mercoledì 18 ottobre 2017

Lodovica San Guedoro: anticipazione del nuovo romanzo Amor che Torni

Amici lettori e lettrici
non sempre è facile che qualcuno possa riporre tanta fiducia in te da farti leggere in anteprima il proprio romanzo in divenire. Ebbene l'affermata scrittrice Lodovica San Guedoro, il suo ultimo libro è riuscito ad entrare nella selezione del Premio Strega, non solo mi ha inviato alcuni stralci del suo romanzo, ma mi ha permesso di pubblicarlo in anteprima per i lettori del blog La lettrice di carta.

Il romanzo ha già un titolo ed una copertina: Amor che torni.

La trama è il continuo del romanzo Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé. Ancora una volta la protagonista ed autrice ci racconta, con parole intime, poetiche  e lievi, la sua storia d'amore con Kasim, un ragazzo straniero più giovane di lei; nel libro eravamo rimasti alla rottura della loro storia, adesso riprende ...come andrà a finire? 
Per quello dobbiamo aspettare l'uscita del romanzo, ormai imminente, intanto potete leggere alcuni passi del romanzo ed esprimere i vostri commenti.

Buona lettura ed un grazie infinito a Lodovica San Guedoro

Amor che torni
(anticipazione)
Una sensazione inusitata di spaesamento mi compenetrò, come avessi perso la mia vera patria, come fossi uscita da un sogno ed esitassi e non volessi e non potessi riconoscere la realtà… Barcollavo per le vie terrestri con le gambe molli…

Ovunque andassi, nel mio quartiere, c’era un luogo che ci aveva visti insieme, un luogo che me lo ricordava sconsolatamente o con tenerezza struggente, e quei ricordi erano così vicini, era stato così poco tempo fa che quelle cose erano accadute, che erano vive: quei luoghi si affollavano intorno a me. Lui invece non lo vedevo più.
Presi ad andare ogni pomeriggio, infaticabilmente, nella D. Strasse con la speranza di rincontrarlo, e quell’abitudine, che mi accompagnò fino ad oggi, mi accorsi che mi teneva in vita. Quando lui partì per la Bosnia, tornai a S. Platz, a cercare, in mancanza di lui, l’atmosfera in cui aveva vissuto e viveva, il riflesso di lui sui muri e sugli alberi, le cose su cui si era posato il suo sguardo, vi tornai più volte. Tornai nella O. Strasse, e guardai il tavolo sotto la lanterna al quale eravamo stati seduti in una sera felice, e quell’altro tavolo sul marciapiede, dove eravamo stati seduti in una sera infelicissima… Accarezzai con lo sguardo l’inferriata nei pressi della quale mi aveva baciato con tanta delicatezza il dorso della mano e detto di essersi innamorato di me… Andai alla ricerca ansiosa della vetrata e del portone contro cui lui mi aveva schiacciata in quella tremenda sera che la sua follia e il suo mal di vita erano esplosi senza ritegno né pietà, li cercai a lungo, affannosamente, percorrendo e ripercorrendo la stradina, scandagliando ogni ingresso, sembravano svaniti. Malgrado quello che vi era avvenuto fosse triste e deforme, il fatto di non ritrovarli mi fece soffrire e fui vicina a mancare. Solo quando, dopo averli cercati di nuovo, testardamente, altre due volte, nei giorni successivi, potei identificarli e riconoscerli, mi cadde il peso dal cuore. Amavo anche loro, amavo anche i brutti ricordi connessi con il legno insensibile e il muro inerte, e avevo temuto che, per una maligna magia, fossero scomparsi, come era scomparso lui. Mi addentrai persino nel G. Park e contemplai con lancinante, nostalgico rimpianto la panchina sulla quale lui si era detto determinato a “prendermi”. Era stato brutto e sinistro anche quello, ma era accaduto nel tempo in cui il suo interesse per me era vivo e io mi sentivo insostituibile per lui, in cui, anche sotto le sembianze più disperate, c’era vita… Mentre ora tutto era spento e morto.
Rammento ora che proprio all’inizio, quando avevo appena conosciuto il primo doloroso tormento e mi ero fermata, con pensosa gravità, a riflettere sul dolore che, con ogni certezza, mi avrebbe aspettato ancora, mi ero detta: non m’importa di soffrire, non m’importa se patirò le pene dell’inferno, questo è pur sempre vita; quando sarò vecchia non soffrirò più e sarà spaventoso.
Tornai nella L. Strasse e, vedendo scomparsa, sotto le fondamenta della casa che cresceva, la voragine di terra in cui lui aveva proposto di scendere con me, rabbrividii: il tempo aveva cancellato impietosamente quello scenario conturbante e un’ottusa palazzina stava sorgendo al suo posto. Possibile che non avesse potuto lasciarlo intatto? Ebbi una vertigine e un’acuta fitta dolorosa al cuore. Tutto cambiava, si muoveva, si snaturava, perdeva peso ed emozione.
Una sera il mio pellegrinaggio mi condusse di nuovo nel giardinetto, posai lo sguardo prima sulla panchina inesplicabilmente muta e deserta, poi sulle tre oche immobili della fontana e m’inoltrai nel buio per il sentiero che serpeggiava attraverso il prato umido, fino al Kinderspielplatz. Guardai il casotto di legno con lo scivolo, come avesse qualcosa di lui per il fatto di trovarsi lì, come potesse darmi o dirmi qualcosa di lui, come se potesse uscirne lui stesso…
Tornai in quel giardinetto non so quante altre volte ancora, fino ad oggi, con gradi diversi di emozione e sentimenti diversi: con disincanta freddezza o con odio, rivolta e indignazione o anche solo per vedere se avrei provato ancora qualcosa. Quel giardinetto era l’ago che indicava con la massima esattezza in quale fase si trovassero il mio sentimento per Kasim e il mio modo di giudicare il suo comportamento, per non dire tutta quella storia, perché gli ondeggiamenti della mia anima erano continui. Il mio favore ora saliva, ora scendeva fino ad inabissarsi e sparire.


