lunedì 30 dicembre 2024

LA FAMIGLIA DI SARA MESA


LA FAMIGLIA DI SARA MESA 


 Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

 Padre e Madre hanno quattro  figli Rosa, Damian, Aquino e Martina ,  la nipote adottata. 

Quando Padre e Madre si sono conosciuti e sposati,  hanno stipulato un contratto: formare una famiglia come loro desideravano.

 Così è stato, Padre ha imposto a Madre il suo stile di vita, niente sprechi, niente elettrodomestici, niente di tutto ciò che poteva essere alla moda. Con la nascita dei figli nulla cambia, Padre impone la sua educazione, niente giochi inutili, niente smack o merendine, niente televisione, uscite sotto la sua stretta  sorveglianza e solo intorno al loro isolato. 

Tutta la loro vita si svolge in quella casa con obblighi assurdi, come stare insieme per due ore o andare a letto alle 23 anche se  i figli hanno sonno prima. I figli devono solo obbedire senza provare nemmeno a chiedere spiegazioni. Lui è il Padre, lui detiene il potere di dettare legge in casa.

L'autrice Sara Mesa, con una scrittura attenta e precisa, ci immerge in questo controllo ossessivo e soffocante che Padre detta in quella famiglia, dove non ci sono segreti, ma dove leggeremo mancate verità.

Il ritmo a zig zag nel tempo, fra ricordi presenti e passati,  aumenta il senso soffocante che si vive o viveva in quelle mura.

 Un controllo persecutorio che denuncia quanto il clima in quella famiglia  fosse di una devastante violenza psicologica sottile,  ma in grado di spezzare gli animi di tutti coloro che vivono in quella casa .

Padre non urla mia, non litiga,  ma la violenza e le costrizioni si percepiscono tutte,  e fa male leggerle e vedere la sofferenza dei figli quando si immergono nella vita reale che non conoscono.

 Perchè hanno vissuto tutti come reclusi.

Ho apprezzato molto la mancanza dei nomi dei genitori, rafforza la generalità dei tanti Padri e Madri che soffocano i figli o stanno muti e non affrontano il partner.

Un romanzo la cui scrittura  si fa largo in maniera limpida e tagliente e impone di guardare dentro quella casa dove il potere è esercitato in modo ossessivo e soggiacente.

Un romanzo straordinario che vi catturerà e vi farà percepire quel clima soffocante di controllo spietato  e silenziosamente violento.

VALUTAZIONE: 💛💛💛💛💛

Scheda Libro

Autore: Sara Mesa

Titolo: La famiglia

Casa Editrice: La nuova frontiera

Pagine: 224

Trama

“In questa famiglia non ci sono segreti”, proclama all’inizio del libro Damián, il padre, un uomo di idee e ideali granitici, ossessionato dalla rettitudine e che considera la sua famiglia “Il Progetto”. Ma questa casa senza segreti è in realtà piena di crepe, e l’atmosfera oppressiva che aleggia tra le sue mura creerà, alla lunga, ipocrisie, inganni, menzogne e, alla fine, un irrefrenabile desiderio di fuga.

 Composta da due bambine, due bambini, una madre e un padre, questa famiglia apparentemente normale, di classe media e piena di buone intenzioni, è la protagonista di un formidabile romanzo corale che abbraccia diversi decenni. Nel seguire le sue storie, da molteplici angolature, sentiamo battere forte il desiderio di libertà e la critica ai pilastri che tradizionalmente hanno sostenuto, e ancora oggi in parte sostengono, l’istituzione familiare: autoritarismo e obbedienza, vergogna e silenzio.

Biografia


Sara Mesa, nata a Madrid nel 1976, è una pluripremiata autrice di racconti e romanzi. Ha pubblicato Cuatro por cuatro, finalista del premio Herralde, Cicatrice (Bompiani, 2017), Un incendio invisibleCara de pan, la raccolta di racconti Mala letra e la novella Silencio administrativo. Il suo romanzo Un amore (La Nuova Frontiera, 2021), libro dell’anno per i maggiori supplementi letterari spagnoli, è stato finalista al Premio Strega Europeo ed è stato tradotto in numerose
 lingue.

venerdì 27 dicembre 2024

FUA' FUSINATO, ERMINIA (1834 - 1876) Ancora una poetessa dimenticata

FUA' FUSINATO, ERMINIA (1834 - 1876)

