Parlare da soli di Andrès Neuman

Carissimi amici ed amiche del blog

oggi vi propongono un romanzo davvero speciale, potrà piacevi assolutamente o lo troverete odiabile. Il romanzo l'ho acquistato lo scorso anno durante il Festivaletteratura, poi messo in libreria e dimenticato...Un errore grande...

Parlare da soli è un romanzo che  racconta storie di emozioni, e raggiunge direttamente il cuore. Non vi resta che leggerlo anche voi!


Parlare da soli di Andrès Neuman
recensione a cura di
Ferlisi Maria Lucia



Lito, dieci anni, e suo padre Mario partono, in camion, per affrontare un viaggio insieme, Elena, la madre rimane a casa.
Un viaggio doloroso di conoscenza e d'amore tra padre e figlio per avere dei momenti da far ricordare per sempre, da portare suggellati nel cuore come uno dei ricordi più intensi e forte da ricordare e da raccontare a sua volta ai suoi figli, quei nipoti che mai potrà vedere, crescere o raccontare le storie.
Mario sa che dovrà morire, lo assillano mille pensieri, la casa e l'auto ancora da pagare, come affronterà la vita quotidiana la moglie, con meno soldi, da sola e con un figlio piccolo ancora da crescere. Pensa al figlio, Lito, che rimarrà da solo. Ricorda anche i momenti passati al suo amore per Elena, "lei era più il tipo, come dire, che era colpita dai ragazzi perbene..."
"per fortuna hanno cominciato ad interessarle i pessimi studenti..."

Ricorda che per lei, studentessa modello, lui era "il premio di consolazione"
Elena rimane a casa con il suo dolore, con la consapevolezza che rimarrà da sola con suo figlio, suo marito presto la lascerà. Si reca dal dottore che lo cura per approfondire e sapere cosa l'aspetta negli ultimi mesi di vita del marito, vuole sapere e essere in grado di affrontare tutto. Ne nasce una storia di sesso sfrenato, e come se
"mi fossi concessa una pazzia. Il suo corpo sano, giovane. Lontano dalla morte. Mi disprezzo mentre lo scrivo, ma a volte il corpo di Mario mi fa senso. Faccio fatica a toccarlo, almeno quanto lui fa fatica a guardarsi allo specchio".

I capitoli si alternano tra Lito, Mario ed Elena. 
Arriva quel momento che il distacco, pensato, non accettato, arriva. Elena deve sopportarne tutte le pene, oltre al dolore naturale, anche le piccole quotidianità come il necrologio e la spesa della bara.
"quando muore qualcuno con cui hai dormito, non dormirai mai più allo stesso modo. Il tuo corpo non sprofonda nel letto, spalanca braccia e gambe come sull'orlo di un pozzo evitando la caduta."

Davanti alla morte le emozioni si acutizzano, si allungano, per un pelo non si rompono. L'agonia dell'altro è più o meno passeggera. Vanno da un dolore paralizzante a un'euforia iperattiva.  Queste emozioni contrastanti no. Come se l'arco dei sopravvissuti fosse sopraffatto per sempre, capace di qualsiasi eccesso. Della più grande empatia e della più grande crudeltà.


L'autore Andrés Neuman in questo romanzo Parlare da soli affronta un tema delicato e doloroso. Vivere con una persona malata di tumore ed affrontarne al morte. Un tema non facile, non ovvio che è raccontato con magistrale lucidità attraverso la protagonista del romanzo Elena. Un romanzo in alcuni tratti così sincero e vero da sfiorare la crudeltà.