Quando prevalevano il disincanto, lo sfinimento e la disperazione, credevo di aver inseguito l’impossibile, e mi balzava agli occhi che c’era stato un parallelismo fatale tra la ricerca, perseguita per tutta la vita spasmodicamente, testardamente, vanamente, della fama letteraria, il mio morire per ottenerla, e l’anelito per Kasim. L’una e l’altro erano andati incontro al nulla, mi avevano portato la più amara e spietata delusione: due ambizioni fatte per fallire in questo mondo.

Eros, che attraverso gli occhi esprimi il desiderio, oh, Eros, che porti grazia e dolcezza nell’anima di coloro che conquisti, Eros, non rivelarti a me maligno e non oltrepassare la misura! Il dardo che scagli con le tue mani è più potente della fiamma del fuoco e dei raggi delle stelle, Eros, figlio di Zeus!”, Euripide.
E poi: “Mi dirai che la follia dei sensi colpisce le donne e non gli uomini. Ma io so di giovani fragili come donne, se Afrodite sconvolge il loro cuore.” E ancora, ancora: “L’anima degli dei che non si piega, e quella degli uomini, tu la rapisci, Afrodite, la rapisce Eros, dalle ali variopinte, Eros che trascorre in rapido volo sulla terra e sul mare risonante. Fulgido come l’oro, Eros incanta i cuori e nella sua follia travolge gli animali sui monti e negli abissi del mare, tutte le creature che la terra nutre sotto la calda luce del sole. E l’uomo. Su tutti, Afrodite, con potere sovrano, regni tu sola.”
E infine anche queste parole: “L’amore che Fedra ebbe per te non cadrà nel silenzio e nell’oblìo.”
Questo libro, questo libro lo scrivo perché il mio amore per te, Kasim, non cada nel silenzio e nell’oblìo…
Lucrezio: “Questa è Venere per noi; di qui viene il nome d’amore, di qui stillò prima nel cuore la goccia della dolcezza amorosa, e le successe gelido affanno. Se è lontano chi ami, è presente però la sua immagine, e il suo nome insiste dolce all’orecchio.”
Ogni sera mi copriva come un velo grigio l’ala della malinconia, e peggiore nelle ore che lui era solito trascorrere da me. Spesso questo succedeva mentre vedevamo un film. Venivo a sedere sulla sponda del letto e guardavo Hans con gli occhi sgranati, lamentandomi di non averlo più. Il mio cuore singhiozzava di tristezza e nostalgia.
Leggevo e rileggevo le sue letterine, con la meticolosità di un grafologo, attenta ad ogni parola, ad ogni virgola, ad ogni punto, ora sotto la lente del sospetto, vedendovi poca passione e troppo interesse sessuale, e soffrendo; ora scoprendo sotto il linguaggio maldestro l’impeto incoercibile ed inconfondibile di un essere trascinato da Amore, e chiedendomi come avessi potuto essere così ingrata da non notarlo prima. Allora febbricitavo di felicità, il cuore mi si gonfiava di gioia, mi si spezzava per il tumulto vitale. Rivivevo in un tempo brevissimo, dall’inizio alla fine, tutta la storia galoppante sempre più in un vortice che mi toglieva il respiro fino, fino… a frantumarsi: alle lettere di dicembre mi si posava invariabilmente una mano gelida sul cuore e brividi sinistri mi percorrevano tutta. Sapevo ormai quale insidia celavano, cosa avessero tentato di celare e di ritardare a me e a lui stesso: la condanna alla fine…
Quei messaggi scarni ed ambigui di dicembre mi facevano ogni volta rimorire come ero morta allora, quando mi annunciò che avremmo dovuto lasciarci. All’improvviso la storia mi appariva essere stata crudelmente breve, che si fosse bruciata come una meteora che corre nello spazio, incendiata, e non potevo accettarlo, mi ribellavo, mi disperavo, mi contorcevo nel dolore e infine venivo afferrata dalle spire di un orribile, tetro orgasmo, che mi soffocava e poteva durare anche un’intera ora.
La luna piena di marzo non ci aveva visti abbracciati al davanzale della mia stanza e così le fioriture delle acacie che a maggio inondarono la casa del loro dolce profumo e fecero sparire sotto lunghi tappeti di petali di delicatissimo giallo i marciapiedi della mia strada…
Avevo immaginato che quella sera di marzo avremmo contemplato assorti la luna e avevo sognato che a maggio i petali sarebbero scesi in pioggia su di noi…