Ancora una poetessa dimenticata

Erminia Fuà nacque a Rovigo il 5 ottobre 1834 da Marco, medico, e Geltrude Bianchi, entrambi di religione ebraica. Ben presto la famiglia si trasferisce a Padova e la sua educazione e cultura viene affidata allo zio Benedetto che la conduce all’amore per i versi. Ama leggere e studiare ma tutto si svolge a casa, non conseguì mai un titolo di studio, il destino delle donne non prevedeva il loro inserimento in ambito scolastico, inoltre la madre e una sorella erano ammalate di tubercolosi e lei doveva prendersi cura di loro.

Relegata in casa, come tutte le donne coetanee del tempo, inizia a scrivere i primi versi.

Nella sua famiglia si seguono le idee liberali e si intrattengono diversi poeti e patrioti italiani, durante uno di questi incontri, in cui anche lei delizia gli ospiti con i suoi scritti, conosce Arnaldo Fusinato, poeta e patriota italiano che lotta per l’indipendenza dell’Italia dalla dominazione austriaca.

Lei non ha ancora diciotto anni e si innamora di questo uomo, più anziano di lei, vedovo e cattolico.

Sfida la sua famiglia ebrea per sposarlo, si rifugia a Venezia dallo zio Benedetto per sfuggire ai tentativi del padre a dissuaderla, dimostrando quanto fosse emancipata e determinata non solo per   la forza dell’amore, ma per la sua idea di donna libera da costrizioni e dall’accettare passivamente un diniego.

Per sposare il suo amato, si convertì al cattolicesimo e lo sposò nel 1856, durante il viaggio di nozze furono ospiti di Ippolito Nievo.

Inizia per lei una vita diversa, più attiva e impegnata politicamente, ne sposa la causa e sostiene il marito nelle battaglie risorgimentali, rivelando il suo spirito battagliero e patriottico non solo nei versi ma nelle battaglie. Prende parte in modo attivo ai comitati antiaustriaci, al movimento risorgimentale senza paura ma con coraggio, da spirito libero e si guadagna il soprannome di giardiniera o quarantotto.

Quando la situazione precipita e il marito deve scappare per nascondersi, per lei la vita diventa più difficile che inizialmente affronta da sola. Lo raggiunge e per sfuggire agli austriaci scappano a Firenze, nella città di Dante Erminia conosce altri patrioti e poeti di spicco, tra cui ricordiamo Tommaseo e Capponi.

Successivamente Erminia e Arnaldo si rifugiano a Roma.

Nel 1874 pubblica il suo primo libro di poesie.

La nascita di tre figli, Giovanni Guido e Teresita non le impedirono di occuparsi di politica accanto al marito, né di continuare scrivere versi. Non si stancò mai di approfondire la sua cultura ampliando le conoscenze in ambito letterario e storico e fino agli ultimi attimi di vita continuò a scrivere pensieri e poesie in cui spiccava in primo piano il suo amore per gli ideali della patria dell’Italia unita che sognava e che aveva lottato per raggiungere l’obiettivo risorgimentale di cui nel veneto fu l’anima ispiratrice. Non possiamo definirla una femminista, o pre-femminista. Erminia era uno spirito libero e indipendente che lottava per la Patria  e per l’istruzione a tutti, anche per le donne.

Morì a Roma il 30 settembre del 1876 a soli 41 anni ma da tempo il suo fisico era minato dalla tubercolosi.

Maria Lucia Ferlisi


 Fuà Fusinato 1873 poesia dedicata al fratello.

Al mio nascer, bambino io ti trovai

Sorridente alla mia culla d’appresso,

E al crescer nostro il nostro amor, lo sai,

Cresceva anch’esso.

Teco io vissi l’infanzia, e teco i primi

Giochi e studî ho divisi, e i nostri petti

Si aprîr concordemente ai più sublimi

E santi affetti [...]

Ma fanciul più non sei! ti chiama adesso

A nuove cure il tuo nuovo destino,

E ti dischiude a più severo incesso

Altro cammino.

