C'è un sacco di spazio sul fondo di Elisa Malvoni

C'è un sacco di spazio sul fondo
di
 Elisa Malvoni

recensione di 
Maria Lucia Ferlisi

Il compito dei poeti è quello di registrare ciò che accade nella realtà filtrandolo dalle emozioni.
Elisa  ha voluto dare un suo personale contributo del periodo della pandemia con versi delicati, leggeri come le nuvole che attraversano il cielo. La casa , le stanze in cui siamo rimasti chiusi per settimane e mesi le hanno regalato la possibilità di vedere le piccole cose quotidiane nel loro esatto collocamento e hanno anch'esse contribuito ad affrontare con serenità questo complicato momento storico mondiale. 

Sono cambiate le prospettive ma non il mondo di guardare la poetica dei nuovi piccoli spazi che ci circondano.

I versi librano e rimbombano, si fissano, entrano nel cuore e nella mente...per non dimenticare che noi esistiamo nei piccoli e grandi spazi.

Allora si riscoprono le betulle, i pini, i cespugli, i rigagnoli, i gusci rotti e sparsi lungo la sabbia, le verdure terresti marine, il profumo del giunco, le vetrine all'angolo piene di polvere, la tromba della scala, il pianerottolo, le ciabatte, il fico d'india, le inferriate.

Odori sapori, forme che si mescolano, s'intrecciano nei versi e giocano con le emozioni, le piccole cose quotidiane cambiano dimensione, sono grandi e straordinarie compagne  di vita. 

Colori, suoni , profumi e  voci dimenticate, riaffiorano, tutto ciò che prima passava quasi inosservato , adesso regala speranza e fiducia e testimoniano che  presto ritorneremo nei nostri spazi con nuova energia e speranza.

Sinossi

"C'è un sacco di spazio sul fondo" prende spunto dall'asserzione con cui il fisico Richard Feynman illustrava le opportunità dell'indagine della materia su scala nanometrica: "There's a plenty of room at the bottom". Fin dall'inizio della pandemia, i nostri spazi sono andati restringendosi e l'indagine privata si è soffermata sui piccoli dettagli di noi stessi e dei nostri ambienti; la linea dell'orizzonte si è avvicinata e la prospettiva si è risolta tra le mura domestiche.

 All'interno di queste, il punto di osservazione dell'autrice si è mosso su zampe di gatto tra i bacari di Venezia o è scivolato nell'acqua dei canali; dal San Lorenzo ha contemplato la vegetazione tardo-invernale di Montréal, dalla Garonna ha visto le piazze di Bordeaux, dal fiume di montagna il passaggio delle greggi. 

Pagina dopo pagina, l'autrice diventa la reporter "del piccolo ma non del poco", abbandona l'esigenza lirica di molta poesia, registra e scrive la cronaca dei giorni delle chiusure affinché ciascuno di essi valga un ricordo.
 

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