Mi strussi di triste malinconia, perché nessuna delle due meravigliose cose era potuta avvenire…
Quando fiorirono le acacie, lui non veniva più da me… Quando quella fragranza mi stordiva, ero perdutamente sola, lui era lontano mille miglia, era in Bosnia…
In assenza di lui, la sua immagine mi perseguitava, si dilatava e irradiava crescente amore agli occhi della mia anima stregata.
Quando quella iridata chimera aveva preso possesso fin dell’ultima fibra del cuore, con la sua soave potenza, quando non sopportavo più il dolce peso di commozione sul mio spirito e sui miei sensi, ed ero tutta sciolta e tremante di febbre per la soprannaturale felicità, quando quella incantevole schiavitù aveva raggiunto l’acme ed ero completamente in sua balìa e il respiro mi si fermava per l’eccessiva bellezza di quel che provavo, in quello stesso preciso istante, mi rendevo tutt’a un tratto conto, fatalmente, di averlo perduto, di aver perduto nella realtà ogni possibilità di quella trepidante gioia celeste, e questo mi pareva inaudito, mi pareva impossibile, mi pareva insensato e mostruoso.
Senza potermi trattenere a nulla, precipitavo allora, di punto in bianco, in un amaro, spaventato dolore alla vista del gelido, terribile vuoto che mi si spalancava davanti e rompevo miseramente in singhiozzi, gemiti e invocazioni strazianti per la smisurata desolazione che mi sopraffaceva.
Come fosse ogni volta la prima volta, vedevo la mia situazione e i miei giorni stendersi davanti a me come uno scenario deserto, una terra devastata da un incendio, una terra bruciata. Sconvolta e attonita, mi chiedevo perché fosse successo, perché fosse accaduta una calamità così spietata e incomprensibile; da dove fosse venuto il fulmine che aveva causato tanta distruzione. Allora si sganciava dalla mie viscere, come una palla di fuoco, che, salendo in un lampo dentro di me, esplodeva in un’indignazione, in una ribellione veemente, in un odio selvaggio, e, respirando fuoco, mi dicevo che un simile delitto, una simile crudeltà, non potesse rimanere impunita; che colui che aveva recato una simile offesa alla vita, al pari di tutti quelli che la offendevano in milioni di modi diversi, era degno di morire, di essere sacrificato: chi accettava la morte in tempo di vita, non era buono a vivere, doveva morire.
Mi balenavano davanti puntualmente le ossessive immagini del film portoghese: il dolce declivio agreste con i piccoli, robusti ulivi, che il ragazzo discendeva ogni volta di corsa per andare da lei, la palazzina moderna dalla quale l’amata usciva per muovergli incontro, le coltellate con cui, chiusamente, senza pronunciare una parola, lui l’abbatteva.
Una notte mi svegliai sudata, col cuore che mi batteva violentemente d’orrore: quello che avevo sognato mi appariva vero, mi appariva di un’evidenza agghiacciante e mi rimase incollato al cervello per un lunghissimo momento…
Ormai lo avevo fatto, lo avevo proprio fatto, non c’erano dubbi, non si poteva tornare indietro.
Ero atterrita e stupefatta per quello che avevo fatto.
Lui era venuto a trovarmi, era di nuovo allegro e mi voleva baciare… Ci trovavamo nell’ingresso. Io lo abbracciavo e, mentre lo baciavo, gli affondavo improvvisamente un coltello nel ventre, due volte glielo avevo affondato. Lui aveva riso come si fosse trattato di un gioco, e mi aveva detto: andiamo di là. Ma, mentre tentava di andare, si era accasciato in un lago di sangue scuro e denso, tutto il suo sangue, che scorreva sul pavimento del mio ingresso, fino in cucina. Sul tavolo si vedeva la sua tazza e c’erano le sue sigarette… Sentivo l’odore del sangue, un odore dolciastro e penetrante. Così odora, dunque, mi ero detta, ad alta voce. Il lenzuolo azzurro copriva tutta la portafinestra. L’avevo messo io, per non far vedere dalle case di fronte quello che sarebbe successo? Avevo sollevato il suo corpo fra le braccia azzurre. Era ormai alle porte del buio. Non ero stata io ad ucciderlo, ma un mostro vomitato dal mare che aveva fatto impazzire di paura i suoi cavalli. Lui era ancora vivo tra le mie braccia, mescolai il mio fiato al suo in un lungo bacio, chiamandolo piano: Kasim… E poi gli coprii il volto con un velo…