Le emozioni di chi sta accanto ad un malato terminale sono analizzate e scandagliate, fino ad arrivare nelle ferite più invisibili come un coltello che si infila lentamente nella carne e nell'affiorare del sangue ne leggiamo il dolore.
L'autore sa narrare il dolore con una maestria incredibile e nella sua crudezza riesce comunque ad essere realista, lucido e terribilmente sincero.
Anche la storia perversa con Ezechiel il medico di famiglia, non ti porta a giudicare negativamente Elena, tutt'altro, sai che la morte ha bisogno di vita, per superare il dolore per non cedere alla voglia di urlare, per mantenere lucidità col figlio e mentire sulle reali condizioni del padre.
Infatti nessuno capitolo è dedicato al dottore, lui non conta nulla, è soltanto un palliativo, serve come una compressa di tavor, serve come un tranquillante. La morte può essere accettata solo con la vita, con il pulsare delle emozioni con il sentirsi ancora viva, desiderabile e bella, nonostante la cellulite e le rughe che avanzano. Nonostante l'odore di vomito. Nonostante l'odore di morte.


Un racconto straziante come è la vita di chi condivide gli ultimi giorni di vita della persona amata, tutti pensano sempre al malato terminale, ma anche chi vi è vicino soffre, ed è un dolore totale. Un dolore di chi sa che rimarrà solo, di chi non avrà più la possibilità di condivisione delle emozioni positive o negative della vita. Davanti a chi sta soffrendo c'è il vuoto, il nulla, rimane solo la forza di mentire e di sorridere perché vuoi infondere forza alla persona amata, dirgli, vedi sono forte, non soffro, puoi spezzare la tua vita in modo sereno, io vivrò senza di te, ma con la tua forza dentro, e crescerò nostro figlio, affronterò la vita anche senza di te. 
 Puoi abbandonarmi, anche se sai che non è così. Dovrai riprogrammare tutta la vita, ma adesso devi sorridere a lui e a tuo figlio, le lacrime le lasciamo al domani.




Sinossi
Lito ha appena compiuto dieci anni e sogna di fare il camionista. Suo padre Mario è ammalato, e oltre al suo corpo soffre anche la sua memoria. Prima che sia troppo tardi, si mettono in viaggio, un viaggio decisivo, in cui condivideranno molto più che tempo e spazio. Nel frattempo, tormentata dalla perdita imminente, Elena, moglie di Mario, si immerge in un'avventura catartica, che prende spunto dalla sua enorme passione letteraria e sfida i suoi limiti morali. A capitoli alterni, per raccontare di sé e dell'amore per gli altri, ciascuno dei tre protagonisti prende voce e "parla da solo". Lito è un bambino spaesato, che non ha ancora gli strumenti per capire, ma ha la curiosità e l'intelligenza d'intuire i segni profondi di quel che gli accade attorno. La voce di Mario è dolorosa e straniante: sta perdendo la vita e non ha scelta, non ha futuro: vuole lasciare a chi lo ama il meglio di sé, cerca di immaginare la vita di Lito senza di lui. Elena deve affrontare il terribile dolore della perdita ma riesce ancora ad amare, prova nuovi piaceri proibiti, trova nei suoi amatissimi libri il male d'esistere ma anche un barlume di speranza. Nelle sue poche pagine, "Parlare da soli" abbraccia infanzia e morte, dolore e amore, perversione e aspirazione alla salvezza. Il risultato è un romanzo profondamente perturbante, crudele e pietoso assieme, che indaga in un'originale forma di trio l'eterna connessione fra Eros e Thanato.



SCHEDA LIBRO:

TITOLO: Parlare da soli
AUTORE: Andrès Neuman
CASA EDITRICE: Ponte alle Grazie
PAGINE: 200





Biografia

Andrés Neuman nasce a Buenos Aires nel 1977. Figlio di musicisti emigrati, cresce a Granada, dove frequenta l'Università e insegna per un periodo Letteratura ispano-americana. Nel 2009 vince il Premio Alfaguara con il romanzo Il viaggiatore del secolo, votato tra i cinque migliori romanzi dell'anno in lingua spagnola da El País El Mundo
Ma Neuman non è un esordiente. Già nel 1999 ha pubblicato il primo romanzo Bariloche, che il quotidiano El Mundo inserì fra i dieci migliori dell’anno e fu tradotto anche in Italia. Con Il viaggiatore del secolo ha segnato un colpo senza precedenti nella letteratura spagnola: vincere un grande premio commerciale, l’Alfaguara, e il Premio de la Crítica. Ha pubblicato anche tre libri di racconti e varie raccolte di poesia.

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