di
Luca
Cristiano
recensione
a cura di Maria Lucia Ferlisi
Il
romanzo è un insieme di racconti, girano vorticosamente, senza
respiro per il lettore.
Insiemi di nomi di situazioni surreali che
cercano di mettere il lettore di fronte alla realtà attuale del mondo che è
sull'orlo della pazzia.
Nessuno ascolta, se non quando deve infilzare
una forchetta nel ginocchio della moglie per avere un momento di
attenzione, dove finalmente potranno parlare guardandosi negli
occhi.
È così che mi fai sentire ogni volta. Come se mi costringessi a guardarti mentre ti ferisci volontariamente. Volevo solo farti capire cosa si prova stando dalla mia parte
Vi
è anche uno scrittore emergente, deluso, un po' sfigato, per la
verità, solo, parla soltanto con Kafka, il suo alte ego che ride
sempre di lui. Senza amici, gira sugli autobus per guardare le donne.
Forse è per questo che Kafka non la smette di ridere. È a quel punto che Kafka inizia a ridere di nuovo. All’inizio la prendo bene, rido con lui. Poi vedo che non si ferma. Non spalanca la bocca né gli viene da tossire, non esagera. Ma continua a rimproverarmi con la sua risata del cazzo, senza dire niente.
C'è
anche il ragazzino che prova strane erezioni durante le sedute dalla
psicologa
In un ultimo sforzo di ribellione prendo la porta del bagno, appena uscito dalla stanza della psicologa. Mi chiudo dentro e ci metto un attimo per ritrovare l’erezione perduta. Da solo. Bello stretto nel palmo della mia mano destra e dico lo giuro. Sento di stringere un attrezzo ginnico, un cilindro di metallo caldo, un salsicciotto.
Una vita senza luce. Mi tormento. Che strazio. Inutile. I miei pensieri si formano e svaniscono convergendo inevitabilmente verso un’unica frase idiota: ho paura. Vivere in uno stato costante di isolamento dovrà pure comportare qualche disagio.
La
storia di Tobia che ha il nome di un cane e gira per la città
indossando un cappotto sovietico.
Col mio nome da cane, non sopporto le carezze. Mi fanno montare il sangue agli occhi, di vento violento. Posso fare del male a qualcuno, se non la smette quand’è il momento. Gli posso fare male sul serio. Tipo scardinargli i denti dalla bocca a ginocchiate o fargli esplodere gli occhi, spingerci dentro il gomito fino a quando non incontro l’osso con l’osso. Dare un morso sulla mano che non si ritrae, maledetta, e non allentare la presa fino a quando non sento che il taglio è completo, che ho reciso qualcosa...
La vita è un vortice di sentimenti di emozioni, sensazioni difficili da spiegare, perché ognuno di noi le percepisce alla propria maniera. Corpi che danzano in questa giostra che è la vita. Vorresti fissare momenti, immagini, ma sfuggono, tutto sfugge di mano come l'acqua, vorresti trattenerla nella mano, ma scivola lentamente, lasciandoti attonito e solo nella tua solitudine. Allora afferri la forchetta per destare l'attenzione, oppure provi a tagliarti le vene, perché ancora non siamo morti, ed il sogno ne è la prova tangibile: i morti non sognano
Le
storie si susseguono una dopo l'altra, e ci mostrano un quadro urbano
fatto di tante vite umane senza luce, che vivono la loro vita ai
margini della città.
Vite senza contatti. Vite che cercano nel sesso quell'attimo di calore negato in tutti i momenti della loro vita.
Vite senza contatti. Vite che cercano nel sesso quell'attimo di calore negato in tutti i momenti della loro vita.
Il
sesso sembra essere quel filo rosso che unisce tutte queste storie, apparentemente, senza nesso.
Il
nesso c'è, ma fa comodo non vederlo, evidenziarlo, ma lui fa
ugualmente da padrone, in tutti i personaggi: chi lo sogna, chi ne ha
paura, chi si masturba, chi ama strusciarlo, chi scopa da
impazzire...
La
società è composta da tante persone, non sempre belle, perfette e
desiderabili. In questo romanzo i protagonisti sono loro, i reietti
dalla società, i pazzi, gli immorali, i vecchi, le puttane.