Il 18 maggio iniziai a scrivere Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé... Il giorno prima lui era partito per la Bosnia.




martedì 17 ottobre 2017

Mauro Fornaro: In quanti siamo rimasti in questo caffè



Buongiorno carissimi lettori e lettrici del blog.

Oggi voglio segnalarvi l'uscita del nuovo libro di un autore emergente che stimo molto: Mauro Fornaro. 

L'autore oggi  è nei panni di poeta, lo conoscevo come scrittore , ma devo dire che riveste bene anche questi panni. 

Ho voluto intervistarlo per comprendere meglio la sua scelta di essere un poeta e le sue risposte veritiere e precise fanno emergere il lato più nascosto d intimo di Mauro. 

Solitudine, amore amicizia...temi importanti a cui lascia sempre un margine di positività. 

Adesso leggete le sue risposte alle domande e poi sono certa che vi verrà voglia di leggere le sue poesie.

Buona lettura




La scrittura è una cosa seria, e la poesia? 

BELLA DOMANDA, TUTTO E' INCREDIBILMENTE SERIO PER UNA PERSONA CHE SCRIVE. FORSE LA POESIA E' LA FORMA DI SCRITTURA Più SERIA.

Scrittore o poeta, chi è Mauro Fornaro?

 ENTRAMBE LE COSE, COME DICO NEL MIO PRECEDENTE LIBRO, IL ROMANZO "L'UOMO CHE PIANGEVA IN SILENZIO", NON DOBBIAMO PREOCCUPARCI DI COME CI DEFINISCONO, L'IMPORTANTE E' CHE COSTRUIAMO FRASI, CAPITOLI, LIBRI.CHE SIANO POESIA O NARRATIVA POCO CAMBIA.

E' più facile scrivere un romanzo o delle poesie? 

UN ROMANZO! HAI MOLTE PAGINE DOVE PERDERTI E RITROVARTI, DOVE POTER CAMBIARE IL CORSO DELLA NARRAZIONE. IN UNA POESIA SIA "LEGATO" AL MASSIMO A QUALCHE PAGINA, IL MARGINE DI ERRORE PER UN POETA E' QUASI PARI A ZERO.

"In quanti siamo rimasti in questo caffè", puoi spiegarci perché questo titolo? 

VOLEVO ESPRIMERE UN CERTO SENSO DI SOLITUDINE, DEI POETI MA NON SOLO, MA LASCIARE UN PICCOLO SPIRAGLIO  POSITIVITÀ. "IN QUANTI" LASCIA LO SPAZIO PER PENSARE CHE MAGARI SIAMO IN PIÙ DI UNO.

Quale messaggio vuoi inviare ai tuoi lettori con questa raccolta di poesie?

 CHE BISOGNA VIVERE FACENDOSI DOMANDE, NEL MIO CASO FORSE ME NE FACCIO TROPPE, E NON ANDANDO AVANTI PER INERZIA. QUELLO CHE VEDO TUTTI I GIORNI SONO DELLE PERSONE CHE VIVONO PER ARRIVARE A SERA, COSA CHE NON FACCIO - ALMENO PENSO - IO
.
Quale poeta ti è rimasto nel cuore? 

