barreau Impressioni di Maria Lucia Ferlisi Non sempre leggo libri impegnativi, a volte mi concedo dei r...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.