Le fu concesso di votare per il plebiscito di conferma dell'annessione delle Marche e dell'Umbria al Piemonte, unica donna ammessa in via eccezionale a questa consultazione.
Lo zio Filippo Bonacci membro deputato nel collegio di Recanati, le presenta un amico avvocato Pietro Brunamonti, professore di Diritto all'Università di Perugia, che diventerà suo marito e dal quale ebbe due figli.
Frequento diversi intellettuali tra cui vale la pena ricordare: Francesco De Sanctis, Nicolò Tommaseo Giacomo Zanella, Andrea Maffei, e Antonino Stoppani.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Versi (1875) Nuovi canti (1887), Flora (1898), Discorsi d'arte (1898) e i Ricordi di viaggio pubblicato postumo alla sua morte avvenuta nel 1903 dopo un ictus avvenuto nel 1898 che pose fine alla sua scrittura.
Alinda Bonacci non fu solo una poetessa ma una donna dalla cultura immensa, fu giornalista, scrisse di prosa e di teatro, scrisse di Arte, amava scrivere favole per i bambini, si interessò di politica, ed era attenta ai diritti delle donne. Si occupò anche della cultura popolare della sua regione.
Una donna poliedrica dimenticata, assieme a molte altre letterate, dalla letteratura italiana.
Una piccola curiosità: amava ornare le sue lettere con piccoli disegni o acquarelli, un vezzo che ingentiliva la sua corrispondenza.
Scrisse anche dei saggi e molto importanti furono anche le sua missive
Giacomo Zanella e l’opera sua poetica, Città di Castello, 1889
Beatrice Portinari e l’idealità della donna nei canti d’amore in Italia, Firenze, 1891
Discorsi d’arte, Città di Castello, 1898
Tre lettere di M. Alinda Bonacci in Brunamonti alla diletta sorella Pia in occasione delle sue nozze con Eugenio Gatti Corsetti, Recanati, 1870
Lettere di Maria Alinda Bonacci Brunamonti e del prof. Augusto Conti, 1873
Grazie a Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Alinda_Bonacci_Brunamonti
Una sua poesia
La goccia d'acqua
Era limpida goccia, dondolante
sul curvo ramïel d’un biancospino:
innamorato del sol di levante
lo rinfrangeva in sè come un rubino.
E cader non volea. Ma un uccellino
crollò volando l’alberel tremante:
cadde la goccia; lo smeraldo fino
fu loto sotto il piè del viandante.
Oh, chi gli rende i suoi perduti onori?
come potrà tornar, casta e tranquilla
gemma dei cieli, a tremolar sui fiori?
Ben lo potrà il divino sol che brilla
e a sé ritrae con rinnovati ardori
l’anima umana e la caduta stilla.
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