CITO BUKOWSKI E VORREI SUGGERIRE LE SUE POESIE D'AMORE. UN GRANDE POETA, CITATO SPESSO MA CONOSCIUTO VERAMENTE DA POCHI.

Vuoi dedicare una delle tue poesie ai lettori di La lettrice di carta?

 CERTO, ECCOLA!

Voglio guardare la vita
che si ciba delle nostre anime
e consuma i nostri corpi.

Saremo due cadaveri al sole,
devastati dai corvi dell’amore.
Ma ci terremo ancora per mano
e quella sarà la risposta
alla domanda
quanto bene mi vuoi?

SINOSSI

Ci sono raccolte di poesie che vorresti non finissero mai. Dopo poche pagine, osservi le restanti covando la speranza che siano interminabili. Raggiunta l’ultima chiudi la copertina con dispiacere e osservi malinconicamente il segnalibro, sapendo che non troverà più collocazione, con la netta sensazione che il rapporto con l’autore non sia concluso.

 Trattieni tra le mani quella preziosa raccolta d’emozioni pensando: “Questo è uno di quei libri che avrei voluto scrivere!” Le poesie, ma un po’ l’intera opera di Fornaro, mi fanno rivivere le letture di alcuni grandi scrittori americani del ’900 che amo: Carver, Dos Passos, Fitzgerald, Hemingway, non ultimo Philip Roth, che ritengo il più grande scrittore vivente. Soprattutto mi fa rivivere l’unicità di Bukowski, come lui poeta e narratore. 

Come lui vero, in grado d’infiammarti l’anima nella quotidiana lotta per la sopravvivenza. Come lui capace di centrifugarti amalgamato alla passione, per poi adagiarti teneramente tra profumati guanciali d’amore. Dal calamaio di quei pilastri della letteratura moderna, che come pochi hanno raccontato il mal di vivere, la drammaticità del quotidiano, Fornaro ha attinto colori che avevo dimenticato. 

Come il mare, ha saputo essere burrasca – scavando oltre ogni inimmaginabile confine umano – e bonaccia: la sua poesia è una sinusoide che si inoltra nei meandri delle maleodoranti coscienze umane quando si avvicinano ai disagi sociali per poi virare – in altre pagine – su occhi commossi sulla schiena assopita della donna amata. Sintetizzando, credo di poter dire che Fornaro sa cogliere la cruda essenza dell’uomo, la sa elaborare e trasformare con tenacia, in un afflato di speranza di una vita migliore e di sentimenti più intimi.

sabato 14 ottobre 2017

PREMIO NAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA “ALDA MERINI”

Buongiorno carissimi amici del blog
oggi vi consiglio un concorso letterario davvero interessante , a cui vale la pena partecipare.
Vi riporto tutte le info e vi ricordo che scade il 31 ottobre.
In bocca alla penna e partecipate!!





PREMIO NAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA “ALDA MERINI”
Terza Edizione
Scadenza 31 ottobre 2017