CARMEN SARI nel suo elaborato definisce la poetessa  in modo superlativo:

Erminia Fuà, “poetessa di vocazione e non di elezione”

Erminia Fuà Fusinato, poetessa, divulgatrice delle nieviane Confessioni d’un Italiano, educatrice, socia corrispondente dell’Ateneo Veneto dal 1872 al 1876, anno della sua morte, nel volume intitolato Versi, che può definirsi un’autobiografia poetica, offre al lettore molteplici scenari, privati e pubblici, della società ottocentesca italiana. «Senza avere neppure appreso le leggi del metro» – come dichiara a Tabarrini nel 1873 – Erminia racconta, con forma schietta e semplice, il Risorgimento italiano, le disavventure familiari, le bellezze della natura, il ruolo e la condizione della donna, i dolori e le gioie di un’esistenza travagliata, condizionata, emancipata. Dio, patria, famiglia sono tre concetti fondanti la vita e la produzione poetica della scrittrice rodigina. L’animo di Fuà, che si espande nel celebrare la patria libera, gloriosa, unita, indipendente, si eleva ancora di più, se possibile, quando evoca immagini del suo ‘santuario domestico’. La poetessa ha dato prova della spontaneità, della grazia e della bellezza artistica. La forma stessa appare conforme a quell’estetica del bello che si cela nel vero e il pensiero fluisce così come nacque nella sua mente. Ciò conferisce alla poesia quel carattere di ingenuità, verità e purezza che si ammira nei rimatori antichi e che Leopardi ritrovò nell’imitazione dei Greci.

Il titolo del presente contributo, che riprende un'espressione utilizzata da Marco Tabarrini nella prefazione al volume Versi di Erminia Fuà, trova conferma nella poesia che la poetessa rodigina dedica al marito Arnaldo Fusinato, di cui riporto, qui, alcuni versi significativi:

Sì, non appena la mia giovin mente

Comprese il gaudio,

La speranza e il pianto,

Un affetto mi vinse alto e potente

Per questa ispiratrice arte del canto;

E una voce secreta:

Canta, mi disse, tua sarai poeta.

Nella testimonianza di Pompeo Gherardo Molmenti: la poesia era nata con lei; sarebbe diventata una grande improvvisatrice, ma fortunatamente non la tentò il plauso lusinghiero. La sua casa era il ritrovo di colte ed egregie persone, che ammiravano il suo ingegno precoce, e nel cui frequente conversare si sviluppò, forse inavvertitamente, quell'innato sentimento del bello e del buono, che fu l'ispiratore costante dei suoi scritti e delle sue azioni.

OPERE

Versi (1874)

Scritti educativi (1873)

Scritti letterari (1882, postumo)

Ricordi e lettere ai figli (1887, postumo)


Grazie a questi siti che ne conservano la memoria

https://www.iismarchesi.edu.it/pagine/erminia-fu-fusinato-la-dimenticata-patriota-italiana-e-poetessa-di-vocazione

https://it.wikipedia.org/wiki/Erminia_Fu%C3%A0_Fusinato

https://www.italianisti.it/pubblicazioni/atti-di-congresso/i-cantieri-dellitalianistica-ricerca-didattica-e-organizzazione-agli-inizi-del-xxi-secolo-2016/Sari.pdf

 

 

   





mercoledì 18 dicembre 2024

Le rondini di Kabul di Yasmina Khadra (Mohamed Moulessehoul)

 Le rondini di Kabul 

di Yasmina Khadra

 (Mohamed Moulessehoul)

Impressioni di Maria Lucia Ferlisi

Rileggere Le rondini di Kabul dopo vent'anni riempie il cuore di tristezza, speravo che le rondini fossero tornare a fare festa, invece ancora una volta sono state costrette ad allontanarsi, a scappare da quella città dove il sole si è piegato  e regna il buio della mente.

Il romanzo diventa ancora una volta attuale e sembra scritto dopo qualche mese dalla consegna  di Kabul ai talebani e al ritorno dell'oscurantismo.

Ancora una volta le donne tornato ad eliminare i loro sorrisi e le loro speranze per scomparire dentro un burqa che le rende tutte uguali e sottomesse al volere degli uomini, non hanno un volto né un corpo, non hanno voce ne sorrisi. 

Anche la vita degli uomini è cambiata, non si ride in pubblico, non si può avere una propria opinione e una parola può essere trasformata nella tua prigionia, devi solo pregare e uniformarti al pensiero dei talebani che controllano ogni tuo passo,  pronti a consegnarti alla prigione se non osservi le loro regole.

