venerdì 26 gennaio 2024

La santuzza è una rosa di Giuseppina Torregrossa

 La santuzza è una rosa

 di 

Giuseppina Torregrossa

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Dopo Sant'Agata nel romanzo IL CUNTO DELL EMINNE, l'autrice Giuseppina Torregrossa ci   narra la storia di Santa Rosalia e di come sia diventata la Patrona di Palermo, e lo fa con la sua solita eleganza e il suo sottile sorriso.

Parte da una trama vera e tesse una storia verosimile che si intreccia attorno a personaggio storici realmente esistiti e riportati con abilità. ci troviamo a Palermo attorno al seicento, momento storico particolare e la peste che incombe nera e malefica sulla città.

La figura di Viciuzza si fa strada nel racconto ed è amica della Santa, l'aiuta sempre e quando dopo una violenza, rimane incinta, le offre la possibilità di entrare nella casa di Sofonisba come dama di compagnia e poter crescere la figlia. 

Viciuzza conosce anche il pittore Van Dick e ama parlare con lui.
A Van Dick è stata commissionato di dipingere la Santa, la dipinge, ma delude tutti...ha forse dipinto Viciuzza, detta anche la babbasuna?

Un piacevole  romanzo storico  intrecciato ad eventi di  fantasia con intelligenza e strategia, l'esperta penna di Giuseppina Torregrossa ci regala ancora una volta una storia ben costruita, scorrevole, credibile e di piacevole lettura.
Valutazione: 💛💛💛💛
Scheda libro

TITOLO: La Santuzza è una rosa

AUTORE: Giuseppina Torregrossa

EDITORE: Feltrinelli

PAGINE: 240

Trama

Viciuzza e Rosalia si conoscono nei vicoli di Palermo eppure, nonostante la miseria che le circonda, quando scherzano e si confidano si spande attorno a loro un profumo intenso di rosa. Perché Rosalia non è solo una coetanea di Viciuzza, una ragazzina povera quanto lei, ma è la Santuzza che il popolo invoca nel bisogno. Viciuzza non ha una madre che le voglia bene e se sul suo piatto arriva qualche fava da farci una purea è grazia ricevuta, ma ha un candore che le privazioni non possono intaccare e che le vale il soprannome di “Babbasuna”. 

L’incontro con santa Rosalia nel 1614 intreccia un’amicizia che durerà tutta una vita. Intanto il gesuita padre Cascini, ignaro di questo legame speciale, è impegnato nell’“ideuzza” di dotare santa Rosalia di una genealogia illustre che la faccia discendere da Carlo Magno, per renderla accetta alla nobiltà e all’alto clero. E scomoda per la sua iconografia nientemeno che il fiammingo van Dyck. Fra spie vaticane e le ombre della Riforma protestante, è proprio questo gesuita malandato ma tenace a salvare Viciuzza dalla strada, con l’aiuto delle sue impareggiabili aiutanti, le suore Mano destra e Mano sinistra, e a trovarle sistemazione presso la grande pittrice Sofonisba Anguissola.

Nel 1624, quando sopra Palermo si abbatte la peste con il suo fetore insopportabile, di santi – anzi, di sante patrone – ce ne sono ben quattro, ma nessuna sembra godere della fiducia del popolo. Solo la Santuzza può compiere il miracolo più grande e mettere in salvo la città e i suoi abitanti. Ed ecco che l’“ideuzza” di padre Cascini finalmente prende forma, con l’aiuto di una Viciuzza ormai più matura e consapevole. Giuseppina Torregrossa scrive un romanzo vivacissimo e pieno di ironia, dove Palermo è il centro di macchinazioni ordite da Nord a Sud, da Anversa a Roma, fra spiritualità, amicizie, arte e potere.

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Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.