SCADENZA per la Presentazione delle opere 31 ottobre 2017
PREMIAZIONE: durante il mese di marzo - aprile 2018 in località Imola (BO)
Il Concorso è aperto alla partecipazione di autori Italiani e stranieri e si articola nelle sezioni
a tema libero di seguito definite.
REGOLAMENTO
Per tutte le Sezioni è d’obbligo la compilazione della SCHEDA DI
PARTECIPAZIONE allegata al Bando.
Una scheda per ogni Sezione di partecipazione.
SEZIONE A Poesia Inedita. Inviare fino a tre testi poetici in lingua italiana o in dialetto con
traduzione in lingua. Ciascun testo è da contenere in una pagina di formato A4, in quattro
copie di cui una sola completa di firma e dei dati personali, nome, cognome, data di nascita
(facoltativa), indirizzo e recapiti telefonici e indirizzo Email.
Le poesie vanno fascicolate in modo che ogni fascicolo contenga i tre differenti testi.
SEZIONE B Narrativa Inedita. Inviare quattro copie di un racconto in italiano o in dialetto
con traduzione in lingua. Racconto da contenere in cinque pagine di formato A4; un
ragionevole splafonamento potrà essere accettato.
Una delle quattro copie sarà completa di firma e dei dati come per la Sezione A.
SEZIONE C Silloge Inedita in lingua Italiana o in dialetto con traduzione allegata. La
Raccolta sarà da contenere nel limite dei cinquanta testi, cinquanta pagine di formato A4.
Presentare quattro copie di cui una completa di firma e dei dati come per la Sezione A.
SEZIONE D Raccolta di Poesia Edita, in lingua italiana o in dialetto con traduzione allegata
(qualora sia disponibile). Inviare due copie dell’opera edita a partire dal 2010 una
copia sarà completa di firma e dati come per la Sezione A.
SEZIONE E Narrativa Edita in lingua italiana. Inviare due copie dell’opera edita a partire
dal 2010 compreso; una copia sarà completa di firma e dati come per la Sezione A.
SEZIONE F Sezione GIOVANI fino ai 18 anni. Possono partecipare giovani scrittori di età
compresa fino ai 18 anni. Insieme agli elaborati, per i minori, occorre inviare l’autorizzazione
firmata almeno da uno dei genitori o da chi ne fa le veci. Solo per la sezione F Il contributo sarà
di 10 Euro.
NOTA IMPORTANTE
Le opere di qualunque sezione potranno avere già ottenuto riconoscimenti e premi in
analoghi Concorsi Letterari o risultare pubblicate in siti o antologie, sempre che l’autore sia
rimasto titolare dei Diritti d’Autore e comunque sollevando il Concorso da qualunque
responsabilità relativa.CONTRIBUTO SPESE A parziale copertura delle spese organizzative è richiesto un
contributo volontario di euro 20,00 per ogni Sezione. E’ ammessa la partecipazione a più
Sezioni corrispondendo i relativi importi in forma cumulativa.
Forme di Pagamento:
• In contanti da allegare al plico delle opera (in questo caso consigliabile con
raccomandata)
• Bonifico presso Banco Popolare intestato a Carmela
Gennuso IBAN IT12V0503411795000000069916
• N° Posta Pay 4023 6006 4200 5690
Causale: Contributo Volontario per spese organizzative.
Le riPREMI
Il Primo Classificato della Sezione A Poesia Inedita riceverà un gettone di presenza di euro
400,00 più targa e motivazione della Giuria.
Il Secondo Classificato riceverò euro 200,00 più Targa e motivazione della Giuria
Il Terzo Classificato riceverà euro 150,00 più Targa e motivazione della Giuria.
Il Primo Classificato della Sezione D Poesia Edita riceverà un gettone di presenza di euro
400,00 più targa e motivazione della Giuria.
Il Secondo Classificato e il Terzo Classificato riceveranno un oggetto d’Arte Ceramica o
altro più Targa e motivazione della Giuria.
Il Primo Classificato della Sezione B Narrativa Inedita riceverà come Premio un Contratto
Editoriale dall’Editrice HELICON di Arezzo per la pubblicazione gratuita di una Raccolta di
Racconti o un Romanzo o un Saggio da contenere nel limite indicativo di 250 pagine e in
aggiunta Targa e motivazione della Giuria.
Il Secondo Classificato e il Terzo Classificato riceveranno un oggetto d’Arte Ceramica o
altro più Targa e motivazione della Giuria.
Il Primo Classificato della Sezione C Silloge Inedita riceverà come premio un Contratto