L'autore sotto un pseudonimo femminile ci fa comprendere questo soffocamento dei diritti, dell'umanità, della libertà di pensiero e di essere attraverso le storie di due famiglie: Mohsen e Zunaira, una famiglia benestante che che sognava, quando Kabul era una città libera, lui d'intraprendere la carriera diplomatica, lei quella della magistratura, adesso sono due due relitti di quello che erano, ridotti in povertà, solo Zunaira continua a sperare...

L'altra coppia è composta da Atiq e Mussarat, lui relegato nel ruolo di carceriere e la moglie afflitta da un male incurabile, l'uomo di fronte ai quotidiani massacri avverte un cambiamento che può essere rischioso, parla da solo ed è sempre più insofferente a queste atrocità. 
Attraverso le parole dei personaggi avvertiamo tutto il dolore di questa città dove le persone vengono annullate, dove regna il dolore e la paura, dove la miseria e la brutalità convivono con il fanatismo religioso e consegnano la città, un tempo libera e moderna, all'oscurantismo più bieco.

Le storie dei quattro personaggi s'intrecciano in un crescendo di paura e ti senti soffocare mentre assisti alla lapidazione di una donna, colpevole di aver tradito il marito.

Una storia drammatica e maledettamente attuale, un romanzo che avresti voluto non leggere, una testimonianza che ti rende impotente, come loro, di fronte all'orrore e rischi di rimanerne invischiato come Moshen.

Una storia che vi farà comprendere cosa significa vivere in Afghanistan, dal punto di vista di chi vive ogni giorno questi soprusi. Ma la speranza non può abbandonare chi ancora crede che ci si può rialzare e sognare che le rondini possano fare ritorno a Kabul.

Scheda libro

Autore: Yasmina Khadra

Titolo: Le rondini di Kabul

Casa Editrice: Sellerio

Pagine: 248

Sinossi

«Dopo vent’anni – è il rimpianto di Yasmina Khadra –, in cui il semplice ritorno alle cose naturali della vita ci sembrava una specie di miracolo, ma noi ci avevamo creduto, ecco che tutto è sparito in una voluta di fumo, eccoci rispediti alla casella di partenza».
Questo romanzo dello scrittore algerino Mohamed Moulessehoul, che ha cominciato a scrivere con lo pseudonimo femminile di Yasmina Khadra – e dopo il successo ottenuto, lo ha mantenuto –, è stato pubblicato nel 2002, poco dopo l’intervento americano in Afghanistan. Attraverso le storie dei protagonisti, parla della vita quotidiana a Kabul sotto i talebani trionfanti, come sono trionfanti oggi vent’anni dopo. Il quadro di un’agghiacciante realtà pubblica, attraverso le scene private di due matrimoni. Mohsen e Zunaira, una coppia borghese ridotta in povertà: «Si erano conosciuti all’università. Lui studiava scienze politiche e aspirava alla carriera diplomatica; lei ambiva a diventare magistrato»; e Atiq e Mussarat, lui un carceriere, quindi un personaggio di un certo privilegio in mezzo a un popolo di prigionieri, lei una malata terminale, quindi ancor più emarginata nella sua condizione inferiore di donna. Tra queste due unioni, vive una colpa immensa e da nascondere assolutamente: l’amore. La bella Zunaira è per Mohsen l’amore di gioventù; Atiq è legato alla sofferente Mussarat di devozione e gratitudine per quello che lei aveva fatto anni prima. Che ne farà di loro «la città dannata», dove «la gioia viene annoverata fra i peccati capitali», e «le esecuzioni pubbliche tendono a diventare routine»? Oggi, «dopo vent’anni di guerra e di speranza», Kabul è ritornata la stessa città dannata.
Nel libro c’è una frase che è un’espressione di ottimismo: «I talebani hanno approfittato di un attimo di confusione – dice Mohsen a Zunaira – per assestare un colpo terribile ai vinti. Ma non è il colpo di grazia». Rileggere questo romanzo e confrontarlo con quanto è successo significa prendere atto del colpo di grazia. «Le rondini di Kabul non torneranno ad annunciare la primavera» scrive Khadra nell’Introduzione.