Sono
persone anche loro, con uno stile di vita e comportamento all'opposto
del nostro, ma hanno una loro dignità. Fanno parte di noi, non
dobbiamo girarci dall'altra parte, sono simili a noi.
Ditemi
se mettiamo su una bilancia questi personaggi, schizofrenici
e borderline, hanno forse meno valore dei personaggi del grande fratello?
Se
i nostri eroi sono Taricone e simili, il mio eroe quotidiano può
essere anche un vecchio "dal corpo rugoso, inguainato di grasso
con la pelle flaccida, e il pene a penzoloni."
Perché
l'ignoranza è forza, ed ogni corpo attende di tornare in
posizione fetale rinsecchirsi morire.
L'autore
trascina il lettore in questi racconti vorticosamente, usando un
linguaggio, aspro, crudo, scurrile.
In molti paragrafi manca la punteggiatura, per aumentare il ritmo al suono del battito cardiaco che aumenta senza darti sosta.
Parole ripetute, frasi ripetute, in modo ossessivo, sei dentro il vortice letterario dell'autore che proietta personaggi dalla lucida follia .
Tu respiri il loro delirio.
Frasi sconnesse come la mente dei malati mentali. Personaggi che si agitano in questa realtà sfaccettata e surreale che fanno venire in mente il Psichiatrico Circus, alveari di grigiori che s'intersecano nella luce di ogni nuovo giorno e la solitudine buca il cervello ossessivamente.
Un linguaggio ed una trama che disturba, come accade nella realtà, i folli sono allontanati, abbandonati in questo alveare di grigiore, di cui tutti facciamo parte, chi un modo, chi in un altro.
Ognuno chiuso nella propria normalità. Forse.
In molti paragrafi manca la punteggiatura, per aumentare il ritmo al suono del battito cardiaco che aumenta senza darti sosta.
Parole ripetute, frasi ripetute, in modo ossessivo, sei dentro il vortice letterario dell'autore che proietta personaggi dalla lucida follia .
Tu respiri il loro delirio.
Frasi sconnesse come la mente dei malati mentali. Personaggi che si agitano in questa realtà sfaccettata e surreale che fanno venire in mente il Psichiatrico Circus, alveari di grigiori che s'intersecano nella luce di ogni nuovo giorno e la solitudine buca il cervello ossessivamente.
Un linguaggio ed una trama che disturba, come accade nella realtà, i folli sono allontanati, abbandonati in questo alveare di grigiore, di cui tutti facciamo parte, chi un modo, chi in un altro.
Ognuno chiuso nella propria normalità. Forse.
Un
romanzo coraggioso, non è di facile lettura, ma
la scrittura è trascinante, ti fa sobbalzare dalla sedia, erano
necessarie le scurrilità? Si lo erano.
Perché certe espressioni devono essere trasmesse per come sono, pene è un pene, un cazzo, un uccello.
Se non vi piace il linguaggio grezzo, non leggetelo, ma sappiate che vi pedete un libro davvero originale che in alcuni punti ci fa pensare alla scurrilità di Bukowsky.
Perché certe espressioni devono essere trasmesse per come sono, pene è un pene, un cazzo, un uccello.
Se non vi piace il linguaggio grezzo, non leggetelo, ma sappiate che vi pedete un libro davvero originale che in alcuni punti ci fa pensare alla scurrilità di Bukowsky.
Una raccolta di esibizioni, solitudini e contatti paradossali o troppo intensi. Si inizia con una strana partita di tennis, si attraversano case, stanze da letto, centri di igiene mentale, relazioni al calor bianco, isolamento e allucinazione. Un signore per bene si infila una forchetta in un ginocchio davanti alla moglie, Kafka prende l'autobus, Pietro Taricone minaccia un uomo terrorizzato dalle scatolette di tonno perché esca di casa, un soldato si rifiuta di alzarsi dal letto e, alla fine, non resta che una voce senza nome determinata a prendersi tutte le biografie di cui ha diritto.
Scheda libro
Autore: Luca Cristiano
Titolo: La danza delle vergini e delle vedove
Casa Editrice: Prospero Edizioni
Pagine: 264
Scheda libro
Autore: Luca Cristiano
Titolo: La danza delle vergini e delle vedove
Casa Editrice: Prospero Edizioni
Pagine: 264