Editoriale dall’Editrice HELICON di Arezzo per la pubblicazione gratuita di una Raccolta di
Poesia di circa 60 pagine più Targa e motivazione della Giuria.
l Secondo Classificato e il Terzo Classificato riceveranno un oggetto d’Arte Ceramica o altro
più Targa e motivazione della Giuria.
Il Primo Classificato della Sezione E Narrativa Edita riceverà un gettone di presenza di euro
400,00 più Targa e motivazione della Giuria. Il Secondo Classificato e il Terzo Classificato
riceveranno un oggetto d’Arte Ceramica o altro più Targa e motivazione della Giuria.
Il Primo Classificato della sezione F riceverà un gettone di presenza di 100,00 euro con
Diploma D'Onore personalizzato
Il Secondo e Terzo Classificato riceverà Targa e Diploma D'Onore personalizzato a discrezione della Giuria potranno venire attribuiti riconoscimenti aggiuntivi e menzioni
speciali ad autori meritevoli di quarte e quinte posizioni consistenti in oggetti d’Arte
Ceramica o Targhe o Diplomi.
Sempre a discrezione della Giuria potranno essere conferiti Premi alla Cultura e alla
Carriera ad operatori culturali di rilievo.
NOTA IMPORTANTE I Premi saranno consegnati nel corso della cerimonia di Premiacevute del bonifico sono da allegare al plico delle opere.
azione
ad autori presenti o a delegati (non per le somme in denaro). Non sono previste spedizioni
successive.
RISULTATI
Verranno informati dei risultati tramite email o telefonata i vincitori e i menzionati di ogni
sezione, in tempo utile per poter intervenire alla Cerimonia di Premiazione. Dopo la
conclusione del Concorso i risultati saranno diramati a mezzo stampa e attraverso la
pubblicazione nei vari siti letterari più noti.
NOTE E DATI PERSONALI
La partecipazione al Concorso implica l’incondizionata accettazione di tutte le clausole del
presente Regolamento.
Con l’autorizzazione implicita al trattamento dei dati personali si garantisce che questi
saranno utilizzati per i soli fini del Concorso e nell’ambito delle iniziative culturali connesse
alla diffusione del Bando, secondo quanto previsto dalla legislazione in vigore e in
particolare a quanto normato dalla Legge 675 del 31/12/96 e D.L. 196/03.
Le opere presentate non saranno restituite. In particolare i volumi editi saranno donati a
biblioteche del territorio per iniziative culturali.
Il giudizio della Giuria è insindacabile e inappellabile.
TERMINE PRESENTAZIONE ELABORATI 31 ottobre 2017
In alternativa alla spedizione postale è possibile la partecipazione alle sezioni dell’inedito
mediante l’invio del materiale all’indirizzo Email: premioaldamerini-1@libero.it
Per l’invio postale indirizzare:
• Premio di Poesia e Narrativa ALDA MERINI via 2 agosto, 34 CAP 48024 Massa Lombarda
(Ravenna)
Email:
premioaldamerini-1@libero.it
In alternativa contattare il Presidente di Giuria: Rodolfo VETTORELLO Email:
rodolfovettorello@yahoo.it
PREMIAZIONE.
Prevista per il mese di marzo - aprile 2018, probabilmente, se sarà possibile, nella Giornata
Mondiale della Poesia e giorno natale di Alda Merini.
La cerimonia finale sarà a Imola ( BO ) ma verrà comunque comunicata ai partecipanti in
tempo utile e resa nota anche attraverso la pagina FB del Premio e attraverso i vari siti di
cultura.ORGANIZZAZIONE E GIURIA
Coordinatrice generale: Melina GENNUSO Poetessa e Scrittrice
Presidente Onorario: Emanuela CARNITI MERINI
Presidente di Giuria: Rodolfo VETTORELLO Poeta, Scrittore e critico letterario
Vice Presidente di Giuria: Marina PRATICI Poetessa - Scrittrice - Critico Letterario
Giurato: Hafez HAIDAR Poeta Scrittore, Docente Universitario di Letteratura araba e
traduttore
Giurato: Melina GENNUSO Poetessa e Scrittrice
Giurato: Mina RUSCONI critico letterario
Giurato: Lietta Morsiani Prof.ssa in Lettere Moderne – Artista scultrice -
Giurato: Marco Viroli Scrittore. - Poeta
L’elenco completo della Giuria sarà reso noto il giorno della premiazione.
COMITATO D’ONORE
Paolo Ruffilli, Davide Rondoni, Paolo Brianti, Rina Gambini, Giuseppe Benelli.
PATROCINI richiesti
Comune di Imola, Comune di Lugo di Romagna, Regione Emilia Romagna
In collaborazione con
Ceramica di Imola
Monica incision Per informazioni contattare la Coordinatrice: Melina GENNUSO