Biografia

Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è uno scrittore stimato e apprezzato nel mondo intero. Nato in Algeria nel 1956, reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell’esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. Nel 1999 ha lasciato l’esercito svelando così la sua vera identità e ha scelto di vivere in Francia. In Italia sono pubblicati molti dei suoi romanzi, tra cui i due noir Morituri (1998) e Doppio bianco (1999), e Quel che il giorno deve alla notte (2009), miglior libro del 2008 per la rivista letteraria «Lire» (adattato a film nel 2012). Con Sellerio: Gli angeli muoiono delle nostre ferite (2014), Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini (2015), L'ultima notte del Rais (2015), L'attentato (2016), dal quale è stato tratto il film di Ziad Doueirie, Khalil (2018), L'affronto (2021) e Le rondini di Kabul (2021). 

venerdì 13 dicembre 2024

Premio letterario “Carlo Ulcigrai” XXVI edizione 2025

 

Premio letterario “Carlo Ulcigrai” 

 XXVI edizione 2025

scade il 28/02/2025

Regolamento/

1. Il GENERALI – Circolo Aziendale – TRIESTE (di seguito Circolo), in collaborazione con l’Associazione Seniores d’Azienda del Gruppo Generali – Trieste, bandisce la ventiseiesima edizione del premio letterario “Carlo Ulcigrai”.

2. Il concorso prevede due sezioni per opere inedite in lingua italiana:

· primo premio di 600 euro, secondo di 400 euro e terzo di 300 euro per racconti da 6 a 20 cartelle editoriali;

· primo premio di 300 euro e secondo premio di 200 euro per racconti fino a 5 cartelle editoriali.

(Cartella editoriale: foglio di 1800 caratteri circa, per 30 righe di 60 battute ciascuna).

I suddetti premi non possono essere assegnati a chi nelle cinque precedenti edizioni si sia classificato al primo posto nella medesima sezione.

Altri racconti significativi potranno ottenere una menzione speciale.

Agli autori dei racconti premiati ed eventualmente segnalati verrà assegnata una targa-ricordo e le rispettive opere saranno pubblicate in un volume edito dal Circolo.

3. Il Consiglio Direttivo del Circolo nominerà una commissione giudicatrice di cinque membri, così composta:

· tre rappresentanti del mondo delle lettere;

· due soci del Circolo designati dal Consiglio Direttivo.

La commissione designerà tra i suoi membri il presidente.

Le decisioni della commissione sono inappellabili.

4. Gli elaborati potranno essere inviati:

· via mail, indicando su un foglio a parte le generalità del partecipante e la sezione scelta a:

premioulcigrai@generali.com

· per posta, in formato cartaceo, con le stesse modalità, a:

GENERALI – Circolo Aziendale – TRIESTE

Premio Letterario “Carlo Ulcigrai”

Via Machiavelli 4 – 34132 TRIESTE

Il termine ultimo per la presentazione dei lavori sarà il 28 febbraio 2025.

I lavori presentati non verranno restituiti.

5. La Giuria sceglierà i racconti vincenti entro il 30 aprile 2025, informandone gli autori e pubblicando i risultati sul sito del Circolo: www.circologeneralitrieste.com.

Tempi e modi della premiazione saranno comunicati in seguito.

6. Per ulteriori informazioni gli interessati possono rivolgersi alla segreteria del Circolo all’indirizzo e-mail:

CONSULENTI.Miot@Consulenti.GeneraliGroup.com


Caffè Letterario Moak – XXII edizione Concorso nazionale di narrativa

  Caffè Letterario Moak – XXII edizione Concorso nazionale di narrativa scadenza 18/02/2025 Regolamento ART. 1 – APERTURA DEL BANDO DI SELEZ...

Informazioni personali

La mia foto
Lettrice accanita, scrittrice irregolare, gestisco un blog, una pagina ed un gruppo sempre con lo stesso nome: La Lettrice di carta. Amo i personaggi femminili e maschili tormentati, quelli che hanno un passato duro da raccontare, ma da buona lettrice non disdegno altri generi letterari. Non credo che possa esserci un libro brutto, ogni romanzo troverà sempre il suo lettore a cui la storia piacerà. Il mio romanzo preferito: Storia di una capinera di G. Verga.