giovedì 12 ottobre 2017

La più odiata dagli Italiani di Davide Bacchilega


Carissimi lettori e lettrici
avevo chiesto all'autore Davide Bacchilega qualche riga per presentarsi con il nuovo libro: La più odiata dagli Italiani. 
L'autore si è presentato in modo molto originale e fuori dalle righe, leggetelo, sono certa che vi incuriosirà . Il suo nuovo libro scritto per la casa editrice Las Vegas è incentrato sul mondo del calcio, ma non solo,  sarà lo scontro tra due amici.


PRESENTAZIONE
Qualche annetto fa, durante le lezioni di semiotica all’università, leggendoci alcuni passi di Moby Dick, il professor Galassi ci spiegò che Moby Dick non era una balena bianca, neppure un capodoglio, bensì un funtivo.

Semplificando – e sperando che Umberto Eco non si rivolti nella tomba – un funtivo è un termine di una funzione. Se restiamo in campo linguistico, è il termine di una funzione segnica, ossia di un segno. E se il segno è il rapporto che c’è tra l’espressione (ciò che scriviamo o diciamo) e il contenuto a cui rimanda (l’idea associata a quella parola), l’espressione “Moby Dick” va interpretata come un qualcosa da collegare a qualcos’altro che sta al di fuori della pagina: un contenuto che si trova nel mondo, nella testa del lettore, nella cultura.
Certo, in prima battuta Moby Dick è il grosso mammifero acquatico che il capitano Achab vuole fortissimamente acchiappare. Ma forse, rimuginandoci un po’ su, quel pericoloso cetaceo rappresenta anche la conoscenza che l’ambizione umana non riesce a catturare, oppure lo scontro tra l’uomo e la natura, o ancora, l’inadeguatezza degli individui ad affrontare il male.
Basta che non lo chiediate a me, il significato di quell’opera.
Io, alla fine, Moby Dick non l’ho mica letto!
Però ciò che mi è rimasto da quelle lezioni di semiotica è che c’è tutto un mondo dietro alle parole: un mondo che le parole interpellano, evocano, a volte chiariscono. Ho capito che ogni parola non suggerisce solamente l’idea più immediata (denotando: ecco la balena bianca!), ma spalanca le porte anche a un sistema di idee più vaghe e distanti (connotando: la balena è il simbolo del male!). Ho imparato quindi che le parole non sono mai se stesse: sono sempre qualcos’altro. Mentono sapendo di mentire; ma non sono mai egoiste, perché aiutano i concetti a farsi comprendere.
Per questo è importante sceglierle bene, le parole, e metterle assieme nel modo giusto: ogni frase può avere infatti una sfumatura di senso diverso, se le stesse parole che ne fanno parte – fatta salva la grammatica – sono ordinate in modo differente.
È così che mi sono innamorato della letteratura: rendendomi conto che la lingua ha un potenziale infinito. E tutto è partito da un minuscolo funtivo.
Quelle lezioni di semiotica mi hanno arricchito di curiosità: iniziai a leggere di più e poco dopo anche a scrivere. Testi improponibili, perlopiù. Ma pagina strappata dopo pagina strappata, manoscritto rifiutato dopo manoscritto rifiutato, e, soprattutto, funtivo dopo funtivo, le mie sudate carte hanno visto la stampa per la prima volta nel 2005, mentre nel 2014, dopo lungo peregrinare, sono arrivato a Las Vegas (edizioni).
Con Las Vegas ho pubblicato due romanzi ambientati nella mia Romagna, e visto che non c’è due senza tre, in questi giorni è uscito un mio nuovo libro: una storia che ha come sfondo il mondo dello sport, del calcio in particolare, in cui i protagonisti sono chiamati a scontrarsi con un nemico mostruoso, enorme e ferocissimo. Una sorta di Moby Dick, dunque. Una balena bianca. Anzi, bianconera. Una società calcistica? Forse qualcosa di più.
Insomma, ho scritto un libro su un funtivo.
Foto Davide Bacchilega

Sono nato a Lugo (RA) nel 1977. Attualmente vivo a Lugo e lavoro a Bologna in un’agenzia di comunicazione. Per Las Vegas edizioni ho pubblicato i romanzi “I romagnoli ammazzano al mercoledì” (2014), “Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati” (2016) e “La piùodiata dagli italiani” (2017).



SINOSSI
Più spregiudicato di Zeman, più grintoso di Conte, più polemico di Mourinho: Vincenzo Sarti è l'allenatore che ha guidato il Bologna ai vertici della classifica. Per confermarsi il migliore dovrà allontanare i sospetti che macchiano il suo passato e nascondere il segreto che può stroncargli la carriera. Oltre a questo, la sua missione è combattere quel nemico innominabile ritenuto l'incarnazione di ogni male: il club più titolato e potente della serie A. Quando però è la "fottuta signora" a tentarlo, Vincenzo mette in discussione tutti i suoi principi per diventare il tecnico della squadra più odiata dagli italiani. Sbarcato a Torino, sarti incrocia il suo destino con quelli di Alex Rambaldi, centravanti in declino schiacciato dalle aspettative, e Maicol Cammarata, giornalista sportivo che di Vincenzo sa fin troppo, perfino le inconfessabili verità in grado di rovinarlo. Tra utopia e compromesso, libertà individuale e controllo sociale, identità privata e immagine pubblica, Sarti gioca un campionato in cui non si decidono solo vincitori e vinti, ma anche il proprio posto nel mondo. Perché, alla fine, la partita più dura che affrontiamo è quella per diventare noi stessi.

Scrittrici dimenticate: Luisa Amalia Paladini

Luisa Amalia Paladini   Luisa Amalia Paladini nacque a Milano il  24 febbraio 1810, il padre Francesco era un funzionario del Ministero dell...

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.